In Europa, a seguito delle turbolenze causate dalla crisi pandemica e, successivamente, al conflitto tra Russia e Ucraina, una nuova sfida intimorisce le grandi istituzioni nazionali ed internazionali: la povertà energetica. Nelle sue varie forme, essa mina il benessere dei cittadini e priva molte famiglie della possibilità di accedere a servizi e prodotti energetici essenziali. Dati i recenti eventi di politica internazionale, una crescita fuori controllo delle bollette ha preso piede in tutti i Paesi europei, insieme a un repentino quanto drastico cambiamento delle abitudini dei consumatori, costretti a ridurre il consumo di energia domestica, a volte in misura tale da compromettere la qualità della vita e, talvolta, la stessa salute.
Un tema dimenticato: le disuguaglianze di genere
La povertà energetica in Europa si riflette negli oltre 35 milioni di persone che hanno difficoltà ad accedere all’energia di alta qualità, e le motivazioni che stanno alla base di tale fenomeno si diramano attraverso una fitta rete di cause ed effetti: dalla vita economica alle politiche sociali, fino alla struttura demografica degli Stati membri e delle singole aree regionali. Dunque, la ricerca delle cause, più complesse di quanto si possa pensare, deve iniziare a monte: nei bassi salari, nei bassi livelli di efficienza energetica delle abitazioni e nei prezzi vertiginosi dell’energia, affinché le politiche correttive ad esse dirette siano efficienti e risolutive.
Sulla base delle stime disponibili dal progetto europeo Actions to mitigate energy poverty in the private rental sector (ENPOR) e dal survey EU statistics on income and living conditions1 (EU-SILC) è possibile attendersi uno scenario sempre più preoccupante e senza dubbio drammatico, nonostante la presenza di tante politiche rivolte al benessere di chi vive nell’Unione. I dati mettono in evidenza l’inadeguatezza dei progressi in materia di efficienza energetica, motivo per cui il tasso di povertà energetica non dà segno di diminuire, e in particolar modo delineano un quadro dannoso per un principio ancora più importante: la distribuzione equa delle risorse e la pari possibilità di accedervi.
Mentre tutta l’Unione si mobilita per cercare di fissare e fermare la crescita del prezzo del gas e dell’elettricità, un aspetto che rimane finora poco considerato è che queste diseguaglianze in termini di risorse pesano soprattutto sulle donne, contribuendo in modo significativo al peggioramento della disuguaglianza di genere, tema cruciale dell’oggi, in particolare nell’ambito lavorativo. La guerra innescata dalla Russia, e le relative conseguenze nel settore energetico, uniti alla complessità delle relazioni internazionali, sembrano avere di colpo cancellato il problema della sperequazione economica che vede le donne parte debole: questo nonostante l’Europa possa sfoggiare molte personalità femminili ai vertici delle più importanti istituzioni.
Come le donne vengono colpite dalla povertà
Nel dibattito Donne e povertà energetica, tenutosi a Bruxelles e organizzato dalla sezione Trasporti, energia, infrastrutture e società dell’informazione (TEN) del Comitato Economico e Sociale Europeo, è emerso che la povertà energetica si riflette e aggrava le disuguaglianze. Un primo dato esplicativo è quello che vede nei paesi di sviluppo 1,3 miliardi di persone al di sotto della soglia di povertà, 70% delle quali sono donne. Andando più nel dettaglio, le donne hanno maggiori probabilità di sperimentare la povertà energetica e ne sono colpite in modo sproporzionato per una serie di motivi di matrice:
- economica (salario di genere, divario previdenziale e pensionistico, genitori single);
- socioculturale (ruoli di genere, responsabilità di cura, processo decisionale e rappresentanza);
- fisiologica (sensibilità al caldo e al freddo);
- di salute (stress mentale, fisico e sociale).
Inoltre, le conseguenze dei tagli ai bilanci pubblici a livello locale gravano principalmente sulle donne, come la riduzione dell’illuminazione stradale e dei trasporti pubblici, di cui sono le utenti più assidue. Anche le famiglie monoparentali, di cui l’80% è costituito da sole donne, soffre maggiormente il rischio di povertà energetica, così come le donne anziane, spesso sole, a causa delle pensioni più basse rispetto agli uomini2.
Ben più evidente e riconosciuta è la disparità salariale che permane ancora nella società moderna e che indubbiamente aggrava le condizioni precarie delle donne nell’affrontare il ‘caro bollette’: nel 2020 il divario retributivo di genere nell’UE restava ancora al 12,7% in media, mostrando anche casi ben più gravi, come l’Austria (18,8%) e la Germania (17,6%), e tuttora faticosamente tende a ridursi. In una visione complessiva, oltre al divario salariale, sulle donne pesano anche aspetti secondari che si riflettono nella vita quotidiana, tra la cura dei figli e l’attività lavorativa e domestica, ambiti tradizionalmente percepiti come di pertinenza ancora esclusivamente femminile.
La raccolta dei dati disaggregati nelle politiche
Ogni qualvolta si avvicina l’8 marzo, la giornata internazionale della donna, molte parole vengono spese e fatte risuonare a favore della parità di genere, ma i dati dimostrano ben altro: la crisi del costo della vita colpisce le donne dal punto di vista dell’inclusione economica e sociale, della salute e soprattutto dei diritti fondamentali. A questo proposito, il Parlamento Europeo, che nel 2018 aveva già riconosciuto la parità di genere come prerequisito per lo sviluppo sostenibile e la gestione efficiente delle sfide climatiche, ha sottolineato l’importanza di ottenere informazioni più dettagliate sulla povertà energetica suddivise per genere.
Il 24 giugno 2022, su proposta della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere3 (FEMM), il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla povertà femminile in Europa, dove si invitano gli Stati membri e le Direzioni competenti a tenere conto delle questioni di genere nel processo di formulazione delle politiche pubbliche.
La scelta di presentare una raccolta di indicatori disaggregati per genere non solo offrirebbe l’opportunità di valutare l’attuale situazione statistica relativa all’occupazione e al genere nelle questioni energetiche, ma aiuterebbe anche a comprendere meglio le cause strutturali che colpiscono maggiormente le donne e a fornire ai responsabili politici suggerimenti concreti su come affrontare questi problemi. Inoltre, i dati raccolti verrebbero impiegati nelle politiche a sostegno delle donne per promuovere un maggiore equilibrio di genere e per sostenere ed incrementare la partecipazione femminile alle decisioni prese in materia di energia.
La raccolta di dati nel concreto
Secondo quanto riportato dal Comitato Economico e Sociale Europeo in uno studio4 sui dati disaggregati per genere sulla povertà energetica, la base per prendere decisioni politiche incentrate sul genere e per monitorare i progressi verso l’uguaglianza tra i sessi è costituita da dati raccolti attraverso una serie di considerazioni, come:
- raccogliere e presentare i principali fattori chiave per la disuguaglianza da genere e le statistiche che collegano i dati in termini di reddito, stato economico, situazione familiare, occupazione, aspetti geografici;
- presentare informazioni sul livello di dati/statistiche disponibili in ciascuno degli Stati membri analizzati e identificare le lacune nei dati disponibili in alcuni Stati membri;
- sviluppare indicatori da considerare nelle politiche energetiche;
- formulare una nuova definizione di povertà energetica sensibile al genere;
- considerare esempi concreti di politiche sensibili al genere esistenti negli Stati membri analizzati, se ve ne sono.
Oltre ai set di dati standardizzati, dovrebbe essere richiesto di raccogliere informazioni aggiuntive da ministeri, autorità di regolamentazione e Transmission System Operator (TSO)5. Ciò include un’identificazione generale della percentuale di donne che lavorano a diversi livelli gerarchici e un esame delle politiche che riflettono l’attrattiva di un lavoro.
Il ruolo emarginato delle donne nel settore energetico
L’Unione Europea sta progressivamente aumentando i suoi sforzi con l’obiettivo di creare un ambiente più inclusivo, ad esempio, implementando una politica mirata alla parità di genere nelle professioni energetiche. Prima delle conseguenze della crisi del coronavirus, il tasso di occupazione femminile mostrava risultati incoraggianti, in quanto il più alto mai registrato nell’UE, ma molte donne incontrano ancora oggi degli ostacoli, in primo luogo per entrare nel mercato del lavoro e, in secondo luogo, per mantenere il proprio impiego. In particolare, le donne manager sono ancora pressoché assenti nei settori tecnologici legati all’energia e non vi sono segnali concreti di un cambio di rotta in favore della parità di genere in ambito lavorativo.
Sebbene rappresentino quasi la metà dei dipendenti, le donne occupano solo un terzo delle posizioni dirigenziali (nel 2020 si contava il 34%), guadagnando il 23% in meno all’ora rispetto ai loro colleghi6.
Secondo uno studio dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), il Gender Equality Index ha evidenziato un vero e proprio effetto di she-cession, ovvero un alto rischio di recessione delle donne del periodo post-pandemia. Tale fenomeno si riflette nelle 13 milioni di donne occupate in meno rispetto ai dati pre-pandemia, mentre l’occupazione maschile dovrebbe ristabilirsi totalmente. Specialmente nei settori delle tecnologie connesse all’energia, le donne che ricoprono cariche dirigenziali sono pressoché assenti, rimanendo ai margini della crescita professionale.
Sulla base della ricerca dell’AIE Energy and gender: a critical issue in energy sector employment and energy access7, in media la forza lavoro femminile globale in ambito energetico si ferma al 22%, accompagnato da un dato ancora più preoccupante: solo il 13,9% dei senior manager, ossia di coloro che siede al tavolo dei consigli d’amministrazione o ricopre ruoli quadro, è donna. L’Italia ne è l’esempio più lampante: solo il 53% delle aziende del settore conta almeno una donna tra i top manager, ma in molti casi è l’unica.
Il settore dell’energia è fortemente caratterizzato da stereotipi di genere, in cui gli uomini detengono una posizione dominante, che porta a grandi squilibri professionali sia nel settore privato che in quello pubblico, con una scarsa presenza femminile nei ruoli apicali.
Nel mondo degli affari, della politica e della società nel suo complesso, il pieno potenziale può essere raggiunto solo utilizzando tutti i talenti e valorizzando le diversità. L’uguaglianza di genere svolge un ruolo fondamentale in questo processo, perché può portare a un aumento dei posti di lavoro e quindi della produttività. È dunque fondamentale sfruttare appieno questo potenziale ora che ci muoviamo verso le transizioni verdi e digitali e affrontiamo le sfide demografiche del futuro immediato: temi che Ursula von der Leyen ha più volte richiamato all’interno dei suoi propositi di Green Economy ed energia pulita da attuarsi entro il 2030.
Per promuovere questo auspicabile scenario, le disuguaglianze di genere devono essere estirpate alla radice, attraverso un’analisi più attenta dell’impatto della povertà energetica, abbattendo le barriere all’ingresso delle donne nel mercato del lavoro dell’energia e rimuovendo gli ostacoli all’avanzamento di carriera, alla base della ridotta partecipazione delle donne ai processi decisionali nel settore energetico.
Note
- Eurostat, EU statistics on income and living conditions (n.d.), Available at: https://ec.europa.eu/eurostat/web/microdata/european-union-statistics-on-income-and-living-conditions
- B. Woroniuk e J. Schalkwyk, Energy Policy & Equality between women and men – OECDB. Woroniuk and J. Schalkwyk, Mainstreaming Equality between Women and Men: Handbook on Gender Perspectives in Energy Sector Development, The Infrastructure Division, 1998, in: https://www.oecd.org/dac/gender-development/1849338.pdf
- Senato della Repubblica e Camera dei Deputati, Documentazione per Le Commissioni riunioni interparlamentari ‘Aspetti Di Genere Della Povertà Energetica’ Riunione Interparlamentare Organizzata Dalla Commissione per i Diritti Della Donna e L’uguaglianza Di Genere (FEMM) Del Parlamento Europeo Bruxelles, Dossier XIX Legislatura, 27 febbraio 2023, in: http://documenti.camera.it/leg19/dossier/pdf/RI010.pdf
- Comitato economico e sociale europeo, Study – Gender-Disaggregated Data on Energy Poverty, Eesc.europa.eu, 10 marzo 2023, in: https://www.eesc.europa.eu/it/work-with-us/public-procurement/low-and-middle-value-contracts/study-gender-disaggregated-data-energy-poverty
- Energy Community Secretariat, Policy paper on Collecting Gender-Disaggregated Data in the Energy Sector, 25 aprile 2022, in: www.energy-community.org
- L Batut e E. Kekeleki, Parere Del Comitato Economico e Sociale Europeo Sul Tema ‘Energia: Le Donne Come Soggetti Di Pari Livello Nel XXI Secolo’, Gazzetta Ufficiale Dell’Unione Europea, C 429/77, 11 dicembre 2020, in: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020IE1515&from=EN
- IEA, Energy and gender – A critical issue in energy sector employment and access to energy, in: https://www.iea.org/topics/energy-and-gender