Sono passati quasi dieci anni dalla diffusione del termine sharing economy. La storia breve – e piuttosto tormentata – di questo concetto consente di trarre considerazioni che riguardano anche la sostenibilità.
Alla loro nascita, le piattaforme di sharing proponevano nuove forme di integrazione tra economia e società, basate su legami di reciprocità tra estranei (economia della collaborazione) e sulla valorizzazione di risorse sotto-utilizzate (economia della condivisione). La retorica delle piattaforme faceva ampio riferimento ai principi della sostenibilità sociale e ambientale.
La diffusione di queste pratiche ha poi fatto emergere elementi di tensione tra queste due forme di sostenibilità: la condivisione di abiti può favorire la costruzione di legami deboli tra le persone che partecipano allo scambio e favorire la progettazione di prodotti durevoli ma il trasporto e il lavaggio dei capi possono comportare alti costi ambientali; il car pooling può ridurre il possesso di automobili di proprietà individuale ma, allo stesso tempo, disincentivare l’utilizzo di mezzi pubblici. Ancora più evidente è il trade off tra sostenibilità sociale e ambientale da un lato e sostenibilità economica dall’altro.
Le piattaforme di sharing sono nate a seguito della crisi finanziaria del 2007/2008, che ha reso disponibili capitali di rischio e ha sostenuto culturalmente questo modello. Una volta raggiunte dimensioni significative e, in molti casi, una posizione di monopolio o oligopolio, molte piattaforme hanno abbandonato i dispositivi peer-to-peer per adottare modelli professionali e commerciali più tradizionali. I criteri di sostenibilità economica hanno preso il sopravvento sugli altri.
Nella giuntura critica dettata dalla pandemia, questo equilibrio è stato messo in discussione dalle norme di distanziamento fisico e dalle limitazioni alla mobilità individuale. In questa fase di riorganizzazione, le principali piattaforme dichiarano un ritorno allo spirito originale di mutualismo tra pari, anche se guidato da iniziative top-down, più che bottom-up.
Nei prossimi mesi si vedrà se questa nuova crisi stia riportando il pendolo dal polo della sostenibilità economica in direzione di quella sociale e ambientale, recuperando la dimensioni sharing ma limitando queste piattaforme a una dimensione di nicchia, oppure se saranno in grado di promuovere strategie integrate orientate alla promozione delle tre forme di sostenibilità.