È nota la legge del drammaturgo Anton Cechov: se all’inizio di una storia appare un fucile, prima o poi verrà usato. Sembra difficile immaginare che le cose possano andare diversamente per le armi nucleari.
Questo assioma è estremamente difficile da scardinare vista l’esistenza di arsenali con migliaia di dispositivi nucleari, ma anche soltanto del know-how per realizzarle, che semplicemente non possiamo cancellare. A meno che una catastrofe di proporzioni planetarie ce lo facesse dimenticare. L’invenzione di un’arma all’interno di una civiltà tecnologicamente evoluta ha come condizione imprescindibile l’impossibilità della sua eliminazione e questa condizione vale anche per gli armamenti nucleari.
Anche nel caso di un incredibile sforzo diplomatico globale volto alla rottamazione definitiva delle bombe atomiche, rimarranno comunque in circolazione i progetti, le tecnologie e gli esperti per ricrearle al momento opportuno. Rimarrà comunque l’idea stessa dell’arma suprema come elemento di dominio e, paradossalmente, di sicurezza. Allo stato attuale l’unica maniera realistica per cancellare il pericolo di una futura esplosione atomica o guerra nucleare risiederebbe dunque nell’eliminazione della civiltà tecnologica stessa, possibile a sua volta solo con il completo collasso dello sviluppo umano e la rapida perdita delle conoscenze scientifiche acquisite.
L’ineluttabile presenza della Bomba fu una delle principali ragioni che spinse analisti americani come Herman Kahn a pubblicare nel 1960 la ‘bibbia’ sulla guerra nucleare (il controverso libro On Thermonuclear War), considerando inevitabile non solo un confronto distruttivo, ma anche la sua ripetizione nel tempo, con l’implicita necessità di assicurarsi comunque la vittoria riducendo le perdite a un livello ‘accettabile’.
Una visione estremamente cupa e asettica che ispirò la creazione del grottesco personaggio del ‘Dottor Stranamore’ del regista Stanley Kubrick, volto a rappresentare la lucida follia della razionalità moderna. Follia rigettata nel tempo da tutte le leadership politiche, consce del pericolo supremo ma non sufficientemente spaventate da implementare un reale e completo disarmo concordato.
Obbligati a questa convivenza forzata gli esperti del settore si sono concentrati sulla gestione ottimale della famigerata ‘spada di Damocle’. La teoria MAD (mutual assured destruction), le complesse catene di comando per evitare gli errori, i protocolli militari e diplomatici per allentare le tensioni e i trattati internazionali volti a circoscrivere il pericolo, hanno formato nei precedenti decenni una cornice di sicurezza che ha retto miracolosamente finora. Miracolosamente perché più volte si è andati vicini al disastro finale, salvati in certi casi da un saggio ‘no’ pronunciato da un singolo e sconosciuto ufficiale, come il militare sovietico Arkhipov.
Per quante strategie e cornici di sicurezza si possano elaborare, nessuna potrà mai garantire la certezza assoluta del non impiego. Tanto che il nuovo confronto geopolitico in Ucraina ha riportato in auge l’ipotesi dell’uso di armi nucleari tattiche o la possibilità di una ‘guerra nucleare limitata’ fra due sole Potenze in un’area ristretta del mondo. Ma recentissimi studi rivelano che lo ‘scontro atomico limitato’ semplicemente non esiste, in quanto anche lo scenario più rassicurante avrebbe conseguenze terribili per miliardi di persone.
Se da una parte l’azione del ‘pazzo’ del lancio consapevole rimane la meno probabile in assoluto, dall’altra la possibile catena di errori e malintesi aleggia come un fantasma sulla nostra epoca, specialmente con l’aumento di variabili fuori controllo, tensioni multiple e crisi sistemiche a cascata che alterano la percezione della cornice di sicurezza e di azione in corso. Nessuno vuole l’orrore nucleare, ma qualcuno finirebbe comunque per innescarlo.
Scienziati come Carl Sagan, o imprenditori come Elon Musk, hanno visto nello Spazio una speranza per non soccombere alla futura Terza guerra mondiale. Ma anche la colonizzazione massiccia del cosmo, per ora tecnologicamente impossibile, non impedirebbe l’uso di tali armi. Anzi, probabilmente finirebbe per incentivarlo, avendo messo in sicurezza la continuazione della civiltà tecnologica e delle specie stessa.
L’arma nucleare è uno degli esempi perfetti dei vincoli della Modernità, dove la potenza tecnologica evidenzia tragicamente i limiti dell’Homo Sapiens.
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