Resistenza agli antimicrobici: una crisi sanitaria  

I microrganismi sono intorno a noi e dentro di noi: sostengono gli ecosistemi e ci aiutano a produrre tanti dei nostri cibi.

Autore

Stefano Bertacchi

Data

21 Marzo 2025

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5' di lettura

DATA

21 Marzo 2025

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I microrganismi sono intorno a noi e dentro di noi: sostengono gli ecosistemi e ci aiutano a produrre tanti dei nostri cibi. Nell’enorme biodiversità microbica non stupisce che esistano alcune specie (fortunatamente poche sul totale) che sono pericolose per noi umani, in quanto causano malattie, più o meno pericolose o letali. Prima l’introduzione delle più basilari norme igienico-sanitarie, come lavarsi le mani, e la diffusione di impianti di fognature e trattamento delle acque reflue hanno permesso di fare il lavoro ‘sporco’. Poi abbiamo scoperto e sviluppato specifiche molecole capaci di attaccare, colpire ed eliminare alcuni microrganismi sgraditi: si tratta degli antimicrobici. Che possiamo dividere in tre grandi categorie, ovvero gli antibiotici, contro i batteri, gli antimicotici, contro i funghi, e gli antivirali, contro i virus. Il loro uso ha ridotto l’incidenza delle malattie, umane, animali e vegetali che ci colpiscono come società. Ma forse non abbiamo capito che si sarebbe trattato di una partita a scacchi, dove anche i microrganismi hanno possibilità di risposta. La loro capacità di moltiplicarsi molto velocemente accelera la loro evoluzione, che, in presenza di una molecola tossica, come un antimicrobico, può facilitare l’emersione di caratteristiche che forniscono resistenza a tali molecole. 

Un uso sproporzionato e incosciente degli antimicrobici ci si è quindi ritorto contro, portando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a definire la resistenza antimicrobica una delle principali minacce globali alla salute pubblica e allo sviluppo. Limitandoci ai batteri, l’antibiotico-resistenza è stata direttamente responsabile di oltre 1 milioni di decessi a livello globale nel 2019 e ha contribuito a quasi 5 milioni di decessi. In Italia per esempio il 28,1% dei casi di Klebsiella pneumoniae, batterio che può causare la polmonite, è risultato multi-resistente a diversi antibiotici. Infatti, i geni che forniscono resistenza antibiotica possono passare da un batterio all’altro: in opportune condizioni, una cellula batterica può quindi accumulare resistenza a più di un antibiotico. Ciò è estremamente problematico perché la strategia di cambiare tipo di antibiotico quando abbiamo a che fare con un batterio resistente potrebbe non funzionare più. Soprattutto quando abbiamo smesso di sviluppare nuove tipologie di antibiotici che ci permetterebbero di avere ulteriori frecce al nostro arco.

Varie strategie vengono oggi messe in atto per sviluppare nuove molecole antimicrobiche o nuovi approcci terapeutici. La fagoterapia per esempio utilizza virus chiamati batteriofagi per infettare ed eliminare i batteri resistenti. La ricerca sta esplorando l’uso di cocktail di fagi specifici per combattere infezioni batteriche multiresistenti. Un grande vantaggio è la capacità dei fagi di moltiplicano nel sito dell’infezione, amplificando l’effetto terapeutico. È inoltre possibile selezionare o ingegnerizzare fagi specifici per il ceppo batterico responsabile dell’infezione, senza intaccare batteri ‘innocenti’ come quelli del nostro comune microbioma, riducendo quindi gli effetti collaterali.

I peptidi antimicrobici (AMPs), a differenza degli antibiotici tradizionali, che spesso prendono di mira specifici processi cellulari batterici, agiscono attraverso meccanismi multipli, rendendo più difficile per i batteri sviluppare resistenza. I principali meccanismi d’azione comprendono la distruzione della membrana batterica, l’interferenza con processi intracellulari e persino la modulazione del sistema immunitario.

Nel 2023 la Commissione europea ha adottato una proposta per combattere la resistenza antimicrobica in un approccio One Health. Gli obiettivi della proposta di raccomandazione del Consiglio comprendono: rafforzare i piani d’azione nazionali One Health contro la resistenza antimicrobica, rinforzare la sorveglianza e il monitoraggio della resistenza antimicrobica e del consumo di antimicrobici, oltre a migliorare le informazioni, l’istruzione e la formazione promuovere la ricerca e lo sviluppo e gli incentivi per l’innovazione e l’accesso agli antimicrobici e ad altre contromisure mediche alla resistenza antimicrobica. Di conseguenza, per riuscire ad affrontare questo problema è necessaria anche una volontà politica da parte dei governi, ma anche economica da parte delle aziende produttrici e sviluppatrici di farmaci e servizi diagnostici. Ognuno di noi nel proprio piccolo può sicuramente evitare per esempio di assumere antibiotici per malattie virali, come l’influenza, l’herpes o la COVID-19, e non eccedere con le dosi raccomandate dal proprio medico curante o dal farmacista.

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