Relazioni sociali e gerarchie: come ci siamo evoluti?

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Redazione

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20 Ottobre 2025

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20 Ottobre 2025

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A parità di peso, il cervello umano è l’organo che consuma di più: il 20% della nostra energia – il motivo? Secondo alcuni, la nostra rete neurale si è evoluta nel tempo per poter gestire le vaste reti sociali. Il cervello umano costituisce il 2% del nostro peso corporeo e tre quarti di questo organo sono costituiti dalla neocorteccia – area responsabile di funzioni cognitive complesse come la memoria, il linguaggio, la risoluzione dei problemi e la consapevolezza di sé che ci consentono di gestire le relazioni. Coltivare una rete di contatti ampia inoltre apporta benefici in termini di salute: secondo Julianne Holt-Lunstad, professoressa di psicologia e neuroscienze alla Brigham Young University «quando le persone sono più connesse socialmente, i tassi di sopravvivenza aumentano: si riduce il rischio di malattie cardiovascolari, ictus, diabete di tipo 2, depressione e demenza».

Secondo lo psicologo Robin Dunbar le elevate esigenze cognitive necessarie per coltivare questi legami sociali benefici pongono però un limite al numero di relazioni stabili che possiamo mantenere. Per comprendere meglio queste limitazioni, Dunbar ha esaminato i nostri cugini scimmie, lemuri e ha scoperto una connessione tra le dimensioni della neocorteccia di ciascun primate e le dimensioni dei suoi gruppi sociali stabili. I dati raccolti hanno evidenziato che più grande è la neocorteccia, più grande è il gruppo sociale: quello degli scimpanzé per esempio era di circa 50 individui. Sulla base dei dati di oltre 30 specie di primati e le dimensioni dei rispettivi gruppi sociali, Dunbar ha poi estrapolato le probabili dimensioni di quelli umani: 150 individui. E, proprio come le cerchie sociali degli altri primati, le relazioni umane sono gerarchiche: il cerchio più interno è composto da 5 persone – amici e familiari a cui ci si sente emotivamente più vicini; poi c’è un livello con altri 10 buoni amici che si frequentano almeno una volta al mese e, secondo Dunbar, circa il 60% dell’attenzione sociale di un individuo va a queste 15 persone. Il terzo cerchio è il ‘gruppo per le grigliate in giardino nel fine settimana’: 50 persone, comprese le prime 15. Infine, Dunbar descrive un anello esterno che porta il totale a 150 e include altre 100 persone che si invitano ai grandi eventi irripetibili.

Altri studiosi ritengono in realtà che il numero sia ancora più grande: nel 2021, un gruppo di ricercatori svedesi ha pubblicato un articolo in cui affermava che 150 rappresenta una sottostima delle dimensioni di un gruppo sociale, ma al tempo stesso sostengono che non sia possibile calcolare con precisione un limite massimo.

Ma i social media hanno cambiato qualcosa? Nell’era di Facebook, Instagram, Discord e Slack, la logica potrebbe anche suggerire che comunicare online consentirebbe agli esseri umani di superare il presunto limite di 150 persone previsto da Dunbar ma lo psicologo sospetta che in realtà i social media non abbiano cambiato sostanzialmente le dimensioni o la qualità delle nostre reti.

Per approfondire: The Wall Street Journal

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