Il fiume che divenne persona

Il fiume Whanganui in Nuova Zelanda è stato riconosciuto come persona giuridica, segnando un cambiamento epocale nel rapporto tra diritto, ambiente e culture indigene.

Autore

Maria Viktoria Bittner

Data

11 Marzo 2025

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6' di lettura

DATA

11 Marzo 2025

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Il Whanganui è il fiume più lungo della Nuova Zelanda e si estende per 290 chilometri dal Monte Tongariro fino al Mare di Tasman. Per secoli, i Māori, che considerano il fiume un’entità vivente dotata di mana (autorità spirituale) e mauri (forza vitale), hanno lottato per il riconoscimento della loro connessione ancestrale con il fiume. Questa lunga disputa legale e politica tra il governo della Nuova Zelanda e le iwi (tribù) Māori della regione di Whanganui, si è concretizzata finalmente nel 2017 attraverso il Te Awa Tupua (Whanganui River Claims Settlement) Act 20171, una legge che attribuisce al fiume lo status di persona giuridica, riconoscendone i diritti e le responsabilità legali. 

Si tratta senza dubbio di un’importante vittoria per i Māori, ma comporta implicazioni significative anche in ambito legale, ambientale e culturale. Questo atto dimostra infatti come la percezione indigena della natura, profondamente intrecciata con visioni spirituali e culturali, possa essere integrata nel sistema legale. Riconoscendo il fiume come un’entità vivente con diritti legali, il sistema giuridico neozelandese ha creato un modello che fonde la tradizione Māori con il diritto moderno, aprendo così nuove strade per una gestione ambientale più inclusiva e sostenibile.

Una lotta secolare: le radici storiche del riconoscimento del fiume Whanganui

Ma analizziamo ora le ragioni alla base di questa legge che affondano le radici in questioni sociali, politiche e legali. Le origini del conflitto tra i Māori di Whanganui e la Corona britannica risalgono al Trattato di Waitangi del 1840, un accordo volto a stabilire le basi per la protezione dei diritti territoriali delle popolazioni indigene e, allo stesso tempo, affermare la sovranità della Corona sulla Nuova Zelanda. L’attuazione dell’accordo ebbe però conseguenze controverse e, nonostante le premesse, l’accordo non fu rispettato: il fiume venne privato del controllo e della protezione spettante ai Māori, compromettendo così la loro connessione spirituale e fisica con il corso d’acqua.

Per questo motivo, nel 1990 la Whanganui River Māori Trust Board2 presentò una richiesta di risarcimento al Waitangi Tribunal3. Il tribunale riconobbe il fiume come un’entità indivisibile, comprendente tutte le sue acque e gli elementi che gli conferiscono l’essenza vitale, e stabilì che la Corona aveva violato il trattato sotto vari aspetti, privando i Māori della loro rangatiratanga (sovranità) legata al fiume e i suoi affluenti. 

Dopo decenni di negoziati, un ruolo cruciale venne svolto dal Whanganui River Deed of Settlement4, firmato nel 2014 dal governo neozelandese e dalle iwi. Questo accordo stabilì un nuovo quadro giuridico per il fiume, riconoscendolo ufficialmente come Te Awa Tupua (che in Māori significa ‘Il fiume come un’entità vivente’ o ‘Il fiume sacro’). In questo contesto, l’intero sistema fluviale viene considerato un ecosistema integrato, con valori intrinseci propri che riflettono il legame fisico e spirituale indissolubile tra i Māori e il fiume, un rapporto fondato su principi di cura e responsabilità reciproche. Inoltre, l’accordo incluse un risarcimento finanziario, un riconoscimento culturale e una struttura di governance per il fiume, con l’obiettivo di garantire la sua protezione, preservazione e il benessere dei suoi ecosistemi.

Nel 2017, l’accordo fu pienamente attuato dal Te Awa Tupua (Whanganui River Claims Settlement) Act 2017, confermandone i principi e le disposizioni, inclusi i diritti legali riconosciuti al fiume Whanganui.

Filosofia Māori e sostenibilità: un approccio integrato per il futuro dell’ambiente

Per comprendere appieno il significato e le motivazioni di questa legge, è necessario esplorare la filosofia Māori che ha fornito la base etica e culturale per riconoscere il fiume Whanganui come elemento essenziale del benessere della comunità. Nella visione Māori, infatti, non esiste una dicotomia tra uomo e natura, ma piuttosto una connessione fluida, in cui l’essere umano viene percepito come parte integrante di un sistema interconnesso del quale è responsabile. 

In questo contesto, due principi chiave, la whakapapa (interconnessione genealogica) e la kaitiakitang (responsabilità di custodia), sono essenziali per comprendere il loro relazionarsi con l’ambiente.

Il principio di whakapapa, infatti, rappresenta una rete complessa che collega tutte le forme di vita, comprese le persone e gli antenati, sia umani che non umani5. È un concetto profondamente spirituale che lega gli individui alla terra, agli antenati e alla comunità. Da questa prospettiva, ecosistemi specifici come il fiume Whanganui sono considerati antenati e, pertanto, intrinsecamente preziosi6.

Il principio di kaitiakitanga, invece, riflette la responsabilità etica di prendersi cura della terra e delle risorse naturali, incarnando il concetto fondamentale secondo cui le popolazioni Māori non solo sono legate all’ambiente, ma di fatto si identificano come parte di esso7. Questo implica che le decisioni ambientali non riguardano esclusivamente l’ambiente, ma l’intera comunità, poiché le conseguenze di tali decisioni influenzano direttamente le persone e tutto il resto del mondo naturale. 

Nella visione Māori viene quindi enfatizzato il concetto di tutela derivante dal loro dovere di prendersi cura degli antenati, piuttosto che il concetto di diritto, poiché la natura non è intesa come una proprietà8. In quest’ottica, la legge che attribuisce al fiume Whanganui lo status di persona giuridica riflette un approccio che va oltre la tutela ambientale intesa come mera conservazione di un ecosistema: si tratta di un riconoscimento della vita, della storia e della cultura che il fiume rappresenta. È chiaro quindi che il punto di vista Māori è in netta contrapposizione con la visione dominante occidentale, che considera invece la natura semplicemente come una risorsa economica9.

Oltre a definire la relazione dei Māori con l’ambiente, i concetti di whakapapa e kaitiakitang influenzano profondamente anche le loro pratiche quotidiane, inclusa la gestione delle risorse naturali. Le pratiche di cura e conservazione, che comprendono crescita, raccolto, preparazione e distribuzione, vengono adottate secondo un’etica che trascende le considerazioni economiche per concentrarsi invece sulla sostenibilità ecologica e sulla responsabilità verso le generazioni future10. Un altro esempio concreto di questa etica è l’adozione del rāhui, ovvero una restrizione temporanea su risorse naturali o aree specifiche al fine di consentirne la protezione, il recupero o la rigenerazione e permettere così la tutela delle risorse per il benessere a lungo termine della comunità11.

Come esercita i suoi diritti un fiume? Pratiche e sfide del Te Awa Tupua Act

Come può un fiume, in pratica, esercitare i propri diritti e doveri? Per rispondere a questa sfida, il Te Awa Tupua Act ha previsto la costituzione di una struttura legale, composta da due guardiani, che rappresentano il volto e la voce del fiume: un delegato del governo neozelandese e uno del popolo Māori, che lavorano insieme per proteggere i diritti del fiume. 

Il Te Awa Tupua può così assumere un ruolo attivo nei procedimenti legali, presentando istanze in tribunale, accumulando debiti e ottenendo risarcimenti per danni ambientali. Inoltre, il suo ruolo viene rafforzato anche al di fuori dei fori giuridici, nei contesti politici e sociali, dove vengono promossi e protetti i suoi interessi, il suo benessere e i suoi diritti12.

Questo innovativo modello di co-gestione ha il potenziale di trasformare il modo in cui le risorse naturali vengono gestite, coinvolgendo attivamente le comunità locali nelle decisioni e nell’attuazione di politiche ambientali e rafforzandone al contempo la collaborazione con il governo13.

Tuttavia, l’attuazione effettiva di questa co-gestione tra il governo e le comunità Māori, nonché il riconoscimento giuridico della personalità del fiume, comporta diverse sfide. Innanzitutto, le differenze culturali e politiche tra le due parti potrebbero rendere difficile una collaborazione pienamente armoniosa, con il rischio che le priorità e le visioni contrastanti sull’ambiente influenzino negativamente il processo di gestione condivisa. Il riconoscimento giuridico del fiume come persona vivente potrebbe entrare in conflitto con le politiche ambientali tradizionali, spesso orientate da principi economici e di sviluppo. In particolare, la tensione tra l’approccio Māori, che implica una visione ecologica a lungo termine e un legame spirituale con l’ambiente, e le politiche legali ed economiche convenzionali, potrebbe rendere difficile trovare un equilibrio tra la tutela del fiume e le esigenze di sviluppo14.

Inoltre, un altro aspetto complesso deriva dalla difficoltà nel tutelare l’integrità fisica e spirituale del fiume, che non può essere completamente garantita dalla legge15.

Un modello per il futuro della sostenibilità

Per concludere, il caso del fiume Whanganui offre spunti preziosi per la sostenibilità ambientale a livello globale, mettendo in evidenza la necessità di adottare approcci più inclusivi ed olistici. Questo modello innovativo non solo potrebbe influenzare le politiche delle comunità indigene, ma anche stimolare i governi e le organizzazioni internazionali a riconsiderare la nostra relazione con l’ambiente, integrando visioni ecologiche, culturali e legali. 

Inoltre, la co-gestione tra le comunità indigene e gli enti governativi, se supportata da un riconoscimento giuridico delle risorse naturali come entità viventi, potrebbe contribuire a ristabilire il legame tra le persone e il loro ambiente, creando un equilibrio tra la protezione degli ecosistemi e le esigenze di sviluppo e offrendo soluzioni praticabili per un sistema di sostenibilità più inclusivo e duraturo.

Il riconoscimento giuridico del fiume Whanganui apre a una riflessione culturale e filosofica fondamentale: non si tratta semplicemente di un atto giuridico, ma di un invito a ripensare profondamente il nostro rapporto con la natura. In un’epoca segnata dalla crisi ecologica, la filosofia Māori ci insegna a considerare la natura come parte integrante di noi stessi, non come una risorsa da sfruttare.

References

New Zealand Ministry of Justice. (2017). Te Awa Tupua (Whanganui River Claims Settlement) Act 2017. Wellington: Parliamentary Counsel Office.

Office of Treaty Settlements. (2014). Ruruku whakatupua—Whanganui River deed of settlement between the Crown and Whanganui Iwi: Summary of the historical background to the Whanganui River claims of Whanganui Iwi.


Note

  1. New Zealand Ministry of Justice, Te Awa Tupua (Whanganui River Claims Settlement) Act 2017, Wellington, Parliamentary Counsel Office, 2017
  2. Un ente giuridico istituito nel 1988 che rappresenta le iwi della regione di Whanganui e si pone come obiettivi la protezione e la promozione dei diritti e degli interessi delle comunità locali, inclusi quelli legati alle terre, alla cultura, ai diritti naturali e alla gestione delle risorse locali.
  3. Una commissione permanente di indagine istituita nel 1975 che ha lo scopo di esaminare e risolvere le controversie riguardanti le promesse fatte nel Trattato di Waitangi.
  4. Office of Treaty Settlements, Ruruku whakatupua—Whanganui River deed of settlement between the Crown and Whanganui Iwi: Summary of the historical background to the Whanganui River claims of Whanganui Iwi, 2014
  5.  M. Kramm, When a river becomes a person, in “Journal of Human Development and Capabilities”, 21(4), 2020, pp. 307–319.
  6. Ibidem
  7. C. Jones, Tino Rangatiratanga and sustainable development: Principles for developing a just and effective system of environmental law, in “Aotearoa. Journal of Māori Legal Writing (Te Tai Haruru)”, 2010, 3, 59–80.
  8. C. M Kauffman e P. L. Martin, Constructing rights of nature norms in the US, Ecuador, and New Zealand, in “Global Environmental Politics”, 2018, 18(4), pp. 43–62.
  9. C. Jones, Tino Rangatiratanga and sustainable development: Principles for developing a just and effective system of environmental law, cit.
  10. J. Williams, Ngāi Tahu kaitiakitanga. MAI Journal, 2012, 1(2), pp. 89–102.
  11. H. Whaanga e P. Wehi  Rāhui and conservation? Māori voices in the nineteenth century niupepa Māori, in “Journal of the Royal Society of New Zealand”, 2017, 47, 100–106.
  12. C. Iorns Magallanes, A world where the rivers are people too, in “Elgar Blog”, 2017 https://elgar.blog/2017/06/22/rivers-as-people/
  13. M. Kramm, When a river becomes a person, cit.
  14. Y. Tahana, Whanganui River Decision: Implications for Māori and environmental management. The Treaty of Waitangi. (1840), 2018
  15. C. M Kauffman e P. L. Martin, Constructing rights of nature norms in the US, Ecuador, and New Zealand, cit.
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