Cinque alternative alla carenza di gas

Nonostante il conflitto russo-ucraino, l’Europa ha superato il 2022 grazie alla diversificazione delle importazioni di gas, al riempimento degli stoccaggi e alle temperature miti. Ma quali sono le previsioni per il 2023?

Autore

Giulia Iacovissi

Data

14 Marzo 2023

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3' di lettura

DATA

14 Marzo 2023

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Il settore dell’energia è ciclicamente e intensamente influenzato da variabili sociali, economiche e metereologiche: si alternano, infatti, periodi di flessione ed espansione. In particolare, è attualmente in corso una profonda crisi energetica, la quale desta forti preoccupazioni, a causa di prezzi energetici in rialzo, flussi energetici interrotti o rallentati e problemi di approvvigionamento. Alla base di questo processo vi sono fattori esogeni, come eventi climatici estremi, la ripresa post pandemica e la contrazione dell’offerta, e fattori endogeni, come la scarsa produzione eolica, basse disponibilità di gas e le dinamiche tra Unione Europea e Russia.

Questo fragile quadro geopolitico, caratterizzato da prezzi in crescita e un alto livello della domanda energetica, ha raggiunto il suo culmine, il 24 febbraio 2022, con l’invasione Russa dell’Ucraina

Gazprom, colosso russo dell’estrazione di gas naturale, da agosto 2021 sta gradualmente riducendo i flussi di gas verso l’Europa, nel tentativo di favorire fratture nella NATO e tra gli oppositori russi che sostengono l’Ucraina. Dopo più di un anno di tensioni, ora si teme un taglio totale delle forniture di gas da parte di Gazprom, come conseguenza delle sanzioni imposte alla Russia di Putin dopo l’invasione dell’Ucraina.  

Tra le sanzioni introdotte per limitare la capacità della Russia di finanziare la guerra, troviamo strumenti finanziari, come la rimozione delle banche russe dal sistema finanziario internazionale Swift, nonché vincoli alle importazioni di beni e alla libera circolazione tra stati. Per quanto riguarda il gas, invece, non sono state applicate sanzioni, in quanto l’UE dipende da questo Paese per circa il 40% del suo fabbisogno di gas, nonché per il 45% delle importazioni, come riportato da IEA. Tra i paesi dell’Unione Europea, Germania e Italia risultano essere tra i maggiori importatori di gas russo, con quote di importazione rispettivamente del 53.7% e del 33.4%.

Figura 1: Importazioni di gas russo nel 2021.

Come sostituire il gas russo?

Nonostante la guerra in corso, le forniture di petrolio e gas sono proseguite senza particolari interruzioni fino a luglio 2022, quando la Russia ha iniziato ad interrompere i flussi di gas verso alcuni paesi come Polonia, Bulgaria e Finlandia. In generale, sin dall’inizio della guerra in Ucraina, le nazioni europee hanno cercato di aumentare e soprattutto differenziare la fornitura di gas in entrata, oppure di ridurre la domanda. Una serie di circostanze ha infatti evitato il tracollo energetico dell’Europa in questo inverno 2022, tra cui il calo della domanda energetica causato dai prezzi record, l’impennata di GNL in arrivo, il riempimento sopra la media degli stoccaggi, le temperature miti di novembre.

In più, si è rivelata fondamentale una diversificazione delle forniture e la sempre più stretta cooperazione internazionale, insieme a misure nazionali di contenimento dei consumi. 

Infatti, la combinazione di una domanda gas più bassa (inferiore di circa 50 bcm rispetto al 2021), di un forte aumento delle forniture di gas non russe e di condizioni climatiche stagionalmente miti per tutto il mese di ottobre e l’inizio di novembre ha permesso all’Unione Europea di aumentare i livelli di stoccaggio di gas di una quantità record, superiori a 70 miliardi di metri cubi tra aprile e metà novembre, consentendo loro di raggiungere livelli di riempimento del 95% a metà novembre. Al 9 dicembre 2022, il livello è del 15% (o 11 bcm) al di sopra della media quinquennale. 

Le conseguenze energetiche del conflitto russo-ucraino

Nel 2021 l’Europa ha importato 140 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia, scesi a circa 60 miliardi di metri cubi nel 2022 grazie agli sforzi dell’Europa per ridurre la dipendenza dal gas russo. Lo shock di fornitura indotto dalla Russia ha fatto salire i prezzi del gas naturale sugli hub europei a livelli record. I prezzi del mese prima sul TTF – il principale hub del gas in Europa – hanno raggiunto una media di oltre 130 euro per MWh nei primi 11 mesi del 2022, più di sette volte superiore alla media tra il 2016 e il 2020. Prezzi a questi livelli hanno incentivato un aumento delle forniture all’Unione Europea attraverso gasdotti non russi e afflussi record di GNL. 

Il rapporto IEA, How to Avoid Gas Shortages in the European Union in 2023

In questo contesto di forte incertezza energetica si inserisce il rapporto IEA, intitolato How to Avoid Gas Shortages in the European Union in 2023 (disponibile al seguente link), presentato in una conferenza stampa da Fatih Birol, direttore esecutivo IEA, insieme alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Bruxelles, prima della riunione straordinaria dei ministri dell’Energia dell’UE del 13 dicembre e della riunione del Consiglio europeo del 15 dicembre.

Secondo IEA, «il potenziale divario tra domanda e offerta di gas dell’Ue potrebbe raggiungere i 27 miliardi di metri cubi nel 2023 in uno scenario in cui l’import di gas russo scenderà a zero e le importazioni di GNL dalla Cina torneranno ai livelli del 2021».

Il 2023 potrebbe rappresentare un anno ancora più difficile per l’Europa: le forniture russe potrebbero diminuire ulteriormente, la disponibilità globale di GNL è destinata a ridursi a causa della ripresa post pandemica dell’economia cinese e le temperature stagionalmente miti registrate potrebbero non essere destinate a durare a lungo.

Nello specifico, il rapporto illustra una serie di azioni pratiche che l’Europa può intraprendere per consolidare i progressi già compiuti nel 2022, riducendo la dipendenza dalle forniture di gas russo e riempiendo gli stoccaggi di gas in vista dell’inverno. Infatti, secondo IEA, le misure già adottate dai governi dell’UE in materia di efficienza energetica, energie rinnovabili e pompe di calore dovrebbero contribuire a ridurre le dimensioni del potenziale divario tra domanda e offerta di gas nel 2023.

La ripresa della produzione di energia nucleare e idroelettrica rispetto ai livelli minimi decennali nel 2022 dovrebbe contribuire a ridurre il divario identificato. Tutti questi fattori già in atto dovrebbero consentire di compensare 30 dei 57 miliardi di mc all’anno di gap di offerta nel 2023 nello scenario di totale interruzione dei flussi dalla Russia e di ritorno della domanda cinese di GNL ai livelli del 2021.

Cinque strumenti per chiudere il gap

Resterebbe quindi un potenziale divario tra domanda e offerta di gas dell’UE di circa 27 miliardi di mc nel 2023, che secondo il rapporto IEA potrà essere colmato attraverso ulteriori azioni su efficienza energetica, rinnovabili, pompe di calore, risparmio energetico e forniture di gas. La figura illustra i cinque strumenti illustrati da IEA in tal senso, nonché il loro peso in bcm. 

Figura 2: I cinque strumenti proposti da IEA per ridurre il gap tra domanda e offerta di gas nel 2023

1. Efficienza energetica

Le azioni riguardanti l’efficienza energetica hanno subito un’accelerazione nel 2022, in quanto i governi e i consumatori si sono sempre più orientati verso misure di efficientamento in risposta all’incertezza circa le sorti del gas e ai prezzi dell’energia da record. La maggior parte del potenziale di risparmio di gas a breve termine nell’Unione Europea riguarda gli edifici residenziali e commerciali. 

Nel 2022, la domanda di gas negli edifici dovrebbe essere inferiore di circa 25 bcm (o del 17%) rispetto al 2021. Le motivazioni di questo calo sono da ricercarsi nelle temperature più miti e nei cambiamenti comportamentali, ma ci sono state anche riduzioni dovute ad altri fattori, tra cui un aumento delle ristrutturazioni delle abitazioni e le vendite di elettrodomestici efficienti, un miglioramento dei risparmi energetici negli edifici pubblici e nell’illuminazione pubblica e il sostegno a programmi di efficienza energetica industriale che possono realizzare risparmi energetici nell’immediato.

2. Accelerare lo sviluppo delle rinnovabili

Le azioni politiche e le condizioni di mercato hanno incoraggiato un rapido sviluppo delle energie rinnovabili, già da prima dell’inizio della crisi energetica. In seguito alla riduzione delle forniture di gas da parte della Russia, diversi Paesi membri dell’UE hanno introdotto obiettivi più ambiziosi per le energie rinnovabili e migliorato il contesto politico.

Nel 2022, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nell’UE dovrebbe aumentare del 6%, grazie alla produzione record di capacità eolica e solare fotovoltaica, nonostante un calo significativo dell’energia idroelettrica a causa della prolungata siccità che ha caratterizzato il 2022.

Sulla base delle stime IEA, la produzione di energia eolica e solare fotovoltaica nell’Unione Europea aumenterà di oltre 80 TWh rispetto allo scorso anno, sostituendo circa 12 miliardi di metri cubi di gas naturale. 

Inoltre, ulteriori azioni in questo senso potrebbero portare a una produzione aggiuntiva di 55 TWh da eolico e solare fotovoltaico (con una sostituzione di altri 7,5 miliardi di metri cubi). Questo potenziale di rialzo dipenderebbe soprattutto dall’agevolazione del percorso di entrata in funzione dei nuovi progetti eolici su scala industriale e onshore nei prossimi mesi, dall’accelerazione della diffusione dei sistemi solari fotovoltaici su tetto e dalla messa in servizio più rapida dei grandi progetti eolici offshore. In questo modo, nel 2023 l’Unione Europea potrebbe disporre di circa 60 GW di nuovo solare fotovoltaico e 25 GW di eolico, triplicando quasi la media annuale di diffusione del blocco negli ultimi tre anni.

Il raggiungimento di questi obiettivi di crescita più rapida richiederà sforzi di tipo politico lungo tre direttrici principali: ridurre i tempi di autorizzazione, aumentare la certezza per gli investitori e promuovere l’integrazione delle fonti rinnovabili e delle risorse distribuite.

3. Elettrificazione

Un terzo della domanda di gas dell’Unione Europea è legato al riscaldamento degli edifici: la sostituzione delle caldaie a gas con il riscaldamento elettrico, in particolare con le pompe di calore, rappresenta un modo per migliorare la sicurezza, l’economicità e le prestazioni ambientali dei processi di riscaldamento. 

Le pompe di calore e altri tipi di riscaldamento elettrico possono anche sostituire la combustione del gas nei processi a bassa e media temperatura nel settore industriale, offrendo inoltre un notevole miglioramento dell’efficienza: le pompe di calore attualmente disponibili sul mercato sono infatti da tre a cinque volte più efficienti delle caldaie a gas naturale.

4. Cambiamenti comportamentali

Il cambiamento comportamentale riguardante la popolazione può far risparmiare energia a patto che le persone e le imprese capiscano cosa fare e perché. Trovare il modo di incoraggiare gli utenti finali a cambiare il loro comportamento non è sempre facile, ma si può fare. L’analisi IEA sottolinea l’importanza di messaggi ben mirati che portino a impatti duraturi.

Nel 2022, le azioni dei consumatori hanno permesso di risparmiare 3-10 miliardi di metri cubi: nel 2023, grazie a interventi normativi, campagne di sensibilizzazione e prezzi energetici in possibile rialzo, potrebbero contribuire a far risparmiare altri 5 miliardi di metri cubi di gas nel 2023.

5. Incrementare gli approvvigionamenti

Le possibilità di incrementare le quantità di gas in termini di offerta globale sono relativamente ridotte rispetto a quelle presenti sul lato della domanda. Gli sviluppi di nuove forniture di gas hanno in genere tempi lunghi, quindi le decisioni di sviluppare nuove risorse oggi richiedono diversi anni prima di tradursi in forniture aggiuntive effettive. 

Attualmente, vengono prodotti circa 170 miliardi di metri cubi di gas non russo che non vengono utilizzati in modo produttivo, venendo dispersi nell’atmosfera o bruciati; una parte di questi potrebbe essere immessa sul mercato in tempi relativamente brevi.

Esistono anche opportunità a breve termine per aumentare l’offerta di gas a basse emissioni, rappresentate in particolare dai biogas. Complessivamente, ulteriori azioni in questi settori potrebbero portare sul mercato altri 4,5 miliardi di metri cubi nel 2023.

L’autrice ringrazia Ilaria Livi per i preziosi consigli

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