L’impronta ecologica

La sostenibilità, garantita ogni giorno dal capitale naturale, promette una vita agiata a tutti, presente e futura.

Autore

Steven Goldfinger, Dan Moran, Mathis Wackernagel

Data

27 Ottobre 2022

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7' di lettura

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27 Ottobre 2022

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Aprile 2005 – La sostenibilità promette una vita agiata a tutti, presente e futura. Il capitale naturale – i beni e i servizi della natura – non sono gli unici ingredienti di questa prospettiva futura. Eppure, senza questo capitale – cibo sano, energia per i trasporti e il riscaldamento, fibre per la carta, il vestiario e la casa, l’aria e l’acqua pulita – la sostenibilità sarebbe impossibile. Ecco perché la gestione attenta del capitale naturale è essenziale per il benessere presente e futuro dell’umanità.

Per garantire la sostenibilità è dunque necessario proteggere il capitale naturale dallo sfruttamento sistematico; diversamente, la natura non sarebbe più in grado di fornire questo capitale essenziale alla società.
Stiamo usando bene il nostro capitale naturale? Se non lo misuriamo siamo ciechi e non possiamo gestire con efficacia le risorse naturali essenziali. Per proteggerlo, dobbiamo sapere quanto ne abbiamo e quanto ne consumiamo. Non c’è differenza rispetto al bilancio delle entrate e delle uscite di qualsiasi famiglia, società o governo. Per proteggere il nostro patrimonio naturale, dobbiamo tenere una contabilità che ci possa indicare le risorse naturali necessarie all’umanità e le risorse ecologiche che la natura è in grado di offrirci.

L’Impronta Ecologica: definizione delle necessità di capitale naturale da parte dell’umanità

La contabilità dell’Impronta Ecologica comporta un bilancio di questo tipo. Documenta l’area di terra o di mare biologicamente produttiva necessaria a una determinata popolazione per ottenere le risorse rinnovabili che essa consuma e per assimilare i rifiuti generati con la tecnologia in uso. In altre parole, l’Impronta Ecologica documenta fino a che punto l’economia è protetta dalle capacità rigenerative della biosfera e chi sono gli utenti delle diverse componenti di tale capacità (Wackernagel e Ress 1996).

Una contabilità biofisica di questo tipo è possibile perché possiamo tracciare i flussi di risorse e di rifiuti, e perché la maggior parte di questi possono essere associati all’area biologicamente produttiva necessaria al loro mantenimento. L’Impronta Ecologica di una popolazione è quindi l’area di terra e di mare biologicamente produttiva necessaria per riprodurre le risorse che questa popolazione consuma e per assimilare i rifiuti che genera, in considerazione della tecnologia in uso. Quest’area è espressa in ettari globali-ettari corretti che rappresentano la resa media di tutte le aree bioproduttive della Terra. Poiché le persone utilizzano risorse provenienti da tutte le parti del mondo e con i loro rifiuti inquinano i posti più lontani, l’Impronta Ecologica tiene conto di queste aree ovunque esse siano sul pianeta.

Risultati dell’Impronta Ecologica

L’Impronta Ecologica mette a confronto anno per anno la domanda di capitale naturale dell’umanità con la capacità rigeneratrice della natura. Calcoli recenti pubblicati sul Living Planet Report 2004 del WWF (WWF Global Footprint Network, Unep World Conservation Monitorino Cente 2004), dimostrano che lo svedese medio ha bisogno di oltre 7,0 ettari globali per soddisfare i suoi consumi. Se tutti gli abitanti della Terra consumassero a questo livello, avremmo bisogno di altri quattro pianeti. L’Impronta Ecologica dell’italiano medio è pari alla metà di quella dello svedese (3,8 ettari globali). Il messicano medio ha bisogno di 2,5 ettari globali e l’indiano medio necessita di solo quarto di quell’area. La domanda globale media è pari a 2,2 ettari globali per persona (per gli altri paesi si veda la tab. 1).
Di contro, l’attuale disponibilità di terra e di mare biologicamente produttivi sul nostro pianeta corrisponde a 1,8 ettari per persona. La disponibilità è inferiore se destiniamo parte di questi ettari ad altre specie che dipendono sempre dalla stessa area. È necessario fornire spazio alle altre specie se vogliamo mantenere la biodiversità essenziale per la salute e la stabilità della biosfera.

Confrontando la disponibilità con la domanda, vediamo che nel 2001 l’Impronta Ecologica superava la biocapacità della Terra di oltre il 20% (2,2 [gha/pers]/ 1,8 [gha/pers] = 1,2). In altre parole, occorrono più di un anno e due mesi per rigenerare le risorse che l’umanità ha consumato durante l’anno in esame. Solo recentemente, a partire dai primi anni Ottanta, la domanda globale ha iniziato a superare le risorse disponibili. Nel 1961, ad esempio, occorrevano solo 0,5 anni per rigenerare quello che era stato consumato nel corso dell’anno, come indicato nella figura che segue (Wackernagel et al. 2002, WWF 2004).

Una contabilità utile

L’Impronta Ecologica permette ai governi di stabilire la domanda di capitale naturale di una regione e confrontarla con il capitale naturale effettivamente disponibile. Questa contabilità permette anche alle ragioni o alle nazioni di rispondere a quesiti più specifici sulla distribuzione della domanda nell’ambito dei loro sistemi economici. Per esempio, la contabilità basata sull’Impronta può identificare la domanda ecologica associata al consumo residenziale, la produzione di prodotti con valore aggiunto o la generazione di beni d’esportazione, oppure essere usata per valutare la capacità ecologica rappresentata dalle importazioni dalle quali una regione dipende. Questo può servire per capire i vincoli delle regioni o le future responsabilità rispetto alle altre regioni del mondo e a identificare le opportunità per difendere o migliorare la qualità di vita nell’ambito della regione.

L’Impronta aiuta i governi a diventare più specifici in merito alla sostenibilità in molti modi diversi.

La contabilità fornisce un linguaggio comune e una chiara metodologia che può essere utilizzata per sostenere la formazione del personale e per comunicare i problemi di sostenibilità ad altri livelli governativi o al pubblico. L’Impronta aggiunge valore alle banche dati esistenti sull’andamento della produzione, del commercio e dell’ambiente, fornendo un modo per interpretare i dati.Per esempio, l’Impronta può servire a guidare i «sistemi di gestione ambientale» offrendo una base per la raccolta e l’organizzazione dei dati, la definizione degli obiettivi e dei progressi.

L’Impronta Ecologica può anche rispondere alle sollecitazioni dei rapporti ambientali, informando i responsabili delle decisioni strategiche per lo sviluppo regionale.

Inoltre, il monitoraggio della domanda della disponibilità di capitale naturale permette ai governi di:

  • costruire la competitività di una regione monitorando i deficit ecologici, poiché nel tempo questi ultimi potrebbero rappresentare una perdita economica crescente;
  • restare legati alla comunità imprenditoriale che punta sempre più sulla sostenibilità come mezzo per ridurre la vulnerabilità futura (si veda l’esempio BP o Toyota);
  • gestire i valori comuni in modo più efficiente. Senza una misurazione efficace, tali valori sono «valutati» pari a zero o anche meno, e il loro contributo alla società non è sistematicamente valutato o incluso nella programmazione strategica;
  • ottenere l’accesso a un sistema di allarme preventivo per la sicurezza economica e militare a lungo termine che riconosca i problemi di scarsità emergenti e gli andamenti globali;
  • monitorare l’impatto combinato delle pressioni ecologiche che generalmente vengono valutate in modo indipendente, come il cambiamento del clima, l’esaurimento delle aree di pesca, la perdita di terreno coltivabile, l’eccessivo abbattimenti delle foreste e l’estensione urbana
  • identificare le possibilità locali e globali per mitigare i cambiamenti climatici ed esaminare i trade-off dei diversi approcci alla riduzione della CO2 a livello atmosferico;
  • verificare le opzioni politiche per la vivibilità futura e le possibili conseguenze non internazionali.

Sovraccarico 1 e deficit ecologico

Il limite di biocapacità globale può essere superato perché gli alberi si abbattono più velocemente di quanto non ricrescano, le aree di pesca si esauriscono più rapidamente di quanto non vengano rifornite e il CO2 può essere immesso nell’atmosfera più velocemente degli ecosistemi in grado di assorbirla. Considerando la domanda attuale di risorse naturali dell’umanità, il deficit ecologico o sovraccarico non è più un fenomeno locale ma globale. Attualmente non consumiamo solo il patrimonio naturale, ne invadiamo il principio.

Il sovraccarico provoca l’esaurimento del capitale naturale: il carbonio si accumula nell’atmosfera, le aree di pesca si esauriscono, la deforestazione si estende, la biodiversità si perde e l’acqua dolce scarseggia.

I benefici in termini di efficienza in qualche misura sono serviti: l’Impronta Ecologica dell’umanità è cresciuta più lentamente delle attività economiche, nonostante l’aumento ininterrotto della domanda di risorse naturali, fino al punto da provocare oggi un sovraccarico ecologico globale.

Applicazione dell’Impronta Ecologica

L’Impronta Ecologica può essere applicata su scale diverse, a partire dai singoli prodotti fino alle organizzazioni, città, regioni, nazioni e all’umanità nel suo insieme. Può essere usata per definire un budget quando il capitale naturale è limitato. Inoltre, evidenzia quattro modi complementari in cui i deficit ecologici possono essere ridotti o eliminati:

1) uso di tecnologie efficienti per sfruttare le risorse e per ridurre la domanda di capitale naturale;

2) riduzione del consumo senza alterare la qualità di vita delle persone, ad esempio impiegando meno carburanti fossili così da rendere più vivibili le città per gli abitanti;


3) contenimento equo dell’incremento demografico in modo che il consumo totale diminuisca pur mantenendo inalterata la domanda pro capite;

4) arricchimento del capitale naturale, usando ad esempio metodi di estrazione delle risorse capaci di incrementare, anziché compromettere, la produttività biologica del terreno, e di ampliarne, di conseguenza, la disponibilità.


Tab2: Applicazioni dell’Impronta Ecologica nella Pubblica Amministrazione

Applicazioni municipali
Esistono oltre un centinaio di studi sull’Impronta Ecologica applicata alle città, che variano dai progetti svolti dagli studenti fino alle analisi che considerano il fabbisogno complessivo di risorse naturali di un’area metropolitana. LONDRA, ad esempio, è già stata oggetto di tre studi. Nel 1995, l’esperto di sostenibilità urbana Herbert Girardet stimava che l’Impronta della capitale inglese era pari a 125 volte le dimensioni della città stessa. In altre parole Londra, per funzionare, aveva bisogno un’area grande quanto l’intero terreno produttivo del Regno Unito per disporre di tutte le risorse necessarie alla città e per eliminare i suoi inquinanti e i sui rifiuti. Nel 2000, sotto la leadership del Sindaco Ken Livingstone, la città ha commissionato uno studio molto dettagliato sull’Impronta Ecologica chiamato City Limits. Il rapporto, sponsorizzato da organizzazioni come l’Istituto della gestione dei Rifiuti (Chartered Insitution of Wastes Management), l’Istituto degli Ingegneri Civili (Institution of Civil Engineers, ICE) e il Programma Biffaward sull’uso delle Risorse Sostenibili (Biffaward Programme on Sustainable Resource Use), fu realizzato dalla Best Foot Forward e lanciato nel settembre 2002. I risultati della ricerca su Londra e i suoi 7 milioni di abitanti sono disponibili sul sito: http://www.citylimitslondon.com. Per rispondere ai problemi sollevati dal rapporto City Limits, London Remade, un’organizzazione sostenuta da oltre 300 dei maggiori imprenditori e istituti di ricerca della capitale, ha deciso di analizzare le eventuali misure da prendere per ridurre l’Impronta Ecologica della città. In collaborazione con London First, un’agenzia per la gestione dei rifiuti, London Re-made ha chiesto la collaborazione delle società di consulenza WSP Environmental e Natural Strategies per identificare il potenziale di riduzione di un progetto chiamato Toward Sustainable London: Reducing the Capital’s Ecological Footprint (Londra Sostenibile: verso la Riduzione dell’Impronta Ecologica della Capitale). Il primo di quattro rapporti, Determining London’s Ecological Footprint and Priority Impact Areas for Action (Definizione dell’Impronta Ecologica di Londra e Priorità di Impatto per l’Azione), è disponibile sul sito: http//www.londonremade.com/lr_footprinting.asp.
Altri hanno studiato gli aspetti della vita in città usando l’Impronta Ecologica. Ad esempio, l’unità di consumo sostenibile dell’Istituto Ambientale di Stoccolma-York ha eseguito numerosi studi di città o regioni (http://www.york.ac.uk/inst/sei/IS/sustain.html). Essi hanno anche contribuito, con BioRegional, a un rapporto WWF-Regno Unito intitolato One Planet Living in the Thames Gateway (Un Pianeta lungo il Tamigi), che identifica i potenziali di risparmio dell’Impronta Ecologica per uno sviluppo urbano più verde. Il rapporto è disponibile sul sito: http://www.wwf.org.uk/filelibrary/pdf/thamesgateway.pdf. Bill Dunster, il maggiore architetto impegnato sul fronte ecologico del Regno Unito, usa l’Impronta Ecologica come riferimento per i suoi progetti. Maggiori informazioni sul suo lavoro sono disponibili sul sito: http://www.zedfactory.com.

Domande nazionali e regionali
Numerosi studi sull’Impronta Ecologica a livello nazionale e regionale hanno contribuito al dibattito politico, in alcuni casi con la collaborazione di enti governativi. Ad esempio: GALLES (pop. 2.900.000). L’Assemblea nazionale del Galles ha adottato l’Impronta Ecologica come indicatore principale di sostenibilità nel marzo 2001, rendendo il Galles la prima nazione impegnata in questa direzione. Il primo rapporto è stato commissionato dal WWF-Cymru ed eseguito da Best Foot Forward. Il documento riporta in dettaglio il processo di gestione dell’energia, trasporti e materiali del Galles. È scaricabile sul sito: http://www.wwf-uk.org/filelibrary/pdf/walesfootprint.pdf.

LO STATO DI VICTORIA, Australia (pop. 4.650.000). EPA Victoria, il maggiore ente di stato responsabile della protezione ambientale, ha stabilito una serie di progetti pilota nel 2002, con la collaborazione di un vasto numero di organizzazioni e di imprese, per approfondire le applicazioni pratiche dell’Impronta Ecologica e per promuovere la sostenibilità dell’area geografica. Vedere il sito: http://www.epa.vic.gov.au/eco-footprint.

CONTEA DI SONOMA, California (30 miglia a nord di San Francisco, pop. 495.000). Con i fondi di U.S. EPA, Sustainable Sonoma County, una ONG locale ha usato l’Impronta Ecologica come base di una sua campagna del 2002. Grazie a un’ampia mobilitazione dei cittadini invitati a commentare lo studio prima della sua diffusione, fu in grado di attirare una grande attenzione a livello locale. Di conseguenza, il lancio dello studio è stato ripreso dai media a livello nazionale e ha costituito le basi della campagna successiva. Ciò ha portato tutti i comuni della Contea di Sonoma a impegnarsi per la riduzione del 20% delle loro emissioni di CO2 ed è stata la prima contea degli Stati Uniti a raggiungere questo risultato. Per rispettare il loro impegno, hanno definito i programmi che fissano quali devono essere i passi necessari al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione. Lo Studio dell’Impronta di Sonoma è disponi-
bile sul sito: http://www.sustainablesonoma.org/projects/scefootprint.html.

SEI REGIONI MERIDIONALI D’ITALIA. Commissionato dal WWF Italia, CRAS ha realizzato uno studio per il confronto tra 6 regioni meridionali d’Italia. Lo studio è scaricabile dal sito: http://www.cras-srl.it/pubblicazioni/32.pdf.

Applicazioni internazionali
IL PARLAMENTO EUROPEO ha commissionato uno studio comparativo sull’applicazione dell’Impronta Ecologica alla sostenibilità. L’analisi comprendeva casi-studio che esploravano il possibile utilizzo dell’Impronta nella legislazione internazionale. Lo studio, completato nel 2001, fu supervisionato dalla Direzione Generale per la Ricerca, Industria, Energia, Ambiente e Valutazioni delle opzioni Tecnologiche e Scientifiche (Directorate General for Research, Division Industry, Research, Energy, Environment, and Scientific and Technological Options As- sessment, STOA). È scaricabile dal sito: http://www.europarl.eu.int/stoa/publi/pdf/00-09-03_en.pdf; una sua sintesi in 11 lingue europee è disponibile sul sito: http://www.europarl.eu.int/stoa/publi/default_en.htm.

THE UNITED NATIONS POPULATION FUND (UNFPA) report State of World Population 2001 – Footprints and Milestones: Population and Environmental Change illustra i concetti dell’Impronta Ecologica. Si veda: http://www.unfpa.org/swp/2001/english/ch03.html#5.


L’Impronta Ecologica è stata applicata in tutti i continenti: la contabilità globale e nazionale è stata ampiamente diffusa nel mondo, e più di 100 città e regioni hanno valutato la loro (si vedano gli esempi alla tab. 2). In California, il progetto Sonoma County Footprint Time to Lighten Up ha spinto tutte le città della contea a firmare iniziative locali a favore dell’ambiente (Climate Saver Initiative of the International Council for Local Environmental Initiatives, ICLEI).

Il Galles ha adottato l’Impronta Ecologica come indicatore chiave. Il WWF International, una delle organizzazioni più importanti per la tutela dell’ambiente, usa l’Impronta Ecologica nel suo lavoro di comunicazione e nelle politiche di protezione ambientale e sviluppo sostenibile. Gli enti governativi, in particolare in Europa, hanno studiato le implicazioni dei risultati dell’Impronta Ecologica e hanno rivalutato il significato della carrying capacity 2. Alcuni ministri nazionali hanno sottolineato ripetutamente il concetto, compreso il Presidente francese Jacques Chirac nel suo discorso al Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile a Johannesburg. Anche i media più importanti stanno diffondendo l’idea: nel luglio 2002, «The Economist» ha intitolato il suo inserto del luglio 2002 sull’ambiente globale «Quanti pianeti?», con una evidente allusione alla valutazione dell’ Impronta Ecologica secondo la quale avremmo bisogno di tre Terre se tutti i cittadini del mondo vivessero con gli stili di vita di quelli dei paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico).

Un indicatore di sostenibilità forte e debole

Monitorando il consumo del capitale naturale rinnovabile, l’Impronta Ecologica fornisce una guida alla sostenibilità: un’Impronta inferiore alla biocapacità disponibile è una condizione necessaria per una «forte» sostenibilità, una posizione che ritiene che il benessere delle persone dipende dal mantenimento del capitale naturale. Alcuni sostengono che la «sostenibilità forte» è un concetto troppo restrittivo, perché la tecnologia e la conoscenza sono in grado di compensare il valore ecologico perso. Questo concetto può essere discutibile, ma la gestione di una «sostenibilità debole» richiede una contabilità affidabile delle risorse. Quindi, misurando la disponibilità totale e la domanda di capacità rigenerativa della popolazione, l’Impronta Ecologica serve come strumento ideale per controllare i progressi fatti, fissare gli obiettivi e definire le politiche di sostenibilità.

Cosa devono fare i governi e le regioni?

L’Impronta Ecologica permette ai governi di conoscere la domanda di capitale naturale di una regione in modo da confrontarla con il capitale naturale effettivamente disponibile. Questa contabilità permette anche alle regioni o alle nazioni di rispondere a quesiti più specifici sulla distribuzione della domanda nell’ambito dei loro sistemi economici. Per esempio, la contabilità basata sull’Impronta può identificare la domanda ecologica associata al consumo residenziale, la produzione di prodotti a valore aggiunto o la generazione di beni di esportazione, o può essere usata per valutare la capacità ecologica rappresentata dalle importazioni dalle quali una regione dipende. Questo può servire per capire i vincoli della regione o le future responsabilità rispetto alle altre regioni del mondo e per identificare le opportunità necessarie a difendere o migliorare la qualità di vita nell’ambito della regione.

L’Impronta Ecologica aiuta i governi a diventare più precisi in merito alla sostenibilità in molti modi diversi. La contabilità fornisce un linguaggio comune e una chiara metodologia che può essere utilizzata per sostenere la formazione del personale e per comunicare le questioni e i problemi che la sostenibilità implica ad altri livelli governativi e al pubblico. L’Impronta aggiunge valore alle banche dati esistenti sull’andamento della produzione, del commercio e dell’ambiente, fornendo un modo per interpretare i dati. Per esempio, l’Impronta può servire a guidare i «sistemi di gestione ambientale» offrendo una base per la raccolta e l’organizzazione dei dati, la definizione degli obiettivi e dei progressi. L’impronta può anche rispondere ai requisiti dei rapporti ambientali, informando i responsabili delle decisioni strategiche per lo sviluppo economico regionale.

Inoltre, il monitoraggio della domanda e della disponibilità di capitale naturale permette ai governi di:

  • elevare la competitività di una regione monitorando i deficit ecologici, poiché nel tempo essi potrebbero arrecare una perdita economica crescente;
  • cooperare con gli imprenditori che puntano sempre più sulla sostenibilità come mezzo per ridurre la vulnerabilità futura (si veda l’esempio BP o Toyota);

    gestire gli assets comuni in modo più efficace. Senza una misurazione efficace, questi valori sono valutati pari allo zero o anche meno, e il loro contributo alla società non è sistematicamente preso in considerazione o incluso nella programmazione strategica;
  • ottenere l’accesso a un sistema di allarme preventivo per la sicurezza economica e militare a lungo termine che riconosca i problemi di scarsità emergenti e gli andamenti globali;

    monitorare l’impatto combinato delle pressioni ecologiche – cambiamento del clima, esaurimento delle aree di pesca, perdita di terreno coltivabile, abbattimento eccessivo delle foreste, l’estensione urbana – valutate generalmente in modo tra loro indipendenti;
  • identificare le possibilità locali e globali in grado di mitigare i cambiamenti climatici ed esaminare i trade-off dei diversi approcci alla riduzione della CO2 a livello atmosferico;
  • verificare le opzioni politiche favorevoli alle condizioni di vita future e i possibili esiti non intenzionali.

Senza una contabilità regionale, i paesi possono facilmente trascurare o non sono in grado di comprendere questi tipi di vantaggi e pericoli. L’Impronta Ecologica, un sistema di contabilità completo e scientifico che confronta lo sfruttamento della natura con la capacità della natura di rigenerarsi, contribuisce a colmare queste lacune.


Riferimenti bibliografici

Wackernagel M. e Rees W.E. (1996), Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth, Gabriola Island, New Society Publischer.
World-Wide Fund for Nature, Global Footprint Network, UNEP World Conservation Monitoring Centre (2004), Living Planet Report 2004, Galand (CH), WWW.
Wackernagel M., Schulz N.B., Deumling D., Calleja Linares A., Jenkins M., Kapos V., Monfreda C., Loh J., Myers N., Norgaard R. e Randers J. (2002), Tracking the ecological overshoot of the human economy, in «Proc. Natl. Acad. Sci. USA», vol. 99, n. 14, 9266-9271, July 9.


Fonte/Testo originale: Mathis Wackernagel, Dan Moran, Steven Goldfinger, ‘L’impronta ecologica’ – pubblicato su Equilibri, Fascicolo 1, aprile 2005, Il Mulino.

Note

  1. Sovraccarico (overshoot) = carico della popolazione umana non sopportabile ecologicamente, che eccede la carrying capacity (Ndt).
  2. Carrying capacity = letteralmente capacità di carico. Viene tradizionalmente definita come il massimo di popolazione di una certa specie che un determinato habitat può sopportare senza che venga permanentemente incrinata la produttività dell’habitat stesso (Ndt).
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