Adattamento ai cambiamenti climatici: dal globale al locale

Insufficienti gli sforzi per ridurre le emissioni. L’adattamento: una necessità da applicare a livello locale.

cambiamenti climatici

Autore

Carlo Giupponi

Data

25 Ottobre 2022

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6' di lettura

DATA

25 Ottobre 2022

ARGOMENTO

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I cambiamenti climatici, i loro impatti e le politiche di contrasto

Un recente rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) 1 si è focalizzato sulle conseguenze per la Terra di un innalzamento di 1,5°C, confrontandole con un incremento di 2°C, indicato come massimo accettabile per il pianeta nelle negoziazioni di Parigi alla Conferenza delle Parti (COP 21) del 2015.

Il rapporto ha dimostrato che già con un pianeta mediamente più caldo di 1,5°C i rischi climatici sono molto rilevanti e pertanto l’obiettivo delle negoziazioni è divenuto sempre più quello di arrestare il surriscaldamento ad un livello appena superiore a quello attuale

L’imperativo è quindi quello di raggiungere nel più breve tempo possibile la neutralità climatica, ossia lo stop dell’incremento della concentrazione dei gas climalteranti in atmosfera, attraverso politiche e misure di mitigazione, quali riforestazioni per favorire l’assorbimento di CO2 e soluzioni ingegneristiche (es. stoccaggio ed intrappolamento di CO2  negli strati geologici profondi, sfruttando le miniere ed i giacimenti abbandonati).

Le politiche di mitigazione richiedono uno spirito di collaborazione multilaterale a livello internazionale che, purtroppo, è latitante nel contesto attuale. Inoltre, gli impatti negativi di un clima che cambia sono ormai tangibili, a causa di eventi estremi sempre più frequenti e intensi, che causano disastri naturali e danni ai sistemi sociali ed economici, oltre a quelli ambientali.

I rischi di un incontrollato aumento delle temperature per il pianeta e per l’uomo sono molteplici e dipendono da una serie di fenomeni a cascata.

Ad esempio, lo scioglimento dei ghiacci e l’espansione di volume dei corpi idrici causati dal riscaldamento globale sono a loro volta i fattori che determinano l’innalzamento del livello del mare. Gli effetti si propagano poi su una molteplicità di altri settori e fenomeni, che vanno dalla biodiversità, ai cicli fisiologici delle piante, alle migrazioni degli animali.

Ovviamente, i cambiamenti climatici impattano anche sulla sfera umana, con conseguenze che vanno dalla salute (es. diffusione di malattie tropicali), alla sicurezza alimentare (es. perdite di raccolti e carestie), alla disponibilità di acqua (es. conflitti fra diversi settori economici o fra paesi confinanti), a causa di fenomeni come eventi siccitosi e ondate di calore, uragani, o la diffusione di patogeni o virus in aree mai prima raggiunte del pianeta.

È chiaro che questo insieme di fenomeni determina impatti diretti ed indiretti sullo sviluppo economico con conseguenze negative in particolare nei paesi tropicali, ma anche in quelli del Mediterraneo, dove ad esempio la scarsità di acqua è già un problema endemico e in peggioramento. 

In una situazione di scarsa efficacia delle politiche di mitigazione, assume sempre maggiore importanza l’implementazione di misure di adattamento, nel contesto di un processo continuo di adeguamento al clima attuale o futuro e alle relative conseguenze, al fine di limitare il danno e di derivare potenziali benefici. 

Ogni sistema sociale ha una propria capacità adattativa, data dalla combinazione di vari fattori, come le risorse disponibili in termini economici, di conoscenze, strutture, degli individui, comunità, o società nel suo complesso, che possono essere utilizzate per prepararsi a intervenire per ridurre gli impatti negativi, moderare o sfruttare opportunità.

In termini di politiche e misure di intervento, si tratta di identificare e valutare le opzioni disponibili per adattarsi ai cambiamenti climatici sulla base di criteri quali benefici, costi, efficacia, efficienza e fattibilità.

Questa valutazione deve essere fatta localmente, sulla base delle specifiche caratteristiche del sistema ambientale e socioeconomico, il cosiddetto socio-ecosistema 2, ossia un sistema complesso che si evolve a seguito degli effetti di forzanti esterne come i trend macroeconomici, i cambiamenti del clima e le loro interazioni con gli elementi del sistema e le sue dinamiche endogene. 

L’efficacia di possibili azioni può essere valutata solo mediante l’applicazione di modelli matematici per simulare gli effetti attesi di misure di adattamento, prima che queste vengano implementate.

Tradizionalmente, le diverse discipline hanno affrontato il problema della complessità dei sistemi sviluppando procedure di calcolo (modelli matematici) che permettono di simulare le varie componenti del sistema in questione: ad esempio modelli di equilibrio generale per l’economia di intere nazioni, modelli idrologici per analizzare il ciclo delle acque a livello di bacino, modelli di crescita per simulare i cicli della vegetazione naturale o le colture agrarie.

In passato è prevalso generalmente un approccio di tipo disciplinare e riduzionistico. Nuovi paradigmi sono però stati proposti: essi mirano ad una sempre maggiore integrazione fra discipline; si parla di interdisciplinarietà, o anche di multidisciplinarietà, oppure di approccio olistico, intendendo lo sviluppo di nuove teorie e metodi a cavallo fra le tradizionali discipline, che condividono l’ambizione di affrontare i problemi secondo l’ottica dell’analisi dei sistemi.

Un esempio di tali nuovi paradigmi è proprio quello dell’approccio integrato all’adattamento ai cambiamenti climatici

Con il crescere dell’attenzione per i fenomeni di cambiamento globale, alla necessità di integrare in modo sistemico conoscenze diverse, si affianca quindi quella di proiettare nel futuro le tendenze attuali, o le possibili conseguenze delle nostre decisioni o azioni, per cui gli strumenti modellistici di simulazione diventano una scelta obbligata, abbinandosi generalmente a tecniche di analisi di scenario.

Le analisi di scenario sono quelle che esplorano molteplici futuri plausibili, rinunciando all’ambizione di prevedere il futuro vista la complessità dei sistemi e la lunghezza dell’orizzonte temporale che si vuole esplorare.

Le misure di adattamento tipicamente non sono globali, ma vengono invece sviluppate a livello locale, anche se nella cornice di piani ad esempio regionali o nazionali. Pertanto, un altro aspetto fondamentale dell’adattamento riguarda la necessità di sviluppare le soluzioni proponibili in un contesto di partecipazione pubblica, con la gestione dei processi decisionali attraverso un efficace coinvolgimento di molteplici attori.

Sulla spinta delle necessità legate alla simulazione a supporto delle politiche climatiche è cresciuta così l’ambizione di disporre di strumenti in grado di analizzare l’insieme delle componenti antropiche ed ambientali nelle loro interazioni.

Hanno preso quindi piede concetti relativamente nuovi come quello di Modelli di Valutazione Integrata (in inglese Integrated Assessment Models, IAM), ossia di strumenti di simulazione in grado di rappresentare dinamicamente le interazioni fra le componenti naturali ed antropiche a diverse scale 3, e quello di modelli partecipativi (participatory modelling 4, con lo scopo di elaborare metodi e strumenti di simulazione capaci di gestire l’attiva collaborazione fra molteplici attori (stakeholders) coinvolti a vario titolo nei processi decisionali.

Per esempio come portatori di interessi o di conoscenze. Inoltre, per supportare i processi partecipativi e i processi decisionali ad essi legati per la gestione di problemi complessi come quelli dell’adattamento, è stata sviluppata un’altra famiglia di strumenti chiamati sistemi di supporto alle decisioni, o DSS, dall’acronimo inglese per Decision Support Systems 5, che forniscono la cornice (in particolare quella ICT, ossia information and communication technology) per facilitare l’integrazione e la gestione delle diverse componenti disciplinari e dei diversi strumenti (in particolare simulazione e valutazione), assieme anche, talvolta, alla facilitazione della partecipazione pubblica.

In estrema sintesi, la ricerca scientifica nel tempo ha maturato un crescente interesse per approcci integrati per simulare, valutare e decidere, nel contesto di piani e programmi, misure volte a favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. Tali approcci dovrebbero includere strumenti per:

  • identificare, analizzare e coinvolgere nel processo decisionale i portatori di interesse e di conoscenze necessari;
  • esplorare, analizzare e strutturare i particolari problemi in questione nelle diverse applicazioni;
  • costruire modelli concettuali che permettano di condividere la descrizione del problema, del socio-ecosistema in questione e delle principali dinamiche di interesse;
  • integrare varie fonti di informazione ed in particolare conoscenze e preferenze degli attori coinvolti e modelli di simulazione con i loro risultati, nel processo di valutazione.

Esistono molte proposte metodologiche per affrontare una parte o l’insieme delle funzioni elencate.

Fra queste la metodologia NetSyMoD (Network Analysis, Creative System Modelling and Decision Support) 6, è stata sviluppata oltre vent’anni fa nell’ambito di progetti FEEM e successivamente consolidata e riveduta nel tempo.

Questa metodologia si focalizza sulla necessità di sviluppare modelli concettuali condivisi, come base di comunicazione ed interazione fra i diversi attori del processo decisionale o pianificatorio, per poi passare all’applicazione di strumenti di simulazione matematica nel contesto di un sistema di supporto alle decisioni di tipo partecipativo. 

Il Programma FEEM ADAPT@VE

È sulla base di queste problematiche e della necessità di disporre di metodi e strumenti di analisi e simulazione evoluti ed adatti al contesto dell’adattamento, che è stato definito il nuovo programma FEEM basato a Venezia, un sito indubbiamente emblematico per affrontare queste tematiche. 

Infatti, se le politiche globali di mitigazione fossero efficaci, le necessità di Venezia di contrastare le conseguenze dei cambiamenti potrebbero essere contenute, ma con le attuali tendenze globali, in particolare in termini di innalzamento delle temperature, è purtroppo evidente che a livello locale ci si deve preparare a gestire le ineluttabili conseguenze, e in primis l’innalzamento del livello del mare, che continuerà per i secoli a venire.

Su scala globale -come riportato dall’ultimo rapporto IPCC- il sollevamento del livello del mare arriverà ad impattare su oltre un miliardo di persone nel mondo, poiché le zone costiere sono fra le più densamente popolate del pianeta. Emerge, quindi, la necessità di accostare alle politiche di mitigazione soluzioni di adattamento costiero.

Il Programma ADAPT@VE mira, dunque, a sviluppare modelli di adattamento ai cambiamenti climatici, partendo dal contesto veneziano, ma con una prospettiva globale, tenendo presente che (i) la realizzabilità e l’efficacia degli stessi è intrinsecamente legata alla conformazione e alle caratteristiche dei singoli luoghi (le soluzioni individuate per Venezia possono non essere adatte al caso di Miami, per esempio).

Al tempo stesso le problematiche sono ampiamente le stesse e che quindi (ii) l’individuazione di vulnerabilità ed opzioni di adattamento comuni ad intere regioni costiere può facilitare il trasferimento di conoscenze e l’efficacia delle soluzioni proposte.

In questo senso, innovativi modelli integrati per supportare l’adattamento possono essere pensati con un’ottica di gestione del rischio sia su scala territoriale, dove dovranno poi essere testati nel contesto veneziano, sia su scala globale, dove potranno essere sistematicamente applicati in hotspot di aree costiere esposte all’innalzamento del livello del mare.

Note

  1. IPCC, 2018. Summary for Policymakers, In: Masson-Delmotte, V., Zhai, P., Pörtner, H.-O., Roberts, D., Skea, J., Shukla, P.R., Pirani, A., Moufouma-Okia, W., Péan, C., Pidcock, R., Connors, S., Matthews, J.B.R., Y. Chen, X., Zhou, M.I.G., Lonnoy, E., Maycock, T., Tignor, M., Waterfield, T. (Ed.), Global Warming of 1.5°C. An IPCC Special Report on the impacts of global warming of 1.5°C above pre-industrial levels and related global greenhouse gas emission pathways, in the context of strengthening the global response to the threat of climate change, sustainable development, and efforts to eradicate poverty.
  2. Berkes, F. and C.Folke (eds.), Linking Social and Ecological Systems: Management Practices and Social Mechanisms for Building Resilience. Cambridge, UK: Cambridge Univ. Press (1998).
  3. P. Parker, R. Letcher, A. Jakeman, M.B. Beck, G. Harris, R.M. Argent, M. Hare, C. Pahl-Wostl, A. Voinov, M. Janssen, P. Sullivan, M. Scoccimarro, A. Friend, M. Sonnenshein, D. Barker, L. Matejicek, D. Odulaja, P. Deadman, K. Lim, G. Larocque, P. Tarikhi, C. Fletcher, A. Put, T. Maxwell, A. Charles, H. Breeze, N. Nakatani, S. Mudgal, W. Naito, O. Osidele, I. Eriksson, U. Kautsky, E. Kautsky, B. Naeslund, L. Kumblad, R. Park, S. Maltagliati,  P. Girardin, A. Rizzoli, D. Mauriello, R. Hoch, D. Pelletier, J. Reilly, J. Olafsdottir, S. Bin, Progress in integrated assessment and modelling, in Environmental Modelling and Software 17.3, (2002), pp. 209-217.
  4. B. Siebenhuner, V. Barth., The role of computer modelling in participatory integrated assessments, in Environmental Impact Assessment Review 25(4), (2005), pp. 367-389.)
  5. C. Giupponi, A. Sgobbi,  Models and decision support systems for participatory decision making in integrated water resource management,  in Coping with water deficiency. From research to policy making. Springer, (2008), pp. 165-186.
  6. Giupponi, A. Sgobbi, J. Mysiak, R. Camera, A. Fassio (2008) NetSyMoD: an integrated approach for water resources management, in Integrated water management: practical experiences and case studies, Springer, (2008), pp. 69-93.
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