COP29, Bollettino – Giorno 8

Autore

Cristina El Khoury, Alessandra Favazzo, Valeria Zanini

Data

18 Novembre 2024

AUTORE

TEMPO DI LETTURA

6' di lettura

DATA

18 Novembre 2024

ARGOMENTO

CONDIVIDI

Si è conclusa la ottava giornata dei lavori di COP29. Dopo la pausa di ieri, sono ripresi i negoziati ed è cominciata la seconda e ultima settimana di trattive, quella più cruciale e politica, con l’arrivo in Azerbaijan dei ministri dell’Ambiente e dell’Energiadei Paesi che partecipano alla Conferenza. A Baku il focus tematico del giorno ha riguardato sviluppo umano, bambini e giovani, salute e istruzione.

I fatti salienti

L’accordo sul comma 8 dell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi

In conferenza stampa il presidente della COP29, Mukhtar Babayev ha annunciato che le Parti hanno raggiunto un accordo sull’articolo 6.8 dell’Accordo di Parigi. Il comma 8 riguarda la cooperazione internazionale tra i Paesi attraverso approcci non di mercato per l’attuazione dei piani climatici nazionali, comprese le politiche per la mitigazione e l’adattamento, e la promozione dello sviluppo sostenibile. Si tratta di un passo importante verso la piena operatività dell’Articolo 6, che rappresenta uno dei temi principali di questa Conferenza.

NCQG, il punto sui negoziati

Saranno Yasmine Fouad, ministra dell’Ambiente dell’Egitto, e Chris Bowen, ministro del Cambiamento climatico e dell’Energia dell’Australia (Paese che ha lanciato la sua candidatura per ospitare COP31) a guidare le consultazioni relative al New Collective Quantified Goal (NCQG), il nuovo obiettivo di finanza climatica. Fouad e Bowen si occuperanno di condurre le negoziazioni sulla struttura, sui contributori e sul ‘quantum’ complessivo del nuovo obiettivo finanziario. A oggi le posizioni delle Parti sembrano ancora molto lontane. Intanto, sabato sera, è arrivata una prima sconfitta diplomatica per l’Unione europea, che intendeva legare la discussione sull’NCQC alla ripresa del negoziato sulle politiche di mitigazione e, conseguentemente, sul taglio delle emissioni. La proposta è stata bocciata dai Paesi in via di sviluppo del G77 (inclusa la Cina). 

È atteso per martedì pomeriggio un nuovo testo negoziale. L’ultima bozza, uscita sabato, è lunga 25 pagine, e mostra dei passi avanti sull’allineamento del testo (con un numero di opzioni negoziali minori), ma un numero di parentesi maggiori (a indicare che almeno una parte della battaglia negoziale si è spostata sulla terminologia). Dal testo emergono tre opzioni negoziali principali per la struttura dei finanziamenti: un’impostazione incentrata sulla fornitura (pubblica, bilaterale e multilaterale) più che sulla mobilitazione (di capitali privati), voluta dai Paesi in via di sviluppo, con un obiettivo di 1.3 miliardi di euro l’anno forniti solo dai Paesi sviluppati; un approccio a più livelli, che includa investimenti privati, richiesta dai Paesi sviluppati; una combinazione di questi due. I piccoli Stati insulari (AOSIS) e i Paesi meno sviluppati (LDC) hanno chiesto di allocare ogni anno una somma di denaro dal nuovo obiettivo finanziario esclusivamente per loro (rispettivamente 39 miliardi di dollari e 220 miliardi di dollari). 

G20 a Rio de Janeiro, Baku attende un segnale dai leader mondiali

Oltre che a Baku, gli occhi del mondo sono puntati a Rio de Janeiro, dove è in corso il 18 e il 19 novembre il G20. Nei meeting preparatori agli incontri dei 20 ‘grandi’ (a cui, per la prima volta quest’anno, partecipa anche l’Unione africana) i negoziatori avrebbero affrontato anche il tema della finanza climatica, con un documento che – si auspica – potrebbe sbloccare la fase di stallo che si sta vivendo in Azerbaijan. Secondo fonti diplomatiche citate dall’agenzia di stampa Reuters, la bozza preliminare del comunicato conclusivo del G20 conterrebbe un accordo sui Paesi contributori post-2025, aprendo la strada a un allargamento. Il documento infatti menzionerebbe dei contributi volontari degli Stati in via di sviluppo al finanziamento della lotta al cambiamento climatico, senza però che siano definiti come ‘obblighi’: una soluzione che potrebbe aprire a un compromesso tra le posizioni dei Paesi più ricchi e Paesi in via di sviluppo. L’indiscrezione potrebbe trovare conferma anche nelle dichiarazioni rilasciate dal Commissario per l’azione per il clima dell’Unione europea, Wopke Hoekstra, che avrebbe evidenziato l’apertura di Bruxelles verso l’ipotesi che i Paesi in via di sviluppo diventati più ricchi possano versare contributi finanziari volontari. 

L’OCSE può accelerare sulla dismissione dei combustibili fossili

Oltre che a Rio de Janeiro, l’attenzione oggi è anche su Parigi, dove si sta discutendo la proposta di porre fine ai sussidi per le operazioni petrolifere e del gas, nonché per l’estrazione del carbone all’estero. La proposta – che in caso di approvazione prevede un taglio dei finanziamenti stimato in 40 miliardi di dollari – mira a ridurre il finanziamento pubblico estero per i combustibili fossili e si fonda sull’impegno di alcuni Paesi OCSE ad allineare le istituzioni finanziarie pubbliche con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, puntando a limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C. Tuttavia, l’iniziativa di porre fine ai sussidi esteri per i combustibili fossili attirerà inevitabilmente l’attenzione anche sui sussidi nazionali destinati alle industrie del petrolio e del gas. 

Sviluppo umano, salute e resilienza climatica: le iniziative della Presidenza di COP29

Durante l’incontro di alto livello su capitale umano, bambini e giovani, salute e istruzione, la Presidenza azera di COP29 ha presentato la COP29 Baku Initiative on Human Development for Climate Resilience che si pone l’obiettivo di catalizzare gli investimenti in istruzione, competenze, salute e benessere, in particolare per bambini e giovani e migliorare l’alfabetizzazione climatica. È stata inoltre firmata una lettera di intenti per istituire, insieme a Regno Unito, Egitto, Emirati Arabi e Brasile, la Baku COP PresidenciesContinuity Coalition for Climate and Health. La nuova coalizione garantirà continuità e offrirà una piattaforma per potenziare gli sforzi delle precedenti COP, amplificarne l’impatto e favorire la collaborazione tra governi, organizzazioni internazionali, società civile, mondo accademico e settore privato. 

Gli effetti della crisi climatica sulla salute sono ormai evidenti e rappresentano una seria minaccia ai progressi degli ultimi 50 anni in ambiti come la salute globale, lo sviluppo e la riduzione della povertà. Questo fenomeno rischia di amplificare le disuguaglianze sanitarie, sia tra diverse popolazioni sia all’interno delle stesse comunità. Attualmente, 3,6 miliardi di persone vivono in aree altamente vulnerabili al cambiamento climaticoe i dati della World Health Organization stimano che, tra il 2030 e il 2050, il cambiamento climatico provocherà circa 250.000 decessi aggiuntivi all’anno, causati principalmente da denutrizione, malaria e stress da calore. Inoltre, entro il 2030, i costi diretti dei danni alla salute potrebbero raggiungere una cifra compresa tra 2 e 4 miliardi di dollari all’anno.

Obiettivo 1,5°C

Un articolo di Bloomberg, pubblicato questa mattina con il titolo The 1.5°C Climate Goal Is Dead. Why IsCOP29 Still Talking About It?, ha portato l’attenzione su un tema che sta prendendo ormai sempre più terreno: la validità dell’obiettivo di 1,5°C nelle negoziazioni climatiche. Dal 2015, l’Accordo di Parigi impegna tutti gli Stati firmatari a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e a proseguire gli sforzi per limitare tale aumento a 1,5°C. Da Parigi in poi, il grado e mezzo è stato la stella polare delle negoziazioni delle COP, ma a seguito degli incrementi di temperatura degli ultimi anni e delle proiezioni più recenti, la sua solidità politica ha iniziato a scricchiolare (i difensori del grado e mezzo, però, non solo ne riaffermano l’importanza, ma sottolineano anche come il suo superamento in un singolo anno non sia sufficiente per dichiarare superata la soglia – è necessaria, infatti, una media su una scala di diversi decenni).

Le dichiarazioni più importanti

Simon Stiell (segretario esecutivo dell’UNFCCC): «I costi dell’adattamento stanno schizzando alle stelle, servono 340 miliardi di dollari all’anno». Stiell è intervenuto a proposito dei Piani nazionali di adattamento (NAPs), da lui definiti ‘più che mai necessari’, anzi ‘vitali’ perché ogni strategia di adattamento può rappresentare «la differenza tra la vita e la morte di milioni di persone nel mondo». Questi piani richiedono ingenti risorse agli Stati, risorse che sono scarse soprattutto nel caso dei Paesi più vulnerabili e meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo. «I costi dell’adattamento stanno schizzando alle stelle per tutti, specialmente per i Paesi in via di sviluppo. Potrebbero salire a 340 miliardi all’anno nel 2030, raggiungendo 565 miliardi all’anno nel 2050», ha spiegato il segretario esecutivo dell’UNFCCC. Per l’adattamento al cambiamento climatico di questi Paesi «abbiamo bisogno di fiumi di denaro. L’accesso a essi deve essere più facile, in particolare per i Paesi più vulnerabili, che spesso si trovano di fronte le barriere maggiori», ha detto ancora Stiell, «non possiamo ignorante l’elefante nella stanza dell’adattamento: c’è un enorme gap finanziario che dobbiamo colmare».

Antonio Guterres (Segretario Generale delle Nazioni Unite): «Sono preoccupato per lo stato dei negoziati di COP29». Dopo essere giunto domenica sera a Rio de Janeiro per seguire i lavori del G20, Guterres è intervenuto in conferenza stampa parlando dello stallo dei negoziati a Baku. ‘Sono preoccupato per lo stato dei negoziati di COP29’, ha affermato, «un risultato positivo è ancora a portata di mano, ma richiederà leadership e compromessi, in particolare da parte dei Paesi del G20». I Paesi del G20 rappresentano circa l’85% dell’economia globale e sono responsabili dell’80% delle emissioni globali, per questo Guterres ha invitato a «dare l’esempio» e «usare la leadership in favore del clima».

Gilberto Pichetto Fratin (ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica): «La COP29 è la tappa di un processo irreversibile»Giunto a Baku per la seconda settimana della Conferenza, il ministro Pichetto Fratin ha affermato: «COP29 sarà una delle tante tappe di un processo irreversibile in corso. L’obiettivo stavolta è la finanza climatica. Vediamo cosa riusciamo a fare». Poi parlando del contesto in cui stanno avvenendo i negoziati ha aggiunto: «C’è un momento contingente particolare: Usa e Ue stanno per cambiare governo, il governo tedesco è in crisi. L’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, se ci sarà, non cambierà le politiche americane in modo drammatico. Anche se alla COP non sono presenti molti dei grandi leader, ci sono tante altre occasioni per vedersi».

Mukhtar Babayev (presidente di COP29): «Sulla mitigazione i prossimi cinque anni saranno cruciali»Babayev ha lanciato un messaggio a proposito dei problemi legati alla mitigazione del cambiamento climatico nell’ambito della tavola rotonda ministeriale annuale di alto livello sulle ambizioni pre-2030: «I prossimi cinque anni saranno cruciali, perché determineranno se riusciremo a mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi a portata di mano. Abbiamo bisogno di risultati concreti da questa COP».

Leggi anche
Oggi, Scienza
2′ di lettura

Fattore “g” nei piccioni: indizi di intelligenza generale

di Redazione
Oggi, Scienza
1′ di lettura

Stelle marine high tech per la medicina

di Redazione
Oggi, Scienza
1′ di lettura

Canada: strada chiusa per le salamandre

di Redazione
Scienza
Viva Voce

La connessione tra uomo e cane

di Redazione
4′ di lettura
Scienza
Viva Voce

Viaggiare nel passato: le teorie scientifiche che sfiorano l’impossibile

di Redazione
4′ di lettura
Economia
Viva Voce

L’All you can wear e i vestiti degli uomini bianchi morti

di Anna Paola Lacatena
5′ di lettura
Scienza
Viva Voce

Chi è Chonkus il cianobatterio alleato contro il cambiamento climatico

di Redazione
4′ di lettura
Scienza
Viva Voce

Effetti delle droghe leggere: cosa cambia tra i vecchi spinelli e il nuovo THC

di Redazione
4′ di lettura
Scienza
Viva Voce

Braccia corte, grande ego

di Redazione
4′ di lettura

Credits

Ux Design: Susanna Legrenzi
Grafica: Maurizio Maselli / Artworkweb
Web development: Synesthesia