La sfida della digitalizzazione che l’Italia deve vincere

La digitalizzazione è una delle principali sfide strategiche del Paese: può essere il volano per il rilancio dell’economia italiana e un fattore abilitante per la transizione energetica.

Autore

Edward Cruickshank

Data

20 Dicembre 2022

AUTORE

TEMPO DI LETTURA

6' di lettura

DATA

20 Dicembre 2022

ARGOMENTO

CONDIVIDI

L’Italia, è noto, registra da anni un ritardo nel livello di digitalizzazione dei cittadini, della Pubblica Amministrazione e delle imprese, in particolare modo delle PMI. Questo processo di trasformazione è frenato da carenze strutturali: uno dei principali freni riguarda la mancanza di competenze digitali diffuse, sia tra i cittadini sia tra le imprese.

Infatti, secondo i dati Eurostat, l’Italia è il penultimo Paese in UE-27 per quota di persone in età lavorativa con competenze digitali superiori a quelle di base (pari all’88%, ovvero 5 p.p. in meno della media europea). Un altro fattore è riconducibile alle carenze a livello di connettività: nel 2021 solo il 65,7% delle famiglie in Italia adottava la Banda Larga Fissa, un valore più basso di 15,4 punti percentuali rispetto alla Germania e di 12,1 p.p. rispetto alla media europea.

Proprio in funzione di questo ritardo, le risorse del PNRR sono fortemente indirizzate alla trasformazione digitale del Paese che risulta essere la seconda tra le sei missioni per dotazione finanziaria, con 40,7 miliardi di Euro a disposizione. Confrontando con gli altri Paesi europei beneficiari del Next Generation EU, l’Italia è il Paese che alloca il maggiore ammontare di fondi alla digitalizzazione, più della somma di Spagna, Germania e Francia (38 miliardi di Euro).

Su queste premesse si è svolto a Roma il forum finale di presentazione del Rapporto dell’Osservatorio Sulla Trasformazione Digitale dell’Italia, una iniziativa promossa da The European House – Ambrosetti in partnership con Fondazione Eni Enrico Mattei e Fondazione IBM. Il forum, che ha visto la partecipazione di rappresentanti Istituzionali, delle imprese e del sistema della formazione e della ricerca, aveva l’obiettivo di aprire un confronto costruttivo sulle questioni più importanti da affrontare per il percorso di digitalizzazione dell’Italia. Il consenso sulla questione è emerso forte e chiaro: la transizione digitale dell’Italia rappresenta un’occasione unica di rilancio della produttività e quindi della crescita del Paese, rimasta stagnante negli ultimi vent’anni.

Inoltre, la transizione digitale, e i progressi tecnologici ad essa connessi, è strettamente connessa con l’altra transizione, quella ecologica ed energetica. Da questo punto di vista la transizione digitale e quella green presentano sinergie non del tutto sfruttate tanto da spingere la stessa Commissione Europea a definirle come “twin transitions” (trad: transizioni gemelle).

La strategia energetica italiana di lungo periodo prevede che la generazione elettrica dovrà passare dai 288 TWh del 2018 a 600-700 TWh entro il 2050, mentre quella prodotta da fonti rinnovabili da 117 TWh a 670 TWh, e la digitalizzazione contribuirà notevolmente a rendere possibile tale crescita nella produzione elettrica. In particolare, le smart grid consentiranno un migliore monitoraggio dei consumi, sistemi di demand-response assicureranno stabilità alla rete di distribuzione, mentre la capacità di storage potrà essere aumentata ed aggiustata in tempo reale. 

Allo stesso tempo però, la transizione digitale e quella energetica potrebbero entrare in competizione soprattutto per quanto riguarda il reperimento di materie prime critiche, necessarie sia per le tecnologie green che per quelle digitali. Nei prossimi anni, infatti, è atteso un forte aumento della domanda, come nel caso dei materiali per le tecnologie eoliche e fotovoltaiche, per i quali al 2030 ci si attende una crescita della domanda fino a 44x rispetto ai valori del 2015 (considerando il neodimio, il praseodimio e il disprosio) a livello europeo.

Anche smartphone, laptop e PC desktop contribuiranno all’aumento di questa domanda, con fattori moltiplicativi tra 1,3x e 1,4x nel periodo tra 2015 e 2035. Per l’Europa, che è fortemente dipendente da Paesi terzi per l’approvvigionamento di materie prime critiche, sarà fondamentale adottare una strategia condivisa per il riuso e il riciclo di questi materiali in un’ottica di economia circolare.

Il forum si è concluso con le principali proposte avanzate dall’Osservatorio:

-Valorizzare Transizione 4.0 come programma di riferimento per supportare la twin transition

-Promuovere un approccio multidisciplinare alla formazione e allo sviluppo delle competenze in ambito digitale

-Rendere l’etica e l’inclusione i principi guida della transizione digitale

-Introdurre incentivi fiscali per aumentare il numero di imprese che adottano protocolli di data sharing.Per maggiori info: https://www.ambrosetti.eu/osservatorio-trasformazione-digitale-italia/

Leggi anche
Tecnologia
Coordinate
8′ di lettura

Senza cavi non ci sono nuvole

di Roberto Di Caro
Tecnologia
Editoriali
7′ di lettura

Low-tech, eco-tech

di Giuliano Di Caro
Oggi, Tecnologia
1′ di lettura

Una Terra digitale per gestire l’acqua

di Redazione
Società
Viva Voce

La sfida delle monete complementari italiane 

di Cristina Toti
8′ di lettura
Scienza
Viva Voce

Virus biotech per la medicina

di Stefano Bertacchi
5′ di lettura
Clima
Viva Voce

Recupero di terre rare da RAEE: progressi e criticità

di Sergio Corbetta, Enrico Folin
5′ di lettura
Società
Viva Voce

Diari di apartheid. La città a due volti.

di Gloria Ballestrasse
4′ di lettura
Clima
Viva Voce

Crediti di carbonio e carbon farming: come prevenire il greenwashing

di Simone Gazzea, Giorgia Lain
5′ di lettura
Economia
Viva Voce

Società benefit: modello di business per lo sviluppo sostenibile

di Matteo Taraschi
7′ di lettura

Credits

Ux Design: Susanna Legrenzi
Grafica: Maurizio Maselli / Artworkweb
Web development: Synesthesia