Il ruolo dei trasporti come connettori e vettori nel tessuto sociale ed economico, specialmente in contesti urbani, è centrale e ben riconosciuto dalla Unione Europea.
I trasporti svolgono infatti un ruolo fondamentale nel promuovere lo sviluppo economico, il benessere e l’equità sociale: consentono di accedere ad attività che sono fondamentali per la partecipazione attiva alla società e al mercato del lavoro, quali l’occupazione, l’assistenza sanitaria e l’istruzione.
In questo contesto, la povertà dei trasporti è un fenomeno che si sta imponendo come sempre più preoccupante, in particolare per i gruppi vulnerabili, in quanto compromette l’accesso ai servizi e contribuisce in tal modo all’esclusione sociale.
Numerosi sono i documenti ufficiali e le raccomandazioni comunitarie in cui viene ribadita l’importanza di prestare attenzione e cura verso l’accessibilità, fisica ed economica, della rete di trasporti, in linea con il principio costituente dello spazio europeo che si fonda sulla mobilità di persone, beni e servizi. Per citare alcuni di questi documenti, il principio 20 del pilastro europeo dei diritti sociali stabilisce che i trasporti sono tra i diritti essenziali a cui ogni persona ha il diritto di accedere. Il Competitiveness Compass sottolineava inoltre che un’infrastruttura di trasporto adeguata è un prerequisito per la competitività dell’UE, in quanto sostiene in particolare la logistica e la produzione orientata al bisogno.
In attesa dell’avvio nel 2026 dell’Osservatorio europeo per una transizione equa, l’ultima raccomandazione sul tema della Commissione Europea, la 2025/1021 del 22 maggio 2025, è tutta incentrata sulla povertà dei trasporti e ribadisce l’importanza di «garantire una mobilità accessibile, a prezzi sostenibili ed equa».
Per povertà dei trasporti si intende «l’incapacità o la difficoltà degli individui e delle famiglie di sostenere i costi dei trasporti pubblici o privati o l’impossibilità o la difficoltà di accedere ai trasporti necessari per l’accesso a servizi e attività socioeconomici essenziali, tenuto conto del contesto nazionale e geografico».
Il concetto di povertà dei trasporti si innesta dunque su diverse dimensioni: accessibilità economica, disponibilità, adeguatezza e sicurezza dei trasporti.
Per affrontare questo fenomeno, la raccomandazione della Commissione delinea una roadmap articolata e molteplice, coinvolgendo diversi settori economici e attori sociali e istituzionali: l’adozione di un approccio intersettoriale nella pianificazione urbana e nell’elaborazione di misure rivolte ai gruppi vulnerabili si rende indispensabile.
Innanzitutto, è fondamentale l’individuazione dei gruppi vulnerabili colpiti dalla povertà dei trasporti, sulla base dei dati disponibili e identificando le cause profonde di tale povertà nei territori nazionali. In modo speculare, si rende necessaria l’individuazione dei portatori di interessi economici e professionali e delle istituzioni, con particolare attenzione alle autorità e ai rappresentanti regionali e locali, attraverso una consultazione pubblica completa e trasparente e un processo di coinvolgimento dei cittadini, assicurando la partecipazione attiva dei gruppi. Sarebbero poi da individuare misure e risorse adeguate, collegate a obiettivi e tempistiche misurabili, e soprattutto è da implementare il monitoraggio degli investimenti.
D’altro canto, una strategia olistica prevederebbe di integrare la lotta alla povertà dei trasporti nelle strategie settoriali già esistenti, ad esempio nel settore dell’energia, a livello nazionale e regionale. La migliore transizione auspicabile è infatti una transizione che non sia solo energeticamente efficace ma anche equa e socialmente sostenibile, ricollegandosi al concetto di accessibilità: coinvolgere tutti i settori sociali, e specialmente i gruppi vulnerabili, permetterebbe una penetrazione molto più ampia delle misure preposte alla decarbonizzazione di un settore così cruciale per gli obiettivi climatici. Viceversa, predisporre soluzioni ecologiche per rendere accessibili i trasporti a una quota più ampia possibile cittadini aumenterebbe la possibilità e le modalità per ridurre le emissioni del settore.
Per garantire una copertura più ampia possibile dei gruppi urbani, le misure non si dovrebbero limitare alle persone che dispongono di automobili, puntando quindi alla sola decarbonizzazione del parco auto circolante, ma dovrebbero includere anche il settore dei trasporti pubblici locali e delle relative infrastrutture, che anzi sono i più attenzionati per la questione della povertà dei trasporti.
Trovare un approccio che coniughi soluzioni alla povertà dei trasporti, all’accessibilità agli stessi e che sia climaticamente neutrale significa prendere in considerazione tutte le forme di mobilità, incentivando l’utilizzo del modo di trasporto più sostenibile a disposizione, garantendo al contempo che corrisponda alle esigenze quotidiane dei gruppi destinatari.
Nella pianificazione urbana, questo va incontro a un nodo fondamentale della povertà e accessibilità al trasporto: il first-last mile problem, ovvero la difficoltà per i cittadini raggiungere la rete di trasporto pubblico, poiché quest’ultima è troppo distante e/o perché il percorso non è sicuro.
Questo fenomeno si verifica con maggior frequenza nelle periferie urbane, solitamente più isolate dalla rete centrale dei trasporti, che già risentono dell’impossibilità dell’accesso agli altri servizi, creando un circolo vizioso: è necessario, pertanto, sostenere il miglioramento dei collegamenti dei mezzi pubblici con le zone rurali, periferiche e remote.
Delle soluzioni in questo senso potrebbero riguardare il trasporto pubblico multimodale e nuovi servizi basati sul ride sharing e sul car sharing, privilegiandoli rispetto alla mobilità individuale non attiva, riducendo – meglio se a suon di investimenti, più che di divieti – la dipendenza dalle autovetture private e incentivando viceversa le soluzioni ecologiche, che fungerebbero da connettori dell’ultimo miglio per le zone più sfornite e ridurrebbero al contempo la necessità di ricorrere a mezzi privati. Elaborare politiche che tengano conto di esigenze di trasporto più ampie consentirà non solo di contrastare la povertà dei trasporti, ma anche, più in generale, di migliorare la connettività, ridurre le emissioni di CO2 e di inquinanti atmosferici, la congestione, gli incidenti e il rumore e offrire un’alternativa valida per tutta la collettività.