George Sand, il trasformismo della penna e del cuore

Autore

Alessandro Isidoro Re

Data

24 Ottobre 2022

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3' di lettura

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24 Ottobre 2022

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George Sand, o per meglio dire di Amantine Aurore Lucile Dupin – vittima del maschilismo ottocentesco, quando una penna femminile equivaleva a una qualità creativa inferiore.

Purtroppo, spesse volte, l’esigenza di uno pseudonimo soggiace ai pregiudizi e disuguaglianze di una determinata epoca storia e contesto sociale. E’ questo il caso di George Sand, o per meglio dire di Amantine Aurore Lucile Dupin – vittima del maschilismo ottocentesco, quando una penna femminile equivaleva a una qualità creativa inferiore.

Di origini nobili, Amantine Aurore nasce a Parigi nel 1804, e spicca subito per creatività ed empito artistico. Una vena che avrà le sue soddisfazioni soltanto anni dopo, trasferitasi a Parigi dove varie peregrinazioni, di casa e di cuore. Dopo un matrimonio anodino, infatti, Dupin torna a Parigi dove, nella roboante società artistica della capitale, trova finalmente il suo vero habitat naturale.

Ed è proprio qui che vede la scaturigine il suo celebre pseudonimo, quel cognome Sand, mutuato da quello vero (Jules Sandeau) dal suo primo amante parigino. Da Jules Sand a George Sand, il passaggio è epocale: sin dal suo primo romanzo ‘solista’, Indiana, si evince un genio creativo immortale, che influenzerà, tra gli altri, Dostoevskij e Walt Whitman.

Dopo il secondo romanzo Léila, definito il libro ‘dello scandalo’, comincia un grande elogio di pubblico e critica, che comincia a celebrare questo nuovo “scrittore” chiamato George Sand, che ha conquistato violentemente la scena letteraria dell’epoca.

In questi anni (1833 – 1846), un’iperattiva proliferazione letteraria coincide quasi pedissequamente con una collazione di grandi quanto fugaci storie d’amore: nomi altisonanti, quali Mérimée, De Musset e Chopin, occuperanno le varie stanze del cuore di Dupin/Sand – lasciando ognuno un’ispirazione diversa. Anche e soprattutto, da queste vigorose passioni, Sand trae linfa vitale per le sue opere; un catalogo gargantuesco, che la rendono – seppur sotto pseudonimo maschile – una delle scrittrici più prolifiche della storia

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