L’atomizzazione umana e la ‘società della solitudine’ 

Solo, in una stanza, che parla con un computer. Theodore si svaga, si confessa, si innamora. Ore e ore a dialogare con chi? Un'intelligenza artificiale

Autore

Alessandro Leonardi

Data

15 Settembre 2025

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6' di lettura

DATA

15 Settembre 2025

ARGOMENTO

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La breve sintesi del film ‘Lei’, uscito nel lontano 2013, è diventata in alcuni casi realtà. Diversi adolescenti occidentali negli ultimi tempi amano intrattenersi con IA come ChatGPT, Grok o altre. Amano relazionarsi con dei chatbot e in certi casi cercano pure dei consigli in ambito psicologico/sentimentale. Forse non siamo ancora all’instaurazione di un rapporto d’amore fra un essere umano e una creazione digitale, ma il confine sta diventando sempre più labile. Specialmente con delle intelligenze artificiali che simulano sempre più efficacemente l’emotività umana. E a maggior ragione in un mondo tecnologicamente avanzato, dove l’isolamento sociale e la difficoltà a relazionarsi con il prossimo sono in aumento. 

Alienazione ‘sistemica’ 

Non si tratta di una condizione limitata a pochi individui, bensì di un fenomeno sociale in crescita esponenziale. Nel 2023 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha dichiarato che l’incremento della solitudine a livello globale rappresenta una minaccia per il benessere degli esseri umani. Negli ultimi anni sono aumentati gli allarmi sull’atomizzazione delle nuove generazioni, con un’accelerazione del fenomeno nel periodo post-pandemico. In Italia i ‘lupi solitari’, giovani fra i 14 e i 19 anni di età con scarse relazioni sociali, sono più che triplicati negli ultimi tre anni (dal 15 al 39,4%), mentre in Italia alcune ricerche stimano che milioni di persone si sentono sole. Quella che alcuni esperti chiamano ‘epidemia della solitudine’ è in fase di studio in numerosi Paesi avanzati fra critiche, sfumature e interpretazioni diverse del fenomeno. Ma è inequivocabile che qualcosa di profondo ed esteso stia mutando nelle relazioni umane, specialmente nel caso dei nativi digitali.

Questo grande cambiamento in atto non è figlio del nuovo millennio, ma consiste in una lunga trasformazione delle comunità umane sotto la Modernità degli ultimi due secoli. Secondo le ricerche di alcuni studiosi, prima del 1800 la solitudine era praticamente inesistente nella forma attuale. Con il progressivo distacco dal mondo naturale, il dispiegamento dei ritmi alienanti dettati dall’industrializzazione e dal progresso tecnologico, la riduzione dei nuclei famigliari e l’emersione a piena potenza dell’individualismo, la ‘solitudine’ ha iniziato a manifestarsi sotto varie forme, che vanno dal sentirsi alienati/invisibili pur operando all’interno delle società, fino al completo isolamento e al rifiuto delle interazioni umane. Un cambiamento che si è progressivamente dispiegato nel tempo a fasi alterne, con dinamiche diverse a seconda della cultura e della civiltà considerata. Non è un caso che i primi ‘hikikomori’ (persone che scelgono di isolarsi) si manifestano nel Giappone degli anni ’70, dove una serie di imposizioni culturali-sociali si combinano con la stressante e dura condizione lavorativa dettata dalla crescita economica del Paese.

Il digitale accelera il tutto

L’evoluzione delle società avanzate pian piano disgrega la rete umana intorno agli individui, immersi in una continua competizione economica-capitalistica e spinti verso una compenetrazione con i device tecnologici. Ma l’ulteriore accelerazione del fenomeno avviene con la diffusione su scala planetaria di internet e soprattutto degli smartphone. Nel mondo odierno miliardi di persone si collegano regolarmente ogni giorno alla rete globale per svariate ore, in ogni luogo, in una modalità interattiva umana-virtuale mai vista prima. Questo ha comportato la modifica di numerosi comportamenti socio-economici, in particolare nei giovani membri della Gen Z, ma anche un cambiamento nel modo di informarsi, di comunicare, di relazionarsi con il mondo esterno e gli altri individui. La quantità di ore giornaliere passate online hanno sottratto tempo ad altre attività, fra cui quelle legate all’aggregazione dal vivo, diminuendo le capacità di concentrazione degli esseri umani e lo sviluppo di skill sociali negli adolescenti. Le stesse interazioni amorose, come la conoscenza di nuovi partner, hanno subito una profonda modificazione con l’avvento delle app dating e dei social network. La rivoluzione portata dagli smartphone ha moltiplicato e amplificato le dinamiche della Modernità, saldandosi con le altre variabili socio-culturali in azione da tempo, fra cui un individualismo esasperato, l’espansione della ‘società liquida’ delineata da Zygmunt Bauman e il moltiplicarsi di varie crisi all’interno del modello di sviluppo.

Le società del futuro

L’impatto negativo sui nativi digitali, in particolare la diffusione del malessere psicologico di massa e l’aumento della solitudine, sollevano pesanti interrogativi sul futuro delle società avanzate. La scomparsa delle famiglie numerose e il crollo delle nascite fanno intravedere delle comunità umane sempre più vecchie, con pochi figli unici, alcuni dei quali resi ‘inerti’ anche dal possibile decadimento cognitivo determinato dall’avanzamento tecnologico. 

Le fragilità e le paranoie di certi genitori potrebbero a loro volta minare la serenità dei bambini della generazione Alpha sul lungo termine, schiacciati fra dinamiche ingestibili e aspettative socio-economiche irrealistiche. Ovviamente, come più volte è successo nella storia umana, ci sarà in svariati giovani una reazione individuale/collettiva in risposta a tali sfide. Probabilmente con il parziale rigetto di un sistema artificiale paranoide, dove gli esseri umani vengono trasformati in ‘ingranaggi’ sempre più disfunzionali in nome di dinamiche tossiche e auto-distruttive. Infatti il successo adattivo della nostra specie deriva primariamente dalla cooperazione sociale e dal vivere collettivo. Un elemento fondamentale che andrà riscoperto nei prossimi decenni.

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