Gli impatti del CBAM sui Paesi in via di sviluppo

Autore

Daniela Pöhl

Data

14 Giugno 2023

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DATA

14 Giugno 2023

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CBAM: il meccanismo europeo anti carbon leakage 1

Un ulteriore impulso alle ambizioni climatiche dell’Unione Europea (UE) verrà dal Carbon Adjustment Border Mechanism (CBAM), il meccanismo europeo di adeguamento delle emissioni importate, che entrerà in vigore nel mese di ottobre di quest’anno nell’ambito del pacchetto Fit for 55, le misure proposte dalla Commissione per collocare l’UE sul sentiero di riduzione delle emissioni del 55% entro il 20302.

Il CBAM risponde al fenomeno della ‘rilocalizzazione delle emissioni di carbonio’, che si verifica quando le imprese con sede all’interno dell’UE spostano la propria produzione ad alto livello di emissioni in Paesi con legislazioni meno stringenti, o quando i prodotti UE vengono sostituiti con beni importati realizzati attraverso processi ad elevata intensità di carbonio. Il meccanismo prevede che i beni provenienti da Paesi terzi siano soggetti a un’imposta determinata dall’Emissions Trading System (ETS), il sistema di scambio delle quote di emissioni di gas a effetto serra.

L’esborso (espresso in euro/tonnellata di CO2 emessa) sarà equivalente a quello della produzione degli stessi beni all’interno dell’Unione. Nel dicembre 2022, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sui settori interessati dal CBAM: cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, energia elettrica e idrogeno – ottenuti attraverso processi produttivi ad alta intensità di carbonio e quindi a maggior rischio di rilocalizzazione. Dall’ottobre 2023 al 2026, fase di transizione del CBAM, le imprese all’interno e all’esterno dell’UE dovranno comunicare le emissioni di gas serra dei loro prodotti, mentre a partire dal gennaio 2026 le imprese dovranno dichiarare il quantitativo, e le emissioni incorporate, dei prodotti importati nell’UE nell’anno precedente.

Inoltre, il campo di applicazione del CBAM sarà probabilmente esteso fino al 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici previsti dall’Accordo di Parigi3.

I rischi per i paesi in via di sviluppo: i casi di Mozambico e Marocco

L’impatto economico del CBAM non sarà solo nazionale, ma globale, e dal mondo politico e accademico si levano voci discordanti. Gran parte dell’efficacia di questo meccanismo dipenderà dall’adeguamento alle nuove norme dell’UE da parte dei grandi attori dei settori interessati, come gli Stati Uniti o la Cina, ma le ripercussioni più pesanti si riverseranno sui Paesi meno sviluppati. Pur essendo entrambi Paesi in via di sviluppo, il Mozambico e il Marocco presentano economie, capacità istituzionali e fattori socio-economici differenti. Anche le relazioni commerciali che questi due Paesi intrattengono con l’UE sono diverse, e i rischi che le loro economie, direttamente interessate dal sistema CBAM, dovranno affrontare, saranno determinati da queste diversità.

Il Mozambico, Paese tra i meno sviluppati del mondo, dipende fortemente dalle sue risorse naturali. Il maggior rischio per il Paese associato all’introduzione del CBAM  è collegato alla produzione di alluminio ed il relativo flusso di esportazione verso l’UE (50% delle esportazioni totale del paese in questo settore)4.

Un fattore importante è la capacità del Paese di monitorare e comunicare le emissioni dei propri prodotti. Data la complessità di dimostrare statisticamente la minore intensità di carbonio (ca 64% inferiore rispetto alla media globale), questo vincolo potrebbe rappresentare una delle principali sfide del Mozambico nell’ambito del CBAM5. Infatti, qualora non venisse dichiarato tale indicatore, al valore della merce verrà assegnata un importo basato sulla media dei 10 Paesi UE a maggiore intensità di carbonio. In uno scenario estremo, l’estensione del CBAM a tutti i prodotti potrebbe ridurre le esportazioni totali del Mozambico verso l’UE del 68%, con una perdita di benessere stimata tra 1 e 5 miliardi di dollari6.

Il Marocco ha un’economia più diversificata rispetto al Mozambico, con esportazioni principalmente di macchinari, attrezzature e veicoli elettrici, prodotti chimici come fertilizzanti, manufatti e prodotti alimentari. L’UE è la destinazione più importante delle esportazioni del Marocco, che rappresentano oltre due terzi dei prodotti esportati. Tuttavia, la quota di esportazioni soggette al CBAM corrisponde solo al 3% del totale, dove i fertilizzanti rappresentano il  settore più colpito7. Il Marocco ha, contrariamente al Mozambico, un’alta intensità di emissioni (superiore del 50% rispetto alla media dell’UE)8 a causa delle fonti di energia primaria, dell’efficienza nell’uso dell’energia e della mancanza di riforme e di una legislazione adeguata nel settore energetico e industriale9.

Tale scenario è però bilanciato da ambiziosi piani di riduzione delle emissioni, come l’impegno di raggiungere una quota del 52% di energia rinnovabile e ridurre il consumo energetico del 15%. Si tenga presente che l’eventuale applicazione del CBAM a tutti i settori comporterebbe un rischio molto più elevato a causa degli stretti legami con il mercato europeo, per non dire della sua dipendenza. Inoltre, al momento non è chiaro se le imprese marocchine siano in grado di comunicare efficacemente le proprie emissioni di CO2, dal momento che il Marocco non dispone di un sistema di monitoraggio e di reporting operativo e settoriale.

Tabella 1. Quote di esportazioni in USD e % nei settori CBAM, verso l’UE e come quota del PIL, Mozambico e Marocco. Dati del 2021. Fonti: Trading Economics, Mozambique Exports By Country, 2021, 2023. https://tradingeconomics.com/mozambique/exports-by-country; H. Xiaobei, F. Zhai e J. Ma, The Global Impact of a Carbon Border Adjustment Mechanism,  The Task Force on Climate, Development and the International Monetary Fund, marzo 2022P. Baker, T. Z. Boodhoo Beeharry, R. Roy, e P. Quiles, Designing an African Response to Carbon Border Adjus ment Mechanisms, African Economic Conference 2022: Supporting Climate Smart Development in Africa, 11, novembre 2022; European Commission, Carbon Border Adjustment Mechanism, 2023. https://taxation-customs.ec.europa.eu/green-taxation-0/carbon-border-adjustment-mechanism_en.

Cosa si dovrebbe fare con il CBAM nei paesi in via di sviluppo?

Fig.1 Confronto tra le esportazioni di Marocco e Mozambico verso l’UE nei settori CBAM, esportazioni totali verso l’UE ed esportazioni totali nei settori CBAM  in USD (sopra) e  % (sotto). Fonte: Illustrazione a cura dell’autore.


Pur avendo economie con caratteristiche diverse e relazioni commerciali differenti con l’UE, e nonostante il fatto che la loro vulnerabilità nei confronti del CBAM poggi su ragioni differenti, l’esposizione economica al CBAM sarà significativa per entrambi i Paesi. Come concludono Xiaobei et. al10, il CBAM amplierà il divario tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, con un guadagno di benessere per i Paesi sviluppati pari a 11 miliardi di dollari con l’attuale CBAM e a 141 miliardi di dollari in caso di estensione a tutti i settori, comprese le emissioni indirette, e una perdita di benessere per i Paesi in via di sviluppo rispettivamente di 9 e 106 miliardi di dollari.

Molti Paesi in via di sviluppo, tra cui il Marocco, hanno evidenziato la necessità di sviluppare capacity-building, investimenti finanziari e trasferimenti tecnologici per affrontare il cambiamento climatico e raggiungere gli obiettivi climatici internazionali11. I Paesi meno sviluppati, come il Mozambico, dovranno affrontare sfide tecniche, normative e gestionali ancora maggiori, in particolare per quanto riguarda la rendicontazione delle emissioni di CO2 – un requisito critico per la maggior parte dei Paesi esportatori in via di sviluppo che devono confrontarsi con il meccanismo del CBAM. Analogamente, raggiungere la decarbonizzazione del settore industriale nei Paesi in via di sviluppo richiederà, nella maggior parte dei casi, il trasferimento di significative risorse.

Nonostante i nobili obiettivi del meccanismo europeo del CBAM per la mitigazione dei cambiamenti climatici, rimangono aperte diverse questioni prima della sua piena attuazione a partire dal gennaio 2026. Affinché il CBAM rimanga in vigore e raggiunga gli obiettivi climatici globali, è essenziale che i suoi proventi vengano reinvestiti nel processo di transizione verde, anche al di fuori dei confini dell’UE. Oltre al sostegno internazionale per i Paesi in via di sviluppo, i Paesi meno sviluppati dovrebbero essere esentati da questo meccanismo12 in base al principio della Convenzione UNFCCC sulle responsabilità comuni ma differenziate, che prevede un trattamento distinto per i Paesi in via di sviluppo, essendo quasi impossibile per questi ultimi raggiungere i requisiti previsti. Senza il sostegno internazionale alla transizione verde, il processo di decarbonizzazione faticherà a decollare in molti Paesi, aumentandone l’instabilità economica e compromettendo di conseguenza l’efficacia degli obiettivi climatici.

Note

  1. Delocalizzazione delle emissioni di CO2 (carbon leakage): La delocalizzazione della CO2 è la pratica adottata dalle industrie con elevati livelli di emissioni di gas serra di trasferire la produzione al di fuori dell’UE al fine di evitare la più severa normativa europea sul clima. Poiché questa pratica non fa altro che spostare il problema altrove, gli eurodeputati vogliono arginare il fenomeno attraverso uno strumento di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.
  2. Fit for 55 si riferisce all’obiettivo dell’UE di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Il pacchetto proposto mira ad allineare la normativa dell’UE all’obiettivo per il 2030. https://www.consilium.europa.eu/it/policies/green-deal/fit-for-55-the-eu-plan-for-a-green-transition/
  3. European Commission, Carbon Border Adjustment Mechanism, 2023. https://taxation-customs.ec.europa.eu/green-taxation-0/carbon-border-adjustment-mechanism_en.
  4. P. Baker, T. Z. Boodhoo Beeharry, R. Roy, e P. Quiles, Designing an African Response to Carbon Border Adjus ment Mechanisms, African Economic Conference 2022: Supporting Climate Smart Development in Africa, 11 novembre 2022.
  5. L. Eicke, S. Weko, M. Apergi e A. Marian, Pulling up the Carbon Ladder? Decarbonization, Dependence, and Third-Country Risks from the European Carbon Border Adjustment Mechanism, in “Energy Research & Social Science”, 80, 1 ottobre 2021, 102240. https://doi.org/10.1016/j.erss.2021.102240
  6. H. Xiaobei, F. Zhai e J. Ma, The Global Impact of a Carbon Border Adjustment Mechanism,  The Task Force on Climate, Development and the International Monetary Fund, marzo 2022.
  7. P. Baker et al., Designing an African Response to Carbon Border Adjustment Mechanisms, cit.   B. Rim e U. Dadush, What Will Be the Effect of the EU’s Carbon Border Tax on Morocco, and How Should Morocco React?, Policy Center for the New South, Policy Paper, 21, no. 21, ottobre 2021
  8. L. Eicke, S. Weko, M. Apergi e A. Marian, Pulling up the Carbon Ladder? Decarbonization, Dependence, and Third-Country Risks from the European Carbon Border Adjustment Mechanism, cit.
  9. R. Berahab e D. Uri, What Will Be the Effect of the EU’s Carbon Border Tax on Morocco, and How Should Morocco React?, Policy Center for the New South, Policy Paper, 21, n. 21, ottobre 2021.
  10. H. Xiaobei, F. Zhai e J. Ma, The Global Impact of a Carbon Border Adjustment Mechanism, cit.
  11.  J. Terrapon-Pfaff e S. Amroune, Implementation of Nationally Determined Contributions – Morocco Country Report, German Environment Agency, no. 30, 2018
  12. C. Brandi, Priorities for a Development-Friendly EU Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), “Briefing Paper”, 2021. https://doi.org/10.23661/BP20.2021.
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