Coltivare piccoli lettori

L’apprendimento della lettura è sempre legato all’apprendimento della scrittura manuale. Per formare lettori appassionati e prevenire problemi di apprendimento perché non insegnare la lettura indipendentemente dalla scrittura?

Autore

Vittorio Midoro

Data

24 Febbraio 2025

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TEMPO DI LETTURA

9' di lettura

DATA

24 Febbraio 2025

ARGOMENTO

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Il 10 dicembre 2024 sono stati pubblicati i risultati del secondo ciclo dell’Indagine PIAAC-OCSE (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) sulle competenze che consentono alle persone di età compresa tra i 16 e i 65 anni di affrontare in modo adeguato la vita quotidiana. Riguardo alle capacità di lettura e comprensione di testi scritti (literacy) l’indagine conferma quello che studi documentano da anni e cioè che il popolo italiano è un popolo ignorante: un italiano su tre legge un comune testo e non ne comprende il significato.

Per alcuni leggere vuol dire trasformare correttamente segni in suoni, senza necessariamente comprendere quello che è stato letto. Negli ultimi 150 anni la scuola ha fornito questa capacità ai cittadini, ma oggi ciò non basta più. Per vivere in società bisogna anche comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere dai testi che si leggono, e ciò per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità. Chi non lo sa fare è detto analfabeta funzionale. In Italia, dunque, un terzo della popolazione tra 16 e 65 anni è analfabeta funzionale.

Perché tanti analfabeti funzionali in un Paese in cui le caratteristiche della lingua (alfabeto e principio alfabetico dell’Italiano) facilitano l’apprendimento della lettura? Le cause sono molteplici e tra loro interconnesse a cominciare dal modesto grado di istruzione della popolazione italiana (figura 1) e da una scarsa propensione alla lettura.

Figura 1 – Grado di istruzione della popolazione italiana comparata alla media UE

Il basso livello culturale della popolazione è causa ed effetto del diffuso analfabetismo funzionale. Se un bambino vive in una famiglia dove i genitori sono analfabeti funzionali, con basso titolo di studio, ci sono poche probabilità che abbia i prerequisiti necessari per iniziare un percorso di apprendimento della lettura. All’ingresso della scuola si dà per scontato che tutti i bambini siano alla pari per iniziare a diventare lettori. Non è così, alcuni non sono proprio in grado di leggere, come i bambini dislessici (5%), altri provengono da famiglie povere o deprivate culturalmente, altri ancora sono di prima lingua diversa dall’Italiano. Questi bambini non hanno un vocabolario adeguato, non sono abituati a usare il linguaggio per conversare, non distinguono chiaramente i suoni della lingua italiana, non sono abituati alla narrazione, non vedono leggere le persone con cui vivono, insomma sono bambini che crescono in un ambiente sfavorevole alla creazione dei presupposti per la lettura.
Questa situazione spiega l’alto grado di abbandono scolastico negli anni successivi (figura 2).

Dispersione scolastica e apprendistato - neodemos.info
Figura 2 – Abbandoni scolastici in Europa

E qui veniamo ad un’altra causa del mediocre livello culturale degli italiani.
I Governi che si sono succeduti dalla metà del Novecento in poi non hanno saputo/voluto gestire il passaggio da una scuola di élite a una scuola di massa di qualità e hanno varato riforme parziali nel tentativo di usare per tutti un impianto scolastico pensato per pochi. Per esempio, nella prassi scolastica, l’apprendimento della lettura è sempre legato all’apprendimento della scrittura manuale, si insegna a leggere mentre si insegna a scrivere, si parla perciò di lettoscrittura.

Ciò ha funzionato abbastanza bene nella scuola d’élite e funziona tuttora con bambini provenienti da famiglie acculturate, ma in una scuola di massa e di qualità con molti bambini problematici è necessario diminuire le difficoltà di apprendimento (non l’apprendimento!) e quindi sarebbe opportuno insegnare la lettura indipendentemente dalla scrittura, che potrebbe essere appresa in un secondo tempo. In questo modo le difficoltà legate alla lettura sono disgiunte da quelle legate alla scrittura.

Un obiettivo della scuola dovrebbe essere formare lettori appassionati e non solo decodificatori di segni, ma per questo ci vorrebbero politiche per permettere a tutti i bambini di cominciare il percorso scolastico senza handicap di partenza, ad esempio potenziando il sistema delle scuole dell’infanzia, come tra l’altro prevede il PNRR per il nostro meridione. Un’idea per diminuire la povertà educativa è quella di fornire ai bambini i prerequisiti per diventare lettori esperti prima di iniziare il percorso scolastico, consentendo di diagnosticare e prevenire problemi di apprendimento. Ma come fare? Le neuroscienze ci dicono che: «non impariamo a leggere in cento modi diversi. Ogni bambino è unico…ma quando bisogna imparare a leggere, tutti hanno lo stesso cervello, che impone gli stessi vincoli e la stessa sequenza di apprendimento»1.

Quindi, in primo luogo, bisogna adottare un metodo che tenga conto di questa sequenza. Poi è necessaria una comunità di educatori in grado di usarlo. Infine ci vuole una struttura in cui realizzarlo.
Questi obiettivi sono stati alla base del progetto Coltivare Piccoli Lettori promosso dal Lyons Club di Ortona e finanziato dal CEPELL (Centro per il Libro e la Lettura).
Riguardo al metodo, ho sviluppato un programma di apprendimento della lettura in età prescolare basato esclusivamente su giochi e interazioni con persone care. Il metodo tiene conto delle ricerche dei neuroscienziati Dehaene e Wolf su come il cervello legge, delle teorie dell’apprendimento di Montessori, Skinner, Bruner e Vygotsky e delle ricerche più recenti nel settore delle tecnologie didattiche2.

L’efficacia del metodo è stata sperimentata in due tesi di dottorato, che hanno coinvolto sia bambini a sviluppo tipico, sia bambini con problemi di apprendimento. I risultati hanno dimostrato la validità del metodo, rilevando che, parallelamente alle capacità di lettura, sono potenziate altre facoltà cognitive, come l’attenzione, la discriminazione dei suoni, la comprensione del linguaggio ecc…3

Aiutare un bambino piccolo a diventare lettore in età prescolare, dunque, consente di individuare precocemente eventuali problemi di apprendimento (dislessia, carente comprensione dei suoni, insufficiente sviluppo del linguaggio, incapacità di concentrazione, ecc.), prevenendo il fallimento scolastico. Favorisce, inoltre, l’acquisizione di un potente strumento di comprensione del proprio ambiente, ricco di stimoli scritti, sfruttando il periodo plastico del cervello, caratterizzato fino ai 6 anni dalla più intensa sinaptogenesi.

Diminuire le difficoltà di apprendimento della lettura aumenta il numero di lettori esperti e, in prospettiva, contribuisce alla lotta contro l’analfabetismo funzionale e l’abbandono scolastico. Ma, se vogliamo aiutare i bambini a diventare lettori in tenera età, dobbiamo chiarirci quali sono le caratteristiche di un lettore, che cosa avviene nella sua testa mentre legge e come lo si mette in grado di leggere fluentemente.

Le neuroscienze cominciano a fare luce su questo. Leggere implica due momenti principali:

  • Trasformare la rappresentazione visiva di una sequenza di lettere in una rappresentazione della sua pronuncia e/o del suo significato;
  • Comprendere il significato di uno scritto.

Come si svolgono questi processi in un lettore esperto? L’analisi dell’attività cerebrale rivela complessi sottoprocessi strettamente correlati, alcuni dei quali avvengono sequenzialmente, altri in parallelo, altri ancora interagiscono tra loro influenzandosi reciprocamente. In modo schematico possiamo riassumerli così:

  • Rivolgere l’attenzione allo scritto;
  • Vedere la parola;
  • Collegare le lettere ai suoni e l’ortografia alla fonologia;
  • Accedere al significato della parola;
  • Avere una reazione affettiva.

Questi processi si articolano a loro volta in molti sottoprocessi, localizzati in diverse aree cerebrali.
La lezione che si ricava dalle ricerche in neuroscienze cognitive è che: «non ci sono decine di modi di convertire il cervello di un uomo in un lettore esperto. C’è infatti una sola via di apprendimento».
Per aiutare un bambino a diventare lettore, bisogna capire quali sono le tappe di questo percorso e le caratteristiche dei diversi tipi di lettori. Quale traguardo raggiungerà dipenderà da quanto tempo gli sarà dedicato. Vediamo allora un modo di classificare i lettori in base al grado di maestria nella lettura.

Maryanne Wolf nel suo libro Proust e il calamaro indica cinque tipi di lettore:

  • Il pre-lettore emergente;
  • Il lettore neofita;
  • Il lettore decodificante;
  • Il lettore fluido;
  • Il lettore esperto.

Io preferisco una classificazione analoga, aggiungendo agli estremi l’analfabeta e il lettore appassionato. I diversi tipi costituiscono una tassonomia rappresentabile con la piramide di figura 3.

Figura 3 – Piramide dei lettori (Wolf-Midoro)

L’analfabeta

Gli analfabeti non sono tutti uguali, ma differiscono per dizionario mentale, capacità di discriminazione dei suoni, ricchezza di linguaggio ecc. In generale, l’analfabeta percepisce i suoni del linguaggio peggio di un alfabetizzato e ha difficoltà nel distinguere e ricordare le non parole. Abituarsi ai suoni della lingua è il primissimo passo che il neonato deve compiere per avviarsi a diventare lettore e c’è qualcosa che possiamo fare per aiutarlo: parlargli, raccontare, cantare, recitare filastrocche, sussurrare ninna nanne, insomma interagire molto con il linguaggio. Ciò favorisce lo sviluppo fonologico del bambino che così impara a udire e comprendere le piccole unità di suono che formano le parole.

Il pre-lettore emergente

È il bambino che ormai sa parlare abbastanza bene ed è pronto a capire i racconti che gli leggeremo. Ha un dizionario mentale costituito dalle parole che conosce, un repertorio di suoni della lingua madre che pronuncia e riconosce, la capacità di formare semplici frasi e una capacità di attenzione, che aumenta al crescere dell’interesse per il racconto. In questa fase, è utile giocare con i fonemi della lingua italiana e con le lettere corrispondenti, aumentando la capacità di distinguere i fonemi e automatizzando il riconoscimento delle lettere.

Il lettore neofita

È capace di leggere le parole, cioè di trasformare la rappresentazione visiva di una sequenza di lettere in una rappresentazione della sua pronuncia e/o del suo possibile significato. Si comincia a diventare lettore neofita quando si scopre e si padroneggia il principio alfabetico. In questa fase il bambino giocherà con le sillabe e le parole per automatizzare quanto più possibile il riconoscimento dei costituenti delle parole (sight chunks).

Il lettore decodificante

Legge una semplice frase in modo alquanto continuo e sicuro. La sua lettura è sul punto di diventare scorrevole. Rispetto al lettore neofita ha un vocabolario più ricco di almeno tremila parole. Questo sviluppo quantitativo del dizionario lo aiuta nel decodificare e nel velocizzare la pronuncia, ma ciò non basta. Deve consolidare sia lo sviluppo fonologico e ortografico sia lo sviluppo semantico, sintattico e morfologico. Per far ciò è utile leggere brevi storie ad alta voce insieme al bambino e invitarlo a leggere fumetti con lettere maiuscole per renderlo autonomo.

Il lettore fluido

È in grado di decodificare quasi senza sforzo testi che s’incontrano normalmente nella vita quotidiana come giornali, libri, scritte sullo schermo di un computer. Legge in modo abbastanza preciso e continuo ad alta voce, con giusta intonazione, ritmo e accento. Ma ciò che lo caratterizza è il fatto che la velocità e la correttezza della lettura gli permette di allocare attenzione alla comprensione del testo. Il primo passo per raggiungere questo livello è acquisire l’invarianza percettiva delle lettere, che riguarda la capacità di riconoscere una parola indipendentemente dal tipo di carattere (maiuscolo, minuscolo, corsivo, etc.).

Il lettore esperto

Legge fluentemente tutti i testi che incontra. La sua velocità di lettura, tuttavia, è influenzata dalla conoscenza del dominio a cui si riferisce il testo con l’unico limite legato ai meccanismi di visione.  Per un lettore esperto, il testo diventa un mezzo per accedere al significato e questo lo assorbe tanto che lo scritto diventa trasparente, come lo è il televisore per un tifoso che segue una partita di calcio. Per diventare lettore esperto non c’è che un modo: leggere tanto e di tutto. Più si legge, più facile diventa la decodifica, più aumenta la comprensione.

Il lettore appassionato

Si lascia coinvolgere affettivamente e intellettualmente dal testo, entrando in sintonia con i personaggi della storia letta. S’incuriosisce quando un pezzo di legno parla. S’impaurisce quando Pinocchio incontra Mangiafoco, è contento quando diventa un bambino. E, quando cresce, in un giallo, fa ipotesi sull’assassino. Quando lo scrittore narra la storia in prima persona, partecipa emotivamente alla narrazione immedesimandosi nel narratore. La facilità con cui legge e la consuetudine con i libri sono le condizioni per diventare lettori appassionati.

Nel progetto Coltivare Piccoli Lettori, un corso ha messo in grado docenti della scuola dell’infanzia e della primaria di usare il metodo e i materiali basati su queste idee4 (figura 4).

Figura 4 – Programma e docenti del corso

Inoltre, nell’ambito del progetto, presso cinque istituti comprensivi sono state installate undici Tane dei piccoli lettori, spazi appositamente progettati per sostenere l’apprendimento della lettura basati su tale metodo.

Immagine che contiene arredo, cartone animato, Arte bambini, interno

Descrizione generata automaticamente
Figura 5 – Tana dei piccoli lettori

L’auspicio è che questi strumenti, rivelatisi efficaci per aiutare i bambini a diventare lettori, possano diffondersi presso le scuole dell’infanzia e della primaria e presso le famiglie, soprattutto per aiutare i bambini più svantaggiati e prevenire insuccessi scolastici.

Note

  1. S. Dehaene, I neuroni della lettura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2009.
  2. Per la descrizione del metodo rimando al mio testo La via di accesso al magico mondo della lettura, mentre per le idee alla base del suo approccio teorico rimando ai testi di Dehaene I neuroni della lettura, cit. e di M. Wolf Proust e il calamaro, Vita e pensiero, Milano, 2012.
  3. V. Midoro, M. Massari e C. Strisciuglio, Imparare a leggere a tre anni, TD, Tecnologie Didattiche 24 (3) pp. 173-182, 2017
  4. I primi due moduli del corso sono tuttora disponibili sulla piattaforma ESSEDIQUADRO dell’Istituto Tecnologie Didattiche del CNR e, in forma più completa, presso la Ls Scuola Accademy dell’editore Lisciani.
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