Dall’approvazione da parte della Commissione Statistica delle Nazioni Unite dello standard System of Environmental and Economic Account – Ecosystem Accounts (SEEA EA)1, avvenuta il 21 marzo 2021, si è sentito sempre più spesso parlare della ‘contabilità del capitale naturale’. In Europa una versione sperimentale del SEEA EA2 è stata testata dal 2016 al 2020 attraverso il progetto INCA(Integrated system for Natural Capital Accounts), che attraverso una serie di concrete applicazioni3 ha posto le basi per redigere una proposta legislativa, di cui è in corso l’approvazione, che estende la contabilità economico-ambientale agli ecosistemi e ai servizi ecosistemici. Anche negli Stati Uniti, una serie di applicazioni ha acceso l’interesse sulla contabilità del capitale naturale4 che nel gennaio 2023 culmina nella pubblicazione della National Strategy to Develop Statistics for Environmental-Economic Decisions. Sotto il patrocinio della Divisione Statistica delle Nazioni Unite, sempre più Paesi stanno introducendo e implementando il SEEA, e un numero crescente di iniziative vengono attivate per ampliarne l’utilizzo di metodologia5 e gli ambiti di applicazione6.
Ma di che cosa si tratta esattamente?
Intorno alla metà degli anni novanta del secolo scorso si parlava di ‘contabilità ambientale’, che includeva conti satellite sulle spese ambientali, risorse naturali ed emissioni di inquinanti, con il fine di arrivare a una procedura per proporre un PIL ambientalmente corretto7. Fino al 2010 l’attenzione si è poi spostata dal PIL ambientalmente corretto ai singoli moduli (emissioni, risorse, transazioni economiche) per rafforzare la sua solidità ed estenderne il dominio8, fino ad arrivare allo standard statistico che li raccoglie tutti, il SEEA Central Framework (SEEA CF)9.
Quando con il Millennium Assessment10 si è cominciato a parlare di ecosistemi e servizi ecosistemici, si è avviato un ingente filone di ricerca non solo in campo scientifico, ma anche in ambito contabile, che ha evidenziato come la contabilizzazione delle sole risorse naturali non sia sufficiente. Per esempio, non basta quantificare i metri cubi di legna, ma occorre fornire stime sull’intero ecosistema forestale e tutto ciò che fornisce all’economia e alla società in termini di protezione dal rischio di erosione e inondazione, di filtro rispetto all’emissione di sostanze inquinanti, di sequestro del carbonio, di opportunità ricreative e fonte d’ispirazione per la scienza e l’arte. Il SEEA EA propone una struttura per contabilizzare l’estensione e la condizione dell’ecosistema e il flusso annuale dei servizi ecosistemici da esso forniti al sistema socio-economico. La contabilizzazione del capitale naturale diventa quindi un termine ‘ombrello’ che include il SEEA CF e il SEEA EA.
Un focus particolare è qui dedicato ai servizi ecosistemici, che rappresentano il contributo dell’ecosistema alle attività umane11. La misurazione dei servizi ecosistemici può diventare una metrica strategica, in quanto serve a collegare gli ecosistemi alle attività umane. In tal caso, proteggere gli ecosistemi non risponde (solo) a un principio etico ma a una necessità, poiché da essi dipende il nostro benessere economico e la nostra salute fisica e mentale. Grazie ai servizi ecosistemici possiamo quantificare questa dipendenza e grazie agli strumenti integrati di contabilità economico-ambientale possiamo allocare tale dipendenza a settori economici, a famiglie e persino alla società globale.
Ma se, da una parte, il concetto generale è abbastanza chiaro, dall’altra il modo in cui viene messo in pratica può generare risultati non sempre trasparenti nell’interpretazione del loro significato. Due sono infatti i fattori determinanti nel mettere in pratica la contabilizzazione del capitale naturale:
- i meccanismi contabili
- le procedure di quantificazione
Il primo fattore è importante per poter distinguere il reporting dalla contabilizzazione. Il secondo è importante per stabilire l’esistenza di relazioni causa-effetto.
Per capirne le implicazioni si procede per gradi attraverso una serie di esempi. Nel caso di due dataset indipendenti, in assenza quindi di una struttura contabile, ciò che si può fare è un’analisi di correlazione ex-post per capire se ciò che i due dataset misurano è collegato. Per esempio, la presenza di aree verdi e l’indice di qualità della vita.
Nel momento in cui si impone una struttura per misurare i dati nel tempo si passa dall’estrazione di dati, fatta all’occorrenza per rispondere a esigenze bene precise, a un monitoraggio sistematico. Tale struttura può seguire dei formati contabili, com’è il caso dei conti patrimoniali o delle tabelle impieghi-risorse. Tuttavia se non si crea una relazione coerente con conti economici esistenti, resta un esercizio di reporting. L’applicazione di un meccanismo contabile impone un principio di coerenza con conti economici esistenti: con un esercizio di reporting, l’unica coerenza che va garantita è nella modalità di misurazione delle variabili nel tempo. Il reporting è condizione necessaria ma non sufficiente per poter parlare di contabilità integrata economico-ambientale.
Per esempio, la misurazione del contributo dell’ecosistema agricolo alla produzione agricola, se condotta senza considerare che la produzione agricola già esiste nel Sistema di Contabilità Nazionale, è un’attività di reporting che non si combina con il sistema contabile esistente. Differente è il contributo dell’ecosistema calcolato come share (riconducibile a input naturali separati da input antropici) del prodotto agricolo riportato nel Sistema di Contabilità Nazionale.
Per parlare di un sistema integrato di contabilità occorre quindi che una logica economico-contabile sia applicata anche nel dominio dell’ecologica, così da poter garantire coerenza e comparabilità. A questo proposito, è importante considerare anche come i servizi ecosistemici vengono quantificati e valutati. Data la vasta complessità, per misurare ogni singolo servizio ecosistemico occorre sempre scegliere delle proxy, un sistema di variabili in grado di rappresentare le caratteristiche dominanti che li caratterizzano. Per esempio, nel caso della purificazione dell’acqua, benché siano molti gli nquinanti che le acque interne rimuovono, non potendo quantificarli tutti si concentra l’attenzione su quello che più degli altri rappresenta i fattori di pressione antropica più significativi. Ne è un esempio l’azoto, che deriva dall’uso dei fertilizzanti e dalle deiezioni zootecniche. L’input di azoto, in quanto variabile critica, andrà a interagire con altre variabili e parametri che rappresentano le caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali del territorio. Al variare dell’input di azoto, varierà l’output finale del servizio di purificazione dell’acqua fornito. Si stabilisce quindi una relazione causa (quantità di azoto) ed effetto (quantità del servizio ecosistemico). Allo stesso tempo, quell’input di azoto usato per quantificare il servizio ecosistemico è presente in altri moduli di contabilità che interagiscono con il sistema economico.
Nel caso in cui si usino statistiche ambientali come proxy di servizi ecosistemici, la relazione causa-effetto non potrà emergere perché il dato statistico non è il risultato di una modellizzazione biofisica di cui alcuni driver sono identificati come variabili critiche. Benché più complessi, i modelli biofisici offrono molti vantaggi, fra cui anche la possibilità di impostare delle analisi di scenario.
Tuttavia, una domanda resta ancora non del tutto risolta: sia che risulti da dati esistenti adeguatamente adattati, sia che venga creata utilizzando modelli biofisici, qual è il vero vantaggio dell’utilizzare la contabilità integrata rispetto ad altre strutture di quantificazione e monitoraggio?
Impostare la contabilizzazione dei servizi ecosistemici, e nello specifico delle tabelle impieghi e risorse, in linea con le tabelle impieghi e risorse del Sistema di Contabilità Nazionale, garantisce un punto d’entrata in un sistema utilizzato da tutta una serie di strumenti economici, a partire dalle analisi input-output multiregionali, fino ai modelli di equilibrio economico parziale e generale.
Per esempio, l’impollinazione agricola ha un impatto sulla produzione di alcune colture (è il caso di alcuni tipi di frutta, le oleaginose). Il ripristino di habitat favorevoli agli impollinatori selvatici può aumentare la presenza degli impollinatori e di conseguenza migliorare quantità e qualità di alcune colture. Al contrario, una specie invasiva (come nel caso della vespa asiatica) può far diminuire la presenza degli impollinatori naturali e di conseguenza impattare negativamente sulle quantità prodotte che da essi dipendono. In alternativa, gli agricoltori dovranno acquistare il servizio di impollinazione (attraverso l’affitto di arnie) e quindi incorrere in un costo. In entrambi i casi si andrà a incidere sulla produzione delle colture agricole che dipendono dagli impollinatori. Uno shock (positivo o negativo) sulla produzione può essere modellato e, attraverso modelli economici (come per esempio GTAP12), se ne possono misurare gli impatti.
Il grande vantaggio è che non vanno creati strumenti e modelli economici ad hoc, ma possono essere utilizzati gli strumenti e modelli economici già esistenti, proprio perché basati sul Sistema di Contabilità Nazionale.
La contabilità del capitale naturale può in effetti salvare davvero il pianeta, se:
- utilizza il meglio della conoscenza nel dominio dell’ecologia, applicando in modo speculare la logica economico-contabile;
- crea delle relazioni causa-effetto fra i cambiamenti che hanno luogo nell’ecosistema e le unità economiche che ne dipendono;
- entra nel sistema socio-economico per essere usata attivamente all’interno di strumenti e modelli economici già in uso da parte degli operatori economici e finanziari.
In questo modo, infatti, l’ecosistema viene trattato come operatore attivo a supporto di tutte le attività umane e in quanto tale andrà preservato per garantirne la continuità. In altre parole, diventa contabilmente conveniente fare in modo che il “settore” ecosistema sia in grado di continuare a generare flussi di servizi ecosistemici per le unità economiche. In assenza di tali servizi, settori economici e famiglie verrebbero a soffrirne e potrebbero registrare danni economici e finanziari. Anche se a piccoli passi, pare che la trasformazione contabile stia cominciando sia in economia13 sia in finanza14.
Note
- https://seea.un.org/content/ecosystem-accounting-news; United Nations, System of Environmental-Economic Accounting—Ecosystem Accounting, White cover (pre-edited) version. 2021 (https://unstats.un.org/unsd/statcom/52nd-session/documents/BG-3f-SEEA-EA_Final_draft-E.pdf).
- United Nations, Technical Recommendations in support of the System of Environmental-Economic Accounting 2012 – Experimental Ecosystem Accounting, serie M n. 97, 2019 (https://seea.un.org/sites/seea.un.org/files/documents/EEA/seriesm_97e.pdf); United Nations, European Union, Food and Agriculture Organization of the United Nations, Organisation for Economic Co-operation and Development, World Bank Group, System of Environmental Economic Accounting 2012— Experimental Ecosystem Accounting, 2014 (https://seea.un.org/sites/seea.un.org/files/seea_eea_final_en_1.pdf).
- A. La Notte, S. Vallecillo, I. Grammatikopoulou, C. Polce, C. Rega, G. Zulian, G. Kakoulaki, B. Grizzetti, S. Ferrini, M. Zurbaran-Nucci, E. Garcia Bendito, V. Vysna, M.L. Paracchini, J. Maes, The Integrated system for Natural Capital Accounting (INCA) in Europe: twelve lessons learned from empirical ecosystem service accounting, in «One Ecosystem», n. 7, e84925, 2022.
- Uno special issue che raccoglie alcune esperienze maturate in Europa e negli Stati Uniti è disponibile al sito https://www.sciencedirect.com/journal/ecosystem-services/special-issue/10RZK17R0JP.
- Global Ocean Accounts Partnership (GOAP) per costruire gli account anche per l’ecosistema marino (https://www.oceanaccounts.org).
- Task force on Nature related Financial Disclosures (TNFD), https://tnfd.global/tools-platforms/natural-capital-measurement-catalogue-ncmc-version-1-0/
- https://seea.un.org/content/handbook-national-accounting-integrated-environmental-and-economic-accounting
- https://seea.un.org/content/handbook-national-accounting-integrated-environmental-and-economic-accounting-2003
- United Nations, European Union, Food and Agriculture Organization of the United Nations, International Monetary Fund, Organisation for Economic Co-operation and Development, World Bank Group, System of Environmental Economic Accounting 2012— Central Framework, 2014 (https://seea.un.org/sites/seea.un.org/files/seea_cf_final_en.pdf).
- Millennium Ecosystem Assessment, Ecosystems and human well-being. Island Press, Washington 2005.
- R.S. de Groot, M.A. Wilson, R.M.J. Boumans, A typology for the classification, description and valuation of ecosystem functions, goods and services, in «Ecological Economics», vol. 41, n. 3, 2002, pp. 393-408; R. Haines-Young, M. Potschin, Common International Classification of Ecosystem Services (CICES) V5.1 and Guidance on the Application of the Revised Structure., Fabis Consulting, 2018 (https://cices.eu/content/uploads/sites/8/2018/01/Guidance-V51-01012018.pdf); T. Newcomer-Johnson, F. Andrews, J. Corona, T. DeWitt, M. Harwell, C. Rhodes, P. Ringold, M. Russell, P. Sinha, G. Van Houtven, National Ecosystem Services Classification System (NESCS Plus), U.S. Environmental Protection Agency, 2020 (https://www.epa.gov/eco-research/national-ecosystem-services-classification-system-nescs-plus); P. Kumar (a cura di), The Economics of Ecosystems and Biodiversity. Ecological and Economic Foundations, Earthscan, London 2010.
- https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC120571 (si veda il capitolo 5).
- https://cepr.org/voxeu/columns/models-used-inform-policy-are-lacking-natural-capital.
- https://tnfd.global/tools-platforms/natural-capital-measurement-catalogue-ncmc-version-1-0