Glossario minimo per orientarsi nel digital learning (A-C)

Per incominciare a condividere linguaggi e termini di questo mondo proviamo a costruirci un glossario minimo di riferimento.

glossario digitale

Autore

Susanna Sancassani

Data

5 Settembre 2022

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TEMPO DI LETTURA

3' di lettura

DATA

5 Settembre 2022

ARGOMENTO

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Le lunghe montagne russe del Covid, PostCovid, Ri-Covid, hanno messo alla prova la nostra capacità di interpretare in modo positivo il cambiamento. Molti (individui ed istituzioni) si sono concentrati nello sviluppare la loro «resilienza». Ovvero la loro capacità di tornare uguale a se stessi dopo qualunque sollecitazione esterna.

Rincorrere la resilienza non sempre è una strategia vantaggiosa perché, in questa strenua tensione a conservarci uguali a noi stessi, perdiamo tutte le opportunità di cambiamento evolutivo offerte dal mutare delle circostanze e dei vincoli esterni. Superato il momento dello stordimento. Abbiamo urgenza di riconsiderare il malessere che la pandemia e la relativa DaD hanno fatto emergere rispetto all’insieme della nostra offerta formativa. E che ha purtroppo oscurato le tante belle esperienze che invece sono emerse.

I risultati di queste dinamiche

Le dinamiche complesse di questi anni hanno messo incontestabilmente sotto gli occhi di tutti una serie di aspetti con i quali dovremmo fare i conti:

  • l’evidente urgenza di sfruttare gli strumenti digitali per favorire un salto quantitativo alle potenzialità di accoglienza della nostra offerta formativa di livello superiore per rispondere a tutte le richieste di re-skilling, up-skilling accelerate dalle rapide trasformazioni della domanda di lavoro;
  • la necessità di utilizzare nella progettazione didattica «tutti i tasti del pianoforte». Ovvero tutte le dimensioni dell’esperienza di apprendimento (in aula, online, sincrone, asincrone, individuali e collaborative) in una prospettiva sistemica e sostenibile;
  • la necessità del superamento radicale della fuorviante metafora della «trasmissione del sapere» come responsabilità prioritaria del docente a favore di una responsabilizzazione sul raggiungimento di Risultati di Apprendimento osservabili e costruiti da parte degli studenti in un contesto attivo e proattivo.

Da qui nasce la necessità di sviluppare un nuovo approccio alla progettazione didattica che proponiamo di definire Smart Learning Design perché ci permette di superare la focalizzazione sulle distinzioni tra presenza e online, fisico e digitale. Per concentrarsi piuttosto sulla progettazione dell’esperienza didattica in quanto via attiva e partecipata verso il raggiungimento di risultati di apprendimento. Non condizionata da limiti posti a priori, che siano organizzativi o tecnologici, ma aperta all’individuazione del mix più appropriato in base al contesto. Per incominciare a condividere linguaggi e termini di questo mondo proviamo a costruirci un glossario minimo di riferimento.

Asincrono

Tutto ciò che non avviene nello stesso tempo online. In ambito didattico indica tutto l’insieme dell’apprendimento che si genera attraverso piattaforme che propongono contenuti, generalmente video, utilizzabili nel momento in cui si preferisce. Si contrappone all’apprendimento sincrono, che è invece quello che avviene durante le lezioni live tenute attraverso i sistemi di web conference  (Zoom,Webex, Teams, Google Meets, etc.)

Breakout Rooms

Si tratta delle sessioni parallele che è possibile attivare nel corso di una lezione tenuta con una delle piattaforme più comunemente utilizzate per la didattica sincrona (Zoom, etc.). In pratica, in seguito ad un comando attivato dal docente, gli studenti si sono trovano teletrasportati in stanze(sessioni parallele) in cui possono vedere solo il gruppo di  compagni che sono stati assegnati alla stessa stanza, parlare con loro, condividere strumenti e schermate.

Si tratta di una risorsa utilissima per facilitare il coinvolgimento attivo degli studenti assegnando a ciascun gruppo un compito. I docenti possono passare da una stanza all’altra, inviare messaggi a tutti e rispondere alle eventuali richieste di aiuto.

L’utilizzo di questa semplice funzionalità, disponibile in molte piattaforme fin da prima della pandemia, non solo facilita la comunicazione tra gli studenti. Ma crea un contesto molto favorevole per il lavoro collaborativo, in cui il docente può monitorare quello che accade senza essere invasivo. Lo scarso utilizzo che ne è stato fatto finora, e in particolare nei periodi più duri del lockdown.

Si spiega solo con la scarsa attitudine del nostro sistema formativo a stimolare un apprendimento attivo in cui gli studenti sono costantemente chiamati a produrre, elaborare stimoli, risolvere problemi e così via. Il termine breakout, utilizzato per la funzione in alcune piattaforme come Zoom, significa scoppiato, esploso, ma anche evaso, liberato. Una facile opzione per liberare molte classi online dall’ossessione dell’ascolto passivo, di bassa efficacia per l’apprendimento e distruttiva sulla motivazione.

Classe Estesa o DDI didattica Digitale Integrata 

La «classe estesa» e la DDI Didattica Digitale Integrata, nascono dalla necessità a cui ci siamo trovati a far fronte di gestire classi in cui una parte di studenti si trova in aula e una parte in remoto. Se anche riuscissimo a neutralizzare la pandemia, difficilmente questa possibilità uscirà dalle nostre aule, in particolare per tutto quello che riguarda la formazione universitaria e post-universitaria.

Per funzionare bene, richiede però un’attenta organizzazione degli spazi. Una efficace integrazione di strumenti microfoni, altoparlanti, telecamere e proiettori con il sistema di web conference  in modo per assicurare la massima fluidità degli scambi. E una buona percezione (visiva e uditiva) degli studenti remoti in aula e viceversa.

Ma soprattutto una progettazione didattica che stimoli la partecipazione sia online che in aula durante la lezione e tra una lezione l’altra. Attivarla senza l’adeguato supporto tecnologico locale ci fa correre il grande rischio di negative sulla qualità didattica perché, nella migliore delle ipotesi. Spinge il docente a immobilizzarsi dietro la cattedra in un una modalità didattica a zero interazione, in quanto  unico modo per essere visibile/ascoltabile da remoto.

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