L’evoluzione della salute nei negoziati climatici internazionali

Un decennio di negoziati, evidenze scientifiche e impegni per integrare la sanità nell’agenda climatica.

Autore

Cristina El Khoury

Data

16 Settembre 2025

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5' di lettura

DATA

16 Settembre 2025

ARGOMENTO

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Il cambiamento climatico rappresenta oggi una delle più gravi minacce alla salute pubblica1. Gli impatti sulla salute umana si manifestano attraverso molteplici canali: le ondate di calore, sempre più frequenti e intense, sovraccaricano i sistemi sanitari e aggravano patologie respiratorie e cardiovascolari preesistenti. L’inquinamento atmosferico miete già oltre 8 milioni di vittime premature ogni anno a livello globale2. Gli eventi meteorologici estremi come alluvioni, incendi, e tempeste non solo distruggono ospedali e infrastrutture sanitarie critiche, ma favoriscono anche l’espansione geografica di vettori di malattie come le zanzare, con un aumento del rischio di dengue, chikungunya e malaria in aree precedentemente non colpite. Parallelamente, cresce l’impatto sulla salute mentale, tra eco-ansia diffusa e disturbi post-traumatici legati ai disastri climatici3.

I numeri

Nel 2023, l’Europa ha registrato oltre 47.600 decessi attribuibili al caldo estremo, con i picchi più drammatici in Francia, Italia e Spagna4. Tuttavia, questi numeri potrebbero rappresentare solo l’inizio di una tragedia sanitaria su scala continentale: secondo le proiezioni scientifiche più recenti, senza un’azione decisiva per contenere il riscaldamento globale, i decessi legati al caldo potrebbero triplicare entro la fine del secolo, raggiungendo la cifra di 2,3 milioni di vittime annue nel solo continente europeo5. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha quantificato la portata globale della sfida: tra il 2030 e il 2050, il cambiamento climatico potrebbe causare fino a 250.000 morti aggiuntive ogni anno, dovute a stress termico, malnutrizione e malattie.

Dall’Accordo di Parigi al Lancet Countdown

Nei negoziati climatici internazionali la salute ha conquistato progressivamente uno spazio centrale.
La COP21 di Parigi (2015) ha segnato il passaggio dal riconoscimento implicito a quello esplicito: per la prima volta un trattato climatico internazionale ha citato ‘il diritto alla salute’ come principio guida, richiamando i co-benefici delle politiche climatiche per adattamento, salute e sviluppo sostenibile. L’OMS ha definito questo riconoscimento come un ‘momento critico’ e, in preparazione al vertice, ha lanciato i primi Climate and Health Country Profiles per 14 Paesi, offrendo strumenti per sostenere obiettivi più ambiziosi e quantificare i benefici delle politiche a basse emissioni.

Un anno dopo, alla COP22 di Marrakech (2016), il legame tra salute e clima si è ulteriormente consolidato. La Proclamazione d’Azione di Marrakech ha ribadito l’urgenza di rafforzare adattamento e resilienza; a margine del vertice, una Dichiarazione ministeriale sottoscritta da ministri della salute e dell’ambiente insieme a OMS e UNEP ha ricordato che quasi un quarto delle malattie globali deriva da fattori ambientali modificabili, clima incluso. Nello stesso contesto è nato il Lancet Countdown on Health and Climate Change, un rapporto annuale che monitora impatti e progressi e che, negli anni, è diventato riferimento per governi e istituzioni. 

L’urgenza dei più vulnerabili diventa agenda globale

La COP23 di Bonn (2017), presieduta dalle Isole Figi, ha portato in primo piano la prospettiva dei Paesi più vulnerabili. OMS e UNFCCC hanno firmato un memorandum di collaborazione e lanciato l’Iniziativa speciale su clima e salute nei SIDS (Small Island Developing States), con l’obiettivo di rafforzare i sistemi sanitari insulari, produrre evidenze economiche per investimenti mirati e moltiplicare i finanziamenti per la resilienza climatico-sanitaria. 

A Katowice (2018) durante la COP24 la salute è diventata un argomento chiave. L’OMS ha lanciato il COP24 Special Report: Health & Climate Change, mostrando come i benefici per la salute delle politiche climatiche superino ampiamente i costi e stimando che il rispetto dell’Accordo di Parigi potrebbe salvare fino a un milione di vite l’anno entro il 2050, soprattutto grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. 

Nel 2019, a Madrid la COP25 non ha prodotto grandi avanzamenti politici, ma ha visto una mobilitazione sanitaria senza precedenti: l’OMS ha diffuso cinque azioni chiave per integrare la salute nell’agenda climatica e reti ospedaliere di tutto il mondo hanno aderito alla Race to Zero, impegnandosi a ridurre drasticamente le proprie emissioni. 

La svolta di Glasgow e il consolidamento normativo

La vera accelerazione è arrivata con la COP26 di Glasgow (2021). La presidenza britannica, insieme all’OMS, ha lanciato la COP26 Health Programme, raccogliendo l’impegno di 50 Paesi a costruire sistemi sanitari sostenibili e a basse emissioni. Per la prima volta è stato allestito un Health Pavilion con oltre 60 eventi, mentre 46 milioni di operatori sanitari hanno firmato una lettera ai leader mondiali chiedendo di limitare il riscaldamento a 1,5 °C ed evitare una catastrofe sanitaria. 

Alla COP27 di Sharm el-Sheikh (2022), la salute è entrata nel piano di attuazione: nel documento finale, lo Sharm el-Sheikh Implementation Plan, adottato da tutte le Parti, si «riconosce che i cambiamenti climatici sono una preoccupazione comune dell’umanità» e si ribadisce che i Paesi devono rispettare i loro obblighi in materia di diritti umani, inclusi «il diritto ad un ambiente pulito, sano e sostenibile e il diritto alla salute». Inoltre, la Sharm el-Sheikh Adaptation Agenda ha fissato 30 obiettivi globali al 2030, tra cui la protezione di 4 miliardi di persone attraverso sistemi sanitari resilienti e allerta precoce per le ondate di calore. L’OMS ha evidenziato che per raggiungere questi target occorre aumentare i finanziamenti dedicati all’adattamento sanitario e integrare la salute nei piani nazionali di adattamento (NAPs). 

Dubai e Baku: l’istituzionalizzazione del tema

La COP28 di Dubai (2023) ha segnato un ulteriore spinta in avanti. Per la prima volta è stata inserita nel programma una Giornata ufficiale dedicata alla Salute, in occasione della quale la Presidenza emiratina ha promosso la COP28 UAE Declaration on Climate and Health, ottenendo il sostegno di oltre 100 paesi. Questa dichiarazione multilaterale esprime «grave preoccupazione per gli impatti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute», sottolineando la necessità di integrare politiche sanitarie e climatiche e rafforzare la finanza clima-salute. La presidenza ha convocato anche il primo Climate-Health Ministerial Meeting, riunendo ministri della salute e dell’ambiente attorno a una stessa agenda.

Infine, la COP29 di Baku (2024) ha lavorato sulla continuità dell’agenda clima-salute. Anche in occasione di questo vertice è stata organizzata una Giornata della Salute, nel corso della quale si è fatto il punto sui progressi e sulle lacune da colmare. Un traguardo significativo è stato il lancio della Baku COP Presidencies’ Continuity Coalition for Climate and Health, che riunisce diverse presidenze COP e l’OMS, con l’obiettivo di garantire che gli impegni assunti non restino sulla carta. 

Verso Belém: dalle promesse ai fatti

In meno di dieci anni, la salute è passata da preoccupazione emergente a priorità strutturale dell’agenda climatica. Da un lato, le prove scientifiche hanno chiarito i costi dell’inazione e i benefici delle politiche per ridurre le emissioni, dall’altro i negoziati hanno introdotto riferimenti espliciti a salute e ambiente sano. 

La sfida ora è tradurre concretamente gli impegni in risultati. Alla vigilia della COP30 di Belém (Brasile), la protezione della salute sarà un banco di prova cruciale: dai sistemi di allerta alla decarbonizzazione, dalla formazione di personale sanitario climate-ready al coinvolgimento di comunità locali, giovani e popolazioni indigene. Salvaguardare la salute umana è ormai misura di successo e condizione necessaria di ogni azione climatica efficace.

Note

  1. WHO, We must fight one of the world’s biggest health threats (Climate Change), 2021, disponibile su: https://www.who.int/news-room/commentaries/detail/we-must-fight-one-of-the-world-s-biggest-health-threats-climate-change.
  2. WHO, Air pollution, Fact sheet, 2023, disponibile su: https://www.who.int/health-topics/air-pollution
  3. IPCC, AR6 WGII – Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability. Fact Sheet: Health, 2022, disponibile su: https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg2/downloads/outreach/IPCC_AR6_WGII_FactSheet_Health.pdf.
  4. Le Monde, More than 47,000 people died of heatstroke in Europe in 2023, 12 agosto 2024, disponibile su: https://www.lemonde.fr/en/environment/article/2024/08/12/more-than-47-000-people-died-of-heatstroke-in-europe-in-2023_6714124_114.html
  5. AP News, Study projects millions of European heat deaths as world warms, 21 agosto 2024, disponibile su: https://apnews.com/article/7e02727d6e946f466246b66f9def71da.
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