Guinea e Congo di fronte all’economia circolare

L’economia circolare non cambia il destino di alcuni Paesi africani dipendenti dall’esportazione di materie prime, mantenendone il perenne stato di subordinazione ai Paesi industrializzati.

Autore

Miguel Ernesto Zambrano Campitelli

Data

8 Febbraio 2023

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8 Febbraio 2023

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PAROLE CHIAVE


Economia Circolare

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L’Ecologic Institute di Berlino ha pubblicato nell’aprile 2022 il rapporto The Circular Economy and its Impact on Developing and Emerging Countries di Susanne Langsdorf e Laurens Duin. 

In questo lavoro si sostiene che molti Paesi in via di sviluppo potrebbero potenzialmente essere colpiti in maniera negativa da una maggiore circolarità dell’economia nei paesi industrializzati, considerando che la crescita delle loro economie si basa fortemente sulla domanda globale di materie prime 1.

In generale, un’economia circolare comprende (tra le varie prerogative) la diminuzione dell’estrazione di risorse naturali, che vengono sostituite con materie prime secondarie, e l’utilizzo rifiuti (W) come punto di partenza. Nella figura 1 (W) vengono generati dalle fasi di lavorazione delle risorse (R), produzione (P) e consumo (C). Dopo essere stato trasformato (r), il rifiuto torna al processo produttivo come R. I due cerchi rappresentano gli input dell’ambiente (V, materie prime non lavorate) e gli output che vengono riversati in esso (S, deposito naturale). Nel modello di economia circolare, quindi, le pratiche estrattive dannose e l’esaurimento delle risorse naturali diminuiscono, così come la pressione sull’ambiente come ‘miniera’ naturale.

Figura 1. Modello CE con input e output da e verso l’ambiente.
Fonte: Adattato da D. Pearce e R. Turner, Economics of Natural Resources and the Environment, Johns Hopkins University Press,1989

In un mondo dove il consumo di beni è inarrestabile e le risorse naturali sono limitate, ma indispensabili per produrre beni, il consumo più sostenibile è quello in cui le risorse sono sostituite da un altro input, per esempio il capitale che, avvalendosi di tecnologia e innovazione, è in grado di produrre molti beni con risorse limitate 2.

L’attuale domanda di risorse naturali è soddisfatta principalmente dalle importazioni provenienti da Paesi in via di sviluppo (gli RDDC). 

Langsford e Duin, citati in precedenza, basano le loro ipotesi sul fatto che i PIL dei Paesi in via di sviluppo dipendono fortemente dall’esportazione di materie prime. Per esempio, secondo UN Comtrade, nel 2014 il 13,56% del PIL della Repubblica Democratica del Congo afferiva alle esportazioni di rame. Ancor più allarmante è il fatto che il 23,23% del PIL della Guinea era rappresentato, nello stesso periodo, solo dall’esportazione di bauxite e oro, la prima destinata principalmente all’UE 3. Pertanto, seguendo un percorso di consumo sostenibile, i PIL di questi Paesi potrebbero subire importanti tracolli. 

La dipendenza dei PVS dall’estrazione di materie prime non sembra arrestarsi. Prendendo ancora una volta la Guinea come esempio, nel 2020, secondo l’Observatory of Economic Complexity (OEC), solo due prodotti rappresentavano il 96,52% delle sue esportazioni totali: l’oro e l’alluminio.

La destinazione principale di questi metalli sono stati gli Emirati Arabi Uniti, con l’oro, e, al secondo posto, la Cina con l’alluminio. Entrambi i Paesi rappresentano i mercati in più rapida crescita per la Guinea dal 2014 al 2020. Le importazioni di minerale di alluminio dalla Cina, che non rappresentavano nemmeno l’1% delle esportazioni totali della Guinea nel 2014; nel 2020, costituiranno il 18% del totale 4.

Figura 2 Principali prodotti esportati dalla RDC e loro destinazioni. 
Fonte: Adattato da OEC, Guinea (2020).
https://oec.world/en/profile/country/gin
*OP: altri prodotti.

Per la Repubblica Democratica del Congo, secondo l’OEC, cinque prodotti rappresentano il 91,5% delle esportazioni totali, dei quali i tre più importanti sono il rame raffinato (57,04%), il cobalto metallico e gli ossidi e idrossidi di cobalto (insieme, 27,40%). La Cina è di gran lunga il principale acquirente, con il 46,35% del totale 5. Non sorprende che la Cina possieda o finanzi 15 delle 19 società che estraggono cobalto nella Repubblica Democratica del Congo 6.


Figura 3. Principali prodotti esportati dalla RDC e loro destinazioni. 
Fonte: Adattato da OEC, Repubblica Democratica del Congo (2020).
https://oec.world/en/profile/country/cod

Una caratteristica simile tra questi due Paesi è la limitatezza del loro portafoglio prodotti, che offre meno spazio per compensare eventuali perdite nelle esportazioni 7. Inoltre, i prodotti di punta appartengono alle categorie dei metalli, dei metalli preziosi, dei prodotti chimici (provenienti dal cobalto) e dei prodotti minerali. Nella transizione CE (Circular Economy) queste categorie dovrebbero essere sostituite da materie prime secondarie. Si può affermare che l’approccio circolare è un punto di partenza perfetto per diversificare le economie di questi Paesi.

Tuttavia i Paesi la cui crescita economica si basa fondamentalmente su pratiche non sostenibili possono esitare a introdurre cambiamenti in favore di un’economia sostenibile per paura di conseguenze negative, come la perdita di posti di lavoro nel breve termine 8.

Inoltre è la stessa transizione all’economia circolare che continuerà a sostenere la domanda di materie prime (per esempio, l’alluminio per i veicoli a basso consumo di carburante e i cavi per le fonti energetiche verdi, il cobalto per lo stoccaggio di energia, ecc.). Un altro aspetto interessante è che la Guinea e la Repubblica Democratica del Congo dipendono fortemente da due grandi attori: gli Emirati Arabi Uniti e la Cina. Nel breve e medio termine è improbabile che questo rappresenti un problema, perché questi due Paesi sono i mercati di esportazione in più rapida crescita. Inoltre entrambi si sono dotati di ‘piani di Circular Economy’ (il piano di sviluppo cinese per la CE e la politica CE degli EAU). Si potrebbe sostenere che questi due piani siano deboli o vaghi 9 . Ma indipendentemente dal successo o dal fallimento di questi piani, la domanda di materie prime si manterrà allo stesso livello, in un primo caso a causa della transizione stessa e, in un secondo caso, a causa del fallimento dei piani che manterrebbero così la tendenza lineare all’esportazione.

A questo proposito, le materie prime saranno indispensabili sia nello scenario migliore sia nello scenario peggiore per la CE, offrendo una stabilità virtuale ai PVS che dipenderà soprattutto da come i Paesi industrializzati soddisferanno la loro domanda di materie prime secondarie. Ciononostante sarebbe più ragionevole che questi Paesi prevedessero un calo delle esportazioni e iniziassero a rivedere i loro modelli economici nel breve periodo.

Tuttavia, data la complessità delle sfide che questi Paesi devono affrontare, come il limitato portafoglio beni per l’esportazione, la fragilità delle istituzioni (legata alle guerre per il controllo delle risorse minerarie), la mancanza di infrastrutture e l’elevata dipendenza dalle esportazioni di materie prime, essi dovrebbero ricevere l’attenzione e il sostegno immediati di coloro che sono in prima linea nel processo di transizione globale.


L’elaborato è stato sviluppato nell’ambito del corso ‘Economics for the Circular Economy’ del ‘Master’s degree in Sustainable Chemistry and Technologies for Circular Economy’ del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università degli Studi di Padova.

A cura di Marta Castellini.

Note

  1.  S. Langsdorf e L. Duin, The Circular Economy and its Impact on Developing and Emerging Countries, The Ecologic Institute of Berlin, Berlin, 2022.
  2.  R. Perman, Y. Ma, M. Common, D. Maddison e J. Mcgilvray, Natural Resource and Environmental Economics, Pearson, 2003.
  3. S. de Jong, M. van der Gaast, J. Kraak, R. Bergema e A. Usanov, The circular economy and developing countries. A data analysis of the impact of a circular economy on resource dependent developing nations, Centre of Expertise on Resources, 2016.  Consultabile in https://hcss.nl/wp-content/uploads/2016/07/CEO_The-Circular-Economy.pdf
  4. A. Simoes e C. Hidalgo, The Economic Complexity Observatory: An Analytical Tool for Understanding the Dynamics of Economic Development. The Economic Complexity Observatory, 2022. Consultabile in https://www.semanticscholar.org/paper/The-Economic-Complexity-Observatory%3A-An-Analytical-Simoes-Hidalgo/773368ce1faa36d9ac833b3c3412d136033b91c1
  5. Ibidem
  6. S. Watanabe, Chinese cobalt producer to double Congo output with eye on top spot, Nikkei Asia, 6 gennaio 2022. Consultabile in https://asia.nikkei.com/Business/Markets/Commodities/Chinese-cobalt-producer-to-double-Congo-output-with-eye-on-top-spot
  7. S. de Jong, M. van der Gaast, J. Kraak, R. Bergema e A. Usanov, The circular economy and developing countries. A data analysis of the impact of a circular economy on resource dependent developing nations, cit.
  8. F. Preston e J. Lehne, A Wider Circle? The Circular Economy in Developing Countries, Chatham House, 2017. Consultabile in https://www.chathamhouse.org/2017/12/wider-circle-circular-economy-developing-countries
  9. R. Bleischwitz, M. Yang, B. Huang, X. XU, J. Zhou, W. McDowall et al, The circular economy in China: Achievements, challenges, and potential implications for decarbonisation. Resources, Conservation and Recycling, 2022, doi:https://doi.org/10.1016/j.resconrec.2022.106350
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