Buone notizie dalla società italiana?

L’élite si è dimezzata, la neoplebe è in lieve diminuzione, la classe creativa cresce.

Autore

Paolo Perulli

Data

3 Ottobre 2022

AUTORE

TEMPO DI LETTURA

4' di lettura

DATA

3 Ottobre 2022

ARGOMENTO

CONDIVIDI

L’élite in Italia, gli strati imprenditoriali e dirigenti pubblici e privati, è ridotta all’1% della popolazione lavorativa, meno di 250.000 persone. Si è dimezzata rispetto al 2008, prima della crisi finanziaria. Vero che essa è assistita da uno strato di supporto, tecnico-esecutivo, di altri 2 milioni di persone, ma anche questo strato si è contratto di un buon 20% negli stessi anni. Quindi alla guida della società vi è una insufficiente classe dirigente, sia per quantità che per qualità. Infatti l’élite italiana è anziana, maschile, poco istruita (metà non è laureata).

Solo nelle grandi città del comando, la spina dorsale Torino Milano Bologna Firenze Roma Napoli, va un po’ meglio, solo a Milano l’élite raggiunge il 3%. Ma l’Italia è inconfrontabile con la media europea, che è il 4%, e paesi come il Regno Unito dove supera il 10%, la Francia che è al 7%. Vuol dire che la robusta élite pubblico-privata che lì domina, da noi è gracile o assente. Perché? Mancano da noi le sedi e le forme della sua riproduzione sociale. Grandi scuole (come in Francia), grandi aziende (come in Inghilterra, Germania, Olanda, Belgio). La prima condizione per la ripresa del Paese è un ricambio dell’élite, economica e politica. Da parte di chi?

La classe creativa insieme alle figure di supporto (nell’istruzione, sanità etc.) è cresciuta del 23% nello scorso decennio, supera i 7 milioni di persone. Lavora nel pubblico e nel privato, nelle professioni, nelle piccole imprese innovative. Sta bene soprattutto nelle città grandi e medie del Centro-Nord, grazie all’industria innovativa, e a Roma, grazie al settore pubblico e al suo indotto. Ma anche a Napoli, in cui il peso del settore privato eguaglia quello di Milano. È molto più femminile e istruita, quindi aperta al nuovo. Ma non ha ancora capito che un ruolo di classe generale la attende: deve affrontare da protagonista i grandi temi della società, crisi dell’ambiente e diseguaglianze sociali, e dare una finalità alle tecnologie digitali che oggi sono dominate da pochi oligopoli senza scrupoli.

Inoltre occorre che la classe creativa si rivolga alla neoplebe in crisi, e offra ad essa delle diverse prospettive, l’uscita da quella situazione di disagio cui l’élite non ha saputo o voluto dare risposte. La neoplebe è una galassia: unisce figure eterogenee, dei mestieri e del lavoro impiegatizio senza qualificazione, del lavoro operaio e del proletaroide dei servizi. È il 58% della popolazione lavorativa: domina soprattutto nel Mezzogiorno, dove sfiora il 70% in alcune città, mentre a Milano o Bologna è ‘solo’ il 40%. La unisce la bassa istruzione (meno della metà arriva alla licenza media), e uno scivolamento verso il basso, che riguarda la vecchia classe media colpita dalla crisi e i nuovi precari dei servizi (molti immigrati), privi di tutele, insieme ai giovani laureati che fanno lavoretti.

Uno strato enorme, che è cresciuto anche a causa della spesa pubblica tagliata, con il blocco del turnover e la drastica riduzione del welfare pubblico, e con il privilegio di alcuni spazi del comando (il Centro-Nord) rispetto agli spazi della dipendenza (il Mezzogiorno). La lieve riduzione della neoplebe (-4% nel decennio passato) è un segnale debole ma positivo, vuol dire che si possono creare lavori buoni e a maggior contenuto di conoscenza. Che si può interrompere l’uscita di giovani e molti laureati dal Mezzogiorno verso il Nord, e di molti giovani e laureati dal Nord verso Inghilterra, Francia, Germania, un’emorragia che continua da un decennio senza interruzioni.

Nello spazio della dipendenza, il Mezzogiorno, pesano di più le incivilities (abusivismo edilizio, economia sommersa e illegale, evasione fiscale, privatismo) ma anche in Toscana, Lazio, Umbria, Marche. Nello spazio del comando e della neoproduzione creativa (il Nord Ovest e il Nord Est) vi sono invece tratti tocquevilliani (volontariato gratuito, discussione politica quotidiana, partecipazione a riunioni di associazioni, beni comuni). Il compito più urgente è di unire le forze, per rendere il Paese più unito, da parte di una società civile consapevole della grande posta in gioco e del poco tempo a disposizione per invertire la tendenza.

Invece l’Italia esce sempre più divisa dal voto del 25 settembre. Le città del Nord e la classe creativa urbana che le abita hanno votato il centro e il centrosinistra, la neoplebe ha scelto la destra estrema al Nord e i 5stelle nelle grandi città del Mezzogiorno. Anche gli imprenditori si sono divisi, il 30% ha votato l’estrema destra. Molto ampia e in crescita l’area del non voto, l’astensionismo, che è stato certamente alimentato soprattutto dalla neoplebe.

La classe creativa va all’opposizione, e la neoplebe va al governo? Assolutamente no. Oggi la neoplebe è priva di rappresentanze, conta solo come massa di manovra elettorale. Non ha tribuni né capitani del popolo, che siano riconosciuti dalle istituzioni. La retorica nazionalista e anti-globalista situa questa mancanza di potere in una zona grigia, esterna alle istituzioni rappresentative.

Statalismo e presidenzialismo sono slogan che vengono attribuiti alla neoplebe, senza che essa ne colga in alcun modo il significato. Infatti a differenza della ‘città plebea’ di Max Weber, la neoplebe non dispone nella polis contemporanea di propri spazi di potere che siano riconosciuti dalle istituzioni legittime e concorrano alle prese di decisione e al governo della città. 

Leggi anche >> Nuove classi sociali e spazio politico nella società italiana.


[In questo suo intervento Paolo Perulli riassume le tesi sostenute nel libro scritto con Luciano Vettoretto e da poco uscito presso la casa editrice Laterza (Neoplebe, classe creativa, élite. La nuova Italia)]

Leggi anche
Società
Coordinate
5′ di lettura

Come ce la raccontiamo. Crocs, idiocrazie e patrioti, le visioni del declino democratico

di Giuliano Di Caro
Società
Coordinate
5′ di lettura

L’adolescente allo specchio

di Adriana Grotta
Società
Coordinate
4′ di lettura

Ci vuole orecchio

di Giuliano Di Caro, Nicola Zanardi
Tecnologia
Viva Voce

Nuove opere, tutti i dati in un singolo modello

di Eleonora Battaglia
1′ di lettura
Cultura
Viva Voce

Mondo animale e nativi americani

di Edoardo Serini
5′ di lettura
Società
Viva Voce

Naturalmente unico. Comunicarsi fuoriclasse del biologico

di Gloria Ballestrasse
3′ di lettura
Politiche
Viva Voce

Retorica, iperboli e strategie semantiche della comunicazione di Trump

di Massimiliano Frenza Maxia
5′ di lettura
Scienza
Viva Voce

I polpi possono cambiare colore: ma a quale costo?

di Redazione
3′ di lettura
Economia
Viva Voce

Etica e leadership sostenibile: il vero lavoro delle HR

di Antonella Cozzi
5′ di lettura

Credits

Ux Design: Susanna Legrenzi
Grafica: Maurizio Maselli / Artworkweb
Web development: Synesthesia