Immaginare una transizione energetica equa e sostenibile (parte 1)

La povertà energetica interessa con intensità variabili le aree metropolitane italiane. Le politiche da mettere in atto per ridurla rappresentano una sfida inaggirabile per i policy maker.

Autore

Chiara Cortinovis, Giulia Lucertini, Linda Zardo

Data

25 Marzo 2025

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25 Marzo 2025

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Una transizione energetica giusta ed equa?

Mentre l’Europa e l’Italia promuovono la transizione energetica tramite lo European Green Deal e immaginiamo materializzarsi impianti fotovoltaici, auto elettriche e edifici efficienti, la domanda è: questo cambio è davvero a portata di tutti? Chi rischia di rimanere indietro?

Il bisogno di un cambio di paradigma nei consumi e nel modo in cui produciamo e distribuiamo l’energia è inequivocabile. Gli effetti del cambiamento climatico in atto hanno ormai convinto, oltre alla comunità scientifica, gli organi politici – pronti però a rapidi ripensamenti perché l’occasionalismo è la loro strategia – e l’opinione pubblica. Tuttavia, l’auspicabile transizione energetica, per diventare il vero cambiamento positivo che vuole essere, non è sufficiente senza essere accompagnata dagli aggettivi ‘sostenibile’ ed ‘equa’. Infatti, una transizione energetica economicamente non viabile, che crei esclusione o attriti sociali o che porti a effetti negativi sull’ambiente tramite l’aumento dei rifiuti, degli inquinanti e un depauperamento delle risorse, risolverebbe un problema per crearne un altro. La transizione, ossia il passaggio verso un sistema di sviluppo a ridotte emissioni di gas climalteranti, deve avvenire nel rispetto dell’economia, dell’ambiente e della società.

Per quanto riguarda l’attenzione alla società, un aspetto di particolare rilievo è il grado di equità nell’accesso all’energia. Questa oggi è considerata un bene primario e la mancanza di accesso a essa è chiamata povertà energetica, intesa come incapacità di una persona o di un nucleo familiare di mantenere la propria abitazione sufficientemente calda d’inverno e fresca d’estate e di accedere a illuminazione ed elettricità in modo da soddisfare le necessità abitatitive1. La povertà energetica, purtroppo, ha effetti molto gravi sulla salute e nell’ultima decade ha portato anche a importanti decessi per ipotermia o per eccessivo calore d’estate nel caso di soggetti fragili come bambini, anziani e persone con problemi cardiaci. In Europa, ogni anno sono migliaia i decessi d questo tipo e a farne le spese sono proprio i segmenti meno abbienti della società e si conta che, durante l’ondata di calore del 2003, i decessi sono stati decine di migliaia (tra i 30.000 e i 70.000)2. A queste situazioni estreme, si sommano gli effetti su persone con patologie specifiche, che necessitano di un uso maggiore di elettricità a casa per far funzionare dispositivi medici (per esempio, nel caso di dialisi) o che già soffrono di problematiche respiratorie e non possono permettersi bronchiti per il freddo in casa e così via. Se ci stiamo chiedendo «va bene, ma si tratta di povertà estrema! Quanta popolazione potrà trovarsi mai in questa situazione oggi nell’Unione Europea evoluta, avanzata e benestante?», la risposta è: circa 45 milioni di persone3. In altre parole, circa tredici volte l’intera città di Barcellona. Nel caso specifico dell’Italia, i numeri toccano i 2,1 milioni di famiglie (8% della popolazione, con picchi del 14% nel meridione). L’andamento del cambiamento climatico e la maggior frequenza e severità di ondate di calore rappresentano un ulteriore fattore peggiorativo.

Tuttavia, la rappresentazione di un momento singolo nel tempo di un fenomeno, quasi un fotogramma, non basta a capirlo. Conoscere i numeri della povertà energetica oggi in Europa o in Italia non ci dice se gli sforzi dell’Unione Europea, nazionali e locali nella lotta al problema stiano funzionando. Stiamo andando in meglio o in peggio? La povertà energetica cresce o si sta ritirando?

La recente pandemia, sommata al conflitto in Ucraina (con i conseguenti impatti sul costo del gas e, in genere, dell’energia), non hanno giovato. Inoltre, recenti studi dimostrano che l’implementazione dello European Green Deal e il passaggio alle rinnovabili potrebbero ulteriormente aggravare la situazione. Infatti, le energie rinnovabili sono tipi di fonte a bassa intensità, per cui richiedono più superficie per venire prodotti e, in generale, più costi. Per non parlare di tutte le spese dovute all’aggiornamento delle infrastrutture di distribuzione e così via. In sintesi, l’attuale modello di decarbonizzazione e il panorama socioeconomico in cui ci troviamo sembrano mostrare un progressivo aumento del costo dell’elettricità e quindi un aumento delle persone che non possono accedervi e questo significa maggiore povertà energetica4.

Misure e policy per fronteggiare la povertà energetica: stato dell’arte in Europa e in Italia

Mentre la comunità scientifica muove passi su come definire, analizzare, misurare e rispondere a questa realtà, lo sviluppo di misure e politiche per fronteggiare il fenomeno è ancora carente nella pratica. 

Le politiche internazionali proposte dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea si allineano promuovendo la lotta alla povertà energetica. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) proposti dalle Nazioni Unite includono un obiettivo dedicato all’energia, l’SDG 7 – «garantire a tutti l’accesso a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna». Le politiche dell’UE in materia di povertà energetica sono state ufficialmente stabilite fin dal 2009 dal Terzo Pacchetto Energia con le direttive 2009/72/CE [31,32] e 2009/73/CE. Negli ultimi anni, la discussione si è intensificata con la creazione nel 2019 di un nuovo Osservatorio Europeo sulla Povertà Energetica (EPOV), ma solo con l’Unione dell’Energia e il Winter Package si è avuto un riferimento esplicito alla povertà energetica, con una strategia globale sviluppata tramite tre direttive (‘Elettricità’, ‘Rendimento energetico nell’edilizia’ ed ‘Efficienza energetica’), un regolamento (‘Governance dell’Unione dell’energia’) e alcune indicazioni per definire e monitorare la povertà energetica. In questo quadro, gli Stati Membri hanno sviluppato piani nazionali integrati per l’energia e il clima per il periodo 2021-2030, introducendo diverse misure di riduzione di tale povertà.

Le principali politiche disponibili per contrastare la povertà energetica sono (i) sussidi economici, (ii) schemi di sconto o tariffe sociali, (iii) bonus sociali che limitano l’impatto del prezzo sulle bollette e (iv) sussidi per il miglioramento dell’efficienza energetica delle case, l’unica misura che combatte il problema alla base e che rappresenta il principale investimento promosso dall’Unione Europea5. In Italia, il ‘Bonus elettrico’ e il ‘Bonus gas’ sono due schemi introdotti nel 2009, che prevedono uno sconto sulla bolletta energetica. Inoltre, l’introduzione dell’ ‘ecobonus’ nel 2006 ha costituito un credito d’imposta per la riqualificazione energetica che consente di recuperare fino al 65% dell’investimento in 10 anni. Infine, l’ecobonus è stato seguito dal ‘bonus 110’ e con il PNRR 13,81 miliardi di euro sono stati dedicati alla riqualificazione energetica, oltre che all’adeguamento sismico.

Nonostante dichiarazioni e politiche, si registra una situazione di stallo nella lotta alla povertà energetica. In Italia, solo nella Strategia Energetica Nazionale6 il governo ha sentito la necessità di stabilire un indicatore ufficiale di povertà energetica per misurare quante famiglie hanno diritto a un sostegno economico. Ciò indica che l’identificazione della povertà energetica e le misure di riduzione della povertà sono scollegate, da cui la difficoltà di indirizzare gli sforzi politici dove sono più necessari e di monitorarne gli impatti.

I limiti e le barriere che possiamo elencare sono vari. Da un lato, studi e ricerche7 mostrano che non esiste una definizione condivisa di povertà energetica tra gli Stati Membri. Gli stessi studi, inoltre, evidenziano che la povertà energetica è un fenomeno socioeconomico complesso e il fatto che non esista ancora una definizione comune significa che siamo lontani da una comprensione comune ed esaustiva del problema. La mancanza di una definizione va di pari passo con la mancanza di indicatori o indici condivisi per misurarla. Molti programmi e iniziative identificano i nuclei familiari che soffrono di povertà energetica misurando la completa assenza di energia o una certa percentuale di spesa per le bollette rispetto al reddito8. Questi programmi assumono implicitamente che le persone cerchino di garantirsi l’accesso all’energia ancor prima di rispondere ad altri bisogni quali il cibo, le cure mediche e così via. Così facendo, perdono traccia di tutti quei nuclei che riducono al minimo il consumo di energia e che si trovano a pagarne poi lo scotto sanitario fino, a volte, a casi di decesso. Inoltre, questi approcci sottolineano come la povertà energetica sia vista soprattutto come una faccenda meramente economica. Driver di povertà energetica sono anche questioni sociali o economiche in senso più ampio, come l’età delle persone, la loro situazione lavorativa, il tipo di nucleo all’interno del quale vivono, le caratteristiche dell’edificio stesso (più o meno efficiente), il loro grado di ‘capacity’, la rete sociale, e così via. Per questo motivo, per misurare la povertà energetica e individuarne le vittime, Robinson et al.9 propongono un approccio più complessivo basato sui concetti di equità, giustizia e vulnerabilità alla povertà energetica. Tale vulnerabilità comprende un’ampia serie di fattori che la determinano e che riguardano aspetti sociali ed economici. Tra i vantaggi di applicare il concetto di ‘vulnerabilità’ anziché quello di ‘povertà energetica’, c’è il fatto che permette di tracciare un profilo dei diversi gruppi che ne sono interessati a causa di diversi fattori. Di conseguenza, consente ai decisori politici di progettare politiche dedicate, così da affrontare la diversa natura della vulnerabilità alla povertà energetica (per esempio, l’incertezza del lavoro, gli aspetti sanitari che richiedono un uso elevato di energia rispetto all’uso medio, il reddito, il tipo di abitazione e la relativa efficienza energetica ecc.).

Un’ultima lacuna nella gestione del fenomeno che ci sembra importante riportare, perché incide sull’efficacia della progettazione di politiche per affrontare la povertà energetica, riguarda il livello di disaggregazione e la spazializzazione dei dati. Nell’ultimo decennio, la dimensione socio-spaziale della vulnerabilità alla base della povertà energetica è diventata oggetto di attenzione nella letteratura scientifica, soprattutto su come tale vulnerabilità sia «altamente variabile geograficamente e contingente a livello locale». Pertanto, e in combinazione con i concetti di giustizia spaziale, i quadri della vulnerabilità energetica hanno aperto una discussione su quanto la distribuzione spaziale della povertà energetica o della vulnerabilità a quest’ultima influenzi la definizione delle politiche. Sulla base della spazializzazione dei dati sulla vulnerabilità è infatti possibile registrare le diverse geografie di povertà energetica. 

Note

  1. F. Filippidou, M. Kottari, S. Politis e C. Papapostolou, Mapping energy poverty in the EU: Policies, metrics and data, in “Proceedings of the ECEEE Summer Study”, Belambra Presqu’île de Giens, France, 3–8 giugno 2019.
  2. D. Ürge-Vorsatz, S.T. Herrero, Building synergies between climate change mitigation and energy poverty alleviation, in “Energy Policy”, vol. 49, 2012, pp. 83–90.
  3. F. Filippidou, M. Kottari, S. Politis e C. Papapostolou, Mapping energy poverty, cit.
  4. N.B. Cheikh, Y.B. Zaied e D.K. Nguyen, Understanding energy poverty drivers in Europe, in “Energy Policy”, vol. 183, 2023.
  5. G. Vurro, V. Santamaria, C. Chiarantoni e F. Fiorito, Climate Change Impact on Energy Poverty and Energy Efficiency in the Public Housing Building Stock of Bari, Italy, in “Climate”, vol. 10, n. 4, 2022.
  6. SEN (Strategia Energetica Nazionale), 2017. Disponibile online: https://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/Testo-integrale-SEN-2017.pdf (ultimo accesso 14 giugno 2024).
  7. F. Filippidou, M. Kottari, S. Politis e C. Papapostolou, Mapping energy poverty, cit.
  8. S. Cong, D. Nock, Y.L. Qiu, B. Xing, Unveiling hidden energy poverty using the energy equity gap, in “Nature Communications”, 4 maggio 2022.
  9. C. Robinson, S. Lindley e S. Bouzarovski, The Spatially Varying Components of Vulnerability to Energy Poverty, in “Annals of the Americans Association of Geographers”, vol. 109, n. 4, 2019, pp. 1188–1207.
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