Innovazione del patrimonio archeologico

Presso il MAN Alta Val d’Agri e il Parco di Grumentum è in corso un processo di transizione digitale con risvolti significativi per altre realtà museali

Autore

Annalisa Percoco, Alessandro Raffa

Data

8 Dicembre 2022

AUTORE

TEMPO DI LETTURA

6' di lettura

DATA

8 Dicembre 2022

ARGOMENTO

CONDIVIDI

Transizione digitale e musei ‘marginali’

I processi di digitalizzazione sono ormai imprescindibili, soprattutto per quelle realtà museali radicate a contesti ‘marginali’ e/o in aree interne per le quali possono offrire nuove forme di esistenza e concrete opportunità di rilancio. Si tratta di realtà spesso medio-piccole, la cui sopravvivenza è stata messa a dura prova dalle chiusure pandemiche, e spesso scontano carenze strutturali di risorse e ritardo infrastrutturale. In molti casi questi musei sono ancora lontani dal garantire un’esistenza digitale ai propri patrimoni che consentirebbe loro di migliorare l’attrattività, ampliandone accessibilità e fruibilità online e integrandola con l’esperienza on-site.

Queste realtà museali, tuttavia, hanno un ruolo importantissimo per il territorio e le comunità: non solo custodiscono patrimoni straordinari, ma sono vere e proprie ‘porte’ per la conoscenza del patrimonio diffuso nel territorio a cui appartengono – oltre a costituire l’armatura primaria dell’infrastruttura museale nazionale. Il rapporto stretto tra comunità e territorio che esprimono, ma anche la fragilità connaturata alla loro dimensione e condizione marginale, hanno visto crescere l’interesse per queste realtà museali soprattutto dopo la crisi pandemica.

Accessibilità estesa, innovazione e partecipazione sono temi chiave in ricerche e progetti pilota con finanziamenti nazionali ed europei dedicati alla transizione digitale per queste realtà museali; a ciò si aggiungono le esperienze di digitalizzazione sul campo, di musei e strutture assimilabili, che devono fare i conti con limitate risorse e impiegare dotazioni tecnologiche economicamente sostenibili e impiegabili da personale spesso non formato in questa direzione.

Lo scenario attuale, tra urgenze e sfide globali, vede anche i musei, nelle loro molteplici forme di esistenza, in prima linea nell’immaginare orizzonti di sviluppo sostenibile, in coerenza con l’Agenda 2030, e anche rispetto alla contemporanea dimensione digitale sempre più parte integrante degli obiettivi, delle strutture e delle pratiche museali.

In questa cornice problematica, le attività in corso ed i progetti futuri che vedono protagonista il Museo Archeologico Nazionale Alta Val d’Agri (MAN) e il Parco Archeologico di Grumentum, mostrano una strada possibile anche per altre realtà museali ‘marginali’, sia sul territorio nazionale che in ambito internazionale, per immaginare forme possibili e praticabili di transizione digitale dei loro patrimoni, che ridefiniscono la relazione museo-comunità-territorio

Per approfondire quello che riteniamo un processo virtuoso, abbiamo intervistato il direttore del MAN, Francesco Tarlano.

Qual è il ruolo del Museo e del Parco nell’infrastruttura turistico-culturale della Regione? Quali le sue specificità? Quale il numero di visitatori? Il numero di addetti?

FT: Il Museo e il Parco sono parte della Rete Museale Regionale. Il Parco è una delle quattro grandi aree archeologiche regionali gestite direttamente dal Ministero della Cultura, per il tramite della Direzione Regionale Musei della Basilicata, insieme a Metaponto, Policoro e Venosa. Il Parco conserva i resti della principale città romana della Lucania antica, Grumentum, il cui impianto urbano è ancora perfettamente leggibile passeggiando lungo la plateia che dal teatro conduce all’area del Foro, alle terme sino all’anfiteatro.

Insieme al Museo, costituisce uno degli attrattori culturali principali della Val d’Agri e dell’intera Basilicata. Il numero di visitatori annuali, per il 2022, pur riallineandosi a livelli pre-pandemia, risulta essere non soddisfacente rispetto all’importanza del sito; tuttavia, soprattutto nei mesi estivi, si registra una presenza di turisti stranieri rilevante, benché il sito sia ai margini dei principali flussi turistici regionali. Negli anni Parco e Museo hanno visto diminuire il numero di addetti – oggi nove dipendenti totali a cui si aggiungono collaboratori esterni –, con effetti sulla riduzione degli orari di visita del Parco.

La pervasività del digitale oggi riguarda anche i musei e le strutture museali assimilate. Soprattutto nel post-pandemia si è assistito ad un’accelerazione verso la transizione digitale dei luoghi di cultura, anche se con asimmetrie tra grandi istituzioni museali e i musei di medie piccole dimensioni. Come si stanno avviando MAN e Parco archeologico verso la transizione digitale dei propri patrimoni?

FT: Soprattutto in realtà museali come la nostra, che spesso devono fare i conti con una sotto-dotazione di risorse e di personale e spesso sono ai margini dei flussi turistici prevalenti, la transizione digitale costituisce un’opportunità cruciale per espandere l’attrattività attraverso l’esperienza di visita sia online che on site. La virtualizzazione degli spazi del museo e di parte della collezione, realizzata in collaborazione con FEEM-Fondazione ENI Enrico Mattei, ha reso possibile l’esperienza di visita da remoto; se opportunamente veicolato dal punto di vista della comunicazione, il tour virtuale ha come pubblico potenziale chiunque sia dotato di una connessione internet e di un semplice smartphone.

Inoltre l’esperienza online è stata arricchita di contenuti consultabili anche on-site attraverso tecnologia QR Code. Per quanto riguarda il Parco, l’esperienza di visita è stata implementata con ricostruzioni delle archeologie attraverso realtà aumentata, esperibili attraverso smartphone e tablet; mentre, sempre tramite questi devices, sarà possibile accedere a contenuti multimediali durante la visita in notturna. L’obiettivo è quello di dilatare l’esperienza del Museo e del Parco sia in termini temporali che spaziali, garantendo forme di accessibilità e fruizione alternative e integrate che generino una ‘prossimità’ tra pubblico e patrimonio culturale.

Qual è oggi il rapporto tra il Man, il territorio e la comunità locale? Quali le azioni che il museo intende promuovere per rinsaldare queste relazioni fondative? Quali gli incroci possibili con la transizione digitale in corso?

FT: Il Man, oltre ad essere museo di sito, è anche museo del territorio. Racconta il palinsesto dell’Alta Val d’Agri, delle trasformazioni attraverso cui le comunità locali hanno plasmato il territorio ed il paesaggio nei secoli. La virtualizzazione del museo rappresenta un’opportunità per raccontare al mondo, attraverso la visita virtuale, il territorio a cui Museo e Parco sono radicati attraverso i patrimoni che custodiscono. Inoltre attraverso i reperti, esposti o conservati nei depositi, è possibile rafforzare le relazioni con i luoghi da cui gli oggetti provengono. Penso alle campagne di archeologia preventiva condotte a monte dell’infrastrutturazione petrolifera della Val d’Agri nei primi anni 2000, che hanno danno un apporto significativo alla conoscenza della storia antica del territorio, e hanno restituito manufatti in attesa di essere raccontanti.

Tra gli obiettivi strategici che ci siamo posti, c’è quello di fare del Man e del Parco un museo ‘aperto’ ed inclusivo, che possa diventare attrattivo anche per la comunità locale e che diventi una ‘porta’ per la conoscenza del territorio, per i turisti ma non solo. Intendiamo rinsaldare il rapporto con i cittadini, gli amministratori locali e stakeholder che lavorano sul e per il territorio; con le università, gli enti di ricerca ma anche con le scuole. Non solo eventi che veicolino una continuità nella frequentazione dei luoghi, che comunque implementeremo rispetto alla programmazione attuale, ma intendiamo attivare processi che favoriscano la partecipazione attiva e consapevole della comunità, anche attraverso progetti di formazione innovativa.

Penso alla recente esperienza di virtualizzazione del MAN e del Parco archeologico, promossa da FEEM in collaborazione con il Museo, la Direzione Regionale Musei Basilicata, i comuni di Viggiano e Grumento Nova e che ha visto coinvolti gli studenti del liceo classico ‘G. Peano’, nell’ambito del Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento [PTCO]. 

Questa esperienza di virtualizzazione ‘condivisa’ mostra come strutture museali di medie e piccole dimensioni, che scontano spesso gap purtroppo strutturali, possano intraprendere il processo di transizione digitale in maniera virtuosa, non solo con ricadute sull’attrattività del museo stesso ma anche contribuendo a promuovere azioni che vanno nella direzione dei 17 Goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. 

I musei che hanno nel loro DNA un forte radicamento con il territorio e chi lo abita devono operare in questo senso. L’esperienza condotta nell’ambito del PTCO intendeva non solo dare ai giovani del liceo classico la possibilità di conoscere il proprio patrimonio culturale, ma offrire un percorso formativo che permettesse di sedimentare competenze digitali che in futuro potranno anche avere risvolti di carattere occupazionale. Inoltre tali progetti contribuiscono a stimolare interesse verso la nostra realtà.

Circa un mese fa, l’esperienza di virtualizzazione è stata presentata nell’ambito della Borsa del Turismo di Paestum ed accolta con entusiasmo dagli addetti ai lavori e anche da strutture museali che hanno disponibilità di risorse decisamente diverse. Sicuramente le realtà come quella del Man ed altre in Basilicata, così come in altri contesti marginali italiani, scontano dei ritardi strutturali. Tuttavia questa esperienza mostra come sia possibile, attraverso tecnologie dai costi contenuti, facilmente reperibili ed utilizzabili, e in maniera inclusiva, avviare processi di digitalizzazione del proprio patrimonio.

Un’esperienza che ha valore di buona pratica per strutture museali assimilabili sia a livello nazionale che euro-mediterraneo. Quali sono gli orizzonti di progettualità futura del Museo e del Parco rispetto alla transizione digitale?

FT: Consolidare la dimensione del MAN e del Parco come museo-laboratorio modello per la transizione digitale, attraverso processi di co-progettazione e co-creazione che rafforzino la relazione tra museo, territorio e comunità, aprendo a scenari di sviluppo sostenibile a partire dal patrimonio. All’interno di questa visione, che richiede una progettualità dilatata nel tempo, nell’immediato futuro verranno messe in coerenza le attività pregresse e quelle in corso al fine di offrire un’esperienza di visita più inclusiva, performativa e sempre più integrata tra dimensione fisico-analogica e digitale-virtuale.

Per quanto riguarda il Museo, migliorare accessibilità e fruizione della collezione online e implementarne i contenuti, proseguendo nel processo di digitalizzazione dei reperti esposti ma soprattutto di quelli custoditi nei depositi e che oggi, per ragioni di spazio e di allestimento, non sono visibili al pubblico e che potrebbero essere condivisi anche con studiosi e ricercatori. Per quanto riguarda il Parco, la costruzione del ‘gemello digitale’ e la sua condivisione online nella modalità del tour virtuale, in modo da mettere in connessione la visita da remoto del museo con l’area archeologica. Rispetto al ‘gemello digitale’ del Parco, oltre che per la visita virtuale, credo possa essere uno strumento importante per strutturare in futuro la gestione del sito, programmare le azioni di tutela, fruizione e valorizzazione, valutare e monitorare gli impatti relativi e tenere traccia delle campagne di scavo condotte dalle università con cui collaboriamo. 

Ringraziamenti

Si ringrazia il Direttore del MAN, dott. Francesco Tarlano per l’intervista concessa agli autori del presente articolo.

Leggi anche
Cultura
Freccette
6′ di lettura

Società, natura, arti. Quando il mondo ha iniziato a mapparli

di Andrea Mattiello
Cultura
Editoriali
7′ di lettura

Pensieri nuovi sullo sviluppo sostenibile. Intervista a Pierre Caye

di Edoardo Toffoletto
Cultura
Editoriali
4′ di lettura

Stampa e oro nero – i volumi ora disponibili in digitale

di Redazione
Economia
Viva Voce

Abbigliamento circolare per l’outdoor

di Giulio Piovanelli
5′ di lettura
Scienza
Viva Voce

La bioeconomia che verrà

di Stefano Bertacchi
4′ di lettura
Società
Viva Voce

La sfida delle monete complementari italiane 

di Cristina Toti
8′ di lettura
Scienza
Viva Voce

Virus biotech per la medicina

di Stefano Bertacchi
5′ di lettura
Clima
Viva Voce

Recupero di terre rare da RAEE: progressi e criticità

di Sergio Corbetta, Enrico Folin
5′ di lettura
Società
Viva Voce

Diari di apartheid. La città a due volti.

di Gloria Ballestrasse
4′ di lettura

Credits

Ux Design: Susanna Legrenzi
Grafica: Maurizio Maselli / Artworkweb
Web development: Synesthesia