COP29, Bollettino – Giorno 11

Autore

Cristina El Khoury, Alessandra Favazzo, Valeria Zanini

Data

21 Novembre 2024

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6' di lettura

DATA

21 Novembre 2024

ARGOMENTO

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L’undicesimo giorno di lavori della COP29 si è concluso senza sostanziali progressi. A poco più di ventiquattro ore dalla conclusione “ufficiale” della Conferenza, le negoziazioni sono tese e sono molti ancora i nodi da sciogliere: fra tutti, quello su cui al momento sembra più difficile trovare un accordo tra le Parti è il quantum – quanto dovrebbero pagare i Paesi industrializzati per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella lotta contro il cambiamento climatico –, da indicare nel testo più importante da approvare a Baku, il New Collective Quantified Goal, il nuovo obiettivo di finanza climatica. Nella notte di ieri, come preannunciato dal capo negoziatore di COP29, Yalchin Rafiyev, è uscita una nuova bozza (che abbiamo analizzato questa mattina): le opzioni sul tavolo si sono ristrette, ma le due posizioni che si sono delineate sin dai primi giorni della Conferenza – quella dei Paesi industrializzati e quella dei Paesi in via di sviluppo/G77 + Cina – sono ancora molto lontane. Resta ormai solo un giorno per trovare un compromesso. 

I fatti salienti

New Collective Quantified Goal, due opzioni sul tavolo, attesa una bozza in serata

Nella nuova bozza del NCQG, pubblicata in mattinata dall’UNFCCC, si parla di «trilioni» di dollari, ossia migliaia di miliardi di dollari, che i Paesi più ricchi dovrebbero destinare ai Paesi più vulnerabili, senza indicare ancora una cifra esatta, sostituita – provvisoriamente – da una X, ancora da concordare. Il testo nella prima sezione contiene due opzioni, che racchiudono le due principali posizioni negoziali (quella dei Paesi dalle economie avanzate e quella dei Paesi in via di sviluppo, semplificando le esistenti divergenze all’interno di questi gruppi). Secondo i Paesi in via di sviluppo, il nuovo fondo dovrebbe essere composto da «contributi pubblici a fondo perduto o equivalenti» (grants), che non creino ulteriore debito. Secondo invece i Paesi industrializzati, il fondo dovrebbe comprendere «tutte le fonti di finanziamento, comprese risorse domestiche». In questa seconda opzione poi – pur senza la richiesta esplicita che anche i Paesi emergenti come la Cina diventino donatori – si legge che «l’investimento in crescita a questo livello richiederà l’ambizione, la partnership e la cooperazione fra tutti gli attori del panorama finanziario e politico». La bozza, priva dell’indicazione di un quantum, ha suscitato critiche e nella tarda mattinata la Presidenza di COP29 ha annunciato con una dichiarazione scritta che la prossima versione del testo, in arrivo in serata, «sarà più breve e conterrà numeri sulla base delle nostre previsioni di possibili zone di approdo per il consensus».

Nuovi testi, vecchie divisioni

Nella notte di ieri sono arrivate anche altre bozze, ma anche queste riflettono le divisioni esistenti: quella sull’Obiettivo globale sull’adattamento (GGA) mostra i contrasti tra Paesi dalle economie avanzate e G77+ Cina sui riferimenti finanziari; il draft sul Programma di lavoro per una transizione giusta, invece, presenta ben nove opzioni in quattro pagine. Allo stesso modo, nella bozza sul programma di lavoro sulla mitigazione (MWP) non è contenuto alcun riferimento a un superamento delle fonti fossili, mentre in quella sul Dialogo UAE, che ha lo scopo di dare attuazione al Global Stocktake approvato alla COP28 di Dubai, le Parti sono ancora in disaccordo tra la scelta di concentrarsi sul sostegno finanziario, sul trasferimento di tecnologia e capacità o sul monitoraggio dei progressi. 

Nella plenaria si scontrano le posizioni di Nord e Sud del mondo

Le posizioni divergenti tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo sono state al centro della riunione plenaria di oggi, ribattezzata dal presidente di COP29 Mukhtar Babayev “Qurultay” (il riferimento è a un concilio medievale dell’aristocrazia mongola in cui le decisioni sulla vita politica e militare venivano prese con votazione democratica a maggioranza), sulla scia del Majlis tenuto alla COP28. I negoziatori di tutti i Paesi hanno espresso critiche profonde ai testi pubblicati la mattina, che sembrano non accontentare nessuno perché considerati dai diversi gruppi troppo poco ambiziosi dal punto di vista delle politiche per la mitigazione o degli obiettivi di finanza climatica. 

I focus tematici: natura e biodiversità, popoli indigeni, parità di genere, oceani e zone costiere

Ai margini dei negoziati si sono tenuti oggi eventi e panel dedicati ai focus tematici della giornata, organizzati in collaborazione con la presidenza della COP29. In particolare, sono stati sottolineati l’impegno per la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi naturali come fattore chiave del benessere umano e della salute del Pianeta e l’importanza del coinvolgimento e del contributo delle popolazioni indigene e delle comunità locali. Sono state presentate anche due iniziative sull’acqua: la Baku Dialogue on Water for Climate Action, una nuova piattaforma per la collaborazione tra le COP sui temi dell’inquinamento dell’acqua e della desertificazione, e la COP29 Declaration on Water for Climate Action, una dichiarazione firmata da 40 Paesi che si impegnano a migliorare la cooperazione internazionale sulla gestione dei bacini idrici. 

Dal punto di vista della parità di genere, è stato evidenziato come gli effetti del cambiamento climatico possano accentuare ulteriormente le disuguaglianze di genere esistenti, rappresentando una grave minaccia per la salute, i mezzi di sussistenza e la sicurezza di donne e ragazze. Secondo le stime di UN Women, ad esempio, tra le persone sfollate a causa degli eventi climatici l’80% sono donne. 

NDC in linea con l’obiettivo 1,5°C

Durante la conferenza stampa della mattina, un gruppo di paesi – tra cui Canada, Cile, Unione europea, Georgia, Messico, Norvegia e Svizzera che rappresentano collettivamente circa il 30% del PIL mondiale e quasi il 15% delle emissioni globali di gas serra – hanno annunciato il loro impegno a presentare NDC coerenti con le traiettorie definite dall’IPCC e con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. I loro NDC includeranno obiettivi di riduzione delle emissioni di tutti i gas serra. Il Messico ha inoltre annunciato che si impegnerà a rendere la sua economia a zero emissioni nette entro il 2050. Il comunicato congiunto di questi Paesi riconosce il loro ruolo critico, in qualità di grandi emettitori, nel limitare il riscaldamento globale. Inoltre, si propone come esempio e incentivo affinché anche altre nazioni fissino obiettivi ambiziosi per le emissioni nette di gas serra o accelerino i propri impegni in tal senso.

Venticinque Paesi firmano un accordo per non costruire nuove centrali elettriche a carbone

Nell’ambito dell’alleanza Powering Past Coal – una coalizione di governi e aziende promuovono la transizione verso energia pulita – venticinque paesi (tra cui Regno Unito, Italia, Canada, Francia, Germania e Australia), insieme all’Unione Europea, hanno assunto l’impegno di non costruire nuove centrali a carbone e di incoraggiare altre nazioni a unirsi a questa iniziativa. Sebbene l’impegno assunto non riguardi l’estrazione o l’esportazione di carbone e non imponga lo stop ai progetti già avviati, rappresenta comunque un passo importante verso l’allineamento delle politiche nazionali agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, sottolineando l’urgenza di politiche che consolidino un futuro a basse emissioni. 

Le dichiarazioni più importanti

Wopke Hoekstra (inviato dell’Unione europea per il clima): «La bozza è sbilanciata, inattuabile e inaccettabile». Hoekstra critica il nuovo testo in discussione relativo all’NCQG, perché considerato poco ambizioso dal punto di vista della mitigazione (la riduzione delle emissioni), definendolo «chiaramente inaccettabile». «Avevamo in agenda non solo il compito di riaffermare il Global Stocktake approvato a Dubai ma anche di migliorarlo e renderlo operativo, non possiamo fare finta che non ci sia stata la COP28», ha aggiunto l’inviato. Hoekstra ha poi spiegato che la bozza non è sufficientemente chiara da consentire a Bruxelles di quantificare in modo concreto l’importo dei finanziamenti per il clima che potrebbero essere disponibili, sostenendo che un’indicazione della cifra totale relativa ai finanziamenti per il clima può essere indicata solo quando saranno stabiliti altri fattori, tra cui la base dei Paesi donatori. 

Gilberto Pichetto Fratin (ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica): «Pronti parlare di finanza, ma dobbiamo parlare anche di mitigazione». Allineato alla dichiarazione di Hoekstra il commento dell’esponente del governo italiano sulla bozza sull’NCQG: «Ci sono Paesi che alla COP29 dicono: ‘non parliamo di mitigazione, parliamo solo di finanza’, noi diciamo no, siamo pronti parlare di finanza, ma dobbiamo parlare anche di mitigazione», ha dichiarato.

Adonia Ayebare (chair del gruppo G77+Cina): «Non lasceremo la COP29 senza un quantum». Il negoziatore ugandese ha parlato del punto più controverso della bozza NCQG, il quantum: «Sia chiaro: non lasceremo la COP29 di Baku senza un numero chiaro, ovvero 1.300 miliardi di dollari entro il 2030», ha fatto sapere. Ha anche spiegato che, senza un accordo sulla finanza climatica, da parte dei Paesi in via di sviluppo non verranno introdotte iniziative nell’ambito della mitigazione: «Senza l’NCQG non ci saranno nuovi piani di riduzione delle emissioni, perché i finanziamenti ci servono proprio per implementare i nostri obiettivi». 

L’appello di Antonio Guterres (segretario generale delle Nazioni Unite): «Ammorbidire le posizioni e superare le divergenze: fallire non è un’opzione». Il segretario generale dell’Onu ha lanciato un ultimo appello alle Parti per raggiungere l’accordo finale: «Mi rivolgo direttamente ai ministri e ai negoziatori: ammorbidite le linee dure, cercate di superare le vostre divergenze, non dimenticate mai qual è la posta in gioco, non possiamo fallire». Ha concluso poi ribadendo un concetto già espresso nei giorni scorsi: «La finanza non è un’elemosina, è un investimento contro la devastazione che il caos climatico incontrollato potrebbe far abbattere su tutti noi».

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