Diaspora africana francofona
Dall’inizio di questo secolo, l’Africa ha intrapreso una svolta culturale di grande portata, i cui contorni si stanno appena delineando e di cui non si apprezza ancora tutta l’importanza. Il futuro del pianeta si gioca in gran parte in Africa, per cui si aprono sfide completamente nuove per il pensiero, la scrittura e la creazione africana e diasporica. Le diaspore si stanno consolidando e stanno riconquistando la voce che avevano perso all’indomani della decolonizzazione. Una rivoluzione urbana senza precedenti nella storia dell’umanità sta per raggiungere il suo apice, portando con sé un significativo ridisegno della mappa spaziale del continente, con conseguenze forse più decisive di quelle che seguirono la Conferenza di Berlino del 1884, quando furono tracciati i confini coloniali.
Il primo decennio del Ventunesimo secolo, infatti, è segnato dal relativo rinnovamento del pensiero critico afro-diasporico francofono 1, dal dinamismo della sua creazione letteraria e dall’abbondanza della sua produzione artistica. I paradigmi africani emergenti prendono slancio dagli studi critici post-coloniali, elaborano elementi dell’umanesimo africano e cercano di ridisegnare un futuro in cui gli africani siano al centro della produzione e disseminazione della conoscenza nel panorama globale. Le scuole di pensiero africane sono mappabili rispetto a due assi: linguistico e politico.
Il primo asse trainante le distingue per la loro attitudine ad utilizzare linguaggi globali, lingue veicolari (francese e inglese) o lavorare solamente su categorie linguistiche endogene in campo scientifico e letterario. Il secondo asse rappresenta il grado di apertura dal punto di vista economico e geopolitico rispetto ai rapporti con le ex potenze coloniali e l’imperialismo (due blocchi post-guerra fredda e il riposizionamento dopo la conferenza di Bandung con l’emergere del blocco dei non allineati). In questo secondo asse possiamo distinguere le scuole aperte al dialogo con le ex potenze imperiali sia a livello economico che politico (che utilizzano le lingue globali acriticamente) e all’estremo opposto le scuole che lavorano sulla propria self reliance e sul recupero delle risorse linguistiche endogene (vedi wa’ Thiongo e Kamiritu Community Centre). Nel mezzo troviamo le scuole che utilizzano lingue veicolari per disseminare categorie, teorie e concettualizzazioni originarie, come gli Ateliers de la Pensée di Dakar.
Ateliers de la Pensée laboratorio di cultura in movimento
Tra i grandi laboratori planetari attivi nel Sud Globale, gli Ateliers de la Pensée di Dakar (ADLP) fondati da Achille Mbembe, storico e filosofo camerunense, e Felwine Sarr, economista e scrittore senegalese, spiccano per la forza creativa del movimento letterario, artistico, filosofico ed estetico. Avviati nel 2016, i Laboratori di Dakar sono diventati, nel giro di un anno, un vero e proprio ‘pensatoio delle idee’, riunendo a Dakar e Saint Louis pensatori, scrittori e accademici di spicco provenienti dall’Africa e dalla diaspora per riflettere sulle nuove questioni sollevate dalle trasformazioni del mondo contemporaneo e rilanciare il progetto di un pensiero critico afrodiasporico francofono.
L’obiettivo di questi workshop è stato quello di riprendere l’iniziativa teorica e di gettare uno sguardo plurale sulle realtà del continente africano e sui futuri che si stanno delineando, partendo da un luogo: l’Africa. Riprendendo le parole del collettivo ADLP in Ecrir L’Afrique Monde 2, l’intento è «creare un corpo completamente aperto e flessibile, un corpo in rete, un corpo d’impatto la cui forza moltiplicatrice contribuirà a una definizione più ampia del mondo». Una rete flessibile collegata a vari nuclei istituzionali ‘classici’ e nuovi emergenti dalle varie scuole di pensiero che costellano il continente. La volontà dei fondatori è che il pensiero critico afro-diasporico arrivi forte, audace, fiducioso del proprio potere fondato sull’intreccio delle sue molteplici eredità, una nuova idea di spazio e di movimento, senza confini.
Il primo Atelier si è posto molteplici quesiti per fare il punto sulla situazione: selezionare le questioni urgenti su cui riflettere e le sfide da affrontare, fare una ricognizione delle fonti alle quali guardare per illuminare il presente, aprirsi al futuro e porre aggiornati quesiti sul rinnovamento delle forme del pensiero. In modo originale e innovativo anche rispetto alle ‘culture africane’, ADLP riflette sulla ‘catena di valore’ nella produzione del sapere endogeno e sulle forme di collaborazione in grado di dare maggiore visibilità, densità e forza al pensiero, alla scrittura e alla creazione afro-diasporica. Con questo sforzo, cerca di dare risposta alle sfide che l’Africa e il mondo devono affrontare.
I dibattiti si sono susseguiti a ritmo serrato e molto intenso. Si è discusso della mobilità, dei confini, della politica e delle filosofie di vita nell’era dell’Antropocene, della reinvenzione della democrazia, di un’economia orientata al benessere delle società, del nuovo romanzo afro-diasporico; ma anche delle figure della razionalità, del posto delle arti nella ricostruzione della città, delle forme di vita, della politica della cura, della tessitura e della riparazione dei fili della vita, della decolonizzazione e della sovranità monetaria. Un approccio olistico ha consentito di affrontare molti altri temi.
Nel complesso, si è trattato di un lavoro di riscoperta dell’anima africana e del suo patrimonio: in parte autoctono e in parte ibridato, come confermano le geografie e le filologie linguistiche. Un lavoro consapevole del processo di trasformazione e di intreccio che, nonostante la globalizzazione, riesce a tenere in vita alcune leve culturali per il rinascimento africano, così come immaginato dai fondatori ADLP. L’intuizione di Mbembe e Sarr è che questa eredità da risvegliare si identifichi con la terra da cui l’‘africano allo specchio’ possa acquisire nuovo slancio verso il futuro.
La terra è il dominio pratico (sperimentale) delle solidarietà trasversali che invitano a oltrepassare l’etnia e la razza nonostante le difficili eredità: solidarietà che assumono valore trascendentale quando si avventurano nei territori cosmogonici della religione e del culto. Esse ispirano la mobilitazione verso una spiritualità della liberazione, un’estetica della vita e delle arti che diventi fondamento democratico 3, verso la transnazionalizzazione delle istituzioni della società civile, ben oltre i provvisori ‘spazi di libero scambio’, ispirano un militantismo giuridico che costruisca stati in grado di essere all’altezza della sfida africana, garantendo i diritti individuali, il movimento, la circolazione, la permanenza di società inclusive i non umani e più che umani.
Paradigmi africani emergenti e sfide ecologiche planetarie
Nella seconda edizione nel 2017 i grandi temi hanno riguardato la condizione planetaria e le politiche del ‘vivente’. Più di venti assi tematici hanno permesso di strutturare i dibattiti da diversi punti di vista. Particolare attenzione è stata dedicata alle questioni dei fini dell’economia, della politica dell’abitare nell’era dell’Antropocene, del pensiero e della scrittura plastica. Centrali sono stati i dibattiti sulla decolonialità e la circolazione dei saperi, le trasformazioni nelle relazioni di genere e nella sessualità, lo status e i concetti di confine, le figure contemporanee religiose, le infrastrutture psichiche e le politiche di cura, le forme urbane e le culture del rinnovamento.
Dopo il 2019 la questione ecologica è diventata l’interesse principale degli ADLP. In Politique des Temps – Imaginer les futurs africains 4 si identificano nuovi percorsi di pensiero che prendono forma su scala globale. I percorsi non sono più necessariamente gli stessi del passato, quando tutto passava per l’Europa e veniva filtrato dai cicli egemonici. La congiuntura epocale che vive attualmente l’Europa è certo essere dovuta alla crisi pandemica prima e, oggi, alla crisi energetica e militare associabile alla guerra in Ucraina, ma le ragioni sono più profonde. Il vecchio continente si sta ripiegando su sé stesso, vittima della permanenza di paradigmi stantii, vincolato ad alleanze ‘fuori dal tempo’ e incapaci di cogliere i nuovi assetti plurali.
Nel Sud del mondo si levano voci nuove e originali che cercano di farsi carico di un pensiero della nostra terra comune, in termini e categorie eminentemente nuovi. Sta gradualmente emergendo una novità, forse non ancora sufficientemente evidente nel frastuono del giorno, ma del tutto ineludibile: l’Africa non è solo il luogo in cui si gioca parte del futuro del pianeta. È uno dei grandi laboratori da cui oggi emergono nuove forme di vita sociale, economica, politica, culturale e artistica 5.
Queste nuove forme di vita, pensiero e società stanno emergendo in luoghi spesso inaspettati. Portati da attori sovente poco visibili o conosciuti, prendono forma in assemblaggi che attingono alla lunga memoria delle società e allo stesso tempo assumono aspetti altamente contemporanei, persino futuristici. Questa creatività multiforme, e la velocità che l’accompagna, mettono in discussione le conoscenze ereditate dal passato lontano e recente, e talvolta ne espongono crudelmente i limiti. Richiedono un rinnovamento senza precedenti dei paradigmi e dei metodi, degli strumenti analitici, del vocabolario e del discorso: in breve, l’invenzione di nuovi saperi e linguaggi in grado di mobilitare gli archivi del Mondo Intero per giungere a una nuova comprensione dei molteplici cambiamenti in corso 6.
L’ultima rassegna degli ADLP, che si è chiusa ad aprile 2022, ha messo al centro il tema delle cosmologie e delle forme di vita. Non è un mero ritorno all’origine. La riflessione verte sulla ricomposizione della rottura del legame dell’umanità con gli ecosistemi. Lo sforzo tende alla costruzione di nuovi ‘ecosistemi sociali’, partendo da una semplice osservazione: risposte psicologiche alla crisi spostano il problema a livello cosmologico (non sono soddisfacenti in sé), richiedono una nuova visione del mondo, quella che da tempo cerca di riposizionare l’essere umano nelle dinamiche di questo minuscolo pianeta.
In Africa, in Oceania, in America Latina e nell’Europa Premoderna, esistono gruppi umani e cosmologie che articolano una relazione differente con la natura, in contrasto con il rapporto economico estrattivo dell’industria che ha trasformato la natura e gli altri esseri viventi in opportunità di sfruttamento. Gli interrogativi di questa edizione invitano a ripensare la qualità di questo legame, a chiedersi che cosa siano i legami di comunità e chi vi sia incluso. E come, attraverso la qualità di questo legame tra esseri viventi, produciamo nuove forme di vita.
La volontà di apprendere da forme di vita che rigenerano sistemi di valori e relazioni eque tra umani, non umani e più che umani, si trasforma in ispirazione per la creazione di nuove cosmologie della connessione al resto del mondo vivente. La ricerca di modi alternativi di abitare il pianeta e di relazionarsi al vivente ci avvicina ad alcuni dei nuovi paradigmi africani emergenti, al caloroso messaggio di ‘Africa-Mondo’.
Note
- Al pensiero critico francofono si accompagnano quello anglofono e lusitano, ma tendono ad acquistare voce anche altri mondi linguistici presenti nel continente come quello afroasiatico, nilotico-sahariano, niger-kordofanian, bantu e khonan.
- Collectif ADLP, Ecrir l’Afrique Monde, Jimsaan, Paris – Dakar, 2017
- A. Mbembe, Emergere dalla lunga notte. Studio sull’Africa decolonizzata, Meltemi, Milano, 2018F. Sarr, Afrotopia, Philippe Rey/Jimsaan, Paris – Dakar, 2016
- Collectif ADLP, Politique des Temps – Imaginer les futurs africains, Philippe Rey/Jimsaan, Dakar, 2019
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