Carlo III. Il re del clima

Autore

Veronica Ronchi

Data

23 Agosto 2023

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3' di lettura

DATA

23 Agosto 2023

ARGOMENTO

PAROLE CHIAVE


Carlo III

Clima

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Non è certo dal giorno della sua incoronazione che Carlo III si confronta con i temi ambientali. Il ‘re del clima’ ha infatti passato gli ultimi 50 anni e la sua intera carriera di Principe di Galles a puntare il dito contro il cambiamento climatico, l’inquinamento e la deforestazione.

Già suo padre, il principe Filippo, aveva introdotto all’interno della famiglia reale britannica l’interesse per i temi ambientali, ma Carlo ne ha fatto un cavallo di battaglia in particolare nella difesa della campagna e del paesaggio inglese. Su questa scia, una sua casa acquistata in Scozia si è trasformata in una scuola ambientalista dove i bambini imparano a conoscere il suolo, in un’altra sua tenuta è stata avviata sin dal 1985 una fattoria biologica. Se le piccole fattorie scomparissero, secondo il Re, «si spezzerebbe la spina dorsale delle comunità rurali della Gran Bretagna […] strappando il cuore alla nostra campagna».

Ma non finisce qui. Carlo ha fatto modificare il motore della sua Aston Martin perché possa funzionare con un carburante chiamato E85, composto per l’85% da bioetanolo e per il 15% da benzina senza piombo e ha cambiato il riscaldamento di Birkhall con caldaie a biomassa, utilizzando trucioli di legno abbattuti nella foresta della tenuta. Inoltre si è imposto una dieta alimentare con un uso limitato di carne.

Le scelte di Carlo non sono solo di carattere personale. L’enorme influenza che la corona britannica esercita a livello globale sulle masse, permette un ulteriore passo avanti, ossia una presa di posizione politica.

Invitato alla Cop26, la conferenza Onu sul clima di Glasgow, Carlo ha sostenuto senza mezzi termini che «dobbiamo metterci sul piede di guerra», per affrontare il rapido riscaldamento del pianeta.

Ma le posizioni di Carlo sono assai complesse: manda alcuni segnali di attenzione personale all’ambiente e nel contempo è un uomo il cui significativo consumo di risorse, dettate dal ruolo istituzionale che ricopre, non passa inosservato. Il re si sposta con un jet privato, possiede molte proprietà immobiliari a uso esclusivo e la sua famiglia ha un importante impatto ambientale.

Molte delle idee di Carlo sul mondo naturale ricordano il classico ambientalismo degli anni ’60-’70. In Harmony: a new way to looking at our world, un libro scritto nel 2010 dallo stesso re, Carlo critica il ‘pensiero meccanicistico’ dell’agricoltura intensiva, l’industrializzazione e persino dell’Illuminismo, sostenendo che il tentativo dell’umanità di separarsi dalla Natura ha creato più problemi di quanti ne abbia risolti. Tocca in questo volume anche la delicatissima questione della crescita della popolazione:

«Quando sono nato, nel 1948, la città di Lagos, in Nigeria, aveva una popolazione di 300mila abitanti, poco più di 60 anni dopo, ne ospita 20milioni».

Affermazione in cui è insita la visione colonialistica della Corona britannica per cui sono i Paesi in via di sviluppo a dover limitare la loro crescita, quando, come è noto, sono proprio i Paesi in via di sviluppo ad avere una minore impronta di carbonio. In Nigeria, infatti, ogni individuo è responsabile in media di 0,6 tonnellate di emissioni di anidride carbonica su base annua. Negli Stati Uniti questo stesso dato è di 13,7 tonnellate.

L’ambientalismo classico incarnato da Carlo non è inoltre sempre in linea con le esigenze di un mondo decarbonizzato. Amare la natura e gli animali non coincide necessariamente con il sostegno alle trasformazioni necessarie per contrastare il cambiamento climatico. In alcuni casi, l’agricoltura biologica può impiegare maggiori risorse ed essere a più alta intensità di carbonio rispetto a quella convenzionale. L’azzeramento delle emissioni di carbonio richiederà vaste estensioni di terreno adibite ad accogliere impianti per l’energia solare, eolica e geotermica (che potrebbero incidere sugli amati paesaggi e le campagne) e tecnologie avanzate tra le quali si annoverano batterie più performanti e macchine in grado di assorbire l’anidride carbonica, tutte, secondo Carlo, forme di ‘pensiero meccanicistico’ altamente criticate.

Resta chiaro però che il sostegno dato dal Re agli attivististi per il clima («ne comprendo la grande frustrazione», ha dichiarato) e i suoi ripetuti gesti da ambientalista ‘classico’ rendono la sua figura un punto di riferimento importante per la lotta al cambiamento climatico. La Corona britannica conta più di quanto comunemente si creda, tanto da poter influenzare scelte politiche e grandi interessi economici.

Per approfondire la figura di re Carlo III leggi: His Majesty King Charles III, Tony Juniper e Ian Skelly, Harmony: A New Way of Looking at Our World, HarperCollins, 2010

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