Abbigliamento circolare per l’outdoor

Il giusto equipaggiamento per lo sport di montagna richiede attenzione, specie per i materiali usati. Patagonia prova con la fibra riciclata.

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Autore

Giulio Piovanelli

Data

17 Aprile 2024

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5' di lettura

DATA

17 Aprile 2024

ARGOMENTO

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Gli sport di montagna, dato l’ambiente in cui si svolgono, necessitano, più di altre attività, del giusto equipaggiamento al fine di evitare spiacevoli inconvenienti. Questo bisogno si traduce in una particolare attenzione per i materiali usati, che spinge le aziende outdoor a investire molto in termini di Ricerca & Sviluppo al fine di massimizzare le performance dei propri prodotti. Spesso però le proprietà dei capi tecnici vengono raggiunte a discapito della sostenibilità del prodotto visto l’utilizzo di filati plastici, principalmente PTFE, e trattamenti superficiali con perfluorati (PFC), che comportano un elevato impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita del prodotto.

Negli ultimi anni molte aziende del settore hanno cominciato a muoversi verso una produzione più sostenibile, sostituendo i materiali dannosi – PFC su tutti – con nuovi materiali a minor impatto e riorganizzando l’intera filiera. Al momento questa direzione è però seguita principalmente da produttori di nicchia, come per esempio Ortovox, che usa principalmente lana merino certificata, Rab Equipment, finalista al National outdoor expo 2024 nella categoria ‘most sustainable initiative’ per material fact, o Lagoped, che aggiorna solo raramente le proprie collezioni garantendo una vita più lunga a ogni capo. Le grandi aziende mainstream invece, quali The North Face o Decathlon, stanno muovendo i primi passi in questa direzione continuando però con un modello business as usual, basato su collaborazioni con famosi alpinisti e atleti e con una produzione decentralizzata e non certificata. 

Patagonia, fondata da Yvon Chouinard nel 1957, è la voce fuori dal coro. Diventata popolare in tutte le aree del mondo e in tutti gli ambienti, dalle cime più alte della terra alle giungle urbane più fitte, l’azienda, valutata oltre i tre miliardi di dollari1, ha come mission quella ottenere il miglior prodotto senza danni non necessari, che si traduce nel motto Save our own planet, e, sin dalla sua fondazione, si è impegnata nello sviluppo della sostenibilità ambientale e sociale .

Patagonia rappresenta un esempio di come sostenibilità e business possono procedere di pari passo per le seguenti ragioni:

  1. il catalogo contiene solo abbigliamento e accessori tecnici, studiati per una funzione specifica e realizzati con materiali performanti e durevoli;
  2. pur producendo solo capi tecnici, il marchio è mainstream ed è facile vederlo usato al di fuori del contesto alpinistico e sportivo per cui è pensato;
  3. con un valore di 3 miliardi di dollari e oltre mille dipendenti l’azienda ha la capacità di influenzare l’intero settore del tessile, guidando un’industria, non particolarmente virtuosa, verso un modello più sostenibile.

Attivismo, sostenibilità e Circular Economy in Patagonia

Nel corso dei suoi quasi settant’anni di storia l’azienda ha perseguito la propria mission impegnandosi in diversi campi. In Figura 1 è presentata una timeline che racchiude alcuni degli eventi più rilevanti per Patagonia in termini di sostenibilità, considerando lo sviluppo tecnologico del prodotto, l’impegno economico e l’introduzione di elementi di economia circolare.

Figura 1 – Timeline relativa a Patagonia dal 1957 al 2022. Vi sono riportati alcuni degli eventi salienti relativi alla sostenibilità del brand. Fonti nelle note 1, 2 e 42.
  1. L’R&D rappresenta il core di tutte le aziende attive nel settore dell’abbigliamento outdoor, ma è facile notare come in Patagonia lo sviluppo tecnologico sia ugualmente rivolto alla performance e alla sostenibilità. La fibra sintetica introdotta nel 1976 per realizzare il Pile viene sostituita nel 1993 con fibra riciclata permettendo di realizzare lo stesso capo utilizzando 25 bottiglie in PET. Allo stesso modo è importante sottolineare l’impegno nell’eliminazione dei PFC dai capi hardshell impermeabili prima con lo sviluppo della membrana proprietaria H2NO e poi con la partecipazione allo sviluppo della nuova membrana ePE di Gore Tex presentata all’inizio del 2024. 
  2. Importante è poi lo sviluppo delle attività aziendali, come l’impianto interno di riciclaggio della carta introdotto nel 1984, l’LCA (Life Cycle Analysis) introdotta nel 1991, la riorganizzazione della supply chain al fine di usare solo cotone organico, dal basso impatto ambientale, nel 1996. L’economia circolare fa parte di Patagonia non solo per la gestione dei rifiuti interni o l’utilizzo di energie rinnovabili negli headquarters, ma anche per mezzo di progetti che seguono le 9Rs, come WornWear (2012) e ReCrafted (2019) che permettono di allungare la vita dei prodotti attraverso riparazioni o rivendita dell’usato.
  3. A partire dal 1985 l’azienda ha donato il 10% del proprio profitto o l’1% delle vendite a organizzazioni attive nel sostegno ambientale per un totale di circa 79 milioni di dollari nel periodo compreso tra il 1985 e il 2017.

Nel 2001 il fondatore Yvon Chouinard fonda “1% for the planet3 un’organizzazione internazionale che conta più di 1200 membri che ogni anno devolvono almeno l’1% del proprio fatturato contribuendo alla protezione dell’ambiente. Nel 2022 inoltre Patagonia viene ceduta per il 98% alla Holdfast Collective4, organizzazione no-profit con lo scopo, e la possibilità, di devolvere il proprio profitto, 100 milioni di dollari, «per combattere la crisi climatica e difendere la natura». 

Profilo economico 

Figura 2: Il grafico rappresenta le revenues e le vendite nette di Patagonia dal 1957 al 2022.

Se dal punto di vista ambientale Patagonia ha fatto della trasparenza uno dei suoi punti di forza producendo annualmente B-corp reportestremamente dettagliati, non si può dire lo stesso nell’ambito finanziario. 

Nel 2011 l’azienda diventa una delle prime Benefit Corporation della California, Stato in cui ha sede, allargando così la propria mission statutaria alla salvaguardia dell’ambiente e della società. Tale status giuridico, pur ampliando il raggio d’azione della compagnia, la esime dalla pubblicazione di un resoconto finanziario; il che si traduce nella mancanza di fonti dirette riguardo ai profitti dell’azienda. Per questo motivo le informazioni rappresentate in Figura 2sono state ottenute prevalentemente da alcuni articoli e volumi. Tuttavia, pur essendo dati secondari, tali informazioni sull’andamento finanziario di Patagonia dimostrano come l’azienda abbia sempre seguito un trend positivo arrivando a superare il miliardo di dollari nel 2019.

Come dichiarato dallo stesso Chouinard, uno degli obiettivi dell’azienda è guidare la transizione verso un sistema di business più sostenibile e, per le sue dimensioni, Patagonia può essere leader in questo percorso. L’impegno in questo campo è testimoniato non solo dall’R&D e dalle ingenti donazioni, ma anche dalla capacità di modificare la supply chain quando alcune condizioni non vengono rispettate, come descritto dalla crescita del Fashion Transparency Index. I risultati economici dell’azienda, 100 milioni di dollari di fatturato netto ogni anno, dimostrano come sia possibile costruire un’impresa miliardaria puntando tutto sulla sostenibilità ambientale e sociale.

(A cura di Marta Castellini)

Note

  1. D. Pereira, Is Patagonia profitable?, in«The business model analyst»,17 aprile 2023.
  2. Y. Chouinard, Let my people go surfing. La filosofia di un imprenditore ribelle, edicicloeditore, Venezia 2022. 
  3. Annual benefit corporation report – Patagonia Works (anno fiscale 2021): https://www.patagonia.com/on/demandware.static/-/Library-Sites-PatagoniaShared/default/dw18ad9c7c/PDF-US/Patagonia-2021-Bcorp-Report-Updated-2-15-22.pdf
  4. I. Ianova, Patagonia founder gives away company to climate-change organizations, in «CBS News», 14 settembre 2022.
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