Nonostante gli sforzi internazionali, come il Global Methane Pledge del 2021 che mira a ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030, le ricerche mostrano che le emissioni globali di questo gas stanno aumentando rapidamente e le attività umane continuano a essere la principale causa dell’aumento del metano, responsabile di oltre due terzi delle emissioni globali. Questo incremento è preoccupante poiché il metano ha un potenziale riscaldante 80 volte superiore a quello della CO₂ nei primi 20 anni di presenza nell’atmosfera.
Gli studi del Global Carbon Project evidenziano che, sebbene ci siano stati periodi di diminuzione delle emissioni, dal 2018 al 2020 si è registrato un aumento del 15-20%. Il nostro impatto è ancora più elevato se teniamo conto delle emissioni indirette, come la dissociazione della materia organica nei corsi d’acqua e nelle zone umide, la costruzione di bacini artificiali e l’impatto dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo sulle zone umide.
Ma chi emette di più? In termini di volume, i primi cinque paesi nel 2020 sono stati Cina (16%), India (9%), Stati Uniti (7%), Brasile (6%) e Russia (5%) e le aree in più rapida crescita sono Cina, Asia meridionale, Sudest asiatico e Medio Oriente. I paesi europei hanno iniziato a ridurre le proprie emissioni negli ultimi due decenni, grazie agli sforzi per ridurre le emissioni da discariche e rifiuti, seguiti da tagli minori nei combustibili fossili e nell’agricoltura.
Ma soluzioni a questo problema esistono e le conosciamo. Secondo l’International Energy Agency, il settore del petrolio e del gas potrebbe ridurre le proprie emissioni del 40% senza costi netti. In agricoltura, possiamo ottenere riduzioni rapide grazie agli additivi per mangimi che riducono il metano emesso da allevamenti di vacche, pecore, capre e bufali e al drenaggio a metà stagione delle risaie. Inoltre la cattura del metano proveniente da discariche e il suo utilizzo per la produzione di energia o di calore sono ormai consolidati.
È necessaria l’adozione di queste soluzioni per perseguire seriamente e in maniera efficace l’obiettivo di emissioni quasi nulle e limitare il riscaldamento globale, in linea con l’accordo di Parigi che punta a mantenere l’aumento della temperatura ben al di sotto dei 2 °C.
Per approfondire: Le Scienze