Accessibilità Digitale

Autore

Domenico Monaco

Data

5 Settembre 2022

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5' di lettura

DATA

5 Settembre 2022

ARGOMENTO

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Definire in modo univoco cosa sia l’accessibilità è molto difficile perché la definizione classica fa riferimento principalmente alla condizione di disabilitàfisica, motoria o sensorialedelle persone, da cui ne eredita tutta la sua complessità. Qualsiasi tentativo di raccontare l’accessibilità finisce quasi sempre in un’eccessiva semplificazione oppure in discorsi incomprensibili a chi disabilità non ne ha

Nel senso comune l’accessibilità è ‘quella cosa che permette alle persone disabili di fare cose‘ e che spesso siamo obbligati a realizzare altrimenti veniamo sanzionati’.

Se da un lato oggi l’accessibilità è un tema centrale nei contesti urbani (e non) attraverso l’inclusione dei principi di abbattimento delle barriere architettoniche sin dalle prime fasi di progetto, completamente diversa è la situazione per quanto riguarda l’accessibilità nell’ambito dei servizi digitali

Risultato? Oggi se diciamo ‘Accessibilità Digitale’ nessuno ha idea di cosa realmente sia e di come si realizzi. Nemmeno il sottoscritto. La prima legge italiana che regolamenta l’accessibilità web risale al 2003, nota come ‘legge Stanca (L 9 gennaio 2004, n. 4). Da allora, senza dubbio, molto è cambiato in tema di accessibilità web, anche grazie alla recente Direttiva Europea n. 2016/2102, alle linee guida redatte dall’AGID e l’impegno del W3C con le varie iniziative WAI / WCAG. Ma la situazione è tutt’altro che semplice.

L’accessibilità web oggi

L’accessibilità nell’ambito delle tecnologie digitali assomiglia molto alla confezione di catene da neve riposte nella propria automobile, esclusivamente per essere in regola, che nel momento del bisogno scopriamo di non saper montare perché sono della dimensione sbagliata. 

Oggi l’accessibilità nei servizi digitali, se c’è, è spesso inutile, e proprio su questo principio si è basato il mio ultimo anno di lavoro da imprenditore in cui ho proposto ‘un servizio di accessibilità digitale’ più in linea con i reali bisogni delle persone disabili, piuttosto che una mera compliance di una qualche normativa.

Risultato? Quando spiegavo che coinvolgendo in prima persona utenti con disabilità ero in grado di ottenere un prodotto digitale realmente accessibile, la maggior parte delle aziende pensava fossimo ‘una specie di Onlus o una qualcheassociazione che faceva cose per le persone con handicap– e ovviamente il nostro lavoro doveva essere gratis

L’accessibilità nel digitale è un costo

Nel migliore dei casi, quando chi ascoltava comprendeva il valore di quello che veniva offerto, la risposta è stata spesso ‘un mancato interesse per costi-benefici (economici)‘.

Come dargli torto, è la natura stessa dell’accessibilità; i cosiddetti ‘diversamente abili’ sono definiti tali perché rappresentano un’eccezione, una minoranza rispetto alla totalità della popolazione, la ‘normalità’.

Quindi, la domanda che mi sono posto è: come posso rendere economicamente sostenibile l’attuale concetto di accessibilità per i prodotti digitali?

Abbiamo un’unica soluzione: cambiare la definizione di accessibilità digitale.

L’accessibilità riguarda le persone

L’accessibilità non dovrebbe riguardare solo le ‘disabilità’, ma tutte le persone con le loro differenze e i loro specifici bisogni. In questo senso, l’accessibilità dovrebbe assomigliare più a un insieme di progettazione inclusiva e tecnologie trasversalmente accessibili.

Il primo passo del cambio quantistico di visione è considerare i ‘diversamente abili nel digitale’ non solo i ‘disabili’, ma anche tutte quelle persone che per un motivo o per l’altro hanno difficoltà all’accesso al digitale. Per esempio, persone anziane con varie patologie, persone di cultura o lingua differente, persone con bassa istruzione o scarse competenze digitali, persone con scarso accesso alla banda larga, persone con redditi insufficienti che possano in qualche modo impedire l’accesso a tecnologie aggiornate, e via discorrendo…

Tutte caratteristiche che non hanno assolutamente nulla a che vedere con la ‘disabilità’; ma che, da un punto di vista concernente la sfera digitale, sono chiaramente un ‘handicap‘, che potremmo chiamare’ handicap digitale‘.

‘Handicap digitale

Per capire meglio cosa intendo per ‘handicap digitale’ provo a usare qualche esempio reale. 

Il primo che mi viene in mente è lo switch-off della Nuova TV Digitale che per molti non sta avendo un impatto così rilevante, ma non è così per un anziano, che di punto in bianco si è visto impossibilitato nel seguire La Santa Messa della domenica su Rai1. Ha dovuto chiamare un tecnico TV, pensando che la sua TV fosse rotta, mentre bastava “soltanto” aggiornare le frequenze dei canali.

Oppure, quando nel 2012 la PEC è diventata obbligatoria per tutte le imprese (anche individuali), moltissime mie conoscenze titolari di una “partita IVA agricola” si sono visti costretti ad aprire una PEC senza nemmeno avere idea di cosa fosse una e-mail.

Accessibilità Digitale ai tempi del Covid

Ma forse gli handicap digitali‘ più lampanti sono arrivati con la pandemia di COVID19 – che ha costretto governi e organizzazioni a introdurre servizi e pratiche digitali per sopperire alle necessità della pandemia.

Cashback

Molte persone non sono riuscite a fruire del Cashback in modo corretto, perché non possedevano uno smartphone, non potendo così attivare un account SPID o effettuare tutta la procedura di configurazione. 

Green Pass

Oppure il Green Pass, che in molti casi non è stato possibile né esibire né verificare, perché le tecnologie non erano adeguate, la connessione a internet non era disponibile o titolari e utenti non avevano sufficienti competenze digitali per gestirlo.

DAD

Ma soprattutto la DAD (Didattica A Distanza), dove per elencare i problemi ancora oggi presenti non basterebbe un’intera giornata. Dai problemi di connessione alla totale inesistenza di una connessione a internet; dalla mancanza di dispositivi digitali alla mancanza di competenze digitali per studenti e docenti. Fino ad apparentemente insignificanti malfunzionamenti che compromettono però pesantemente l’attività di formazione.

Accessibilità Digitale di domani

La realtà è che oggi i cosiddetti disabili, grazie alle tecnologie digitali, sono ‘un po’ meno disabili’, ma allo stesso tempo alcuni dei cosiddetti ‘normo-abili’ possono avere problemi di accesso al digitale. 

Quindi, oggi, nell’era del Digitale, l’Accessibilità può e dovrebbe essere trattata in modo più ampio  – superando il concetto classico di Disabilità. 

Tutti gli esempi che ho elencato credo possano essere chiamati ‘handicap digitali’: una sorta di condizione di svantaggio conseguente a un qualche motivo (fisico, tecnologico, economico…) che limita o impedisce un persona ad accedere e usare efficacemente un servizio digitale. 

So bene che la parola ‘handicap‘ è una parola forte e va usata con attenzione, ma di handicap si tratta. Per chi basa il proprio business sul digitale, è tutt’altro che irrilevante.

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