Cari lettori, con questo articolo iniziamo un viaggio a puntate nel tentativo di capire, insieme, cosa è stata, cosa è, e cosa sarà, la transizione energetica. La serie di articoli che proporremo cerca di rispondere ad alcune domande tanto semplici, quanto profonde: cosa si intende, esattamente, per ‘transizione energetica’? Cosa implica in pratica? Quali saranno le sue fasi e quali i suoi reali effetti?
Come vedremo, la risposta è articolata perché la transizione è un processo complesso, spesso abbastanza lento, radicato nelle interazioni umane ed economiche. Parlare di ‘energia’, infatti, vuol dire parlare di mondo, vita e sviluppo. Significa anche parlare di popoli e di complesse relazioni geopolitiche, locali e mondiali. Significa parlare di ricchezza e crescita, ma anche di inquinamento e disuguaglianze. Cercare quindi di comprendere le diverse fasi future della transizione energetica, vuol dire tenere conto di tutti questi elementi. Per quanto complessa, essa è una strada oramai obbligatoria per il nostro futuro, perché è il processo attraverso il quale è possibile coniugare crescita e decarbonizzazione, permettendoci di mitigare il cambiamento climatico.
Il nostro percorso si snoderà nel tempo, studiando il passato per comprendere il nostro futuro: è importante cercare di prevedere cosa cambierà e cosa resterà immutato. Il viaggio seguirà la strada percorsa dall’energia, dalla fonte fino alla destinazione. Visiteremo luoghi differenti sparsi nel mondo, dal gelido permafrost della tundra siberiana, alla via della seta che porta a Baku in Azerbajan, fino al clima subtropicale del Niger.
Per partire, riflettiamo sul concetto di transizione energetica e sui suoi tempi di attuazione. Per avere una transizione sono necessari alcuni ingredienti: una fonte di energia ‘nuova’, una tecnologia altrettanto nuova e, come risultato, un incremento di produttività che implica, a sua volta, un aumento della crescita e del benessere generalizzato. Nella storia, la scoperta del fuoco e la prima rivoluzione industriale ne sono alcuni chiari esempi. Un caso recente, però non legato all’energia, è la nascita di internet.
Quella che stiamo affrontando, non ha esattamente le caratteristiche del passato: l’impulso non è solo tecnologico ma anche normativo. Si risponde alla necessità principale di ridurre l’impatto ambientale delle attività economiche, attraverso vincoli di decarbonizzazione. Vengono identificati obiettivi di sostenibilità da perseguire, al fine di garantire che l’ambiente in cui viviamo continui a operare in modo adeguato, ovvero garantendo il corretto svolgimento delle sue funzioni indispensabili per la sopravvivenza sul pianeta delle generazioni presenti e future. E tutto ciò anche a costo di un aumento degli oneri di produzione, perché, in tal modo, si iniziano a ‘rimborsare’ i danni ambientali, causati dal sistema produttivo. Nel contempo, le istituzioni cercano di accelerare il processo, sussidiando le nuove tecnologie verdi. La combinazione di questi due elementi, costi e sussidi, spinge verso la transizione.
A differenza del passato, quindi, l’impulso non è prettamente quello di una tecnologia che, migliorando la produttività e i profitti, spariglia il mercato e impone un nuovo paradigma di crescita. Le transizioni osservate nella storia non sono mai state eccessivamente rapide, per via di una certa inerzia del sistema produttivo. La sfida è proprio quella di sostenere questa particolare transizione cercando di non rallentare l’economia. E tutto ciò deve essere svolto velocemente, perché l’emergenza del cambiamento climatico sta diventando, ogni giorno, più urgente. Nelle prossime puntate cercheremo di capire in che modo.