L’acqua è un bene essenziale, ma spesso non viene trattata come tale – salvo poi accorgersi delle conseguenze devastanti dovute alla sua mancanza. Un periodo di interruzione della fornitura idrica, anche di poche ore, causa disagi notevoli alla nostra routine, eppure in molti diamo per scontato il flusso dal rubinetto e ci comportiamo di conseguenza, tralasciando di mettere in atto piccoli o grandi accorgimenti che potrebbero ridurre il nostro consumo e, di conseguenza, l’impatto ambientale ed economico che ne deriva. L’Italia, tuttavia, e in particolare il Mezzogiorno, è una delle aree sotto maggior stress idrico in Europa, con zone in dove il gap tra consumi – per usi domestici, industriali o agricoli – e risorse disponibili è molto alto.
Questa miopia non è limitata all’utilizzo dell’acqua. Spesso diamo per scontato il nostro benessere psico-fisico e indugiamo in abitudini nocive (fumo, sedentarietà, cibo spazzatura), salvo poi rimpiangerle amaramente quando ‘qualcosa va storto’ e alla salute subentra la malattia. In ambito sanitario un check-up periodico può essere utile per prevenire le conseguenze più negative di stili di vita errati e indurre, nei casi più virtuosi, un loro cambiamento.
Check-up idrici
Lo stesso si può fare con i consumi idrici: interventi di monitoraggio che vanno ad analizzare le apparecchiature domestiche – dalla lavatrice ai rubinetti – collegate all’uso di acqua e il modo in cui vengono utilizzate. L’intento è ridurre i consumi ottimizzandoli, senza cioè impattare in maniera gravosa sulla qualità della vita, ma agendo su sprechi e inefficienze. Idealmente, a questa presa di coscienza individuale sull’uso sostenibile delle risorse idriche, dovrebbe far seguito un’azione collettiva atta a promuovere cambiamenti nelle politiche.
…a domicilio
I check-up idrici possono essere svolti di persona oppure online. Nel primo caso un addetto visita una famiglia per un certo periodo di tempo – in alcuni casi bastano 30 minuti, per interventi più completi anche un’ora e mezza – e ne intervista i componenti circa le abitudini di consumo, osservandone le apparecchiature presenti in casa per poi, sulla base di quanto rilevato, provvedere a dare indicazioni utili a ridurre l’utilizzo di acqua e, potenzialmente, fornire e installare semplici apparecchi quali riduttori di flusso per rubinetti e sciacquone. Si tratta di interventi caratterizzati da una certa complessità logistica, visto che richiedono di organizzare visite in casa, e un costo elevato per formare e pagare gli incaricati.
…oppure online
In alternativa il check-up può essere (auto)somministrato online, le indicazioni per ridurre il consumo fornite sulla base delle risposte a un questionario standardizzato e, nel caso, gli apparecchi spediti a casa, con la speranza che vengano effettivamente installati. Questa modalità di erogazione è meno costosa, ma è per definizione meno personalizzata e richiede un coinvolgimento più attivo da parte delle persone, che, per esempio, dovrebbero essere in grado di fornire informazioni sulle caratteristiche tecniche della lavastoviglie; quindi, la versione online potrebbe essere meno costosa ma anche meno efficace. È anche possibile pensare a soluzioni ibride, dove a un primo screening basato su strumenti da remoto, segue una visita a domicilio solo nei casi che sono stati identificati come maggiormente problematici, e con un più alto potenziale di risparmio.
Chi paga?
Gli utenti traggono beneficio diretto dai minori consumi, attraverso bollette più leggere e quindi potrebbero sopportarne anche i costi. Tuttavia i benefici monetari di un intervento sono dilazionati nel tempo, a fronte di un esborso immediato. Ci sarebbe dunque il rischio di un sottoutilizzo del servizio da parte di famiglie eccessivamente, focalizzate sul presente o di famiglie a basso reddito e senza accesso al credito, che potrebbero avere dunque difficoltà a finanziare quello che si configura come un vero e proprio investimento. Nel caso in cui l’ostacolo sia rappresentato dalla citata ‘miopia’, potrebbero essere di aiuto campagne di sensibilizzazione dedite a responsabilizzare i cittadini, anche sottolineando i benefici ambientali di un consumo di acqua più efficiente. Inoltre l’acqua ha un prezzo tutto sommato contenuto per le famiglie, che non necessariamente riflette il suo costo effettivo, quando si include anche l’impatto ambientale. In presenza di esternalità positive legate al risparmio idrico sarebbero giustificati sussidi a carico della collettività per incentivarlo, per esempio prevedendo la gratuità per le famiglie dei check-up del consumo di acqua. Un’ulteriore alternativa, giustificabile in particolare in situazioni di forte stress idrico, è rendere i monitoraggi obbligatori, eventualmente finanziandoli attraverso tariffe più elevate in bolletta, facendo dunque rientrare il servizio all’interno della quota fissa.
A chi sono rivolti?
In caso di sussidi pubblici per i check-up, o di loro obbligatorietà, si presenta la questione delle famiglie a cui offrirli o imporli. A tutte, o solo a quelle che consumano molto e che potrebbero dunque ridurre i consumi in modo significativo? Una scelta in senso ‘universale’ sarebbe probabilmente più facile da giustificare politicamente, ma con costi molto elevati. Una soluzione di compromesso in caso di sussidi è di rendere il servizio disponibile a tutti in via teorica, al contempo mettendo in campo strategie per incoraggiare a partecipare solo le famiglie più promettenti da un punto di vista del risparmio.
Durano?
Altra questione cruciale è capire, oltre all’efficacia immediata di tali check-up, la persistenza nel tempo della riduzione nei consumi. Un effetto che dura per anni rende l’intervento ovviamente molto più appetibile rispetto al caso in cui le famiglie ritornano allo status quo dopo pochi mesi. La persistenza può variare con le caratteristiche dell’intervento: l’installazione di riduttori di pressione o l’adozione di elettrodomestici a ridotto consumo ha presumibilmente un effetto più persistente della semplice fornitura di informazioni, che magari incide solo temporaneamente sui comportamenti, senza cambiare le abitudini.
Check-up al check-up
Si può imparare dall’esperienza internazionale riguardo al design e all’implementazione dei monitoraggi, ma l’evidenza è ancora relativamente scarsa e, viste le incertezze connesse alla loro ‘messa a terra’ in contesti diversi, sarebbe utile effettuare una valutazione sistematica dell’efficacia di questo tipo di interventi attraverso studi controllati randomizzati e connesse analisi di costi-benefici. Solo allora potremmo capire se sono effettivamente un ulteriore strumento nella cassetta degli attrezzi per raggiungere la sostenibilità.