Il tentativo neoreazionario e le nevrosi della Modernità

Un nuovo network politico ha preso il potere al centro del sistema occidentale, con l’obiettivo di cambiarlo radicalmente in nome dell’accelerazionismo tecnologico.

Autore

Alessandro Leonardi

Data

1 Dicembre 2025

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5' di lettura

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1 Dicembre 2025

ARGOMENTO

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È molto difficile da valutare. Ma penso che l’ambientalismo sia abbastanza potente. Non so se sia abbastanza potente da creare uno Stato totalitario mondiale, ma beh, è… Direi che è l’unica cosa in cui la gente crede ancora in Europa. In Europa, la gente crede più nell’ecologia che nella sharia islamica o nella presa di potere totalitaria del comunismo cinese.

Peter Thiel1

L’avvento del ‘Cesare rosso’ per risollevare le sorti dell’Impero. L’aristocrazia tecnologica che assicura il predominio militare americano. In mezzo il timore dell’Anticristo, la ricerca della Singolarità, l’accelerazione come guida suprema, il recupero delle tradizioni passate, l’insidia del ‘sinofuturismo’ e l’incedere implacabile della Modernità… ma esattamente verso cosa?

L’insieme di questi concetti sono una parziale sintesi della nuova alleanza politica/ideologica, definita da vari osservatori ‘Tecnodestra’2, che ha preso il potere negli Stati Uniti d’America consacrandosi con la seconda presidenza di Donald Trump. Una rete composta principalmente da tecnolibertari, religiosi tradizionalisti e varie frange etnonazionaliste, tutti uniti dalla volontà di modificare radicalmente l’ordine politico-culturale degli ultimi decenni. Con il preciso obiettivo di superare le obsolete democrazie liberali, cancellare il pensiero liberalprogressista (declinato nella minaccia woke) e proiettare l’umanità in una nuova Era dominata dall’efficienza corporate, dal tecno-ottimismo votato all’innovazione esponenziale, con un imprinting religioso-messianico strettamente gerarchico e autoritario in grado di rinsaldare il potere egemonico del mondo occidentale. Ma mentre questo movimento neoreazionario cerca di spingere la società industriale verso la sua forma più estrema, che alcuni chiamano ‘Illuminismo oscuro’ riprendendo le tesi del pensatore Nick Land, le crisi sistemiche continuano ad accumularsi al centro della prima Potenza globale, con il mondo che vira verso un assetto multipolare caotico dove la Cina sta assumendo un peso di primaria importanza. Un mutamento inevitabile, ma anche un incubo per i padroni della Silicon Valley, spaventati dal modificarsi dei rapporti di forza a livello planetario. 

L’Architetto, gli oligarchi e i nuovi predicatori – SOCIETÀ

Non si può comprendere la presa del potere dei neoreazionari senza osservare le azioni dell’investitore Peter Thiel, che negli ultimi decenni si è prodigato per costruire un’alternativa politica al vecchio duopolio di Washington. Strettamente connesso con tutti i maggiori protagonisti dell’economia IT (da Elon Musk a Mark Zuckerberg, per citarne alcuni), fin dalla fine degli anni Ottanta ha mostrato un notevole attivismo focalizzato su idee fortemente conservatrici e la necessità di contrastare il progressismo dominante negli ambienti accademici statunitensi. Al contrario di molti esponenti della Silicon Valley, tradizionalmente legati alle correnti liberal, il miliardario americano si è posto fin da subito in una nicchia radicalmente opposta con un agire politico, prima sotterraneo, poi in manifesta evidenza durante la campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016. Thiel in realtà non è mai stato un semplice venture capitalist, ma più precisamente un attore politico con una visione radicale, dove si fondono concezioni libertarie, un nazionalismo ‘imperiale’, il fideismo tecnologico votato al dominio e un credo cristiano-integrale. Il tutto influenzato dagli scritti di René Girard3, Leo Strauss. Friedrich Nietzsche, Carl Schmitt e altri famosi pensatori occidentali. Spesso con una chiave di lettura apocalittica-paranoide, dove il tanto temuto ‘Anticristo’ sarebbe un ipotetico Stato totalitario globale, che finirebbe per ‘spegnere’ il capitalismo imponendo una stagnazione plurisecolare in nome della pace e sicurezza.

Una visione del mondo che fino a qualche anno fa sarebbe stata relegata in ristrette nicchie, ma che nella declinante società americana ha trovato un terreno fertile più vasto. A partire dai colleghi come l’imprenditore Marc Andreessen, che si è avvicinato negli ultimi tempi a questa fazione condividendo un manifesto tecno-ottimista4 volto ad esaltare il Transumanesimo e l’indispensabilità dell’innovazione tecnologica. Ma il potere economico degli oligarchi hi-tech non sarebbe mai stato sufficiente per la conquista della Casa Bianca, senza la parallela alleanza con la galassia alt right, i MAGA di Trump, le comunità cristiane più conservatrici e una serie di attivisti online desiderosi di spazzare via l’odiata globalizzazione, nel tentativo di invertire la rotta presa dalla civiltà occidentale. Oscuri pensatori come Nick Land e Curtis Yarvin, le cui opere per lungo tempo hanno circolato nei circuiti underground della rete, hanno contribuito all’espansione di una serie di idee radicali, tra cui l’accelerazionismo tecnologico o la necessità di efficienti autoritarismi con a capo un CEO-Monarca5.

Un network di pensieri e visioni, in certi casi molto contraddittori, non codificati in una precisa ideologia, ma cementificati dal nemico comune: lo Stato profondo, il woke nelle sue varie sfumature, fino ai vari vincoli della democrazia liberale che limiterebbero gli “spiriti animali” del tardo capitalismo. Proprio grazie alla sua eterogeneità e alla stretta connessione con l’evoluzione del mondo digitale, questa galassia è stata in grado di affermarsi su larga sala, cogliendo anche certi trend e malesseri delle società avanzate rispetto alle altre sfere politiche/ideologiche. Il drammatico fallimento dell’epoca neoliberale e del duopolio conservatore/progressista nelle ultime decadi, ha spalancato inevitabilmente le porte ad un rigetto di massa che è stato colto da queste forze in radicamento in tutto l’Occidente. Ma il progetto di recuperare il glorioso passato (Make America great again), coniugato con l’accelerazione senza fine verso un futuro iper-tecnologico transumanista, si scontra non solo con le crisi globali in atto, ma anche con le profonde nevrosi di una civiltà alla deriva.

Contraddizioni insanabili 

«Un Palantir per scrutarli tutti». Potrebbe essere uno degli slogan della società Palantir Technologies che con il suo agire riassume concretamente i tecnoreazionari: sviluppo tecnologico, sicurezza e sorveglianza, dominio geopolitico, con un profondo intreccio fra i potentati hi-tech e l’apparato militare-industriale. L’azienda è guidata dal CEO Alexander Karp che, come il suo socio e amico Peter Thiel, condivide la necessità di rivoluzionare le fondamenta del sistema statunitense. Autore del saggio The Technological Republic: Hard Power, Soft Belief, and the Future of the West, Karp ha criticato ferocemente la stagnazione creativa degli ultimi decenni, i talenti sprecati e i ritardi sul lato industriale, sostenendo la necessità di usare a piena potenza l’architettura fra Stato e Capitalismo per garantire l’egemonia del modello statunitense. L’imperativo della sicurezza nazionale, specialmente in un mondo dai conflitti geopolitici crescenti, diventa quindi la stella polare verso cui indirizzare gli sforzi della società, anche a costo di sacrificare le libertà individuali o la stessa democrazia. 

Infatti Palantir Technologies è da tempo al centro di numerose polemiche, soprattutto per il suo ruolo negli apparati di sicurezza in un’ottica securitaria6. Un progetto di sorveglianza di massa che a prima vista sembra scontrarsi con le vecchie idee libertarie propugnate dai suoi fondatori, a meno di re-inquadrarle in una chiave prettamente elitaria; i detentori del capitale tecnologico-tecnocratico non devono avere limiti, mentre le classi sottostanti verranno irregimentate per affrontare i rivali sistemici dell’Occidente. Non è la prima contraddizione che si riscontra nei leader della Silicon Valley, specialmente se si osservano le politiche messe in atto e i beneficiari sul lungo termine. Tanto che l’autore di una biografia su Peter Thiel, Max Chafkin, ha sottolineato la netta divergenza fra i pensieri espressi e le azioni sul campo:

«Ha anche contribuito a una svolta reazionaria nella nostra politica e nella nostra società che ha lasciato gli Stati Uniti in una situazione molto più incerta rispetto a quella che aveva trovato quando aveva avviato la sua attività imprenditoriale a metà degli anni Novanta. È un critico delle grandi aziende tecnologiche, ma ha fatto più di chiunque altro per aumentare il loro dominio. È un autoproclamato difensore della privacy che ha fondato una delle più grandi società di sorveglianza al mondo. È un paladino della meritocrazia e della diversità intellettuale che si è circondato di un’autoproclamata mafia di fedelissimi. Ed è un paladino della libertà di parola che ha segretamente ucciso un importante organo di informazione statunitense».7.

Le manifeste ipocrisie e contraddizioni non si fermano solo ai tecnolibertari, ma investono l’intera nuova rete al potere; mentre le forze neoreazionarie accusano i liberal di censurare le opinioni contrarie, sono estremamente attivi nel fare lo stesso. Mentre uno dei politici più in vista di questa fazione, il vicepresidente J.D Vance, si rivolge alla parte bianca e povera degli USA, allo stesso tempo i suoi grandi finanziatori ostentano un palese disprezzo per le masse con un’ulteriore concentrazione di ricchezza e potere. Lo stesso Elon Musk che si mostra costantemente preoccupato per il declino demografico in corso, è quello che persegue ferocemente un modello di sviluppo alienante, tossico e anti-nascite. I famosi risparmi promessi dal D.O.G.E si sono rivelati cosa misera, mentre la nuova era trumpiana è avvolta costantemente da uno show grottesco, fuori controllo, con meme, video e dichiarazioni assurde, in un deliro incomprensibile ai più; populismo ed elitismo allo stesso tempo, così come censura e free speech, mentre la futura società proposta dai neoreazionari sembra manifestarsi nei fatti con un ritorno al darwinismo sociale pre-novecentesco, riedizione oscura della Gilded Age, dove una serie di nuove élite ‘aristocratiche’ vogliono comandare sul resto del mondo.

Da qui anche la sotterranea invidia, fascinazione e paura nei confronti del regime cinese8, che nella sua rapida ascesa evidenzia le grandi debolezze del sistema americano. Non solo sul piano infrastrutturale e industriale, ma anche nella gestione della società al suo interno e nel suo volgersi al mondo esterno, condotto per il momento in maniera più cooperativa e meno violenta. L’emergere del Global South e il declino demografico della civiltà occidentale a loro volta alimentano ‘paranoie rhodesiane’9 sempre più contorte, nevrotiche, mentre i suprematisti occidentali vengono chiamati a raccolta per difendere gli assetti della classe dominante. Il tutto con l’illusione di poter tornare ad un mitologico passato, con un improbabile deus ex machina tecnologico che dovrebbe risolvere i gravi problemi dell’umanità. Anche per questo motivo la tecnodestra, oltre che per convenienza economica e l’incapacità di rivedere le fondamenta del nostro modello di sviluppo, rimuove sistematicamente dal discorso la crisi climatica-ambientale (ridotta ad un complotto green manovrato da oscuri burocrati globalisti) e il malessere psicologico di massa. I dogmi della Modernità sono inviolabili e l’accelerazione finale rimane l’unica strada, con il tentativo di assicurare pieno potere alla nuova casta imperiale. Un disegno che trova fondamento anche nel Progetto 2025, sviluppato dal think tank conservatore Heritage Foundation e portato avanti alacremente da zelanti funzionari10 pronti a rivoluzionare definitivamente la Repubblica americana.

Ma in tutte queste grandiose visioni futuristiche, in tutti questi scenari revanscisti/tradizionalisti promessi dalla galassia neoreazionaria, che posto ha l’umanità, il cittadino comune? Ad un certo punto il giornalista Ross Douthat, intervistando Peter Thiel, gli chiede: 

Preferirebbe che la specie umana sopravviva, vero?
Ehm…
Sta esitando.
Beh, non lo so. Vorrei… Vorrei…
Esitate molto a lungo!
Ci sono così tante domande implicite in questa frase.
La specie umana deve sopravvivere?
Sì…

A.I., Mars and Immortality: Are We Dreaming Big Enough? | Interesting Times with Ross Douthat

Note

  1. A.I., Mars and Immortality: Are We Dreaming Big Enough? | Interesting Times with Ross Douthat
  2. Andrea Venazoni, Tecnodestra. I nuovi paradigmi del potere, Signs Publishing, 20 marzo 2025
  3. L. Bullard, The Real Stakes, and Real Story, of Peter Thiel’s Antichrist Obsession, Wired, 30 settembre 2025
  4. M. Andreessen, The Techno-Optimist Manifesto, 16 ottobre 2023
  5. A. Miranda, A. Venazoni, Atlante del pensiero neoreazionario: una introduzione ragionata, Il Grand Continent, 28 giugno 2025
  6. J. S. Pinto, Palantir’s tools pose an invisible danger we are just beginning to comprehend, The Guardian, 24 agosto 2025
  7. M. Chafkin, The Contrarian: Peter Thiel and the Rise of the Silicon Valley Oligarchs, Penguin Press, 21 settembre 2021, p. 298
  8. L. Yuan, Silicon Valley Has China Envy, and That Reveals a Lot About America, 22 ottobre 2025, The New York Times
  9. M. Salvia, Paranoia Rhodesiana, Nero Not, 17 settembre 2018
  10. M. Chafkin, The Architect: behind Trump’s imperial presidency (and Elon), there’s Russel Vought, 21 aprile 2025, Bloomberg
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