I nuovi poveri. Inchiesta sulle disuguaglianze, conversioni ecologiche, mondi possibili, il nuovo libro di Daniele Biacchessi.

Se c’è un’immagine significativa che fotografa le contraddizioni della città di Milano è quella del nuovo avveniristico campus dell’Università Bocconi. Sul lato sud si sviluppa, in un lungo serpente, la coda di indigenti che attendono il proprio turno per ritirare il pacchetto alimentare del Pane Quotidiano.
Uno spettacolo ben noto a chi frequenta la circonvallazione esterna della città, assunto agli onori delle cronache nazionali immediatamente dopo il primo lockdown.
Gli uomini e le donne che lentamente si muovono su quel marciapiede non sono solo profughi, immigrati, senzatetto. Sono anche i nuovi poveri, ossia persone spinte verso la soglia dell’indigenza dalle dinamiche globali: pensionati, disoccupati, o con livelli minimi di reddito. Un numero che sta crescendo in maniera preoccupante dalla crisi del 2008. L’aumento sorprendente, da allora, è stato del 182%.
Il merito del libro di Daniele Biacchessi (I nuovi poveri. Inchiesta sulle disuguaglianze, conversioni ecologiche, mondi possibili, Jaca Book 2022, pp. 192 € 22) è quello di far emergere questo fenomeno attraverso numeri ed esempi di vita.
Oggi gli italiani che versano in condizioni di totale indigenza sono ben 5 milioni e 600 mila. Le stime su Milano, ci rivela l’autore, parlano di almeno 200 mila persone (un settimo della popolazione) che vivono tra povertà ‘assoluta’ e ‘relativa’. E ad aumentare sono soprattutto i cosiddetti ‘poveri intermittenti’ (19,2%) che risentono di eventi economici, occupazionali, familiari.
Basta poco per passare da una situazione precaria alle code per un pasto gratis. Per fare qualche esempio, l’inflazione al 7% dei primi mesi del 2022 e l’aumento dei costi dell’energia incidono notevolmente sui redditi già contenuti delle famiglie e un imprevisto può fare la differenza nel riuscire ad arrivare a fine mese.
Chi se ne sta occupando? Meno della metà (44%) delle famiglie in stato di povertà percepisce il reddito di cittadinanza, per il resto associazioni laiche e religiose, Caritas in testa, sembrano essere le sole ad affrontare questa grande questione.
La polarizzazione della ricchezza non è più solo un tema caratteristico dei paesi in via di sviluppo ed è difficile ignorare come la classe media stia scivolando verso il basso. I poveri sono sempre più visibili, sempre più vicini al nostro quotidiano. Cosa fare dunque?
Innanzitutto interpretare le nuove povertà come integranti di una crisi che non è solo economica, ma anche ambientale, valoriale, umana.
Poi dare credito ai movimenti come la ‘Via campesina’ che, anche se radicata soprattutto nel centro e sud America, è un valido esempio di partecipazione comunitaria all’economia agricola, che persegue insieme le lotte per i diritti umani e per l’ambiente. Infine, fare leva sul generale scontento, in particolare delle giovani generazioni che si riconoscono nel Friday for future, in Extintion Rebellion, per costruire il sentiero del vero sviluppo sostenibile.
È indubbio, infatti, che fino a quando la critica al sistema capitalistico non si trasformerà in un vero e proprio nuovo modello di sviluppo, i numeri della povertà continueranno la loro inesorabile crescita.
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