Come mai un mostro pesante quanto 14 mucche, che può essere comparato per lunghezza e velocità ad un autobus da 12 metri, che poteva superare i 40 Km/h, capace di spezzare ossa e lacerare la carne della sua preda in un solo morso, ha una reputazione da tirchio?
Il tirannosauro, è spesso considerato il predatore per eccellenza. Una macchina da guerra perfetta, un’icona di potenza. Eppure, un dettaglio del suo corpo ha sempre fatto sorridere: quelle braccia ridicolmente corte. Se noi umani avessimo le stesse proporzioni corporee dei tirannosauri, avremmo braccia lunghe poco più di 10 centimetri. Questi sono sempre stati un grande enigma della paleontologia.
Kevin Padian, specializzato nel campo, nel 2022 teorizza in uno studio, che la riduzione ne abbia favorito la loro sopravvivenza. I primi fossili di T. rex ritrovati alla fine dell’800 erano totalmente mancanti di molte parti corporee e quale fosse il loro aspetto reale è stato un mistero fino al 1989, quando venne portato alla luce un esemplare quasi completo. Osservando le piccole zampe anteriori, la prima idea dai paleontologi fu quella di un rimasuglio evolutivo non più utilizzato ma non ancora perso. L’ipotesi fu presto scartata poiché oltre alle ossa degli arti interiori erano presenti anche robusti muscoli. Rimase aperto il dibattito su quale potesse essere la loro funzione, e nel corso degli anni sono spuntate tante idee, come quella citata prima di Kevin Padian.
Ma fermiamoci un attimo. Davvero le braccia corte del T. rex erano solo un impiccio? C’è qualcosa che ancora non abbiamo capito? Ma forse, ciò che sembra debolezza nasconde una verità più profonda. Immaginate la scena: un branco di T. rex divora la carcassa di un gigantesco erbivoro. Il rumore delle ossa che si frantumano tra le fauci e assordante, l’aria è impregnata di sangue e polvere. In questa frenesia, un movimento sbagliato, un braccio troppo lungo, e zac! Un morso accidentale potrebbe staccare un arto a un compagno, condannandolo a un’agonia lenta e inesorabile per l’infezione. Avere braccia corte significava meno rischi, meno incidenti. Ma questa spiegazione, per quanto logica, non basta a risolvere il mistero. Se le braccia del T. rex erano davvero inutili, perché avevano ossa robuste e potenti attacchi muscolari? Perché dotarle di artigli affilati, se non servivano? Alcuni paleontologi, come Steven Stanley, hanno ipotizzato che potessero essere un’arma da combattimento a distanza ravvicinata, per ferire prede o rivali. E se, invece, il loro vero scopo fosse un altro, qualcosa che ancora non riusciamo a immaginare? Dopotutto, il T. rex è vissuto 68 milioni di anni fa, e noi abbiamo solo ossa pietrificate su cui basare le nostre teorie.
A cura di Mohamad Eissa e Edoardo Di Berardino, 3A, Liceo scientifico, Giulio Natta, Milano.
Equilibri in crescita
I PCTO, Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, sono progetti formativi obbligatori per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori e sono un requisito necessario per l’ammissione alla prova di maturità. I PCTO intendono fornire competenze e conoscenze utili per il futuro nel mondo del lavoro. Eniscuola è un’iniziativa di Eni forte di un’esperienza sul campo che dura da oltre trent’anni. Nata con l’obiettivo di formare insegnanti e ragazzi sul mondo dell’energia e dell’ambiente, è diventata nel tempo una realtà in grado di realizzare progetti per guidare i ragazzi nella riflessione logica e nell’uso di strumenti metodologici necessari per orientarsi in maniera sicura e consapevole nel mondo dell’informazione. Da oltre dieci anni, FEEM conduce i PCTO proposti da Eniscuola su tutto il territorio nazionale. Per l’anno scolastico 2024-2025, Eniscuola con FEEM ha portato nelle scuole superiori milanesi un corso di giornalismo scientifico. Gli articoli contenuti nella sezione Equilibri in crescita sono frutto del lavoro delle studentesse e degli studenti che hanno partecipato al progetto.