Nel 1538, il terreno sotto ai Campi Flegrei, vicino a Napoli, si gonfiò fino a un punto di rottura e poi scoppiò seppellendo Tripergole, villaggio di epoca romana, sotto un torrente di cenere fangosa e lava che divenne poi una nuova montagna: il Monte Nuovo.
Campi Flegrei – che significa ‘campi in fiamme’ o ‘campi infuocati’ – è una rete tentacolare, per lo più nascosta, di 24 crateri che si estendono dalla vasta caldera di fronte al Vesuvio fino ad arrivare all’estremità occidentale di Napoli nel Golfo di Pozzuoli.
Gli scienziati hanno cercato di capire meglio cosa è successo durante la più recente eruzione storica del vulcano e hanno pubblicato le loro scoperte il 16 giugno sulla rivista Geophysical Research Letters.
«Oggi le deformazioni del suolo associate all’attività vulcanica sono monitorate sia con i satelliti che con le reti di rilevamento installate a terra», ha dichiarato l’autrice principale Elisa Trasatti, ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in Italia. «Tuttavia, sappiamo ancora molto poco del comportamento dei vulcani e delle loro eruzioni avvenute in passato, prima dell’avvento dell’età strumentale.»
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