L’intelligenza artificiale sta ormai raggiungendo le prestazioni umane su molti dei compiti cognitivi in cui eccelliamo. Ma cosa avverrà dopo? Stiamo entrando in un’epoca in cui le macchine saranno in grado di capire cose per noi incomprensibili? Nessuna intelligenza è illimitata, nemmeno la nostra, e quindi ci chiediamo: cosa si trova al di là dei limiti umani?
Ma mentre investiamo grandi capitali per costruire una macchina in grado di competere con noi, ci rifiutiamo di accettare che questo sia possibile. Desideriamo e al tempo stesso temiamo quell’incontro. In questo nuovo, visionario libro di Nello Cristianini vedremo le intelligenze artificiali superare con successo esami difficilissimi, fino all’ultima prova, in cui si cimenteranno su territori impervi anche per i nostri migliori esperti. Riusciremo a capire cosa giace oltre i limiti della nostra intelligenza?
Equilibri Magazine intervista Nello Cristianini, Professore di IA all’Università di Bath. “Sovrumano” è il terzo libro della sua trilogia dedicata alla nuova era delle macchine pensanti. Arriva dopo “La Scorciatoia” e “Machina Sapiens”, tutti editi da Il Mulino, ed è stato presentato il 7 aprile 2025 alla Fondazione Eni Enrico Mattei.

VR: L’IA è il tema del momento. Dopo averne analizzato le potenzialità, oggi non ci chiediamo più se le macchine possono essere intelligenti, ma se possono eguagliarci o addirittura superarci. Continuiamo a porci questa domanda perché siamo riluttanti ad accettare che un manufatto creato dall’uomo possa superarlo e dunque dominarlo?
Non è concessione da poco, ammettere di essere superati in intelligenza, e quindi è anche giusto pretendere delle prove oggettive e chiare. Al momento c’è grande attività nel misurare le prestazioni delle nuove macchine intelligenti, e ogni dibattito filosofico dovrebbe basarsi su quei risultati: altrimenti sarebbe come discutere la forma della superficie lunare senza guardare nel telescopio di Galileo. Ma non sono affatto sicuro che superare significhi dominare: penso che questa sia solo una proiezione delle nostre ansie, e un grande malinteso. Non è detto che una macchina super-intelligente abbia alcun interesse a dominare.
VR: Le grandi aziende tecnologiche stanno investendo miliardi di dollari nello sviluppo dell’AGI, l’intelligenza artificiale generale. Hanno già creato una roadmap che ci porterà a un’IA che farà tutto ciò che facciamo noi. Presto sarà qui. Come reagiremo?
Molti esperti credono che sia possibile creare una forma di AI che abbia le stesse prestazioni degli esseri umani agli stessi compiti intellettuali, e la chiamano AGI. Molte aziende ci scommettono miliardi. Vanno dette due cose: che non c’è ancora, e che non è affatto impossibile. Quindi ha senso prepararsi, conoscere, e tenere d’occhio il progresso. L’impatto sul mondo del lavoro sarebbe significativo, seguito da un impatto culturale, ed entrambi vanno preparati con cura. Quello che non serve è negare l’evidenza, o rifiutare la possibilità stessa di questa tecnologia, prima di avere esaminato i risultati del 2024-2025. Ma si lavora meglio senza troppo clamore.
VR: E alla fine del prossimo passo ci potrebbe essere l’ASI, una Super intelligenza artificiale: «Sarà forse capace di fare cose che noi non sappiamo fare o che non potremmo nemmeno comprendere». Davanti a tutto questo come ci comporteremo?
Questo secondo me è l’aspetto culturalmente più affascinante, e sarebbe davvero bello lavorarci insieme a dei filosofi della scienza e della conoscenza, a patto che abbiano studiato come funzionano questi meccanismi e come rappresentare le loro conoscenze. Ci potrebbero essere degli aspetti del mondo che sono troppo complessi per la mia mente, ma non incomprensibili “in assoluto”. Lo sbaglio più grande che stiamo facendo è liquidare tutto come “semplici correlazioni statistiche”, per non dover considerare l’idea che una macchina possa sviluppare una sua comprensione del mondo. Come ci comporteremo? Forse come abbiamo fatto in passato: rifiutandolo all’inizio, poi accettandolo come un fatto della vita.
VR: L’uomo è antiquato, per citare un famoso libro di Günther Anders? O abbiamo ancora qualcosa che ci rende unici, inimitabili? E se sì, la nostra differenza sta tutta nell’ambito dell’irrazionale, dell’immaginazione, del libero arbitrio? O c’è altro?
Si stanno automatizzando solamente le abilità intellettuali, cognitive, quelle che ci consentono di fare diagnosi, traduzioni, calcoli, teorie, piani, analisi. Ma non gli altri aspetti della nostra mente: non coscienza, emozione, sentimento. Forse la nostra dignità non deriva semplicemente dall’essere l’animale più intelligente, ma da altre cose più importanti e profonde. Cerchiamole insieme, immagiamole insieme, anche solo fare questo ci renderà più umani.