Radici: la memoria che genera futuro   

Autore

Loredana Frezza

Data

26 Novembre 2025

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4' di lettura

DATA

26 Novembre 2025

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Cultura

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In Basilicata c’è un’associazione che ha scelto la via lunga e paziente della costruzione: si chiama RADICI ETS e lavora perché la memoria non resti un deposito inerte, ma diventi materia viva di cittadinanza, cultura e sviluppo. Nasce apartitica e aconfessionale, con l’ambizione di tenere insieme ciò che spesso rimane separato: il patrimonio culturale e paesaggistico, le vite dei lucani nel mondo, la capacità di organizzare esperienze condivise che restituiscano senso ai luoghi e opportunità alle persone.

La sua vocazione è doppia. Da un lato la tutela e la valorizzazione del patrimonio – archivi, tradizioni, paesaggi, saperi – nel solco della normativa italiana a protezione dei beni culturali e del paesaggio. Dall’altro la produzione culturale come pratica quotidiana: RADICI immagina e realizza attività artistiche, ricreative ed editoriali, porta in piazza e nei luoghi della comunità rassegne, reading, mostre, esposizioni, concerti e spettacoli; organizza seminari, convegni, incontri, corsi, momenti pubblici di restituzione che mettono in circolo saperi e competenze. La cultura, qui, non è un’etichetta, ma un mestiere: si progetta, si documenta, si produce, si pubblica, fino a promuovere libri e periodici, curare materiali divulgativi multilingue e – quando serve – gestire biblioteche o centri di documentazione direttamente o con partner qualificati. C’è poi una dimensione di viaggio e di scambio che appartiene profondamente alla storia lucana. RADICI accompagna persone e comunità in itinerari di conoscenza in Italia e all’estero, facilita esperienze formative e persino opportunità lavorative temporanee, attiva scambi culturali e professionali, tessendo relazioni con enti pubblici e privati. Non è una semplice attività turistica: è un turismo sociale e culturale che mette la relazione al centro, unendo i luoghi d’origine e quelli d’approdo in percorsi di ritorno consapevole. In questa prospettiva l’associazione non esita a costruire alleanze formali: protocolli d’intesa, gemellaggi, partenariati, reti con istituzioni e amministrazioni per far sì che ogni iniziativa sia parte di un processo e non un episodio isolato.

Il cuore pulsante del progetto è la genealogia applicata, intesa come scienza della prossimità. Con metodo e rigore si cercano notizie sulle famiglie di origine, si frequentano archivi comunali e parrocchiali, si ricostruiscono alberi genealogici, si identificano luoghi, contrade, case e paesaggi dove gli antenati hanno vissuto. Non è un esercizio nostalgico: è un dispositivo di orientamento per i discendenti, un invito concreto a ritrovare strade, cortili e relazioni. Da qui nascono documentari, percorsi narrativi, cammini di paese, giornate di incontro, produzioni editoriali che danno voce ai testimoni e trasformano la memoria in bene comune. Proprio in questa cornice, le attività di RADICI trovano espressione esemplare nelle storie di chi è partito e continua a tornare: come quella di Basilio Scagliotta, che dalla Sicilia approda in Australia nel 1964 e, dopo anni di apprendistato e lavoro, costruisce un’azienda con decine di dipendenti senza recidere il legame con la terra d’origine; i ritorni con i figli diventano percorsi di riconoscimento, visite alle case degli avi, momenti di restituzione pubblica che trasformano la memoria familiare in patrimonio condiviso. O come la traiettoria di Rocco Rapanaro, cresciuto tra Grassano e l’Australia, studi e impresa nel settore alimentare, e quel ritorno regolare, spesso intorno alla festa di Santa Innocente, che ricuce il calendario della diaspora con quello del paese e alimenta microeconomie di accoglienza e relazione. E ancora la vicenda di Michele, partito da Banzi nel 1969, che in Australia costruisce lavoro e famiglia mantenendo vivo il legame con la comunità, fino a riportare la moglie nelle terre lucane per un ritorno alle origini diventato parte della loro storia: qui la genealogia non è un albero appeso al muro, ma una pratica civile che genera lingua, riti, reti. Questa infrastruttura sociale ‘leggera’ funziona perché RADICI presidia anche la dimensione civile: favorisce la partecipazione, eleva i livelli di cittadinanza attiva, sostiene – quando richiesto – processi di mediazione e di regolazione che rendano più agevole la ricerca storica e la fruizione dei patrimoni. L’associazione collabora con amministrazioni e uffici pubblici, partecipa a tavoli di lavoro, presta competenze per far dialogare norme, archivi e comunità; e quando gli obiettivi coincidono, aderisce a manifestazioni e iniziative più ampie, nella logica di una cooperazione aperta e trasparente. In questo ecosistema, la diaspora lucana non è una platea da emozionare, ma una comunità da coinvolgere: le ricerche su richiesta, gli itinerari personalizzati, i racconti di famiglia montati in prodotti editoriali e audiovisivi, gli incontri pubblici nei paesi d’origine sono gli strumenti con cui i legami affettivi diventano legami operativi e generano lavoro per guide, artigiani, operatori culturali.

RADICI agisce sulla soglia dove la cultura diventa politica nel senso più alto: pratica di trasformazione quotidiana, educazione alla convivenza, cura di ciò che ci fa essere comunità. Quando la memoria si organizza in progetti, quando le storie prendono forma in eventi, corsi, pubblicazioni, viaggi di conoscenza, quando gli archivi si aprono e dialogano con chi li abita, allora anche la transizione che chiamiamo ‘sostenibile’ diventa credibile e desiderabile, perché ha radici visibili nella vita delle persone.

Non c’è retorica del grande evento, ma una costanza di lavoro che mette in circolo idee e competenze, lascia strumenti e metodi alle comunità, rende ogni restituzione un punto di partenza. È una promessa sobria e ambiziosa insieme: che il futuro dei territori interni passi per la qualità delle relazioni e per l’accesso intelligente ai patrimoni, materiali e immateriali. RADICI, a modo suo, sta già tenendo fede a questa promessa.

Radici si trova in Via Eugenio Azimonti, 54 / Marsicovetere (PZ)

Per info: associazioneradici2022@gmail.com

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