Se per Lewis Carroll/Charles Lutwidge Dodgson, come potete leggere qui, il bisogno di differenziare il suo nom de plume dal nome di battesimo era dovuto a una necessità quasi professionale, per distanziare le mansioni accademiche-ieratiche da quelle ludiche-artistiche, per Nicolae (poi francesizzato in Nicholas) Georgescu si trattava invece di sete di unicità.
Casus belli, banale ma decisivo, fu l’approssimarsi a un suo sodale scolastico.
L’omonimia di un suo compagno di classe del severo liceo di Costanza (Romania), infatti, non gli andava assolutamente a genio. Per questo motivo, operò anch’egli una scelta semantica molto interessante.
Tra l’algebra delle sillabe e l’aritmetica delle lettere, il giovane Nicolae era già allora un promettente mattatore della matematica – futuro punto di riferimento mondiale dello sviluppo sostenibile e inventore della cosiddetta ‘economia ambientale’.
Probabilmente applicò un segmento della sua intelligenza anche per spiccare tra la massa proteiforme giovanile, con un nome altisonante.
Difatti, Roegen – il secondo ‘finto’ cognome – non esisteva alla sua nascita… La sua scaturigine, come quasi sempre accade nella creazione pseudonimi dei grandi pensatori, risulta affascinante. Ecco il sagace meccanismo:
- dapprima isolò le prime 4 lettere del vero cognome: GEORgescu
- poi prese anche la l’ultima e la prima lettera del suo nome: NicolaE
- e le raccolse da destra verso sinistra: ROEGEN
- infine, posizionò questo nuovo cognome accanto al quello originale: Georgescu-Roegen.
E, non soddisfatto, come ultimo capitolo di questa metamorfosi onomastica, decise altresì di francesizzare il suo nome – passando da Nicolae a Nicholas.
Attenzione, però. Che non sia questo, come gli altri episodi dell’omologa rubrica, erudito passatempo enciclopedico di semantica individuale. Quello, semmai, è l’abbrivio per riflessioni postreme; per incuriosire lettrici e lettori che, magari, non avevano mai nemmeno sentito il nome in questione…
In questo caso, l’amico Georgescu-Roegen rappresenta una delle stelle polari della galassia di Equilibri Magazine, essendo stato uno dei primi intellettuali in Europa (e quindi, a quel tempi, nel mondo) a parlare di ‘bioeconomia’ – o ‘economia ecologica’ – e del concetto di ‘decrescita’. Per primo sottolinerò l’importanza delle risorse materiali nelle analisi economiche, assenti nelle riflessioni neoclassiche e marxiane, criticando altresì l’impianto stesso dell’economia neoclassica, definita una sorta di ‘dittatura del presente sul futuro’, e la teoria dello ‘stato stazionario’ di Daly (suo ex allievo), rea di procedere per crisi decrescenti con aumento costante di costi di estrazione e i prezzi del mercato.
Insomma, un cambio di paradigma del pensiero economico che ha influenzato tutto il XX secolo, cominciato con un cambio radicale del proprio nome e della propria identità. Unica, personale, individuale, eterna.