Cosa succederebbe se in Italia non arrivasse più il gas russo?

Analisi di impatto sul sistema elettrico italiano in caso di interruzione delle forniture di gas russo da uno studio di Fondazione Eni Enrico Mattei.

Autore

Ilaria Livi

Data

11 Ottobre 2022

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11 Ottobre 2022

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Il contesto attuale

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha iniziato l’invasione militare dell’Ucraina dopo aver riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche di Doneck e Lugansk nella regione ucraina del Donbass. A distanza di un mese 1 ancora si combatte in territorio ucraino, in quella che può essere definita la maggior crisi geopolitica internazionale dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’invasione è stata condannata a livello globale e ha visto nelle sanzioni economiche la principale risposta da parte degli Stati occidentali. In questo difficile contesto geopolitico, una questione chiave e cara a tutti gli Stati è l’approvvigionamento energetico

A partire dall’accordo di Parigi, i leader mondiali si sono impegnati a rispettare la riduzione delle emissioni di gas serra al fine di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. In particolare, l’Unione Europea ha proposto il Green Deal europeo come strategia per ridurre di almeno il 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questi obiettivi sono messi a repentaglio dall’attuale contesto di crisi, in quanto di fronte all’impennata dei prezzi del gas e dell’elettricità, in diversi paesi è ripresa la produzione dell’elettricità da fonti più inquinanti rispetto al gas, come il carbone. In parallelo, i paesi europei stanno valutando strategie alternative per sostituire il gas russo in caso di inasprimento di sanzioni da parte dell’occidente o di una riduzione dei flussi dalla Russia. Tali strategie includono la necessità di installare maggiori rigassificatori o accaparrarsi navi rigassificatrici, ricevere maggiori forniture di gas dai partners al di fuori della Russia e installare più fonti rinnovabili. Durante la recente visita in Europa, il presidente americano Biden ha confermato l’impegno degli Stati Uniti a rifornire il continente europeo di ulteriori 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto (gnl) quest’anno, fino ad arrivare a una fornitura di 50 miliardi di metri cubi annui entro il 2030. In riferimento all’Italia, il ministro degli Esteri italiano Di Maio, insieme all’amministratore delegato di Eni Descalzi, hanno incontrato alcuni degli attuali partner esteri (Algeria e Qatar) per incrementare le forniture di gas naturale.

Nelle prime settimane del conflitto si è parlato di espellere la Russia dal sistema di pagamento internazionale SWIFT (society for worldwide interbank financial telecommunication) come sanzione economica da applicare, attualmente limitata solo ad alcuni istituti bancari russi. Ora, a distanza di un mese dall’inizio del conflitto, l’incubo di una riduzione delle forniture di gas russo sembra diventare sempre più impellente a causa dell’inasprirsi della guerra e delle dichiarazioni di questi giorni del presidente russo Putin di richiedere il pagamento del gas russo in rubli: la questione porterebbe costituire una violazione contrattuale. Se questa situazione si concretizzasse, cosa potrebbe succedere al sistema elettrico italiano?

Lo studio della Fondazione Eni Enrico Mattei sul sistema elettrico italiano

A questa domanda ha risposto uno studio della Fondazione Eni Enrico Mattei, pubblicato a marzo 2022 dal titolo Crisi russo-ucraina: analisi di scenario per il sistema elettrico italiano. Nel report viene analizzato uno scenario di crisi in caso di mancata fornitura del gas russo e conseguente risposta di adattamento del sistema elettrico italiano 2.  

L’Italia importa annualmente circa 70 miliardi di metri cubi di gas, in quanto la produzione nazionale riesce a soddisfare soltanto il 4% dei consumi. Il principale esportatore di gas verso l’Italia è la Russia, le cui forniture rappresentano in media il 40% dei consumi italiani di gas. La Russia è stata negli anni il fornitore più stabile e i flussi di gas sono tuttora tali. Tuttavia, se si verificasse una loro interruzione, l’Italia si troverebbe nella situazione di dover sostituire il gas russo acquistandolo da altri fornitori. 

Attualmente il gas è la principale fonte per produrre energia elettrica in Italia, attestandosi intorno al 33% della generazione complessiva. Inoltre, è la tecnologia marginale, ovvero la tecnologia che nella borsa elettrica italiana fissa il prezzo dell’elettricità. Questo si traduce, quindi, in una relazione diretta fra l’aumento del prezzo del gas e il conseguente aumento del prezzo elettrico chiamato PUN (prezzo unico nazionale). In questo periodo di crisi, il PUN ha addirittura superato quota 400 €/MWh, riflettendosi in una contrazione dei consumi elettrici, in particolare della domanda industriale.

Andando del dettaglio dell’analisi di un possibile scenario di crisi, lo studio della Fondazione Eni Enrico Mattei considera un’ipotesi su tredici mesi (da marzo 2022 a marzo 2023 compresi) di disponibilità complessiva di gas naturale in Italia pari a circa 54,8 miliardi di metri cubi. In questo scenario le forniture russe di gas vengono interrotte e si cerca la massimizzazione di eventuali forniture alternative dai partner (incluso il gnl) e di utilizzo degli stoccaggi di gas con anche un lieve incremento della produzione nazionale. Inoltre, in un contesto di solidarietà europea probabilmente si verificherebbe un azzeramento delle importazioni italiane di gas dal nord Europa data la necessità per i vari paesi europei di sostituire il gas russo. 

L’analisi comparativa si concentra sul confronto fra uno scenario di crisi in assenza di forniture russe di gas naturale e di importazioni di elettricità con uno scenario base caratterizzato dalla continuazione delle forniture e importazioni. Se si considera la priorità di soddisfacimento dei consumi termoelettrici, al fine di garantire il corretto funzionamento del sistema elettrico, i risultati destano preoccupazione riguardo alla necessità di eventuali razionamenti per i consumi civili e industriali. Infatti, nonostante un aumento della produzione elettrica da carbone (anche riattivando le centrali da poco dismesse), si avrebbe comunque un gap di circa 9-10 miliardi di metri cubi di gas per il periodo considerato che implicherebbe un contenimento dei consumi da parte dei settori civile e industriale. Alcuni settori economici si troverebbero in difficoltà nel produrre a causa della ridotta profittabilità a seguito di un PUN elevato. Tuttavia, gli usi civili sarebbero più complicati da gestire, ma certamente chiusure di uffici e telelavoro strutturato potrebbero ridurre la domanda di riscaldamento di edifici commerciali e di uffici.  Anche il settore termoelettrico, data la situazione di crisi, riuscirebbe a contribuire alla riduzione dei consumi di gas naturale di circa 9 miliardi di metri cubi se si considera un’alta disponibilità di risorse idriche o di 7,5 miliardi di metri cubi in caso di minore disponibilità di risorsa idrica, come quest’anno. Questo scenario andrebbe però a discapito delle emissioni di gas serra, quindi in rotta di collisione con gli obiettivi climatici posti dall’accordo di Parigi, in quanto si verificherebbe un aumento delle emissioni di anidride carbonica intorno a 68 milioni di tonnellate in 13 mesi rispetto al caso base. Inoltre, questi risultati si avrebbero in un contesto di elevato prezzo dell’elettricità, con un PUN che oscillerebbe fra i 350 €/MWh e i 440 €/MWh.

Nonostante, come sottolineato dallo studio, queste sono analisi preliminari che potrebbero essere integrate con modelli macroeconomici per analizzare gli impatti sull’economia italiana ed europea, il messaggio è chiaro.

Al fine di evitare misure di razionalizzazione e razionamento per gestire un’eventuale crisi, mettendo in atto un vero e proprio piano emergenziale, si auspica che l’interruzione delle forniture dalla Russia venga scongiurata o tenuta come ipotesi di ultima istanza. 

Note

  1. L’articolo è stato scritto a Marzo 2022
  2. F. Del Grosso, I. Livi, F. Pontoni, E. Somenzi, Crisi russo-ucraina: analisi di scenario per il sistema elettrico italiano, Milano, Fondazione Eni Enrico Mattei, 2022.
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