Etica e leadership sostenibile: il vero lavoro delle HR

Autore

Antonella Cozzi

Data

15 Luglio 2025

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5' di lettura

DATA

15 Luglio 2025

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Il mondo del lavoro ha vissuto una trasformazione senza precedenti negli ultimi anni, spinta da eventi di portata globale come la pandemia, la crisi climatica, la rivoluzione digitale e l’aumento delle disuguaglianze sociali, che hanno profondamente influenzato imprese e persone. Questa congiuntura complessa ha messo sotto pressione le organizzazioni e, in particolare, la funzione Risorse Umane, che si è evoluta da mera amministrazione del personale a vero e proprio motore di cambiamento culturale, organizzativo e strategico. 

Oggi, secondo il report Global Human Capital Trends 2024 di Deloitte, il 75% dei manager riconosce nella sostenibilità una leva fondamentale per la competitività aziendale. In questo scenario, alle HR non si chiede più solo di gestire processi e procedure, ma di costruire valori, promuovere cultura, assumere un ruolo guida e persino politico, diventando protagoniste della trasformazione delle organizzazioni e del modo stesso di fare impresa.

HR come leva di cambiamento culturale

Le Risorse Umane hanno davanti una grande responsabilità: promuovere una cultura aziendale basata su integrità, equità e sostenibilità. Questo si traduce in scelte concrete e quotidiane, come politiche di inclusione mirate, programmi di benessere psicologico e strategie efficaci di diversity management. La selezione del personale diventa così un primo filtro per valorizzare candidati orientati a uno scopo più ampio del profitto, mentre la formazione si focalizza sullo sviluppo di competenze etiche, emotive e collaborative.

Un recente studio di McKinsey (2023) mostra che le aziende con team diversificati raggiungono performance finanziarie superiori del 35% rispetto ai concorrenti meno inclusivi. In Italia, solo il 27% delle aziende ha però adottato politiche di inclusione strutturate, segnalando ampi margini di miglioramento e un’opportunità strategica per le HR.

Non solo: la valutazione delle performance sta evolvendo per includere indicatori di impatto sociale, oltre ai tradizionali risultati economici. Come ricorda Frédéric Laloux in Reinventing Organizations, “le organizzazioni del futuro evolveranno nei modelli ma soprattutto nei valori”. Le HR sono quindi chiamate a tradurre questi valori in pratiche quotidiane, diventando autentici catalizzatori del cambiamento.

Leadership sostenibile: un cambio di paradigma indispensabile

Al cuore di questo cambiamento c’è la leadership: non autoritaria o performativa, bensì una leadership sostenibile, capace di visione a lungo termine, ascolto e responsabilità verso l’ecosistema interno ed esterno. Essere leader, oggi, significa saper cambiare pelle.
Le aziende non cercano più solo decisionisti rapidi o carismatici da palco. Vogliono figure capaci di navigare la complessità, di fare domande scomode e costruire fiducia, prima ancora che consenso. Ma siamo davvero pronti a misurare la leadership con strumenti nuovi?

Si parla molto di leader “purpose-driven” – spinti da un senso, non solo da un obiettivo. Ma tra dichiararlo e viverlo c’è una distanza. Alcune realtà hanno iniziato a colmarla.
Unilever, ad esempio, ha inserito gli obiettivi ESG dentro i percorsi manageriali, non come accessorio, ma come criterio base di responsabilità. La logica è semplice: se i leader non guidano con coerenza, nessuna strategia di sostenibilità può reggere. Barilla, dal canto suo, ha puntato sulla leadership inclusiva, partendo da un’idea chiara: un’organizzazione sana si costruisce partendo dal benessere reale delle persone. 

Il risultato non è solo interno – motivazione, engagement – ma si riflette anche fuori, in clienti più fedeli, in una reputazione più credibile. Perché oggi chi compra, prima di tutto, guarda chi sei.

Ecco la vera sfida: spostare il focus. Dal controllo alla cura. Dal profitto immediato al valore generato nel tempo. Dall’individualismo competitivo alla responsabilità condivisa.

La leadership sostenibile non è uno stile: è una scelta quotidiana. E chi lavora nelle HR ha il potere – e il dovere – di sostenerla, farla crescere, proteggerla dai compromessi.

Governance responsabile e impatto sociale: l’esempio di Patagonia

Una governance aziendale responsabile è fondamentale per tradurre i valori etici in azioni e risultati concreti. Il World Economic Forum (2024) evidenzia come le aziende con pratiche di governance trasparenti e sostenibili abbiano il 30% in più di probabilità di garantire una crescita duratura.

In questo contesto, le HR collaborano strettamente con i vertici per allineare politiche e comportamenti agli standard di responsabilità sociale. Patagonia rappresenta un modello esemplare: oltre a pratiche di trasparenza e coinvolgimento attivo dei dipendenti, promuove orari di lavoro flessibili e iniziative ambientali concrete, creando un ambiente di lavoro sostenibile e motivante. Queste scelte si traducono in una retention elevata (con un turnover inferiore del 20% rispetto alla media del settore) e in un’immagine di brand leader nel campo dell’etica.

Un dato interessante: il 70% dei dipendenti Patagonia riferisce un alto livello di soddisfazione lavorativa proprio grazie all’allineamento tra valori personali e aziendali: un fattore che oggi, per attrarre talenti, pesa più di stipendio e benefit tradizionali.

Le HR protagoniste della transizione culturale

In un mondo in rapido cambiamento, le HR sono le custodi di una nuova cultura d’impresa che integra profitto e bene comune. Il loro ruolo è sfidante: devono saper dialogare con i vertici e con le persone, interpretare segnali deboli di cambiamento e agire da ponte tra strategia aziendale e valori umani.

Questa trasformazione richiede metodo e coraggio, ma soprattutto il porsi una domanda cruciale: quale tipo di organizzazioni vogliamo costruire per il futuro? Le HR hanno in mano la chiave per rispondere, guidando una leadership etica e sostenibile che metta al centro le persone e il pianeta.

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