Il carbonio che causa la crisi climatica è l’atomo della vita. Tutti gli animali, le piante, i funghi, i batteri, sono fatti per buona parte di questo atomo. Il carbonio costituisce il 18% del nostro corpo.
Il carbonio fa cose sorprendenti, non solo è parte degli esseri che vivono: fa i diamanti, la grafite e poi certe palle formate da esagoni e pentagoni, identiche ai palloni da calcio, tanto che quando furono scoperte qualcuno suggerì di chiamarle Soccerene (da Soccer, calcio in inglese). Poi qualcun’altro un po’ più serio ha pensato bene di chiamarle buckminsterfullerene, da Richard Buckminster Fuller, l’architetto americano che creava enormi cupole con la struttura del pallone. Il buckminsterfullerene, buckyball per gli amici o semplicemente fullerene, è una pallina vuota fatta con 60 atomi di carbonio ed è minuscola, una fila di più di un milione sarebbe lunga un millimetro. Sir Harold W. Kroto, uno scienziato inglese e californiano, la scoprì per caso nel 1985 mentre bruciava la grafite con il laser per studiare l’atmosfera delle stelle giganti rosse, stellone grosse centinaia di soli che appaiono rosse perché, come un tizzone che si spegne, sono più fredde di quelle gialle, luminose e giovani, come il nostro Sole. Tutto il carbonio dell’universo, anche quello che costituisce i nostri corpi, i diamanti e le matite, si è formato in quelle stelle giganti e moribonde. Quindi è vero che siamo figli delle stelle, come cantava Alan Sorrenti, ma di stelle morenti. Una cosa romanticissima, dal mio punto di vista.
La prima volta che vidi il Professor Kroto, era accucciato tra i bambini di una scuola elementare di Torino, dove, con i colleghi della Fondazione Eni Enrico Mattei, animavo i laboratori in piazza allestiti per la Notte dei Ricercatori. Jeans, camicia e giubbotto blu multitasche da pescatore, il Professore mostrava ai bimbi una strana struttura fatta di tubicini.
Kroto era una persona straordinaria, asciutto, con i capelli bianchi e un volto da ragazzino sveglio, dedicava parte del suo tempo a raccontare la sua incredibile scoperta ai giovani di tutto il mondo. Credeva nella necessità di portare la scienza a tutti e per questo distribuiva ai bambini una bustina trasparente piena di tubetti colorati e incastri. Insieme alla sua elegantissima moglie, il Professore insegnava ai ragazzini come costruire la buckyball, la scoperta che gli valse il Nobel per la Chimica nel 1996.
La buckyball è una forma cristallina del carbonio, come il diamante e la grafite ed è alla base della nanotecnologia, cioè la scienza che studia come realizzare strutture microscopiche, come microtubi, sfere, fibre, lastre, addirittura motori e ingranaggi. Si tratta di materiali dalle prestazioni incredibili, ancora in parte da esplorare. Potranno diventare microcapsule per portare il medicinale direttamente nelle cellule malate, costruire nuovi materiali resistenti e leggerissimi, convertire la luce solare in elettricità con grande efficienza. E tante altre cose.
La sera stessa cenammo insieme, con la signora Kroto e i miei colleghi della FEEM, in un ristorante di Torino che proponeva i piatti tipici della cucina piemontese e un buon vino. Alla fine mi regalò una delle sue bustine accompagnata da una dedica scritta su una pagina che strappai dalla mia agenda. Non ho mai montato il modello del fullerene ma la bustina coi tubetti è da allora tra i ricordi più preziosi che conservo nel cassetto della mia scrivania. Il Prof. Kroto è scomparso il 30 aprile del 2016, aveva 77 anni.
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