Movimenti sociali e controversie scientifiche nella Crisi Covid-19

Francia e Italia, simili a livello di governance della pandemia, hanno mostrato due diverse forme di relazione tra scienza e movimenti sociali.

Autore

Riccardo Emilio Chesta, Damiano De Facci

Data

12 Dicembre 2022

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7' di lettura

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12 Dicembre 2022

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1. Esperti e politica nella crisi pandemica

La crisi pandemica ha innescato forme di polarizzazione su tematiche sanitarie che hanno avuto impatti diversi a seconda dei contesti nazionali. In particolare, sono emersi rilevanti mutamenti nel rapporto tra saperi esperti, contestazione e governo della crisi sanitaria del Covid-19, la cui varietà è particolarmente visibile nel caso italiano e francese.

Tale comparazione permette di mettere in luce i meccanismi di costruzione della contestazione analizzando le interazioni tra campo scientifico e campo politico, andando al di là di spiegazioni focalizzate sull’asse scienza/anti-scienza. L’intreccio del campo scientifico e quello politico nella crisi pandemica da Covid-19 impone di mobilitare un ‘principio di simmetria’ tra i due campi, mostrando le logiche organizzative e le dinamiche del conflitto che li coinvolgono e li modificano reciprocamente.

Nel caso italiano, la contestazione al governo basata su ‘alternative scientifiche’ ha avuto le caratteristiche di un fenomeno marginale e determinato più da logiche politiche che scientifiche. Nessuna forza è riuscita a mobilitare grandi risorse di contestazione con forme di expertise alternative rispetto al governo. In Francia invece i movimenti hanno potuto contare su figure scientifiche con un riconoscimento e una reputazione internazionale che hanno fornito risorse per forme di opposizione alle misure sanitarie. Il conflitto contro il governo della crisi sanitaria è stato guidato da scienziati autorevoli come il microbiologo Didier Raoult, che hanno proposto alternative scientifiche in grado attivare forme di contestazione ben più vaste che in Italia.

La nostra analisi permette così di evitare valutazioni normative sulla legittimità o meno di esperti o contro-esperti, ma di spiegare, attraverso la logica comparativa, le dinamiche delle controversie scientifiche in relazione al potere di mobilitazione delle organizzazioni sociali e politiche.

2. Le tre fasi della crisi in Francia e Italia

La natura globale della crisi da Covid-19 ha comportato una risposta di natura transnazionale ma al contempo ha innescato diverse strategie di governo a livello locale. 

Il caso italiano è in questo particolarmente importante: come primo Paese dopo la Cina ad essere stato colpito dal virus a livello temporale, è stato per certi versi il primo laboratorio dell’emergenza Covid-19 in Europa. Adottando misure simili a poche settimane di differenza, la traiettoria francese si intreccia in diversi modi a quella italiana, dai contatti tra medici italiani e francesi che hanno un ruolo nel lanciare l’allarme nel Paese, alla circolazione di repertori discorsivi e figure della contestazione della gestione della crisi sanitaria (si pensi al ruolo di Luc Montagner nelle piazze italiane No-Green Pass). 

In entrambi i casi, si possono identificare diverse fasi in cui le relazioni tra gestione della crisi, expertise e contestazione sono mutate, a seconda dei cambiamenti nelle forze e nelle strategie di governo, delle ondate di contagio del virus e delle disponibilità degli strumenti scientifici di riduzione del contagio. Possiamo così comparare analiticamente tre fasi in Italia e Francia che permettono di comprendere convergenze e divergenze nel governo della crisi, la circolazione di idee e strumenti di gestione, e in ultima le ragioni del diverso peso delle contestazioni.

Dopo un primo momento di minimizzazione del rischio epidemico da parte di esperti ed esponenti politici (gennaio-febbraio 2020), la prima fase comincia in Italia con la proclamazione del lockdown nazionale che l’8 Marzo 2020 anticipa di tre giorni la dichiarazione da parte dell’OMS dello stato di pandemia. In precedenza, il 5 febbraio, era stato istituito il Comitato Tecnico Scientifico (CTS), organo della Protezione civile, in accordo con la Presidenza del Consiglio dei ministri. Il lockdown viene accettato da tutte le forze politiche come misura emergenziale, e promosso dai Presidenti di Regione di qualsiasi orientamento politico, il cui potere viene esaltato dalla crisi nel contesto del decentramento sanitario. Questa prima fase italiana si chiude con la fine della prima ondata che precede l’estate e con le prime forme di protesta contro le chiusure, che si esprimono in termini economici, appoggiati da un discorso medico di fine dell’emergenza.

La prima fase francese inizia invece con l’istituzione del Conseil scientifique (il corrispettivo del CTS italiano) l’11 marzo 2020, su richiesta del Presidente della Repubblica, e dalla proclamazione del primo lockdown nazionale il 17 marzo, fino all’uscita progressiva dal lockdown. In un contesto di allineamento delle forze politiche dietro il governo presidenziale della crisi, il centralismo, la gestione ‘ospedalo-centrica’ e la ‘diarchia’ Presidente della Repubblica-Conseil scientifique polarizzano il campo medico a diversi livelli. Da subito emerge la figura critica di Didier Raoult, microbiologo marsigliese di fama mondiale, che propone il trattamento del Covid-19 con l’idrossiclorochina. Nonostante molti studi usciti in seguito ne mettano in dubbio o ne escludano l’efficacia, l’equipe di Raoult continuerà a sostenere questa terapia. L’importanza della figura scientifica di Raoult e di altri medici che lo sostengono, permette una rapida diffusione del trattamento con l’idrossiclorochina – che viene ad esempio pubblicizzata da Trump e Bolsonaro. L’importanza della controversia si amplifica, da un lato, nella contrapposizione Parigi-Marsiglia – con politici locali che si schierano a favore di Raoult – e, dall’altro, nel sentimento di emarginazione dei medici di base, tra i quali nascono gruppi di contro-expertise e di promozione delle cure domiciliari come il collettivo ‘Laissons les médecins prescrire’. 

La seconda fase inizia in Francia con le misure differenziate di fine del lockdown e l’intensificarsi delle proteste economiche, fino alla seconda ondata (settembre-novembre) con le misure di coprifuoco (14 ottobre) e del secondo lockdown (30 ottobre). Questa fase è caratterizzata dalla volontà di allargamento della concertazione delle misure alle parti sociali, con la Mission Castex per l’elaborazione del piano di uscita progressiva dal lockdown, la consultazione degli operatori sanitari e il cambio simbolico del primo ministro. In novembre, esce il documentario ‘cospirazionista’ Hold-up mentre una nuova controversia riguarda la gestione delle chiusure delle classi scolastiche e l’introduzione del coprifuoco. Emerge quindi un registro critico di diverso segno, che considera le misure prese troppo leggere e prone ad interessi economici privati, e che vede esporsi molti esperti e medici che avevano sostenuto il modo di governo della prima fase. Questa seconda fase finisce simbolicamente con l’approvazione dei primi vaccini per il Covid-19 e con la prima iniezione in Europa del vaccino Moderna il 27 dicembre. 

Dopo un’estate di diminuzione dei contagi, l’Italia registra invece mobilitazioni che negano apertamente la pandemia. In settembre, nel quadro dell’evento transnazionale ‘Worldwide Demonstration for Freedom and Democracy’, a Roma nuovi gruppi di manifestanti si organizzano tramite Telegram e si riuniscono sotto slogan come ‘Italia libera’ e ‘Marcia per la liberazione’. La manifestazione è promossa da gruppi di destra alternativa, componenti minoritarie del M5S, e trova un certo sostegno della Lega.

Il posizionamento strategico di Lega e minoranze M5S è rilevante perché il M5S è al governo, è quindi bersaglio dei negazionisti, e all’interno della Lega emerge un conflitto acuto tra la dirigenza nazionale che si posiziona contro l’uso della mascherina, e i dirigenti locali che hanno gestito la crisi sanitaria, esponendosi in prima linea durante il lockdown.

È però durante la terza fase, dall’insediamento del governo Draghi nel febbraio 2021 al consolidamento della campagna vaccinale, che emergono con forza e visibilità mediatica in Italia i gruppi anti-vax e anti-Green Pass. Un gruppo di esperti critici si organizza in un network chiamato ‘InfoVax-Evidence Based’ che critica il governo della crisi sanitaria, studiando alternative scientifiche e i rischi della vaccinazione. In settembre, la senatrice Roberta Ferrero della Lega organizza un convegno in Senato sulle ‘cure alternative al Covid-19’ con esponenti del gruppo negazionista Ippocrateorg.org, che propone di evitare la vaccinazione e di curare la malattia da Covid-19 con medicinali quali l’idrossiclorochina, l’ivermectina e l’azitromicina. Si tratta della base delle cure domiciliari già proposte dall’equipe di Didier Raoult in Francia, e penetrate anche in Italia. In mancanza di scienziati di rilievo o scientificamente isolati, questi movimenti si legano a esperti come ‘il candidato al premio Nobel’ Giulio Tarro, o importano proprio dal campo francese l’anziano e controverso premio Nobel Luc Montagnier, già emarginato dalla sua comunità scientifica.

La terza fase in Francia vede invece un cambiamento di strategia nel governo della crisi, che evita le chiusure puntando sull’avanzamento della campagna vaccinale. I pareri del Conseil scientifique passano in secondo piano, in favore del rafforzamento dell’asse Presidenza-Ministero dell’economia. Se da un lato, quindi, si rafforza la critica alla superficialità delle misure e alla connivenza del governo con gli interessi economici privati, dall’altro, i movimenti no-vax si consolidano durante la campagna vaccinale, includendo anche piccoli gruppi di personale sanitario, confortate da alcune dichiarazioni di Didier Raoult, che considera assurdo il vaccino per un virus che muta continuamente e per una malattia di cui si conosce il trattamento.

3. Conclusioni: dinamiche del conflitto e contestazione scientifica

La comparazione tra i due paesi mostra come, al di là delle differenze, alcuni discorsi critici danno luogo a forme di mobilitazione molto diverse. In particolare, la nascita di un’elevata conflittualità nel campo della sanità pubblica in Francia contrasta con l’ascesa relativamente isolata di reti di esperti critici in Italia. Possiamo evidenziare due linee di interpretazione. 

In primo luogo, nel caso francese, l’elevato capitale simbolico di alcuni esperti che hanno sponsorizzato visioni alternative sul Covid-19 e sulle misure sanitarie ha legittimato proteste collettive, fondendo i loro repertori discorsivi con il potenziale di mobilitazione espresso da movimenti come i Gilets Jaunes. Nel caso italiano, l’assenza di esperti critici con un elevato capitale simbolico ha favorito la frammentazione e l’isolamento da parte della contro-expertise sulle misure sanitarie e, di conseguenza, un basso potenziale di mobilitazione collettiva; d’altro canto, il principale attore collettivo organizzato che ha sostenuto posizioni scettiche sui vaccini e contro l’establishment scientifico negli ultimi anni è il M5S che era al governo durante la crisi sanitaria. 

In secondo luogo, la struttura istituzionale italiana ha permesso un’adesione plurale delle forze politiche al governo della crisi sanitaria a livello nazionale e, soprattutto, a livello regionale – con governatori di diverso orientamento che hanno rafforzato il loro potere durante la crisi, marginalizzando quindi figure esperte autonome. Inoltre, i meccanismi del consociativismo medico potrebbero spiegare la minor conflittualità nel campo della sanità pubblica italiana. Il centralismo presidenziale francese e l’istituzione ad hoc del Conseil scientifique, sono sembrati invece polarizzare le istituzioni mediche e aver aperto nuove opportunità per la contestazione.

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