L’Astrocapitalismo, Elon Musk e l’ultima frontiera

L'ascesa dell'Astrocapitalismo incarnato da Elon Musk è figlia della nuova fase industriale-tecnologica della Modernità

Autore

Alessandro Leonardi

Data

10 Marzo 2025

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10 Marzo 2025

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Nell’anno 2050 la popolazione terrestre avrà superato probabilmente i 9,5 miliardi di individui, mentre allo stesso tempo su Marte verrà celebrato il traguardo raggiunto dall’imponente città edificata dall’azienda aerospaziale SpaceX: oltre un milione di abitanti e il primo vero avamposto extra-terrestre che avrà reso la nostra specie multi-planetaria. Questo è il grande disegno perseguito dall’imprenditore Elon Musk, che negli ultimi 20 anni ha speso tutte le sue energie per garantire il futuro dell’homo sapiens oltre il pianeta Terra dove l’umanità verrà evoluta tramite il potere tecnologico. La particolare visione tecno-futuristica legata alla corrente culturale del transumanesimo è una costante nei discorsi del magnate americano, ossessionato dall’idea di salvare il genere umano prima di un’eventuale catastrofe globale: «C’è grande urgenza nel rendere la vita multi-planetaria. Dobbiamo farlo mentre la civiltà è ancora forte»1 ha dichiarato negli ultimi tempi. 

Le paure di Musk non sono dei timori campati in aria, considerate le gravi crisi sistemiche che stanno investendo il nostro modello di sviluppo, come quella climatica-ambientale o le grandi tensioni geopolitiche che stanno emergendo nel nuovo mondo multipolare caotico. Da quando gli esseri umani hanno creato un sistema industrializzato su scala planetaria imperniato sulla crescita senza limiti, inventando pure le armi di distruzione di massa in grado di annientare la civiltà moderna, gli allarmi sui rischi esistenziali si sono moltiplicati e l’enorme pressione esercitata sull’ecosistema da 8,2 miliardi di consumatori sta diventando letteralmente insostenibile. Una serie di allarmi che ha radici molto antiche, ma che soprattutto dagli anni ’70 del secolo scorso ha generato un intenso dibattito sul futuro della nostra specie e su come garantire una cornice di sicurezza alla nostra civiltà avanzata. Se da una parte queste critiche sono state ripetutamente bollate come catastrofiste e pessimiste dai cantori del Sistema odierno, dall’altra parte diversi miliardari della Silicon Valley le hanno valutate seriamente, adoperandosi concretamente anche per la loro personale salvezza. Ed è in questo clima da fine impero che l’esplorazione spaziale di massa è tornata ad essere un’ipotesi concreta, riecheggiando le parole espresse dall’astronomo Carl Sagan nei lontani anni ’90: «Poiché, sul lungo termine, ogni società planetaria sarà messa in pericolo dagli impatti provenienti dallo spazio, ogni civiltà esistente sarà obbligata a diventare spaziale – non per chissà quale zelo romantico o esplorativo, ma per la ragione più pratica immaginabile: restare in vita»2. Ma dietro questo azzardato tentativo di salvataggio dell’uomo contemporaneo, si celano le ben più complesse dinamiche della Modernità, dell’industrialismo odierno e di una sua nuova variante: l’Astrocapitalismo.

La spinta sistemica verso le Stelle – TECNOLOGIA

La space economy, e lo sviluppo delle tecnologie legate ad essa, rappresentano un nuovo potente volano per la crescita economica mondiale, che nel settore aerospaziale potrebbe raggiungere il valore di 1800 miliardi di dollari entro il 2035. Una crescita impetuosa dettata dalla rinnovata competizione fra le grandi Potenze e dalla necessità stessa del Sistema globale di trovare nuovi mercati, nuove tecnologie e ulteriori strumenti per alimentare la sua espansione senza limiti. Proprio la situazione internazionale in rapida mutazione sta favorendo la nuova corsa verso lo Spazio, guidata non solo dagli Stati Uniti, ma anche dalla Cina e da altre nazioni come l’India o i Paesi dell’Unione Europea. La Potenza cinese ha delineato l’anno scorso il suo programma spaziale di lungo termine, dal 2024 al 2050, che dovrebbe proiettare ai massimi livelli lo sforzo tecnologico-scientifico del Paese orientale, rivaleggiando a pari grado con gli avversari statunitensi. Non solo puntando a migliorare le capacità di innovazione degli apparati burocratici-statali legati al settore dell’aerospazio, ma alimentando anche il prezioso dinamismo del settore privato, in modo da colmare il persistente gap con i competitor americani. 

In questo particolare contesto si inserisce anche la spinta dettata dalle turbolenze geopolitiche del XXI secolo, come per esempio la guerra in Ucraina, dove l’apporto fondamentale della costellazione satellitare Starlink ha mostrato il valore aggiunto di questo settore industriale. Forza militare, innovazione tecnologica, crescita economica e l’interesse a conseguire il predominio regionale o globale tramite la space economy, sono sempre più al centro delle strategie delle grandi Potenze, a partire dagli Stati Uniti d’America. Ma proprio la superpotenza americana presenta un’evoluzione diversa rispetto alla precedente corsa verso lo Spazio – quella della Guerra Fredda -, in quanto il suo sviluppo aerospaziale non è dettato principalmente dalle iniziative della NASA, ma dall’azione ben più serrata di una nuova classe imprenditoriale promotrice delle tecnologie più avanzate. Infatti, dopo un lungo periodo di torpore verso l’esplorazione del cosmo, causato soprattutto dalle difficoltà tecnologiche e dalle questioni politiche-economiche in vigore negli anni ’90, un’élite di miliardari ha iniziato progressivamente ad investire nel settore rilanciando l’interesse per la frontiera stellare. Non solo il famoso Elon Musk, ma anche una serie di magnati come il fondatore di Amazon Jeff Bezos, che ha coniugato lo sviluppo dell’Astrocapitalismo con la visione di una futura umanità residente nel cosmo, in grandi colonie extra-planetarie, mentre la Terra verrà progressivamente salvata dai disastri ambientali causati dall’industrializzazione moderna. Le dinamiche del tardo-capitalismo vengono così re-inquadrate in nuovo slancio prometeico votato, non solo a generare profitti immensi per le élite tecno-utopiste al comando, ma anche a ridisegnare il futuro della specie e delle comunità umane.

In questa corsa verso l’ignoto il più determinato, entusiasta e visionario, rimane il miliardario Elon Musk, punta di diamante della nuova fase industriale-tecnologica e uno dei massimi esponenti dell’élite accelerazionista, tecno-reazionaria, emersa dalla Silicon Valley. Al contrario di molti altri imprenditori occidentali, focalizzati principalmente sull’accumulazione di capitale o sull’espansione del loro impero economico, Musk ha consacrato totalmente la sua esistenza, le sue imprese e il suo immenso patrimonio alla missione di portare l’umanità verso una nuova fase di civilizzazione, multi-planetaria, in grado di fondere al meglio l’essere umano con il mondo artificiale. Le sue società – Space X, Tesla, X, Neuralink, xAI, The Boring Company costituiscono i principali pilastri di questo titanico sforzo e per quanto sia diventato l’uomo più ricco del pianeta, con oltre 400 miliardi di dollari di patrimonio, l’accumulazione di denaro non è mai stato il suo obiettivo principale, ma solo uno dei tanti mezzi per realizzare la sua visione tecno-futuristica. 

Infatti il carismatico imprenditore, perennemente in azione con ritmi estremi e uno zelo quasi messianico, ha motivato ferocemente i suoi dipendenti, così come i suoi tanti estimatori in giro per il mondo, reiterando costantemente le necessità di impegnarsi fino in fondo per portare gli esseri umani su Marte, ritagliandosi il ruolo del profeta di una nuova Era. Una convinzione ferrea, ossessiva, che si lega all’ondata culturale/ideologica riassunta nell’acronimo TESCREAL3 e al tentativo di superare gli ultimi limiti terrestri.

Accelerazione

La costruzione di una colonia marziana, così come l’automazione di gran parte della società attuale o il potenziamento transumanista degli stessi esseri umani, non possono prescindere dalla gestione del potere politico e dal controllo della narrazione mediatica. In questo senso le elezioni presidenziali americane del 2024 hanno mostrato una particolare mutazione delle democrazie occidentali, dove una parte delle élite della Silicon Valley ha deciso di esporsi in prima persona nell’arena elettorale; sia dal punto di vista ideologico con l’importante ruolo di eminenza grigia incarnato da Peter Thiel, sia nell’agire politico con il decisivo ruolo di Elon Musk, diventato un attore di primo piano a livello nazionale e internazionale. Fino a qualche anno prima il fondatore di SpaceX si era mostrato poco interessato alle dinamiche di potere presenti a Washington, ma la necessità di accelerare la conquista dello Spazio lo ha spinto progressivamente verso l’intervento diretto. Ovviamente le cause di questa rapida radicalizzazione politica sono molteplici, dal rapporto rovinoso con la figlia transgender Vivian Jenna Wilson – ex Xavier Musk -, all’ostilità verso il Partito Democratico di Biden, fino alla necessità di tutelare legalmente il suo impero industriale di fronte ad una serie di inchieste federali. Ma al centro di ogni mossa rimane sempre l’obiettivo finale della sua visione, con cui ha giustificato anche l’acquisizione di Twitter: «All’inizio pensavo che non rientrasse nelle mie grandi missioni primarie. Ma sono arrivato a credere che possa far parte della missione atta a preservare la civiltà, dando alla nostra società più tempo per diventare multi-planetaria»4. Infatti il controllo di X – ex Twitter -, giustificato con la crociata a favore del free speech, ha consentito al magnate di raggiungere un’influenza senza pari nel dibattito culturale-politico globale, proiettando il suo potere sul governo degli USA e i suoi alleati. 

La vittoria di Donald Trump e l’instaurazione del DOGE -Department of Government Efficiency-, rappresentano una palese ristrutturazione degli assetti occidentali, ma per i tecno-oligarchi questa è soprattutto la grande occasione per spingere fino all’estremo le dinamiche della Modernità, incardinate sulla rottura di qualsiasi limite umano-terrestre e sulla crescita infinita. La stessa vita personale di Elon Musk è pesantemente condizionata dai ritmi alienanti del Sistema globale, imperniata ogni giorno su velocità, innovazione, efficienza e sacrificio esistenziale in nome del Meccanismo industriale-tecnologico. Un mix che viene imposto brutalmente anche ai suoi dipendenti, dalle lunghe ore di lavoro fino alla rinuncia a qualsiasi vita sociale, anche a costo di notevoli sofferenze psicologiche. Il profeta e gli individui al suo comando somigliano sempre di più a degli ‘ingranaggi’ al servizio della Macchina artificiale, ma con una visione tecno-messianica pronta a giustificare tale sacrificio in nome della nuova fase capitalistica. Un sacrificio obbligatorio che presenta notevoli e inquietanti rischi.

L’infinito e i suoi pericoli 

La crescita senza limiti è il dogma supremo della nostra epoca e nessuna leadership ha mai osato sfidare questo comandamento, con buona pace dei teorici della ‘decrescita’ aggrappati alla famosa frase dell’economista Kenneth Boulding: «Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un pazzo, oppure un economista»5. O un esponente della Silicon Valley… Lo sforzo prometeico verso lo Spazio, verso il superamento delle fragilità dell’Homo Sapiens, così come la radicale trasformazione del mondo, si inquadrano perfettamente nel lungo arco della Modernità dove il Progesso non ha limiti e non può avere limiti. Le stesse dottrine che permeano i tecno-oligarchi americani sono il frutto di un complesso intreccio culturale risalente a secoli fa, fra cui la corrente di pensiero del Cosmismo russo nata verso la fine del 1800 che rappresenta sotto alcuni aspetti6 un precursore del transumanesimo attuale e della sua volontà di elevare l’umanità nelle Stelle. Ma nell’attuale corsa allo Spazio emergono sostanziali differenze fra le aspirazioni dei pensatori russi e il futuro promosso dai miliardari statunitensi: 

«C’è poi, nel cosmismo, un universalismo e un senso della fine della storia che sono completamente assenti in Musk. L’ardire tecnico è il risultato di un’umanità che è finalmente approdata a un obiettivo transnazionale. Niente di più lontano dalle voglie di deportazione di Trump o dai proclami dell’AFD (il partito tedesco di estrema destra che secondo Musk salverebbe la Germania). Di più: nel caso del cosmismo sovietico, alla storia come risultato di forze che l’uomo evoca ma non sa governare, farebbe posto una società senza classi e un mondo nel quale l’uomo è finalmente il soggetto consapevole del suo destino. Esattamente il contrario di un Musk che postula la conquista di Marte allo scopo di preservare il genere umano dai possibili disastri che potrebbe compiere, suo malgrado, quaggiù: dai cambiamenti climatici all’olocausto nucleare7».

Sottolinea il giornalista Maurizio Carta. 

Se da una parte non si può tornare indietro, specialmente con 8,2 miliardi di consumatori-produttori inseriti nell’architettura economica globale, dall’altra non rimane altro che accelerare disperatamente secondo i teorici delle «magnifiche sorti e progressive»; non in maniera collettiva e democratica, ma sotto la guida libertaria-reazionaria di poche élite visionarie. Negli ultimi anni, specialmente dopo l’acquisizione di Twitter, Elon Musk ha mostrato più volte un ampio interesse per il pensiero di Ayn Rand, di Milton Friedman e altri teorici del capitalismo moderno, seppure non con la stessa profondità ideologica di Peter Thiel. Nella sua mente la colonizzazione di Marte rappresenta una possibile realizzazione di queste idee, con un mix fra individualismo, anarco-capitalismo, Stato minimo e il problematico lungotermismo, atto a moltiplicare le potenzialità della nostra specie. Ma questo ‘sogno’ inseguito fin dall’adolescenza si scontra inevitabilmente con le problematiche del nostro mondo e gli aspetti oscuri del progresso moderno. 

Mentre le crisi globali si moltiplicano, la realizzazione di una città di 1 milione di abitanti sul pianeta rosso rimane una pericolosa fantasia criticata da numerosi scienziati, astronauti e politici. Inoltre un’eventuale colonizzazione spaziale potrebbe aprire paradossalmente la porta al definitivo consumo e distruzione della Terra, in nome di un’industrializzazione ancora più esasperata, abbandonando al loro destino miliardi di persone inchiodate nelle degradate lande terrestri. Un’inquietante distopia che ricorda il film Elysium. Lo stesso Musk che aveva criticato l’ingenuo ottimismo dei confronti dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale Generale (AGI), rifiutando anche la visione post-umana8 del fondatore di Google Larry Page, si è successivamente lanciato a capofitto nella lotta per il predominio in questo ambito, giustificando il tutto con la necessità di garantire un’IA benevola nei confronti dell’umanità. Le logiche implacabili del tardo-capitalismo, alimentate anche dal ‘destino manifesto’ di matrice americana e dal ‘mito della frontiera’, spingono il magnate a rilanciare costantemente, a correre ogni rischio, a sfidare qualsiasi limite, come un Icaro tecnologico che accelera verso il Sole. Probabilmente Elon Musk non ha mai letto gli ammonimenti di Bertrand Russell9… O forse sì… Ma ormai il dado è tratto: verso l’infinito del cosmo o la tragica implosione della Modernità.

Note

  1. K. Grind, Elon Musk’s Plan to Put a Million Earthlings on Mars in 20 Years, in The New York Times, 11 luglio 2024
  2. C. Sagan, Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space, Ballantine Books, 1994
  3. TESCREAL è un acronimo proposto da Timnit Gebru e Émile Torres, che sta per ‘transumanesimo, estropianesimo, singolaritanismo, cosmismo, razionalismo, altruismo efficace e lungoterminismo’.
  4. W. Isaacson, Elon Musk, Simon & Schuster UK, 2023, p. 457-458
  5. M. Ciardi, La fuga dalla realtà e il mito della crescita infinita, in Scienza in rete, 12 maggio 2010
  6. M. Eltchaninoff, Lenin ha camminato sulla Luna: La folle storia dei cosmisti e dei transumanisti russi, E/O, 2022
  7. M. Carta, Cercare la vita eterna nello spazio, le radici del cosmismo di Musk, in Domani, 25 gennaio 2025
  8. Elon Musk Called A ‘Speciest’ By Larry Page of Google, Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=0oJv4YO9-SU
  9. B. Russel, Icarus or the Future of Science, Wilder Publications, 2021
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