COP29, Bollettino – Giorno 10

Autore

Cristina El Khoury, Alessandra Favazzo, Valeria Zanini

Data

20 Novembre 2024

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6' di lettura

DATA

20 Novembre 2024

ARGOMENTO

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È terminato a Baku il decimo giorno di lavori della COP29. I negoziati continuano a procedere a rilento e si attende la notte, quando arriveranno le nuove bozze di alcuni tra i principali testi al centro della Conferenza, compreso l’NCQG, il nuovo obiettivo di finanza climatica. 

La giornata di oggi ha avuto come focus tematici l’urbanizzazione, i trasporti e il turismo, entrato nell’agenda della COP per la prima volta. 

Secondo i dati del World Travel and Tourism Council, il settore del turismo genera il 10% del Pil globale e impiega 1 persona su 100 e contribuisce in modo rilevante al cambiamento climatico, soprattutto a causa delle emissioni di CO2 legate ai trasporti. Nello scenario dell’Agenzia delle Nazioni unite per il turismo, entro il 2030 le emissioni complessive legate al turismo aumenteranno del 25% rispetto ai livelli del 2016, con un aumento del 45% per le emissioni derivanti dai trasporti per il turismo internazionale e del 21% per quelle legate al turismo domestico. Questo quadro pone una sfida importante: conciliare il valore economico e sociale del turismo con la necessità di ridurne gli impatti climatici, soprattutto per i molti Paesi in via di sviluppo, tra cui i piccoli Stati insulari, dove rappresenta un settore economico fondamentale. 

Anche la finanza urbana per il clima è stata tra gli argomenti affrontati a Baku, con Mukhtar Babayev, Presidente della COP29, che ha chiesto di aumentare gli investimenti per la costruzione di infrastrutture urbane e per migliorare l’efficienza energetica degli edifici mediante meccanismi di finanziamento innovativi e partenariati più forti. 

I fatti salienti

Lo stato dei negoziati, nella notte in arrivo nuove bozze

Questa mattina, nel corso dell’Assemblea Plenaria, il capo negoziatore Yalchin Rafiyev ha fatto il punto sullo stato delle trattative, con una tabella di marcia abbastanza precisa di quanto accadrà nelle prossime ore. Intorno alla mezzanotte di Baku (le 21 in Italia), infatti, la presidenza azera vorrebbe rendere pubbliche le bozze di accordo su alcuni dei temi più importanti in discussione alla COP29, in particolare, sul New Collective Quantified Goal (NCQG), il nuovo obiettivo di finanza climatica. Gli altri testi, legati alle azioni per ridurre le emissioni (mitigazione), all’incremento della protezione delle comunità contro i disastri climatici (adattamento) e ai contributi determinati a livello nazionale (Nationally Determined Contribution – NDC) potrebbero uscire giovedì mattina. Secondo Rafiyev, i testi «non conterranno un numero enorme di opzioni e saranno più brevi, più concisi, diretti al punto» rispetto alle versioni circolate in precedenza.

Al momento la presidenza non sta lavorando a nessun cover text (una dichiarazione più ampia spesso concordata dalle Parti durante le COP per inviare un messaggio politico) per non aprire un «nuovo fronte di battaglia» tra i Paesi. Tutto si concentrerà sui tavoli ufficiali: l’obiettivo della presidenza azera è quello di concludere i lavori entro la mattina di venerdì 22, data ufficiale di chiusura della COP29, ma in molti a Baku hanno dei dubbi sulla realizzabilità di questa ambizione. 

Leggi l’analisi delle nuove bozze negoziali.

L’Unione europea punta ai 200-300 miliardi di dollari all’anno per il New Collective Quantified Goal, ma un accordo sembra irrealistico

Secondo indiscrezioni di ‘Politico’, una cifra fra i 200 e i 300 miliardi di dollari all’anno è l’ipotesi al vaglio degli Stati Membri dell’Unione europea per il NCQG, ma i Paesi in via di sviluppo non sembrano nemmeno considerare l’idea: quando gli è stato chiesto un commento in merito durante la conferenza stampa, il capo negoziale del gruppo dei G77 ha risposto: “è uno scherzo?”. Alla COP29, infatti, i Paesi in via di sviluppo hanno chiesto 1.300 miliardi di dollari all’anno, in prevalenza contributi a fondo perduto. L’Unione europea e gli Stati Uniti, che attualmente sono i principali donatori, puntano a una cifra più bassa e formata non solo da donazioni, ma anche da prestiti provenienti da banche multilaterali di sviluppo e dal settore privato. Secondo l’indiscrezione del giornale americano, l’ipotesi di Bruxelles prevede un nocciolo di 200-300 miliardi di contributi pubblici a fondo perduto e una cifra maggiore di prestiti a tasso agevolato dalle banche multinazionali di sviluppo e dal settore privato, garantiti dagli Stati. La difficoltà nel trovare un accordo emerge però evidente: se Wopke Hoekstra, Commissario europeo per l’azione per il clima, ha dichiarato che prima di poter parlare di qualsiasi cifra è necessario definire i dettagli e la struttura del NCQG, i rappresentanti dei gruppi negoziali del G77, dell’alleanza dei piccoli stati insulari (AOSIS) e dei Paesi meno sviluppati (LDC) ha affermato l’opposto: prima di parlare di qualsiasi altro dettaglio, bisogna definire il quantum. 

Cinquanta Paesi firmano la Dichiarazione della COP29 sull’azione rafforzata nel turismo (COP29 Declaration on Enhanced Action in Tourism)

In collaborazione con l’Organizzazione mondiale del Turismo, la Presidenza della COP29 ha presentato oggi la Dichiarazione della COP29 sull’azione rafforzata nel turismo, con l’obiettivo di promuovere l’azione per il clima nel settore turistico a livello globale. Con questa dichiarazione gli oltre 50 Paesi firmatari, insieme a 8 organizzazioni internazionali, si impegnano a promuovere il turismo sostenibile, ridurre le emissioni, salvaguardare gli ecosistemi e integrare il settore turistico tra gli argomenti affrontati nei documenti di politica climatica e ambientale nazionali. 

Nuovi contributi per il fondo Loss & Damage

Australia e Nuova Zelanda hanno annunciato rispettivamente un contributo di 32,5 milioni di dollari – il più significativo quest’anno dopo i 18,4 milioni della Svezia – e di circa 6 milioni di dollari. Grazie a queste nuove donazioni, il Fondo ha raccolto un totale di 85 milioni di dollari nel 2024, somma che si aggiunge ai 664 milioni donati durante la COP28 dell’anno scorso, portando il totale disponibile a circa 750 milioni di dollari, utilizzabili a partire dal 2026, quando il Fondo diventerà operativo.

Nuova campagna europea per mobilitare investimenti in fonti rinnovabili in Africa

Attualmente, circa 600 milioni di persone non hanno accesso all’elettricità nel continente africano e la maggior parte del mix energetico si basa sui combustibili fossili. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, per raggiungere il pieno accesso all’energia in Africa gli investimenti entro il 2030 devono raggiungere quasi 25 miliardi di dollari all’anno. L’Africa, infatti, seppur disponga di abbondanti risorse idroelettriche, eoliche, geotermiche, bioenergetiche e solari – di cui detiene il 60% del potenziale nel mondo –, attrae ad oggi solo il 3% degli investimenti. 

La presidenza del Sudafrica, insieme alla Commissione europea, ha lanciato la campagna Scaling up Renewables in Africa (dalla durata di un anno) che, all’interno del pacchetto da 150 miliardi di euro di investimenti del Global Gateaway, mira a mobilitare investimenti pubblici e privati in fonti rinnovabili nel continente

Le dichiarazioni più importanti

Gerard Werthein (ministro degli Esteri dell’Argentina): «L’Argentina non lascerà l’accordo di Parigi, stiamo semplicemente rivalutando le nostre posizioni». Dopo il ritiro della delegazione argentina tre giorni dopo l’apertura di COP29, erano circolate voci sulla presunta volontà del presidente Javier Milei di abbandonare l’Accordo di Parigi, come già annunciato da Trump per gli Stati Uniti. Dal G20 in Brasile il ministro degli Esteri del Paese sudamericano, Gerard Werthein, ha smentito le indiscrezioni in un’intervista a El Observador: «L’Argentina non lascerà l’accordo di Parigi, stiamo semplicemente rivalutando le nostre posizioni», ha affermato, aggiungendo che ci sono elementi dell’Accordo che il governo di Milei intende rivedere.

Gilberto Pichetto Fratin (ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica): «Posizioni distanti, dai Paesi in via di sviluppo richieste colossali». Dopo la plenaria di questa mattina, il ministro Pichetto Fratin ha fatto il punto sullo stato dei negoziati: «Le posizioni sono ancora distanti, perché chiaramente nella parte finanziaria ci sono ancora richieste molto alte da parte dei Paesi in via di sviluppo, cifre colossali, non raggiungibili». Ha poi spiegato che la bozza in arrivo alla mezzanotte sarà visionata per l’Unione Europea dal commissario per l’azione sul clima Wopke Hoekstra e dai delegati dell’Ungheria, a cui è affidata la presidenza del Consiglio dell’Ue per il secondo semestre del 2024. Solo nella mattinata di domani la palla passerà ai ministri europei competenti: «Riusciremo a capire come si riesce a chiudere. Le condizioni sono però ancora quelle di rapporti incrociati, di continui incontri, ma non si è ancora chiuso niente».

Haitham Al Ghais (segretario generale dell’OPEC): «Petrolio e gas sono un dono di Dio». Nel suo intervento di oggi il segretario generale dell’OPEC, ha dichiarato: «Il petrolio greggio e il gas naturale sono un dono di Dio; l’obiettivo dell’Accordo di Parigi è quello di ridurre le emissioni, non di scegliere le fonti energetiche». La frase di Al Ghais riprende quanto già affermato dal presidente azero, Ilham Aliyev, che aveva pronunciato la stessa frase solo pochi giorni fa.

Lula (presidente del Brasile): «Non possiamo rinviare a Belèm il compito di Baku». Non è possibile rimandare le difficili decisioni sulla lotta al cambiamento climatico all’incontro del prossimo anno in Brasile: lo ha dichiarato il capo di Stato Luiz Inacio Lula da Silva in chiusura del G20 di Rio De Janeiro: «Non possiamo rinviare a Belèm il compito di Baku», ha detto, facendo riferimento alla città amazzonica che ospiterà COP30 nel 2025. Il presidente brasiliano ha aggiunto che COP30 rappresenterà «l’ultima possibilità per evitare danni irreversibili» causati dal riscaldamento globale.

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