Giustizia climatica come chiave per la lotta al climate change

Autore

Roberta Bonacossa

Data

14 Aprile 2023

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5' di lettura

DATA

14 Aprile 2023

ARGOMENTO

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Il cambiamento climatico è la sfida globale del secolo. Uno sconvolgimento senza precedenti dell’ecosistema del Pianeta che ci vede protagonisti e antagonisti allo stesso tempo. L’attività umana è la causa principale dell’aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera, del riscaldamento globale e delle sue principali conseguenze: eventi estremi, scioglimento dei ghiacci, acidificazione degli oceani, perdita di biodiversità. 

Dati scientifici ci segnalano, infatti, che la situazione climatica è arrivata a un punto di (quasi) non ritorno. Secondo il rapporto IPCC (Panel Intergovernativo di esperti sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite) del 2021, «Le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente nei prossimi 20 anni, secondo il rapporto, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento1».

Evidenze che mettono in relazione le attività antropiche dell’uomo, come l’utilizzo di combustibili fossili, la deforestazione, gli allevamenti e l’agricoltura intensiva con l’accelerazione del disastro climatico e le conseguenze dei cambiamenti climatici. 

«L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente». 

Queste le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel discorso di apertura in occasione del lancio dell’ultimo report IPCC dello scorso marzo, che prosegue affermando:

«Come spiega il rapporto odierno gli esseri umani sono responsabili di quasi tutto il riscaldamento globale degli ultimi 200 anni. Il tasso di aumento della temperatura nell’ultimo mezzo secolo è il più alto degli ultimi 2000 anni. Le concentrazioni di anidride carbonica sono al massimo da almeno due milioni di anni. La bomba climatica scandisce i secondi».

Un appello duro, che ancora una volta sottolinea l’urgenza e la chiamata all’azione in tempi brevi. Ma per rispondere alla complessità del problema è necessaria una prospettiva sistemica che metta in relazione la crisi climatica con l’impatto sulle popolazioni e sui loro diritti.

La realtà della crisi climatica attuale non si ferma alla prospettiva ambientale, ma include dentro di sé questioni di disuguaglianze sociali ed economiche, di cui il cambiamento climatico non è altro che un moltiplicatore.

Il cambiamento climatico è una questione di diritti umani

Il termine ‘diritti umani’ resta molto spesso un concetto astratto e lontano dalla nostra percezione. Immersi  nella sfera giuridica e legale,  sembra qualcosa di intangibile, ma è parte integrante delle nostre vite quotidiane, anche se troppo spesso non ce ne rendiamo conto.

«Quando definiamo il diritto di una persona vogliamo dire che la persona ha una richiesta valida nella società di essere protetta nel suo possesso del diritto, sia con la legge sia con l’educazione e l’opinione pubblica»

Nelle parole di John Stuart Mill, filosofo ed economista britannico, uno dei massimi esponenti del liberalismo e dell’utilitarismo, si esprime il concetto fondante dei diritti umani, ossia la loro legittimazione e appartenenza alle persone solo per il fatto di esistere in quanto esseri umani. 

Il contributo storico e filosofico al concetto di diritti umani è stato fondamentale  per giungere alla comprensione ed il riconoscimento di tali diritti. Sin da Terenzio, commediografo romano vissuto intorno al 166 A.C., si iniziò una riflessione umanistica secondo cui ogni uomo era dotato di dignità, comune a tutti gli altri uomini, solo per il fatto di essere simili. Riflessioni filosofiche che si ritrovano successivamente nella Magna Charta del 1215 che rappresenta uno dei primi documenti della storia che limita i diritti di un sovrano in favore delle libertà fondamentali e  dei diritti dei suoi sudditi. Processi e richieste che giungono dal basso anche a seguito di momenti critici e di violenza, come per la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, nata a seguito della Rivoluzione Francese del 1789 2

La storia dei diritti umani segue e ricalca la storia dell’evoluzione dell’uomo e della sua lotta per la conquista dei diritti alla vita, alla libertà e alla dignità.

«Ci troviamo oggi sulla soglia di un grande evento rilevante nella vita delle Nazioni Unite e nella vita del genere umano» furono le parole di Eleanor Roosevelt, presidente dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani  ed ex first lady degli Stati Uniti, il 10 dicembre 1948, data storica che sancì la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La grande carta dell’umanità che da allora si pone come standard per i diritti fondamentali del genere umano per tutti i popoli e le nazioni.

Il concetto di diritti umani oggi, continua ad assecondare l’evoluzione sociale, culturale, economica ed etica dei nostri tempi, espandendo sempre di più la sfera dei diritti per rispondere alle esigenze e bisogni di ognuno.

I diritti umani si manifestano nello stesso diritto alla vita, nella dignità, nell’educazione, nel lavoro, nell’accesso a cibo, acqua e alla salute. Sono diritti inalienabili, indivisibili e universali che appartengono a ogni persona sulla Terra 3

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha progressivamente riconosciuto le implicazioni dei cambiamenti climatici sul godimento dei diritti essenziali e fondamentali sanciti proprio dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani sottolineandone gli effetti negativi per le categorie e i popoli più vulnerabili e poveri4. I  diritti umani infatti diventano reali e tangibili quando si guarda agli effetti del cambiamento climatico: il tifone ‘Haiyan’ del 2013, nelle Filippine, ha portato alla morte di 6.300 persone. Nel 2019, quasi 4 milioni di persone sono state colpite dai cicloni in Mozambico, Malawi e Zimbabwe.

Uragani, inondazioni e altri disastri ambientali spazzano via case nel giro di pochi minuti, distruggono raccolti e risorse naturali necessarie alla sopravvivenza di milioni di persone. L’aggravarsi delle condizioni climatiche ha un effetto diretto sulla possibilità di godere effettivamente dei propri diritti nonché di vivere una vita dignitosa. 

Nei prossimi anni assisteremo a un aumento considerevole della popolazione, arrivata a oggi a circa 8 miliardi di persone, ma soprattutto saremo testimoni di flussi migratori globali a causa delle variazioni del clima. Secondo la Banca Mondiale entro il 2050 oltre 216 milioni di persone saranno costrette ad abbandonare le proprie case a causa dei cambiamenti climatici, diventando migranti ambientali. Tali diaspore saranno infatti causate principalmente da cali delle produzioni agricole, dalla mancanza di acqua o ancora dall’innalzamento del livello dei mari, provocato a sua volta dallo scioglimento dei ghiacci polari5.

Il paradosso del cambiamento climatico

Ma se è innegabile che il cambiamento climatico minaccia concretamente i diritti umani è altrettanto innegabile che tali minacce non siano distribuite in modo uguale tra paesi e popolazioni. Le modalità, l’intensità e la capacità di resilienza a eventi climatici estremi non sono le stesse tra Nord e Sud del mondo. Inoltre esistono responsabilità storiche legate al cambiamento climatico che determinano grosse disuguaglianze e ingiustizie. 

I cosiddetti paesi del Nord Globale si sono arricchiti attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali e l’utilizzo di combustibili fossili perpetuando un sistema capitalista basato sulla crescita senza limiti.  Sulle loro spalle pesa la maggiore responsabilità della crisi climatica  in termini di emissioni di CO2 ed effetti climalteranti. Tuttavia non sono loro a pagarne le conseguenze.

Fonte: EcoHealth, 2007

Nella mappa cartografica basata sulla proiezione di dati scientifici si mostrano  (A) le quote relative di anidride carbonica cumulativa, per paese, e (B) l’entità e la gravità delle conseguenze del cambiamento climatico per malaria, malnutrizione, diarrea e annegamento per paese. Si evince come siano le popolazioni più povere e vulnerabili, del cosiddetto Sud Globale, a subire in modo diretto gli effetti drammatici del clima, seppure i meno responsabili in termini di emissioni di CO2.  

L’azione per il clima passa per la giustizia climatica

L’azione condotta finora per contrastare la crisi climatica è stata chiaramente insufficiente. La necessità di una prospettiva olistica e sistemica per contrastare i cambiamenti climatici, che consideri la sfera sociale ed economica, oltre a quella ambientale, è l’azione chiave per contrastare i cambiamenti climatici.

Ricondurre la lotta al cambiamento climatico alla tutela dei diritti umani, integrando il concetto di ‘giustizia climatica’ che tiene esattamente conto di quelle disparità, disuguaglianze e ingiustizie sociali e storiche – per la costruzione di nuove politiche e azioni per il clima che vadano oltre una visione economicista ed ambientalista del problema.

Lo sforzo compiuto dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in questo senso, non dovrebbe essere  lasciato vano. Sin dalla sua nascita, nel 2015, ha applicato un approccio trasversale alle problematiche dell’umanità, sottolineando l’interconnessione tra parità di genere e clima, energie rinnovabili con l’educazione, perché nessun settore della nostra società è separato dall’altro. Le differenze tra paesi e categorie più vulnerabili non possono continuare a essere minacciate e colpite in modo più severo dai cambiamenti climatici. L’Agenda 2030 ci esorta a «non lasciare nessuno indietro», perché la lotta contro il cambiamento climatico è una lotta sociale. Una lotta che passa per la garanzia e il godimento dei diritti umani, per i diritti collettivi, per la responsabilità storica, per l’uguaglianza e l’equità generazionale. Ci indirizza a un’azione congiunta che includa e tuteli i soggetti maggiormente colpiti – ossia donne, bambini, giovani, persone con disabilità, popolazioni indigene e paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Il cambiamento climatico si fa finalmente portavoce di tutte le lotte sociali agite fino a oggi, con un unico obiettivo: creare un sistema più equo e sostenibile per tutti. 


Leggi anche >> Ecofemminismo di Ilaria Ghaleb – Change for Planet

Note

  1. IPCC, Sixth Assessment Report, Climate Change 2021: The Physical Science Basis, 2021
  2. Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789
  3. Dichiarazione universale dei diritti umani, Nazioni Unite,1948
  4.  Rapporto annuale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani sulle relazioni tra cambiamenti climatici e diritti umani, 2009.
  5. Groundswell Part 2: Acting on Internal Climate Migration, World Bank, 2021
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