Prezzi energetici, transizione ed equità

Le previsioni suggeriscono che la transizione energetica avrà un ruolo chiave per un accesso all’energia più conveniente ed equo.

Autore

Marinella Davide

Data

5 Settembre 2022

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3' di lettura

DATA

5 Settembre 2022

ARGOMENTO

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I prezzi dell’energia hanno recentemente visto un considerevole aumento, contribuendo ad alimentare una più generalizzata inflazione dei prezzi di beni e servizi a discapito dei consumatori di tutto il mondo. In Europa in particolare, il prezzo del gas naturale è quadruplicato in un anno e a livello globale il prezzo del petrolio non superava i 100 dollari al barile da oltre sette anni. Questi sviluppi hanno portato i governi coinvolti a esprimere preoccupazione per l’aumento delle bollette energetiche di imprese e consumatori e a cercare soluzioni per limitarne l’impatto.

Diversi fattori hanno contribuito a questa crescita. La graduale riapertura delle attività economiche nell’autunno del 2021, unita alle fredde previsioni invernali, ha portato la domanda di gas naturale, petrolio e carbone, scesa ai minimi nel 2020, a crescere molto più velocemente dell’offerta, che non è ancora tornata ai livelli pre-COVID-19. Oltre alle questioni tecniche e all’incertezza su eventuali nuove chiusure, i paesi produttori di petrolio e gas, come la Russia e l’Arabia Saudita, hanno preferito mantenere limitata la propria produzione di gas e petrolio per l’esportazione così da tenere alti i profitti e la loro posizione strategica. Ultimo in termini temporali ma non di importanza, il conflitto tra Russia e Ucraina ha portato a ulteriori incrementi, non solo del prezzo dell’energia, e a maggiori incertezze riguardo un futuro riequilibrio del mercato energetico. 

Scenari futuri per l’energia

Questa situazione mette in evidenza come la povertà energetica sia ancora un problema anche in paesi economicamente avanzati come quelli europei. Secondo le stime dell’Osservatorio europeo sulla povertà energetica, nel 2018 c’erano 34 milioni di persone nell’Unione Europea (circa il 7 % del totale) affette da una qualche forma di povertà legata al consumo di energia. Si tratta di persone, spesso parte di categorie vulnerabili, che non riescono a pagare con regolarità le bollette e che, di conseguenza rischiano di essere disconnesse dalla rete. Più in generale, il 16% della popolazione dell’Unione Europea spende per l’energia una quota del proprio reddito doppia rispetto alla media nazionale. Per queste persone il costo dell’energia può rappresentare un peso economico gravoso, soprattutto in inverno, quando per far fronte ai maggiori costi di riscaldamento, possono trovarsi a dover tagliare altre spese, quelle per esempio per il cibo o la salute. La chiusura delle attività a causa del COVID-19 ha ulteriormente peggiorato la situazione poiché, oltre alla recessione economica che ne è seguita, essa ha portato ad un aumento del consumo di energia a carico delle famiglie dovuto alla maggiore quantità di tempo trascorso a casa, oltre che al lavoro e alle lezioni da remoto. 

Mentre la maggior parte dei governi cerca di correre ai ripari aumentando l’utilizzo di eventuali riserve domestiche e approvando misure per proteggere i consumatori, il dibattito attorno alla situazione dei prezzi dell’energia ha portato in alcuni casi a guardare con sospetto le politiche di riduzione delle emissioni e, più in generale, a fare parallelismi con i potenziali effetti della transizione ecologica. 

Come ribadito anche dal direttore dell’Agenzia internazionale (IEA) per l’energia, Fatih Birol, le cause dell’attuale turbolenza sono chiaramente legate al mercato del gas naturale e non al recente aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili. Al contrario, anni di ritardi negli investimenti in tecnologie pulite e in infrastrutture resilienti hanno fatto sì che questa crisi ci cogliesse impreparati. 

A questo proposito, l’ultimo World Energy Outlook mostra come la transizione verso fonti di energia pulita possa favorire la riduzione della volatilità del mercato energetico. Secondo gli scenari futuri sviluppati dall’IEA, nelle economie avanzate il costo delle bollette energetiche per le famiglie nel 2030 e nel 2050 sarà inferiore a quello attuale, sia considerando le politiche climatiche in corso che in uno scenario più ambizioso che punti all’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.

In particolare, nello scenario a emissioni nette zero, il consumo di elettricità, quasi tre volte maggiore rispetto a quello attuale, porterà ad un aumento della relativa spesa per l’energia elettrica nel 2050. Tuttavia, i miglioramenti nell’efficienza energetica, la drastica riduzione del consumo di gas naturale per il riscaldamento e di combustibile per le auto, indurranno un risparmio complessivo di circa il 10% sul totale delle bollette energetiche rispetto a uno scenario con le attuali politiche. Al contrario, nelle economie emergenti, l’aumento della domanda di energia dovuto alla crescita economica e all’ampliamento dell’accesso a servizi ed elettrodomestici porterà ad un aumento dei costi per l’energia in tutti gli scenari, e questo aumento potrebbe essere proporzionalmente maggiore di quello del reddito. 

In generale, una maggiore efficienza energetica e la diffusione di tecnologie a basse emissioni saranno importanti, quindi, non solo per raggiungere gli obiettivi climatici ma anche per rendere l’accesso all’energia più conveniente e il sistema energetico più resiliente agli shock di prezzo. Infatti, nel caso un nuovo repentino aumento dei prezzi dovesse verificarsi nel 2030, secondo le stime IEA, i consumatori risulterebbero meno colpiti nello scenario con politiche di riduzione delle emissioni più ambiziose, proprio grazie a un ridotto consumo energetico e di combustibili fossili. Un altro motivo è che cambierà la composizione della bolletta, formata principalmente dai costi di recupero degli investimenti in infrastrutture e in maniera minore dal costo dell’energia in sé, rendendo quindi la spesa meno influenzabile dal mercato.

Vulnerabilità del sistema energetico. Accelerare la transizione

Questo non significa, tuttavia, che le politiche di transizione energetica non abbiano, o non avranno, un impatto sui consumatori o sulle aziende. Gli aspetti legati all’equità e alla giustizia delle politiche climatiche, sia di mitigazione che di adattamento, emergono come elementi cruciali dell’ultimo rapporto del panel intergovernativo di scienziati del clima, l’IPCC. In particolare, il terzo e più recente capitolo del sesto rapporto sottolinea come le politiche di mitigazione vanno valutate seguendo un approccio multidimensionale, considerandone quindi il potenziale di riduzione delle emissioni, gli aspetti economici, quelli tecnologici ma anche l’impatto in termini di equità, giustizia sociale e fattibilità socio-politica. 

Alcuni strumenti per la riduzione delle emissioni, le tasse sulla CO2 in particolare, sollevano preoccupazioni per il loro potenziale di creare vincitori e vinti. Da un lato infatti ci saranno coloro che beneficeranno di fonti di energia più pulite, emissioni ridotte dalla dismissione dei combustibili fossili e opportunità di occupazione e innovazione, dall’altro invece persone che sosterranno maggiormente gli oneri della transizione, in termini economici o lavorativi, o semplicemente che non avranno accesso alle nuove opportunità. Come ogni altra tassa, anche la tassa sulle emissioni redistribuisce le risorse all’interno del sistema economico e incontra quindi spesso resistenza da parte di chi percepisce una potenziale perdita di benessere dal cambiamento dello status quo. Nonostante i numerosi studi a riprova dell’efficacia e dell’efficienza di questo strumento, così come dell’opportunità di compensare gli effetti negativi con le maggiori entrate, la sua attuazione risulta spesso difficile, soprattutto in paesi con altre importanti sfide economiche e sociali. Sono pochi infatti i paesi in via di sviluppo che hanno adottato tasse sulle emissioni.

Ciò rende importante creare pacchetti di politiche che intervengano sui diversi aspetti della transizione, far precedere alla tassazione delle emissioni incentivi agli investimenti in energie rinnovabili e trasporto sostenibile e, nei paesi in via di sviluppo in particolare, sostenere la costruzione di infrastrutture e tecnologie energetiche a basse emissioni in modo da ridurre resistenza e scetticismo. È importante sottolineare inoltre, che la relazione tra la transizione energetica e l’equità è bidirezionale: la struttura socioeconomica di un paese può, infatti, influenzarne l’ambizione climatica. Un alto livello di disuguaglianza economica è associato ad alti livelli di emissione di CO2. Di conseguenza, ridurre le disparità socioeconomiche in questi paesi può aiutare a limitare fattori come alienazione o sfiducia nelle istituzioni che indeboliscono l’attuazione e l’accettazione delle politiche. 

In sostanza, l’attuale crisi dei prezzi energetici ci mostra la vulnerabilità del nostro sistema di produrre e consumare energia così come l’importanza di una transizione energetica che tenga conto dei possibili impatti socioeconomici. Ci offre, tuttavia, anche l’occasione di accelerare la trasformazione del sistema energetico verso fonti a basse emissioni. Prezzi più alti dei combustibili fossili possono, infatti, rendere più competitive fonti energetiche alternative e tecnologie per l’efficienza energetica. L’effetto tuttavia non è scontato.

Le pressioni sui governi affinché trovino subito una soluzione possono portare all’aumento di sussidi alle fonti fossili oppure a un maggiore consumo di combustibili più economici ma a elevate emissioni, come il carbone. Attuare politiche di riduzione delle emissioni rigorose è quindi più urgente che mai per costruire un futuro a zero emissioni ed una società più equa. 

Fonti:

Energy Poverty Observatory (EPOV), Energy Poverty Advisory Hub, Unione Europea https://energy-poverty.ec.europa.eu/energy-poverty-observatory_en

International Energy Agency, 2021. World Energy Outlook https://www.iea.org/reports/world-energy-outlook-2021

IPCC, 2022. WG III contribution to the Sixth Assessment Report, Mitigation of Climate Change https://report.ipcc.ch/ar6wg3/


Il presente contributo si inserisce in una ricerca dell’autrice nel contesto del progetto ACTION. Il progetto ha ricevuto finanziamenti dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea nell’ambito del Contratto Marie Sklodowska-Curie n. 841291.

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