COP29, Bollettino – Giorno 12 – aggiornamento

© UNFCCC

Autore

Cristina El Khoury, Valeria Zanini

Data

22 Novembre 2024

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6' di lettura

DATA

22 Novembre 2024

ARGOMENTO

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La nuova bozza sul New Collective Quantified Goal, la proposta del quantum.

Nel primo pomeriggio di Baku, sono state pubblicate dalla Presidenza della COP29 le nuove bozze dei testi negoziali.  

Tra queste, anche l’NCQG: cinque pagine, frutto del lavoro di mediazione della presidenza azera. Il testo è molto diverso dalla bozza uscita ieri: al contrario della precedente, che costituiva una presentazione di posizioni polarizzate che lasciava aperta la definizione degli elementi più controversi, il testo uscito oggi mostra uno sforzo di colmare le differenze e fornire una base per un risultato condiviso (che sarà, probabilmente, concordato in una prossima bozza, tra oggi e domani).  

Quantum  

Il testo ‘invita tutti gli attori a lavorare insieme per consentire l’aumento dei finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo per l’azione per il clima da tutte le fonti pubbliche e private ad almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035′. È stato dunque inserito un riferimento alla cifra richiesta dai Paesi del G77+Cina, che, però, richiedevano anche che 600 miliardi di dollari fossero provenienti da denaro pubblico degli Stati contributori, mentre i rimanenti 700 miliardi dovevano provenire da investimenti privati mobilitati dal denaro pubblico. In questo testo, invece, appare come ‘core‘ dell’obiettivo, un quantum più piccolo, che assume un ruolo guida rispetto ai 1300 miliardi di tutti gli attori, canali e strumenti, di 250 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, sulla cui attuazione andrà fatto periodicamente il punto nell’ambito del bilancio globale, avviando le deliberazioni prima del 2035. 

Base dei donatori e strumenti  

L’obiettivo viene presentato come una estensione del target precedente di 100 miliardi di dollari, includendo così fondi pubblici e privati. Si legge nel testo che i fondi devono essere diretti esclusivamente ai Paesi in via di sviluppo e possono provenire da ‘un’ampia varietà di fonti, pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, comprese le fonti alternative, nel contesto di azioni significative e ambiziose di mitigazione e adattamento, e di trasparenza nell’attuazione dell’accordo’. La menzione delle fonti alternative apre ai proventi della tassazione internazionale, ma anche ai mercati del carbonio. La divisione all’interno della base dei contribuenti però non è esplicitata: il testo sembra lasciar intendere che i Paesi sviluppati forniranno la maggior parte di questi finanziamenti, ma rimane aperta la possibilità che i Paesi in via di sviluppo facciano parte del gruppo, contribuendo all’obiettivo o andando oltre.  

Inoltre, i contributi provenienti dalle banche multilaterali di sviluppo potrebbero essere inclusi nei 250 miliardi, ma la scelta è rimessa all’intenzione volontaria delle parti riceventi di conteggiarli. Viene comunque sottolineata l’importanza di una riforma delle MDB, per renderle ‘bigger, better, and more effective‘, evidenziando la necessità per i Paesi in via di sviluppo – con menzione particolare ai più vulnerabili, ai Paesi meno sviluppati (LDC) e agli stati insulari in via di sviluppo (SIDS) – di sovvenzioni e finanziamenti agevolati, in particolare per l’adattamento, ma il linguaggio su questa riforma è meno forte che nel testo precedente.  

Qualità e accesso 

Il nuovo testo sembra accogliere la posizione negoziale dei Paesi in via di sviluppo, ponendo l’accento sugli impatti sproporzionati dei cambiamenti climatici e sulle barriere specifiche alla finanza nei Paesi in via di sviluppo, rafforzando il linguaggio intorno al debito e alla condizionalità per accedere ai finanziamenti per il clima, ribadendo allo stesso tempo l’importanza di riformare l’architettura finanziaria multilaterale. 

Altri elementi di interesse 

Ad un ulteriore sguardo, si possono notare ulteriori punti interessanti. Sotto il taglio che ha portato il documento attuale alle 5 pagine, sono caduti molti elementi significativi: il riferimento a 1,5 gradi dell’Accordo di Parigi, la menzione al supporto finanziario per le azioni di mitigazione, alla spesa per le rinnovabili e la low-carbon economy, alla valutazione dei flussi di finanza climatica esistenti, alla necessità di allineare i flussi finanziari agli obiettivi climatici, alla transizione giusta, ai diritti umani, alla partecipazione delle popolazioni indigene e dei gruppi più vulnerabili.  

La nuova bozza del Dialogo UAE  

Nell’ambito dell’implementazione dei risultati del primo Global Stocktake (GST) – che definiscono il mandato dell’UAE Dialogue – la bozza di testo uscita ieri prevedeva diverse opzioni con i Paesi ancora divisi tra il concentrarsi sui finanziamenti, sul trasferimento di tecnologia e capacità e sul monitoraggio dei progressi, in particolare nella transizione dai combustibili fossili.  

Il nuovo testo, pubblicato qualche ora fa, offre invece un quadro più definito per l’attuazione dei risultati del GST, delineando alcuni progressi nella mediazione tra le posizioni dei vari Paesi, ma lasciando comunque aperte alcune questioni. Il testo conferma che il dialogo faciliterà la valutazione dei progressi collettivi nell’attuazione degli esiti del primo GST (precedentemente questa era definita come ‘opzione 3’), con un’enfasi sui finanziamenti. Questo approccio rappresenta una proposta di ‘compromesso’, sostenuta principalmente dai Paesi latino-americani e dagli AOSIS (Alleanza dei piccoli Stati insulari), che mirano a garantire che la discussione abbracci anche tematiche cruciali come il trasferimento di tecnologia e il rafforzamento delle capacità. Inoltre, mentre nella versione precedente del testo era presente un riferimento esplicito alla transizione dai combustibili fossili, nella nuova bozza questa transizione viene ancora menzionata solo in modo implicito, facendo riferimento al paragrafo 28 del GST, insieme al paragrafo 33, che tratta invece della deforestazione. 

La nuova bozza aggiunge anche un elemento importante relativo al monitoraggio dei progressi: sarà necessaria l’organizzazione di un incontro annuale, i cui esiti saranno pubblicati in un report che guiderà le decisioni nel corso delle future COP. 

Rimangono alcune questioni aperte per le quali esiste ancora l’opzione di eliminare completamente la menzione nel testo finale (che in gergo COP si traduce con l’apparire dell’opzione ‘no text‘). In particolare: 

  • rafforzamento delle capacità di stoccaggio globale (+1500 GW al 2030) e all’espansione e modernizzazione della rete globale, aggiungendo o ristrutturando 25 milioni di km di reti entro il 2030 e altri 65 milioni di km entro il 2040; 
  • relazione tra il clima e il commercio. 

Da ultimo, c’è un invito ad aumentare l’impegno alla cooperazione economica internazionale, rifiutando misure protezionistiche unilaterali sull’azione climatica (il riferimento qui è al CBAM approvato dall’Unione europea). Si chiede poi alle parti di aumentare l’ambizione degli NDC per mantenere l’obiettivo di 1,5°C, elemento cruciale per molti Paesi vulnerabili e una priorità nei negoziati.  

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