Tra vincoli culturali, processi di imitazione e libera espressione, il fenomeno moda influenza profondamente la formazione del sé e le esperienze emotive ad esso associate, come la vergogna e il senso di inadeguatezza, fenomeni amplificati dall’emergere della platform society.
Il termine platform society, sistematizzato da José van Dijck, Thomas Poell e Martijn de Waal (2018) in The Platform Society. Public Values in a connettive world, descrive le piattaforme non solo come strumenti tecnologici o entità economiche, ma come strutture capaci di modellare la società stessa. Queste architetture digitali penetrano nelle interazioni sociali e nella vita quotidiana, contribuendo a plasmare norme, pratiche e persino l’identità individuale e collettiva, con l’intento di organizzare le interazioni tra utenti, aziende ed enti pubblici attraverso la raccolta sistematica e la circolazione dei dati, incanalando il traffico sociale in ecosistemi globali guidati da algoritmi, che determinano ciò che è percepito come desiderabile o ‘alla moda’.
Cosa spinge un utente ad adottare una determinata estetica?
Individui e gruppi la definiscono attraverso stimoli interiori, segni esteriori e influenze sociali, oscillando tra imitazione ed espressione in relazione alle dinamiche delle piattaforme digitali. L’adozione di un trend può essere guidata da micro-dinamiche quali l’influenza degli influencer, il confronto sociale costante e la pressione dei trend algoritmici, oppure dalla co-creazione estetica, che consente agli utenti di partecipare attivamente alla definizione di stili, outfit e contenuti condivisi.
Tali dinamiche plasmano ciò che è il rapporto dell’utente con la propria immagine, alimentando aspettative che possono sfociare in ansia e dismorfia corporea (Body Dysmorphic Disorder, BDD).
Quest’ultima, caratterizzata da una preoccupazione persistente per ‘difetti’ percepiti nell’aspetto fisico dovuti alla non conformità a modelli di bellezza industrializzata e standardizzata socialmente condivisa, esacerbata dall’esposizione continua a immagini idealizzate, filtrate e a modelli estetici irreali amplificati dalle piattaforme digitali.
In tale contesto, il timore di non essere all’altezza delle tendenze o di non ottenere approvazione sociale può compromettere il senso del sé e l’autostima, inducendo molti individui a costruire identità sociali ‘perfette’, finalizzate a evitare disapprovazione e a rispecchiare aspettative altrui, fino a determinare un progressivo annullamento del sé.
All’interno delle piattaforme digitali, la pressione sociale è amplificata da un fenomeno psicologico noto come FoMO (acronimo di Fear of Missing Out, paura di essere tagliati fuori), caratterizzato dal timore costante di perdere esperienze gratificanti o opportunità di interazione. Questo processo, frequentemente intensificato dall’uso dei social media , si manifesta nella FoLF (Fear of Losing Followers, timore di perdere follower), che induce gli individui a controllare continuamente le piattaforme digitali per non ‘perdersi nulla’ e mantenere attiva la propria visibilità online. La FoMO si manifesta trasversalmente, senza evidenti differenze significative tra adulti e adolescenti, e incide sul comportamento online, influenzando scelte estetiche, consumi e pratiche di auto-determinazione. In questo senso, la moda digitale e i comportamenti estetici diventano strumenti centrali nella costruzione dell’identità individuale e sociale, incidendo anche sul benessere e sulla soddisfazione della vita degli utenti.
La moda riveste un duplice ruolo: da un lato catalizzatore di espressione, dall’altro strumento di integrazione sociale. L’acquisto di un capo può essere guidato dalla fiducia riposta in un influencer, mentre l’adozione di un trend determinato dagli algoritmi riflette il bisogno dell’utente di affermare codici condivisi, consolidare relazioni e accrescere l’autostima. In questo scenario, la separazione tra mondo fisico e digitale si assottiglia progressivamente, rendendo la moda uno strumento cruciale per interpretare le dinamiche psicologiche e sociologiche, dimostrando come la platform society abbia ridefinito e plasmato il modo in cui costruiamo, condividiamo e percepiamo l’identità individuale e sociale.