Milano, 11 novembre 1628, giorno di San Martino. Un giovane con un accenno di barba, baffi e cappello a tesa larga cammina, lentamente costeggiando il lazzeretto. Di fronte a lui la porta orientale composta da due pilastri ed una tettoia vicino ad una casuccia per i gabellini. Il giovane si porta una mano al volto, fermandosi per un attimo pensieroso. Si guarda attorno e poi riparte entrando in città. Gli si apre dinnanzi una strada deserta. D’un tratto abbassa lo sguardo e vede per terra, su alcuni scalini, ‘certe cose strane’. Osservandole meglio, scopre trattarsi di pani bianchi e tondi. Ne raccoglie tre: due li mette in tasca ed uno inizia a mangiarlo.
Il suo primo pensiero è quello di trovarsi in una città ricca, piena di abbondanza. Ma è solo la percezione di un giovine che ha sempre vissuto in un piccolo paese e che molto dovrà apprendere nei dì a venire. Dopo poco nella strada deserta vede spuntar gente: un uomo, una donna e, qualche passo indietro, un ragazzotto. Tutt’e tre con un carico addosso, i vestiti e gli stracci infarinati, così come i loro visi. L’uomo regge a stento sulle spalle un gran sacco di farina il quale, bucato qua e là, ne semina un poco, a ogni intoppo ed a ogni mossa disequilibrata. Quando Renzo Tramaglino entra a Milano è in atto la guerra di successione di Mantova e Monferrato che, combinata ad una stagione non troppo propizia, causò una lunga carestia che terminerà solo l’anno successivo, nel 1629. Di fronte alla mancanza di derrate alimentari il cancelliere Ferrer impose prezzi calmierati sul pane per aiutare la popolazione. Questa politica creò malcontento tra i fornai che successivamente ottennero un nuovo aumento dei prezzi. La rivolta popolare e l’assalto ai forni del 1628, che Renzo osserva in quei giorni, ne fu una diretta conseguenza. Successivamente i prezzi vennero nuovamente ribassati avviando un processo a spirale che inasprì la mancanza di grano e di altri generi alimentari: le persone, memori dei recenti prezzi alti, specchio della scarsità, fecero scorte di pane e i contadini accorsero in città dalla campagna per comprare il pane a prezzi vantaggiosi. Tutto ciò accelerò l’esaurimento delle scorte, inasprendo ulteriormente la carestia. Di nuovo dovette intervenire la politica impedendo l’accumulazione di pane o farina e vietando di portare fuori città cibo oltre certe soglie, stabilite per legge. Come lo stesso Manzoni commenta, l’errore del cancelliere fu quello di fissare il prezzo del pane lontano dal prezzo reale che sarebbe risultato naturalmente dalla ‘proporzione fra bisogno e quantità’ e che sarebbe bastato un suo ordine a produrre una abbondanza mancante.
La riflessione porta a osservare come l’imposizione di regole coercitive che non tengano conto del comportamento degli individui e della relazione domanda ed offerta, siano destinate, in taluni casi, a naufragare con scarsi risultati, se non addirittura, negativi. Con questo non vogliamo dire che non sia opportuno utilizzare le politiche tradizionali, come tasse, sussidi e vincoli per tutelare il benessere comune e stimolare la crescita, ma che debbano essere ben studiate e ragionate e che, soprattutto, possano trovare un nuovo alleato nell’analisi comportamentale degli agenti. Questa riflessione è importante anche per la transizione energetica: uno studio del 2020 stima che, attuando alcuni cambiamenti nel comportamento dei consumatori, l’Unione Europea potrebbe ridurre le sue emissioni del 25%. A tal riguardo vengono in nostro aiuto gli studi portati avanti dal premio Nobel 2002 Daniel Kahneman, recentemente scomparso, e da Richard Thaler, premio Nobel 2013. L’idea è quella di individuare delle politiche in grado di incentivare, in maniera naturale e senza coercizioni, delle azioni virtuose che favoriscano la transizione energetica, dal lato della domanda.
Lo strumento di attuazione si basa sulle caratteristiche comuni degli individui, come lo spirito di emulazione e l’indecisione che talvolta porta a rallentare le scelte o sugli errori sistemici di giudizio studiati da Kahneman. Proprio su questi elementi si basa il ‘nudging’ o ‘spinta gentile’ che consiste nell’ utilizzare piccoli suggerimenti, indizi o modifiche dell’ambiente sociale per influenzare le decisioni delle persone in modo prevedibile. Alcuni studi hanno mostrato che questa teoria può, in alcuni Stati, aiutare ad aumentare il gettito fiscale senza l’introduzione di nuove gabelle. Talvolta ha permesso di ridurre anche gli sprechi, abbassando i costi di gestione di alcune attività economiche.
Il fatto che gli individui siano per la maggior parte destrimani, ha modificato, in alcune banche, la posizione dei pulsanti del bancomat: quello per ottenere la ricevuta cartacea è stato spostato sulla sinistra. Ciò ha implicato una minor richiesta di ricevute e risparmi di carta, lasciando in ogni caso la libera scelta all’utente. Se la banca, per ridurre gli sprechi, avesse deciso di imperio di togliere la ricevuta bancaria, avrebbe scontentato qualcuno; in questo modo, invece, ha ottenuto il medesimo obiettivo, sfruttando alcune caratteristiche naturali delle persone. Il fatto che gli individui tendano ad essere spesso indecisi e preferiscano evitare fastidiosi impegni burocratici, ha portato alcune imprese a fornire particolari contratti in cui l’azienda garantisce all’utente un periodo di prova gratuita, previa l’iscrizione al servizio e sotto il vincolo che, dopo una certa data, dovrà essere l’utente stesso a cancellarsi. Il più delle volte l’utente tende a rimanere iscritto. Nel settore energetico un pool di ricercatori europei ha documentato come in Germania, quando i contratti energetici attivano automaticamente l’opzione base a energia rinnovabile, i cosiddetti ‘green defaults’, i clienti tendono a non modificarli. E non solo quei consumatori che si dichiarano attenti al cambiamento climatico. Il nudging utilizza inoltre tecniche che sfruttano suoni e colori per disciplinare i comportamenti degli individui in differenti contesti: nelle strade con dei trompe l’oeil sull’asfalto in prossimità delle scuole per convincere gli automobilisti a rallentare, o con strisce pedonali colorate, come quelle realizzate a Bogotà, in Colombia, che, attirando l’attenzione del pedone, lo spingono ad attraversare in modo sicuro. Questo approccio viene anche esteso per ridurre gli sprechi energetici e/o ridurre l’inquinamento: ad esempio, posizionando adesivi vicino agli interruttori per ricordare di spegnere le luci quando non necessarie o utilizzando colori diversi per gli apparecchi più energivori, oppure vengono disegnate sui i marciapiedi (per esempio a Copenaghen) delle orme di piedi per condurre i passanti ai cestini della spazzatura, riducendo la quantità di cartacce buttate a terra. E così via.
Fornire feedback regolari e visibili sull’uso dell’energia in modo da sensibilizzare le persone sui propri consumi può spingerle ad una gestione più attenta. Oppure dare informazioni sul consumo energetico medio di un gruppo di persone agisce sulla caratteristica innata di ciascun individuo a confrontarsi con gli altri ed al desidero di appartenenza ad un ambiente sociale, riducendo talvolta gli sprechi. Gli esempi sono molti e le possibilità di utilizzo per la transizione sono altrettante. Il punto è lavorare per affiancare strategie di nudging alle politiche tradizionali, in modo tale che Ferrer cammini con Renzo per le strade di Milano.