Il lockdown è un’esperienza da dimenticare: ma è possibile?

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Redazione

Data

17 Giugno 2025

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17 Giugno 2025

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Il covid è stata un’esperienza traumatica per tutto il mondo, qualcosa che vorremmo dimenticare, ma si può fare? Ci siamo chiesti quanti e quali sono stati gli effetti del lockdown sui ragazzi dal punto di vista scientifico e sociale. Gli studi indicano che gli adolescenti sono stati particolarmente vulnerabili agli sconvolgimenti sociali causati dalla pandemia di COVID-19.1.

La ricerca suggerisce che il lockdown, pur salvando molte vite, ha avuto un impatto negativo sulla vita delle persone, causando problemi economici e isolamento sociale. I lockdown hanno accelerato la maturazione del cervello degli adolescenti, assottigliando la corteccia cerebrale a un ritmo più rapido di quanto sarebbe normale. Lo studio più recente ha scoperto che l’assottigliamento corticale durante la pandemia era più pronunciato nelle ragazze. L’accelerazione dell’assottigliamento corticale nei ragazzi equivaleva a 1,4 anni di invecchiamento cerebrale, mentre nelle ragazze equivaleva a 4,2 anni. «Le nuove risonanze magnetiche hanno evidenziato un assottigliamento corticale accelerato durante l’adolescenza, riferiscono gli autori, ma in particolar modo nei soggetti di sesso femminile, il cui cervello sembrava essere maggiormente interessato. Mentre nei soggetti maschi gli effetti dell’assottigliamento erano limitati alla corteccia visiva, nei soggetti femmine erano molto più diffusi e interessavano tutti i lobi e entrambi gli emisferi» (Russel Mclendon).

Secondo uno studio della psichiatra Maria Jalbrzikowski , dell’Università di Pittsburgh, l’assotigliamento corticale potrebbe essere direttamente correlato a un più elevato rischio di psicosi, anche se c’è bisogno di studi più approfonditi. Si ritiene che la differenza di impatto tra ragazzi e ragazze sia dovuta ai diversi modi in cui i due sessi affrontano lo stress e le relazioni sociali. Sebbene non sia chiaro se la corteccia cerebrale possa recuperare lo spessore perso, la pandemia ha evidenziato la fragilità del cervello degli adolescenti e sollevato nuove domande sull’impatto dell’accelerazione dell’invecchiamento cerebrale. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno le differenze di genere negli effetti del COVID sui ragazzi e per esplorare le possibilità di recupero. Ma è sufficiente utilizzare gli studi scientifici per affermare gli aspetti negativi del lockdown? Per rendere più completa la nostra ricerca, abbiamo confrontato le nostre esperienze e quelle di altri adolescenti, attraverso delle interviste. Le interviste riguardano due ragazzi e una ragazza di 16/17 anni che hanno vissuto l’esperienza del lockdown nel pieno della adolescenza.

Intervista 1: «In lockdown svolgevo principalmente due attività dopo scuola: giocavo alla playstation, come molte persone della mia età all’ epoca facevano e avevo la fortuna di poter usare un giardino, che è stata la cosa che mi ha aiutato di più a mantenere la mente il più possibile lucida, anche se è stato molto impegnativo ugualmente. È difficile adesso saper esplicitare quali sono gli effetti che ha avuto e come ha influito, sicuramente non positivamente, però è difficile pensare come sarebbe la mia vita di adesso senza aver vissuto un’esperienza del genere. Quello che posso dire per certo è che ho l’impressione che col tempo abbia cercato di rimuovere le emozioni e le esperienze vissute, che sicuramente non è qualcosa di positivo.»

Intervista 2: «Durante il lockdown, il mio tempo era dedicato a smartphone, videogiochi e social media. In assenza di altre distrazioni, passavo molte online, ma ammetto che questo mi ha fatto sentire spesso isolato. Tuttavia, una parte positiva è stata la presenza della famiglia, disponendo di una famiglia numerosa mi è stato possibile avere dei momenti di stacco dai device e fare attività più interessanti e divertenti. il lockdown penso abbia avuto effetti principalmente sulle mie capacità di socializzare, è facile isolarsi e il fatto di non avere contatto con altre persone non pare una cosa strana.»

Intervista 3: «Durante il lockdown la mia attività principale è stata l’utilizzo del telefono e dei social media, a differenza dei miei fratelli maschi io non sono mai stata interessata a videogiochi sul telefono o sulla play, perciò la mia unica fonte di distrazione era il telefono e applicazioni come Tik Tok o Instagram. Questo utilizzo eccessivo è una cosa che purtroppo mi è rimasta negli anni e ho fatto fatica a ridurlo. Penso che il lockdown e l’utilizzo del telefono abbiano portato ad un rallentamento della vita sociale, ho fatto più fatica a creare legami, in parte perché non ero più abituata al contatto con persone esterne alla famiglia e in parte perché non ero propositiva nel farlo, questo come altre attività. Penso che il lockdown mi abbia fatto perdere la voglia e la curiosità di fare molte cose.»

Il lockdown ha lasciato un segno profondo nelle vite degli adolescenti, incidendo non solo sul loro benessere psicologico, ma anche sulle loro capacità sociali ed emotive. Gli effetti di questo periodo si rivelano difficili da dimenticare, poiché l’isolamento e la mancanza di interazioni sociali hanno accelerato il cambiamento nelle loro routine quotidiane e nei loro comportamenti. Molti ragazzi, infatti, hanno riscontrato una crescente difficoltà nell’interagire con gli altri e nel mantenere un equilibrio emotivo, segni di una trasformazione che, sebbene inevitabile, ha avuto un impatto negativo sul loro sviluppo. Nonostante il desiderio di lasciarsi alle spalle quell’esperienza, è chiaro che le cicatrici lasciate dal lockdown sono difficili da cancellare. Le emozioni di solitudine, la difficoltà nel reintegrarsi nel mondo sociale e il rallentamento delle attività quotidiane sono effetti che continuano a influenzare le vite dei giovani.

A cura di Federico Ferrante e Gualtiero Monacelli, 3A Liceo Scientifico Vittorio Veneto, Milano

Equilibri in crescita


I PCTO, Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, sono progetti formativi obbligatori per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori e sono un requisito necessario per l’ammissione alla prova di maturità. I PCTO intendono fornire competenze e conoscenze utili per il futuro nel mondo del lavoro. Eniscuola è un’iniziativa di Eni forte di un’esperienza sul campo che dura da oltre trent’anni. Nata con l’obiettivo di formare insegnanti e ragazzi sul mondo dell’energia e dell’ambiente, è diventata nel tempo una realtà in grado di realizzare progetti per guidare i ragazzi nella riflessione logica e nell’uso di strumenti metodologici necessari per orientarsi in maniera sicura e consapevole nel mondo dell’informazione. Da oltre dieci anni, FEEM conduce i PCTO proposti da Eniscuola su tutto il territorio nazionale. Per l’anno scolastico 2024-2025, Eniscuola con FEEM ha portato nelle scuole superiori milanesi un corso di giornalismo scientifico. Gli articoli contenuti nella sezione Equilibri in crescita sono frutto del lavoro delle studentesse e degli studenti che hanno partecipato al progetto.

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